Virgilio Ferrari
Un giovanissimo quindicenne mascotte degli Alpini ,
assassinato senza pietà dai partigiani comunisti
Dal 1943 al 1945, molti reparti dell’esercito della Repubblica Sociale
Italiana, avevano nei loro ranghi, giovanissimi soldati, che svolgevano diversi
ruoli di supporto sempre e comunque
funzioni non combattenti : staffetta portaordini , postino per i soldati ,
piantone, portabandiera.
Questi ragazzini erano quindi, in
buona sostanza, delle vere e proprie “mascotte” che non partecipavano ad azioni
di fuoco anche se nell’espletamento delle loro funzioni rischiavano di essere
colpiti dal fuoco nemico.
Avevano una impronta ed un
atteggiamento marziale, combattivo, con l’uniforme sempre in ordine, pieni di
ardore patriottico e di grande entusiasmo ma erano semplicemente soldatini di
rappresentanza che i loro ufficiali , responsabilmente , cercavano di non
mandare alla morte.
Purtroppo dopo il 25 aprile del
1945, i soliti partigiani comunisti, non la pensavano allo stesso modo e i loro
concetti di umanità, di convenzioni militari e di tolleranza non erano
improntati all’umano buon senso e in base a direttive ottuse e feroci, la
famosa Direttiva E27, si comportarono in modo bestiale non solo verso i militari
Repubblicani adulti uomini e donne , ma anche verso i giovanissimi in uniforme , colpevoli solo
di indossare una uniforme diversa da quella dei partigiani.
Appare chiarissima la dura sorte
che attende prima, durante e dopo il 25 aprile 1945, qualsiasi Italiano,
giovane, adulto o vecchio, accusato, a
torto o a ragione , di essere Fascista o collaborazionista.
La cosa può essere ancora più
tragica se va a toccare un quindicenne, ma i suoi assassini superarono
l’imbarazzo con grande tranquillità , dimenticandosi di avere una coscienza e
lo uccisero crudelmente dandogli la compagnia di due povere ragazze e di un altro
ragazzo diciannovenne che aveva aderito alle Brigate nere.
Il ragazzino fu consegnato,
incautamente, da un sacerdote al capo della polizia ausiliaria partigiana della zona
, detto “spada”, un soggetto molto particolare che era solito”interrogare“ i
prigionieri repubblicani con metodi e strumenti molto particolari. Gli
“interrogatori” ,da cui era difficile uscire vivo, avvenivano in una casa di Pradleves, Cuneo, dove erano
segregati questi poveri sventurati.
Quando i criminali iniziavano le
torture, qualcuno dello staff
evidentemente con l’ inclinazione alla professione di disk-jokey , attaccava un grammofono a tutto volume per
coprire le urla di dolore dei prigionieri che subivano “l’interrogatorio”.
Virgilio Ferrari è un ragazzino,
uno di quei soldatini – mascotte di un reparto della Repubblica Sociale
Italiana, nato a Milano il 3 dicembre 1929, decide di aderire alla repubblica e
si arruola nel Battaglione Aosta della Divisione Alpina Monterosa a Dronero.
Questo ragazzino, minuto di
corporatura, basso di statura, infagottato nella uniforme da alpino e che
dimostra meno degli anni che ha, vuole
vivere la storia nel suo evolversi, da protagonista, e soprattutto dalla parte
in cui crede fermamente.
Sono giorni molto tumultuosi e
soprattutto pericolosi, il battaglione partecipa a limitate attività di
controguerriglia, poi a fine aprile del 1945, viene sciolto e il personale si
consegna, armi e bagagli, ai partigiani
della Provincia di Cuneo.
Il giovanissimo Virgilio, trova
rifugio presso il Sacerdote di cui
abbiamo già parlato e viene avviato verso un convento di suore a Dronero, ma
non ci arriverà mai. Il prete, forse incautamente affida il Virgilio ai
partigiani di “spada”, occasione splendida per questi personaggi per dare un
bell’esempio, il poverino sarà fatto girare per alcune località del Cuneense,
esibito come un criminale comune e poi “giustiziato”. come tanti , i suoi
assassini in quella occasione, prelevano anche due ausiliarie repubblicane o presunte tali ,
già regolarmente picchiate, seviziate e rapate, Paola De Bernardi, domestica di
Bernezzo, e Rosina Piana commerciante, entrambe native di Caraglio.
In loro compagnia sarà ammazzato il ragazzino, in favore del quale il prete partigiano Don Lino Volta era
intervenuto, data l'età, supplicando i partigiani affinché non fosse fucilato
come gli altri , ottenendo l'assicurazione, rivelatasi falsa, che non gli
sarebbe stata tolta la vita.
Pensate quali pensieri hanno attraversato la mente del piccolo alpino,
pensate alla disperazione ed al terrore che hanno attanagliato il poveretto.
I loro boia li trasferiscono tutti a Cuneo e li fucilano assieme a Antonio
Quarti, un giovanissimo di 19 anni che
vestiva l’uniforme delle Brigate Nere. L’eccidio avviene presso la 5°
arcata del ponte nuovo in località Basse di Sant Anna, il Viadotto Soleri , noto
in seguito per l’alto numero di persone che hanno deciso di suicidarsi
lanciandosi da esso.
Una delle due povere ragazze,
che aveva il capo rapato cosparso di catrame in segno di disprezzo, stringeva
ancora sotto il braccio una pagnotta che
qualcuno in un gesto di pietà le aveva
donato per sfamarla.
Nella stessa notte i corpi vengono occultati in un rifugio antiaereo sulla
scarpata di Piazza Vittorio e qui scoperti successivamente dalla polizia. Il corpo del giovane
Virgilio presentava un foro di ingresso di pallottola sulla guancia destra. Il
fratello del ragazzino Vittorio ricostruirà in seguito attraverso testimonianze
la fine della mascotte , contrassegnata da coerenza e coraggio , rari in un
giovanissimo.
Ai genitori del ragazzino, verrà
detto che la fucilazione avvenne a causa di una parentela con un gerarca della Repubblica Sociale
Italiana, ma era solo una malvagia bugia per giustificare un ennesimo crimine,
compiuto contro un “nemico” di appena quindici anni.
Roberto Nicolick
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poi si fanno chiamare liberatori......pochi erano gli onesti, la mogio parte predoni
RispondiEliminaMio padre, all'epoca 16enne, mi raccontava che, nell'entroterra ligure dove erano sfollati da Genova, un capo partigiano uccise a calci con gli scarponi chiodati un bambino di 8 anni perche' cercavano suo padre federale del posto. Lo stesso partigiano sarebbe poi morto tentando di sparare a un pesce, per il rimbalzo del proiettile ( magari aiutato)
RispondiEliminaBuongiorno,
RispondiEliminaSono il cugino di Virgilio Ferrari. Purtroppo non ho mai conosciuto Virgilio, in quanto sono nato nel 1943 e, credetemi, al leggere la sua storia, rabbrividisco! Tutta la mia famiglia , compresi i miei zii ( i genitori di Virgilio )erano anti fascisti, anzi dirò di più , mio padre capotecnico delle STIPEL ( ora TELECOM ) ha rischiato la fucilazione o la deportazione in Germania in quanto collaborava, dando notizie utili ai partigiani ed al CLN. Conclusione :questi pseudo partigiani erano , come tanti altri dei veri e proprio assassini che si fregava o della gloriosa divisa partigiana per vendette personali o per lucro.
Onore a tutti i veripartigiani che si sono sacrificati per la grandezza e la libertà della nostra amata Italia !