Un'altra foto
Eva Roll
In questa foto, scattata
a Milano, a fine aprile 1945, si vede al centro una donna a cui un
partigiano sta rapando i capelli con la testa eretta, seduta, molto
bella, mora, dallo sguardo triste e irritato al tempo stesso, indossa
un cappotto e una gonna lunga di raso, il cappotto chiaro appare
costellato di macchie forse di unto, attorno a lei, sei uomini,
partigiani, quasi tutti armati e con le divise raccogliticce, secondo
alcune fonti, sarebbero state migliaia le donne Italiane, di ogni
età, ad avere subito questo sfregio e altre molestie. Uno dei
soggetti si impegna con grande buona volontà nel taglio, a terra si
vedono delle ciocche di colore nero, altro guardano il lavoro del
loro compagno e appaiono divertiti.
I capelli fluenti sono un
simbolo di femminilità e quindi un bersaglio preferenziale. Si noti
il viso e lo sguardo dei due subito dietro ai carnefici, lo sguardo è
divertito, un lieve ghigno increspa le labbra del soggetto. Sembra
che abbiano la smania di farsi fotografare e poter dire c'ero anche
io.
Sono forti ! In sei e per
di più armati, contro una donna sola , chiaramente in soggezione.
Uno dei soggetti, con l'aria arrogante, inalbera un cartello, che è
una delle prime forme di pubblicità e che pubblicizza uno spettacolo
e il nome della povera donna seduta che appunto era la protagonista
di questo spettacolo, a cui stanno rapando i capelli, senza tanti
complimenti, lei è una attrice teatrale o come si diceva allora una
soubrette.
Si chiama Vera Roll,
classe 1920, Piemontese di Condove, moglie di una altro attore di
teatro, Nuto Navarrini. La loro colpa agli occhi dei partigiani
comunisti fu quella di aver messo in scena uno spettacolo in chiave
anti – parigiana , appunto “la gazzetta del sorriso”, in cui
l'attrice ironizzava sui personaggi che facevano parte delle
formazioni partigiane.
Basta poco, dopo il 25
aprile 1945 per essere presi e giustiziati sommariamente, oppure nel
caso di donne, picchiate, stuprate o come nel caso di Eva Roll
rapate.
Questa è la prassi. In
seguito la donna fu anche processata per collaborazionismo ma
prosciolta dalle accuse e liberata. Continuerà a fare l'attrice di
teatro e si spegnerà a Roma negli anni 70, senza dimenticare quello
che gli avevano fatto alcuni uomini che di umano avevano ben poco.
Robert Nicolick
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