mercoledì, novembre 25, 2009

LA VERGOGNA DELLA PEDOFILIA

Definizione di pedofilia
La pedofilia

Nonostante la derivazione etimologica esprima l’amore per i bambini da quando il termine pedofilia è entrato nella lingua italiana, nel 1935, il suo significato si è ristretto al campo dell’attrazione erotica e delle molestie nei confronti dei bambini. Negli anni Sessanta R. von Kraft-Ebing la definì “una perversione in cui una persona si sente eroticamente attratta da bambini di entrambi i sessi”; in tempi più recenti, il DSMIVne ha data una definizione più ampia inserendola nell’ambito delle parafilie, termine introdotto da Stekel per esprimere un disturbo dell’ eccitazione sessuale che, in questo caso, è resa possibile soltanto da stimoli particolari considerati sessualmente anomali dalla società[[3]].
Le caratteristiche essenziali delle parafilie sono infatti rappresentate da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti che in generale riguardano oggetti inanimati, situazioni particolari o atipiche, la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del patner, persone non consenzienti o, nel caso specifico, bambini. La parola “pedofilia” è spesso male interpretata. Secondo il “Grande dizionario della lingua italiana” (Utet), “La pedofilia è una deviazione sessuale in cui si manifesta un interesse erotico per fanciulli impuberi maschi o femmine, talora limitato al desiderio o al tentativo di seduzione, oppure unito a esibizionismo, a sadismo, a feticismo”. Sottolineiamo la parola “impuberi”: il pedofilo ha interesse per bambini che non sono ancora arrivati alla pubertà; ciò non esclude, tuttavia, che, per esempio nella famiglia, il comportamento pervertito non continui nei confronti di bambini divenuti adolescenti. “Pedofilia” non è sinonimo di pederastia o di omosessualità. “Pederastia” significa avere rapporti sessuali con ragazzi. Tale termine, ora in disuso, veniva usato di solito nella letteratura italiana con un significato spregiativo, indicando il rapporto erotico fra una adulto e un adolescente. Mentre la parola “pederastia” ha quindi un significato ben preciso, la parola “pedofilia” indica una serie di comportamenti che l’adulto ha, o richiede, nei confronti del bambino, usandolo ed eccitandolo per eccitarsi sessualmente: qualche volta pedofili, gravemente turbati psichicamente, non si limitano a carezze, masturbazione o fellatio ma arrivano persino a pretendere di penetrare il bambino, con conseguenze a volte gravi, date le differenze anatomiche. Ma questo non deve trarre in inganno: il pedofilo sa usare metodologie invasive violente con tecniche e metodologie mirate a non lasciare segni apparentemente evidenti. Quando la pedofilia è anche incesto, le conseguenze della violenza sul bambino sono particolarmente devastanti. Le statistiche rivelano che i pedofili appartengono per lo più alla cerchia intima del bambino. Come abbiamo visto dai risultati del monitoraggio, spesso sono parenti stretti, come il padre, la madre o entrambi i genitori, nonni, zii, cugini, fratelli maggiori: quindi persone in cui il bambino aveva riposto la propria totale fiducia e che lo hanno tradito, invece di fornirgli uno scudo protettivo. Il padre, e la madre, o comunque un familiare, che sa e tace, e che magari sconfessa le confidenze del bambino aumentano colpevolmente la sua disperazione. La pedofilia, come dimostrano anche le è praticata da individui con caratteristiche diverse: anziani, adulti e giovani, incolti ma anche colti. Non esiste una tipologia del pedofilo così come non esiste un unico tipo di pedofilo la pedofilia è un tratto multifattoriale in cui entrano in gioco aspetti mentali, istituzionali, di attività, di educazione sessuale, di violenza, di controllo delle pulsioni. Esistono però fattori che potremmo definire facilitanti, senza però essere determinanti:
- l’essere stati violentati oppure trattati con crudeltà durante l’infanzia, in particolare dai propri genitori (per vincere l’angoscia di essere in balia di una persona che umilia e abusa, un bambino può prendere a modello il proprio oppressore e desiderare di avere il suo potere; questa “identificazione con l’aggressore” lo porterà in seguito ad adottare lo stesso tipo di comportamenti questa volta, però, da una posizione di forza). Molti condannati per pedofilia hanno dichiarato di essere stati vittima di abusi durante la loro infanzia. Tuttavia, fortunatamente, una grande percentuale di vittime di violenza riesce ad essere un adulto ed un genitore rispettoso dei diritti dei bambini ed anzi, questi adulti, molto spesso dimostrano doti di sensibilità e responsabilità nei confronti dei minori superiori a chi la violenza non l’ha subìta;
- l’essere stati bambini isolati che si sono sentiti esclusi dagli altri bambini e adolescenti che hanno invidiato la vitalità dei loro coetanei (da adulti possono tentare di possedere, plagiare e di catturare quegli stessi bambini di cui hanno ammirato e invidiato la vitalità);
- l’aver vissuto in ambienti familiari disgregati, non necessariamente degradati;
- l’aver assistito ad azioni violente e distruttive su familiari senza aver avuto la possibilità di intervenire a migliorare la situazione o di curare in qualche modo le proprie e altrui ferite psicologiche.
