domenica, aprile 03, 2011

UN MAESTRO ORCO


Ricevo da una persona che mi chiede di mantenere l'anonimato e di pubblicare.

Roberto Nicolick

Un ringraziamento al mio maestro elementare

Sono un uomo adulto, con famiglia e prole , nel 1962 frequentavo una classe del primo ciclo elementare in una cittadina di provincia della Liguria.

Ho riguardato per l’ennesima volta la foto che mi ritrae con la mia classe e soprattutto con il mio maestro, che mi ha seguito , in tutti i sensi per davvero, per ben cinque anni con grande “dedizione” e piacere, solo suo immagino.

Ricordo ancora quando mi prendeva sulle ginocchia e mi accarezzava, in modo particolare, un pò troppo particolare, in mezzo alle mie gambine di povero e tremante adolescente incapace di ribellarmi e di capire pienamente quello che mi veniva fatto, rammento con senso di nausea, ancora quando mi baciava sulle guance e poi finiva per tentare di baciarmi sulla bocca, forse perché mi voleva davvero troppo “bene” ed era incapace di trattenersi dal dimostrarmi “affetto”, anche se era un affetto un po’ troppo particolare.

Ricordo le sua carezze, il suo corpo sempre incombente, pressante, opprimente e troppo vicino al mio e a quello dei miei piccoli compagni di classe. Ricordo , purtroppo, anche l’incredulità dei miei genitori alle mie paure, alla mia scarsa voglia di tornare a scuola fra i banchi per fuggire da quelle “attenzioni “.

Questo maestro aveva un folto gruppo di allievi, circa 24, a cui rivolgere le sue particolari attenzioni, ogni mattina quando iniziava le lezioni convocava un piccolo scolaro, sempre diverso, a leggere il libro appoggiato sulla sua cattedra e per meglio facilitare l’opera del bimbo lo prendeva sulle ginocchia , era un privilegio quello a cui nessuno poteva sfuggire, e quando il misero allievo tornava al suo posto nel banco aveva sempre le gambine umide di un liquido vischioso ed appiccicoso di cui non riusciva a capire la provenienza. Questo strano rito della lettura avveniva sempre ad inizio mattinata per dare tempo all’umido di asciugare.

Guardando e riguardando la foto, ho notato una cosa orrenda, il maestro tiene sulle ginocchia, anche in quella occasione, un piccolo scolaro, guardando il viso di questa povera vittima lo si vede con gli occhi sbarrati, il viso contratto, con il collo retratto quasi accorciato, la bocca stretta, quasi una smorfia forse le mani dell’orco erano come due api operose sotto il piano della cattedra. Non è dato di saperlo ma, chissà quante vittime in tanti anni di insegnamento ha prodotto la follia criminale di questo personaggio…se uno non ha subito quello che ho subito io non riesce a capire il senso dell’orrendo e della violenza fisica e psicologica che devono subire i bimbi da queste persone che poi in realtà persone umane non sono ma solo disumane.

Ancora oggi a distanza di decenni, nonostante l’orco sia morto e sepolto da decenni, mi sveglio preda degli incubi, sudato, tremante e mia moglie, allarmata e consapevole, cerca di aiutarmi con l’affetto e l’amore che bisogna dare ad una vittima di queste cose orrende.

Questa foto che tenevo nascosta allo sguardo ha riaperto antiche ferite sempre presenti e il cui dolore mi accompagnerà per sempre fino alla fine dei miei giorni.


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