sabato, agosto 09, 2008

L'EDITORIALE DI HARRY HU , tratto da IL GIORNALE DI OGGI 9 AGOSTO IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI DI PECHINO




Non lasciatevi incantare dal gioco delle ombre. Mao è ancora qui. La Cina resta un sistema imperiale. Eterno. Una dinastia ne rimpiazza un’altra. Quando le persone soffrono di fame basta dire alla gente: capovolgiamo la dinastia al potere e avremo il cibo e la terra. E quella salta, subito sostituita da un’altra. Lo strumento ideologico indispensabile di questo sistema sono nazionalismo e patriottismo. Se vuoi lavorare con l’Impero devi ubbidire, sotto l’Impero non riesci a distinguere il governo, il Paese, la popolazione e il regime. Basta essere patriottico e nazionalista, allora vuol dire che sei fedele all’Impero e per questo degno di servirlo. Si tratta di un’antica e fortissima tradizione cinese. Nel 1911 Sun Yat-sen ha fatto una repubblica cancellando l’Imperatore. Ma era solo una nuova dinastia. Dopo una serie di guerre in Cina, nel 1949 Mao Zedong istituisce una nuova repubblica e finché non muore è lui il nuovo Imperatore. Mao era potentissimo, aveva il controllo assoluto sulle terre, sulla vita di tutti i cittadini, sull’apparato militare, su ogni cosa. Ha istituito il sistema dei laogai, i campi di rieducazione attraverso il lavoro, i gulag cinesi. Negli anni 80 la Cina, sopravvissuta a Mao, inizia a stabilire una nuova repubblica. Una nuova società. Ancora una volta una nuova dinastia. Deng Xiaoping, in fondo, lo aveva capito: non mi interessa se il gatto sia bianco o nero, basta che cacci il topo. Non mi interessa il sistema basta raggiungere il fine. Mao aveva scelto due successori: Jiang Zemin e Hu Jintao. Jiang dopo è diventato potente, ma ha dovuto dimettersi e lasciare il potere ad Hu. Ora Hu è il leader e ha diviso il Paese: la Cina economica e la Cina politica. Due scatole cinesi. La Cina politica resta fedele a Mao. La Cina economica, invece, lo ha rinnegato. Sono tornati gli investimenti stranieri. È nato un ceto imprenditoriale locale. Ma chi controlla mercato e industria? Il partito. Sempre lui, sempre gli stessi uomini. Forse un giorno la gente si stancherà e cambierà di nuovo partito, dinastia, ma questo non significa che la Cina si trasformerà in un Paese libero e democratico. Anche se il sistema comunista crollasse la Cina non diventerà una società democratica, non conosce nemmeno la strada.Ancora una volta sarà il nazionalismo a giocare un ruolo importante. Ecco perché il regime ha regalato alla gente questo spettacolo che inorgoglisce il popolo cinese davanti al mondo. Oggi la maggior parte dei giovani appoggiano il comunismo, il governo, perché fa intravvedere un futuro di prosperità e progresso. Il problema è che questi ragazzi non sanno cosa sia veramente il comunismo. Se provi a chiedere cosa sono i laogai non sanno cosa rispondere, non ne hanno mai sentito parlare. Non sanno neppure di Tiananmen. L’ultima dinastia ha aperto le porte, un varco nella Grande Muraglia: viaggi, mondo, informazione. Ha messo in scena il suo spettacolo pirotecnico, lasciando venir fuori dal buio i volti antichi della tradizione e un futuro meraviglioso. Ma l’Occidente non deve farsi incantare da queste magie. Il regime ha chiuso Mao nella sua scatola politica. E ha illuminato la scatola economica. Lì l’antico dittatore è solo un’ombra, ma nel Paese reale, all’interno dell’altra scatola, il maoismo è ancora vivo.




Harry Wu*




Dissidente cinese,fondatore della Laogai Foundation




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