Secondo molti psicologi e psichiatri i pedofili avrebbero una personalità immatura, problemi di relazione o sensi di inferiorità che non consentono loro di reggere un rapporto amoroso adulto, “alla pari”: individui con disturbi narcisistici e fragile stima di sé, si focalizzano sui bambini perché possono controllarli e dominarli e con loro non provano sentimenti di inadeguatezza.
La maggior parte dei pedofili cerca di non maltrattare i bambini che riesce ad avvicinare, sia per l’attrazione che provano nei loro confronti, sia perché non sono animati da impulsi, a loro dire, malevoli e sia perché cercano di evitare che essi possano parlare, lamentarsi o svelare il crimine. Secondo diversi psicanalisti bisogna sottolineare la pedofilia vera e propria: per quanto distorta, deviata, patologica, l’attrazione che il “vero” pedofilo prova per il bambino, non è solo sessuale. E’, a suo modo, una forma d’amore in cui c’è affetto, tenerezza, comprensione anche se l’incapacità dell’adulto di contenere le pulsioni sessuali può rappresentare, per il bambino, un grosso rischio psicofisico. Il pedofilo può usare violenza ad un bambino con modalità subdole e meschine che sono lontane dal comune senso del termine inteso dalla collettività. Inoltre, la violenza psicologica, la coercizione, il plagio, diventano un tranello per ottenere la fiducia e l’inconsapevole consenso dei bambini: una trappola tesa dal pedofilo che imprigiona le piccole vittime in un senso di colpa che a volte dura per tutta la vita. I pedofili più “buoni”, sono paradossalmente anche i più pericolosi perchè si mimetizzano con perfida astuzia tra la cosiddetta gente "perbene".
Metodi di Cura
Il pedofilo è un perverso; quello che lui definisce “amore” per il bambino è un’ossessione che lo rende recidivo per cui, anche quando finisce in prigione, non appena esce, ci ricasca. Da questa considerazione emerge pressante la necessità di individuare delle metodologie di cure che puntino, da un lato, a “recuperare” il soggetto e, dall’altro soprattutto a garantire la tutela del bambino.
Le terapie sperimentate e in corso di valutazione seguono due strade non alternative:
1) psicologica: la pedofilia è un disturbo della sessualità ma, come è noto, la sessualità è un’espressione dell’affettività e cioè della capacità del singolo di stabilire relazioni sentimentali, quindi si impone la necessità di analizzare la personalità del pedofilo al fine di promuovere la rimozione di quegli ostacoli che ne hanno bloccato lo sviluppo affettivo e dunque sessuale. Questo lo si può fare con la psicoterapia, una relazione terapeutica che permetta al pedofilo di “rielaborare” la propria vita infantile. La maggior parte dei pedofili, però, non sono collaborativi: sono pochi quelli che accettano di farsi curare, molti non si considerano per nulla malati o deviati anzi rivendicano la legittimità dei loro approcci sostenendo che c’è abuso solo quando c’è costrizione violenta. La camaleontica capacità di mimetizzarsi, astutamente affinata nel corso della loro vita, riesce a confondere gli stessi conviventi, parenti, amici, conoscenti e a volte gli stessi professionisti. Rarissimi sono i casi di ammissione di colpevolezza, anche di fronte a condanne divenute esecutive. Nel complesso, la riconversione dei pedofili è un lavoro tutt’altro che semplice.
