giovedì, maggio 04, 2017

La strage dei Manzoni a Lugo, Ravenna

Fra il 7 e l'8 luglio 1945, di notte, accadde a Lugo ( Ravenna), una strage famigliare analoga per medesime caratteristiche a quella che accadde a Savona, alla famiglia Biamonti e alla sua domestica , Elena Nervo nel maggio del 45.
Anche in questo caso di notte, i criminali che sterminarono la famiglia Manzoni erano, guarda caso, partigiani comunisti e anche in questo caso, tutte le cose di valore di proprietà, furono trovate successivamente nelle case degli assassini.
La notte del 7 luglio una banda di partigiani rossi, irrompe in una villa patrizia di Lugo, all'interno vi sono la Contessa Beatrice Manzoni e i suoi tre figli, (Giacomo, Luigi e Reginaldo), la domestica della casa, Francesca Anconelli, ed il cane di famiglia , tutti vengono sequestrati dagli uomini armati e fatti uscire dalla casa che è successivamente posta sotto sequestro dal CLN, non si sa per quale motivo.
Quindi i banditi comunisti, portano il gruppo famigliare in una tenuta agricola vicina, presso Alfonsine, e lì provvedono a sterminarli con modalità a dir poco sadiche, i tre figli , vengono soppressi a colpi di pistola alla testa, al torace, mentre la Contessa e la domestica sono trucidate con ferocia bestiale a colpi di bastone, anche il cane non viene risparmiato e sarà sepolto in una fossa comune ad un metro di profondità, assieme ai suoi padroni, per impedirgli di ritrovare con il suo fiuto la famiglia che condivideva.
Il movente della strage potrebbe essere ricercato ricercato nella simpatia che la nobile famiglia nutriva, anche se solo in parte, verso la Repubblica Sociale Italiana, ma le vere motivazione stanno nelle sostanze economiche in possesso dei Manzoni che interessavano a un gruppo di partigiani comunisti i quali se ne volevano impossessare, tutto qui. Fu una rapina che si concluse con una strage.
Gli assassini non si fermarono all'eccidio e alla spoliazione dei beni dei Manzoni ma iniziarono un vero e proprio depistaggio per scoraggiare i parenti dal cercare i Manzoni. Sparsero la voce che non si trattava di una strage ma bensì di un allontanamento volontario.
Solo la tenacia di una giovane nipote, la Contessina Valeria Manzoni riuscì a far proseguire le indagini, dopo che lei si recò alla villa dei Manzoni in frazione Frascata a Lavezzola e la trovò vuota ed abbandonata. Quando i partigiani comunisti capirono il pericolo che Valeria rappresentava per loro , progettarono di eliminare anche lei in due diverse occasioni, ma la ragazza non era stupida e non cadde nei tranelli che essi le avevano teso e riuscì a dribblare il sicario mandato a Bologna, dove abitava, per liquidarla.
I Carabinieri dopo la nuova denuncia, nel 1948, iniziarono le indagini e nel corso di alcune perquisizioni trovarono dei mobili che erano appartenuti ai Manzoni in case di proprietà di alcuni partigiani, uno dei quali, Primo Cassani detto Togo, sottoposto a stringente interrogatorio confessò l'accaduto e portò i Carabinieri al podere ove erano stati occultati i corpi delle vittime che vennero finalmente esumati.
L'attenzione degli inquirenti si accentrò su una dozzina di partigiani e sul loro capo, tale Silvio Pasi, dirigente del P.C.I. nonché membro della Camera del Lavoro. Cassani intanto non si fermava alla prima confessione e fece i nomi degli altri responsabili della strage, in primis Silvio Pasi, poi Gagliardi Santino, Graziani Pompeo, Canotti Olindo, Casselli Paolo, Coccoli Leonida, Tamburini Fausto, i fratelli Martini, Bagnaresi Gianprimo, Ricci Rino, Salami Marino, Donigaglia Dergo, e Guerra Luigi.
Sette di essi fuggirono in Cecoslovacchia, il porto franco dove tutti gli assassini comunisti trovavano rifugio anche se nello squallore più totale.
Nel 53 fu celebrato il processo e ben 13 ergastoli vennero distribuiti agli assassini, ma per effetto della amnistia Togliatti furono ridotti a 19 anni di cui solo 5 effettivamente scontati e in terzo grado ad Ancona tutti furono assolti per insufficenza di rove.
Nel 62, il capo, Pasi morì a 51 anni, altro parallelo con l'assassino dei Biamonti, Luigi Rossi che anch'esso se ne andò ancora giovane divorato da un tumore al cervello.

Purtroppo il Comune di Lugo gli tributò funerali solenni a spese dei cittadini, nonostante tutti sapessero quello che aveva fatto e negli anni seguenti gli intitolò addirittura una via, anche se in periferia e contornata da appena otto case.

1 commento:

  1. Il nome esatto di uno degli assassini è Zanotti Olindo e non Canotti.

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