lunedì, febbraio 13, 2017

l'analisi della foto di Giuseppe Solaro


Un'altra analisi di una foto
Giuseppe Solaro
Sullo sfondo un palazzo patrizio con lunghi balconi e ampie finestre, da cui spuntano decine di persone che osservano quello che accade in basso.
Il punto focale della foto, che attrae l'attenzione è l'uomo, giovane, con i capelli appena scompigliati, vestito con una giacca doppio petto, con un solo bottone abbottonato, al collo una sciarpa con dei disegni, colpisce moltissimo l'espressione, lo sguardo è tranquillo e orientato verso avanti come a fissare qualcosa, un lieve sorriso increspa le labbra di questo giovane uomo dal portamento atletico e snello, il sole illumina il suo bel viso.
Attorno a lui ma più in basso, alcuni partigiani armati, due in particolare gli sono vicinissimi, a sinistra nella foto uno con l'elmetto e un mitra appeso alla spalla, in uno strano atteggiamento, tiene il giovane per mano senza far trasparire violenza ma anzi al contrario , quasi soggezione, l'altro sulla destra della foto, in ombra, con un berretto e un fazzoletto, rosso , al collo, guarda in direzione del giovane, che si presume sia essere loro prigioniero. Poi , più lontani dal centro focale della foto altri visi sfocati, elmetti e ancora altra gente irriconoscibile.
Siamo a Torino a metà maggio del 45, forse in piazza San Carlo, il giovane in primissimo piano, è Giuseppe Solaro, ha 31 anni, ed è l'ultimo vertice Fascista in città, non ha voluto fuggire, come invece hanno fatto i suoi egregi camerati, ed è stato preso dai partigiani che hanno imbastito un processo farsa condannandolo a morte.
Solaro nel corso del brevissimo processo, protesta la sua estraneità alle rappresaglie compiute dai Tedeschi e dai suoi camerati, ora uccel di bosco ma la sua sorte è segnata. Viene portato in Corso Vinzaglio, dove furono impiccati dai Nazisti alcuni partigiani, gli vine messo il cappio al collo e l'estremità della corda passata attorno ad un ramo, in quei momenti terribili ha le mani libere, come per uno strano destino il ramo non regge il peso del corpo e si spezza di colpo, facendo precipitare a terra Solaro che perde i sensi.
Si ripete con sadico accanimento l'impiccagione ad un altro ramo più robusto, e questa volta con esito nefasto.
Ma i suoi assassini non sono ancora soddisfatti, caricano il corpo della loro vittima su un cassone di un camion scoperto, lo legano alla struttura che regge il telone e vanno in giro per Torino ad esibire il loro macabro trofeo, raggiunto il Po, percorrono il Ponte Isabella, da cui gettano il cadavere di Solaro nel grande fiume, gli sparano contro mentre galleggia e poi se vanno.
In seguito il corpo sarà recuperato e inumato, ora giace nel cimitero monumentale nello spazio riservato ai caduti, che sono circa 140, nel loculo n° 69.


Robert Nicolick

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