2) farmacologica: a) con antidepressivi, antiossessivi e antifobici: il pedofilo ha un’ideazione coatta, meccanica: tutto gira attorno all’idea di trovare un bambino e di usarlo affettivamente e sessualmente. E’ un’ideazione che difficilmente riesce a contenere. Da questo punto di vista, il pedofilo, è dunque un’ossessivo e da questo punto di vista andrebbe trattato con gli antidepressivi, che bloccano le pulsioni ossessive, modulano l’ansia, diminuendo la libido e stabilizzano l’umore;
b) con antiandrogeni: il testosterone è un ormone che non è preposto solo allo sviluppo e al mantenimento delle caratteristiche sessuali maschili. Entra in gioco anche nel controllo degli impulsi sessuali, nell’aggressività, nei processi cognitivi, nelle emozioni e nella caratterizzazione della personalità. E’ fondamentale il suo contributo ai desideri, alle fantasie, ai comportamenti sessuali e alle loro deviazioni. Ridurne la secrezione, o inibirla del tutto, può perciò aiutare a tenere sotto controllo gli impulsi parafilici. Questo risultato è noto anche come castrazione chimica.
Castrazione Chimica (nostra opinione)
Secondo l'OMS(Organizzazione Mondiale della Sanità) la pedofilia è una vera e propria *malattia ed è quindi necessario curare e rieducare secondo gli esempi di legislazioni come quella inglese e danese. La cura da preferire è la psicoterapia, suggerita come assai efficace, risultando invece barbara la castrazione chimica. Tuttavia bisogna riflettere sui metodi che risultino più appropriati per raggiungere lo scopo primario: la tutela dei soggetti più indifesi e primi fra tutti le vittime, i Bambini. E' già successo, ad esempio, che gli autori degli abusi sui minori siano poi risultati degli impotenti, ma questo non ha loro impedito di compiere violenza. Non ci si deve fermare al concetto di violenza comunemente inteso per quanto riguarda il pedofilo: questo può abusare di un bambino anche senza l'uso dell'organo sessuale. Appartengono alla cronaca e alle testimonianze episodi di abusi sui minori in cui l'abusante si "compiaceva" anche solo a guardare, a far compiere ad altri, a fotografare, oppure ad usare violenza con corpi estranei e oggetti. Esistono donne, anche se appartenenti ad una bassissima percentuale, condannate per atti di pedofilia. Il pedofilo si eccita anche solo annusando la pelle di un neonato. Ci sono diversi aspetti controversi, che non possono essere passati sotto silenzio, all'uso della castrazione chimica. Il primo, di ordine medico: sappiamo che l'assunzione di sostanze chimiche incide sulla libido fintanto che la cura sussiste, per poi cessare ogni effetto in seguito alla sospensione della terapia. Quindi o il trattamento prosegue per tutta la vita del pedofilo oppure risulta inefficace. II secondo aspetto investe proprio gli aspetti psico-motivazionali. Negli Stati Uniti una persona giudicata pericolosa o malata può scegliere un iter di riabilitazione che prevede sia l'intervento farmacologico sia la psicoterapia. Potrebbe quindi rivelarsi una scelta di comodo per abbreviare la detenzione; mentre si sa quanto sia imprescindibile la motivazione personale al cambiamento. E tale motivazione può eventualmente sorgere solo dopo un periodo riparatore e "giustamente congruo" (detentivo, coatto, tso ecc.) in rapporto all'effettivo danno causato. Il terzo punto critico, forse per noi tutti il più complesso, riguarda gli aspetti etici. Nel bene e nel male anche le opinioni più caute, rispecchiano la cultura di appartenenza. Oltreoceano se una cosa funziona la si adopera con entusiasmo: rischi e danni, sempre che siano contenibili, passano in secondo piano. In Europa, ed in Italia in particolare, invece in genere si è più attenti, talvolta si rischia addirittura l'inconcludenza per voler sviscerare una questione. In questo caso specifico, però, mi pare doveroso interrogarsi più approfonditamente: non dobbiamo accontentarci di interventi