Un'altra analisi di una
foto
Giuseppe Solaro
Sullo sfondo un palazzo
patrizio con lunghi balconi e ampie finestre, da cui spuntano decine
di persone che osservano quello che accade in basso.
Il punto focale della
foto, che attrae l'attenzione è l'uomo, giovane, con i capelli
appena scompigliati, vestito con una giacca doppio petto, con un solo
bottone abbottonato, al collo una sciarpa con dei disegni, colpisce
moltissimo l'espressione, lo sguardo è tranquillo e orientato verso
avanti come a fissare qualcosa, un lieve sorriso increspa le labbra
di questo giovane uomo dal portamento atletico e snello, il sole
illumina il suo bel viso.
Attorno a lui ma più in
basso, alcuni partigiani armati, due in particolare gli sono
vicinissimi, a sinistra nella foto uno con l'elmetto e un mitra
appeso alla spalla, in uno strano atteggiamento, tiene il giovane per
mano senza far trasparire violenza ma anzi al contrario , quasi
soggezione, l'altro sulla destra della foto, in ombra, con un
berretto e un fazzoletto, rosso , al collo, guarda in direzione del
giovane, che si presume sia essere loro prigioniero. Poi , più
lontani dal centro focale della foto altri visi sfocati, elmetti e
ancora altra gente irriconoscibile.
Siamo a Torino a metà
maggio del 45, forse in piazza San Carlo, il giovane in primissimo
piano, è Giuseppe Solaro, ha 31 anni, ed è l'ultimo vertice
Fascista in città, non ha voluto fuggire, come invece hanno fatto i
suoi egregi camerati, ed è stato preso dai partigiani che hanno
imbastito un processo farsa condannandolo a morte.
Solaro nel corso del
brevissimo processo, protesta la sua estraneità alle rappresaglie
compiute dai Tedeschi e dai suoi camerati, ora uccel di bosco ma la
sua sorte è segnata. Viene portato in Corso Vinzaglio, dove furono
impiccati dai Nazisti alcuni partigiani, gli vine messo il cappio al
collo e l'estremità della corda passata attorno ad un ramo, in quei
momenti terribili ha le mani libere, come per uno strano destino il
ramo non regge il peso del corpo e si spezza di colpo, facendo
precipitare a terra Solaro che perde i sensi.
Si ripete con sadico
accanimento l'impiccagione ad un altro ramo più robusto, e questa
volta con esito nefasto.
Ma i suoi assassini non
sono ancora soddisfatti, caricano il corpo della loro vittima su un
cassone di un camion scoperto, lo legano alla struttura che regge il
telone e vanno in giro per Torino ad esibire il loro macabro trofeo,
raggiunto il Po, percorrono il Ponte Isabella, da cui gettano il
cadavere di Solaro nel grande fiume, gli sparano contro mentre
galleggia e poi se vanno.
In seguito il corpo sarà
recuperato e inumato, ora giace nel cimitero monumentale nello spazio
riservato ai caduti, che sono circa 140, nel loculo n° 69.
Robert Nicolick
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