Un manifesto funebre in memoria del Commissario Amilcare
Salemi
Quattro persone di diversa cittadinanza , Savona, Pietra
Ligure e Cosenza hanno deciso di commemorare un
Servitore dello Stato, Amilcare Salemi, “caduto a Savona nel novembre
1946, il giorno 16, per mano di vili
terroristi”. La sua uccisione, un vero crimine contro una persona perbene e
onesta ,avvenne per impedirgli di concludere positivamente le indagini su una
serie di omicidi avvenuti a Savona subito dopo il 25 aprile 1945.
Fu un omicidio eccellente con motivazioni abbiette, che anticipò le azioni delle bierre, vista la
modalità di esecuzione e i personaggi che facevano parte della banda,
responsabili di numerosi delitti , fatti passare come esecuzioni “giuste” di fascisti.
Con questo manifesto si vuole commemorare una persona
coraggiosa che non ebbe paura di fare il proprio dovere. La commemorazione di
persone assassinate nel contesto tragico della guerra civile vuole fare nascere
una nuova e più profonda riflessione su tante morti, all’epoca, inspiegabili e
mai chiarite.
Vale la pena ricordare la vicenda del commissario Salemi :
All’indomani del 25 aprile 1945, esecuzioni sommarie,
violenze di ogni tipo, attentati dinamitardi stavano eliminando la convivenza
civile a Savona.
Questa sanguinosa escalation non accennava a diminuire ,
inoltre compiacenti silenzi e sospette collusioni non contribuivano a fermare
la scia di sangue anzi la implementavano. Soggetti armati in genere sempre le stesse e conosciute
persone, organizzati militarmente avevano potere di vita o di morte. I
cittadini onesti, , temevano fortemente per i loro beni , prima e in secondo
tempo e per la loro vita e quella dei loro cari.
L’ufficio Affari
Generali del Ministero degli Interni , continuando a ricevere note e memorandum
da parte del Prefetto di Savona, nel
1946 invia un funzionario in missione, impermeabile ai condizionamenti
politici, con l’incarico di guidare la squadra politica della Questura di
Savona, fortemente inquinata da soggetti politicizzati.
Il Commissario ,inviato nella fossa dei leoni , si chiama
Amilcare Salemi.
Salemi è nato a Rota Greca, un piccolo centro del Cosentino,
laureato in Giurisprudenza supera un concorso per entrare nella amministrazione
della Pubblica Sicurezza e dimostra di avere la stoffa dell’investigatore,
addirittura effettua indagini sulla sparizione dell’oro di Dongo.
In questa situazione molto pericolosa, il Commissario
Amilcare Salemi , appena quarantenne, giunge a Savona, dalla Questura di Lecco
, ed inizia a indagare.
Salemi è inattaccabile dal punto di vista ideologico, in
passato, in qualità di funzionario di polizia, ha salvato molti ebrei dalla
deportazione verso i campi di sterminio nazisti, quindi nessuno può lanciare a
Salemi l’ usato ed abusato insulto di “fascista”, perché Salemi non lo è
assolutamente, anzi è l’esatto opposto del fascista collaborazionista.
Salemi è molto serio ed efficiente , i soliti noti decidono
di fermarlo prima che arresti i responsabili dei numerosi omicidi che nel
frattempo continuano.
Dopo diverse missive anonime in cui lo si minaccia di morte
ma che non spaventano il Commissario, qualcuno decide di agire, si pianifica e
si progetta l’azione mortale, si fanno sopraluoghi nei punti più strategici e
adeguati a compiere un attentato al Commissario ,aspettando l’occasione più
propizia che infatti arriva : Il 16 novembre 1946 all’ora di cena, mentre il
Commissario è isolato e con la guardia abbassata, tutte le sere va a cena, nel
ristorante dell’Hotel Genova in Piazza del Popolo , una zona centrale di
Savona.
Il killer impugna una pistola con silenziatore, calibro
7,65, usata con perizia, in diverse occasioni, si introduce in un ingresso adiacente
all’hotel, apre una porticina di servizio, entra alle spalle del funzionario,
chino sul tavolo intento a cenare, prende la mira e lo colpisce alla schiena,
con un solo colpo.
La pistola con il silenziatore fa appena uno schiocco, udito
a malapena dalla proprietaria dell’albergo. Salemi, ha il tempo di rendersi
conto che gli hanno sparato e poi si accascia dopo aver chiesto aiuto alla
Signora Teresa presente in sala. Mentre Salemi viene assassinato presso l’hotel
Genova, qualcuno all’interno della Questura, forza i cassetti della scrivania
del Commissario e asporta tutte le carte investigative prodotte da Salemi nel
corso delle sua infaticabili indagini
Il Procuratore Generale Ettore Colonna, inizia
l’istruttoria, in un ambito estremamente difficile e rinvia a giudizio Pietro
Del Vento, Sanremasco, malato di tubercolosi, personaggio controverso che dice
tutto e il contrario di tutto, alterna periodi di grande agitazione
psicomotoria e periodi di catalessi, insulta i giudici e fa diverse chiamate di
correità verso altri suoi compagni di fede politica
Il Del Vento accusato e processato successivamente per altri
due omicidi, sarà anche internato negli O.P.C. di Montelupo Fiorentino e Di
Reggio Emilia, e giudicato infermo di mente. Del Vento è uno strumento utile
nelle mani di mandanti scaltri e malvagi, che a Savona, sono conosciuti e
faranno carriera politica al riparo da noie giudiziarie. Altri due personaggi
già noti per altre vicende , ex partigiani comunisti, Genesio Rosolino e Bisio
Dalmazio, saranno prosciolti.
Del Vento, un capro espiatorio, morirà di TBC, portando
nella tomba i suoi segreti.
Una nobile figura e’
la vedova del Commissario, Concetta Pasquino, che si costituisce parte civile e
che presenzia alle udienze accompagnata dai tre piccoli figli, guardando in
faccia l’assassino presunto di suo marito, subisce minacce di stampo mafioso ma
non defletterà per questo, come invece
altri faranno per paura. Al termine dei processi, chiederà alla Questura di
Savona di poter riavere gli abiti del marito.. Lo Stato tributerà al povero
Commissario i Funerali di Stato, era il minimo che poteva fare per il proprio
fedele servitore, vissuto senza paura e caduto con onore colpito alle spalle
come solo i vili sanno fare.
Sono passati esattamente 64 anni da quella sera, e nessuno
dei giovano o dei meno giovani savonesi, conosce questa storia, che racconta di
un periodo storico che lasciò tracce sanguinose senza tuttavia riuscire a
piegare le coscienze libere di chi credeva nella Libertà.
Dobbiamo ricordare e ringraziare
gli uomini come Amilcare Salemi che hanno dato tutto, compresa la loro vita,
per alimentare nella gente per bene le speranze in un futuro migliore.
Roberto Nicolick
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