di castrazione, chimica ma pur sempre castrazione. Tutto ciò evoca pratiche oscurantiste, poco in linea con una civiltà evoluta. Ci vogliono invece interventi più efficaci. Riteniamo sia improcastinabile la necessità di informare e formare gli individui sulla cultura dell'infanzia, le relazioni familiari, attraverso tutti i canali disponibili, dalla scuola alla famiglia ai mass media in genere. Bisogna creare, su tutti i mezzi di comunicazione, compreso Internet, ma anche e soprattutto tra i giovani una cultura di prevenzione che diventi barriera insormontabile alla diffusione del fenomeno e a possibili contatti tra i pedofili. Si deve imparare ad ascoltare i ragazzi, ma soprattutto saper dialogare coi loro problemi e le loro ansie in problematiche di disturbo che prescindono dallo specifico della pedofilia per i pericoli di media violenti ed erotici, messaggi negativi veicolati, dalla pubblicità alla stampa, dalla TV a Internet, ampliando le possibilità di intervento per una controcultura, contro la strumentalizzazione e mercificazione del bambino. Inoltre, poichè il pedofilo è normalmente lucido e responsabile delle proprie azioni, bisogna aumentare il controllo, rafforzare le indagini e rendere le pene molto più severe, ma soprattutto concretizzare la certezza della pena, non esclusivamente in carcere, come ad esempio interdirli in perpetuo dalla curatela, potestà e da qualsiasi possibile contatto con i minori, sia in ambito familiare che sociale. Obbligarli, con trattamenti obbligatori, a terapie, studi e analisi che siano fonte di conoscenza per gli esperti professionisti in modo da mettere in atto strategie di prevenzione a favore dei minori. Infine, ma prioritario in ordine di importanza, il nostro obiettivo principale deve essere la protezione dei bambini, prima che si verifichino le violenze. La pedofilia al momento non ha cure efficaci che possano garantire una reale "guarigione" e la percentuale di recupero dei pedofili tentata sia in Europa che nel mondo è bassissima, pari al 3-5%. Gli unici tentativi di contenimento del fenomeno oggi disponibili sono la conoscenza e la prevenzione. Ed in questo la famiglia e la scuola sono le più importanti sedi di formazione. Sicuramente sarebbe più "comodo", per molti, aderire a simili teorie, perché ad effetto immediato, anche se non risolutivo, mentre risulta molto più impegnativo e coinvolgente un'azione formativa e preventiva anche se, a lungo termine a nostro avviso molto più incisiva. Considerando che, secondo vari studi ed esperienze, è assodato che sia dannosissimo per i bambini subire violenza durante l’infanzia, la società ha sicuramente il dovere di tutelarsi da questi pericolosi criminali. Ma anche se la proposta di castrazione chimica fosse accettata, metteremmo in atto una strategia comunque tardiva ed inconcludente perché in ogni caso tale intervento, che non previene, sarebbe possibile a danno già causato. Come per tutte le azioni di tutela minori, se pur in alcuni casi competenti e professionali, che si occupano solo della “presa in carico” del minore vittima di violenza, anche questo genere di azioni risultano insufficienti ed inadeguate. E' quindi doveroso non sprecare tempo in ricerche a soluzioni chimiche ma intervenire in quei meccanismi che la nostra mente umana fa scattare quando non sappiamo controllare le nostre ansie, le nostre paure pregiudicando qualsiasi seria “prevenzione” atta a proteggere i bambini.
N.B.:
*Secondo una sentenza della Cassazione, la pedofilia non è una malattia mentale che attenua la capacità di intendere e volere: la pedofilia, come modifica dell'oggetto sessuale in direzione dei minori, pur presentando ordinariamente carattere di abitualità, ai fini penali non esclude né attenua la capacità di intendere e volere e, di conseguenza, la penale responsabilità per abusi sessuali contro i minori.

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