Fra
il 7 e l'8 luglio 1945, di notte, accadde a Lugo ( Ravenna), una
strage famigliare analoga per medesime caratteristiche a quella che
accadde a Savona, alla famiglia Biamonti e alla sua domestica , Elena
Nervo nel maggio del 45.
Anche
in questo caso di notte, i criminali che sterminarono la famiglia
Manzoni erano, guarda caso, partigiani comunisti e anche in questo
caso, tutte le cose di valore di proprietà, furono trovate
successivamente nelle case degli assassini.
La
notte del 7 luglio una banda di partigiani rossi, irrompe in una
villa patrizia di Lugo, all'interno vi sono la Contessa Beatrice
Manzoni e i suoi tre figli, (Giacomo,
Luigi e Reginaldo), la domestica della casa, Francesca Anconelli, ed
il cane di famiglia
, tutti vengono sequestrati dagli uomini armati e fatti uscire dalla
casa che è successivamente posta sotto sequestro dal CLN, non si sa
per quale motivo.
Quindi
i banditi comunisti, portano il gruppo famigliare in una tenuta
agricola vicina, presso Alfonsine, e lì provvedono a sterminarli con
modalità a dir poco sadiche, i tre figli , vengono soppressi a colpi
di pistola alla testa, al torace, mentre la Contessa e la domestica
sono trucidate con ferocia bestiale a colpi di bastone, anche il cane
non viene risparmiato e sarà sepolto in una fossa comune ad un metro
di profondità, assieme ai suoi padroni, per impedirgli di ritrovare
con il suo fiuto la famiglia che condivideva.
Il movente della strage potrebbe essere
ricercato ricercato nella simpatia che la nobile famiglia nutriva,
anche se solo in parte, verso la Repubblica Sociale Italiana, ma le
vere motivazione stanno nelle sostanze economiche in possesso dei
Manzoni che interessavano a un gruppo di partigiani comunisti i quali
se ne volevano impossessare, tutto qui. Fu una rapina che si concluse
con una strage.
Gli assassini non si fermarono
all'eccidio e alla spoliazione dei beni dei Manzoni ma iniziarono un
vero e proprio depistaggio per scoraggiare i parenti dal cercare i
Manzoni. Sparsero la voce che non si trattava di una strage ma bensì
di un allontanamento volontario.
Solo la tenacia di una giovane nipote,
la Contessina Valeria Manzoni riuscì a far proseguire le indagini,
dopo che lei si recò alla villa dei Manzoni in frazione Frascata a
Lavezzola e la trovò vuota ed abbandonata. Quando i partigiani
comunisti capirono il pericolo che Valeria rappresentava per loro ,
progettarono di eliminare anche lei in due diverse occasioni, ma la
ragazza non era stupida e non cadde nei tranelli che essi le avevano
teso e riuscì a dribblare il sicario mandato a Bologna, dove
abitava, per liquidarla.
I Carabinieri dopo la nuova denuncia,
nel 1948, iniziarono le indagini e nel corso di alcune perquisizioni
trovarono dei mobili che erano appartenuti ai Manzoni in case di
proprietà di alcuni partigiani, uno dei quali, Primo Cassani detto
Togo, sottoposto a stringente interrogatorio confessò l'accaduto e
portò i Carabinieri al podere ove erano stati occultati i corpi
delle vittime che vennero finalmente esumati.
L'attenzione degli inquirenti si
accentrò su una dozzina di partigiani e sul loro capo, tale Silvio
Pasi, dirigente del P.C.I. nonché membro della Camera del Lavoro.
Cassani intanto non si fermava alla prima confessione e fece i nomi
degli altri responsabili della strage, in primis Silvio Pasi, poi
Gagliardi Santino, Graziani Pompeo, Canotti Olindo, Casselli Paolo,
Coccoli Leonida, Tamburini Fausto, i fratelli Martini, Bagnaresi
Gianprimo, Ricci Rino, Salami Marino, Donigaglia Dergo, e Guerra
Luigi.
Sette di essi fuggirono in
Cecoslovacchia, il porto franco dove tutti gli assassini comunisti
trovavano rifugio anche se nello squallore più totale.
Nel 53 fu celebrato il processo e ben
13 ergastoli vennero distribuiti agli assassini, ma per effetto della
amnistia Togliatti furono ridotti a 19 anni di cui solo 5
effettivamente scontati e in terzo grado ad Ancona tutti furono
assolti per insufficenza di rove.
Nel 62, il capo, Pasi morì a 51 anni,
altro parallelo con l'assassino dei Biamonti, Luigi Rossi che
anch'esso se ne andò ancora giovane divorato da un tumore al
cervello.
Purtroppo il Comune di Lugo gli tributò
funerali solenni a spese dei cittadini, nonostante tutti sapessero
quello che aveva fatto e negli anni seguenti gli intitolò
addirittura una via, anche se in periferia e contornata da appena
otto case.
Il nome esatto di uno degli assassini è Zanotti Olindo e non Canotti.
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