venerdì, maggio 12, 2017

la terribile storia di Giuseppe Caneva




Giuseppe Caneva, era un Genovese di 30 anni, anzi un Voltrese, era impiegato come sorvegliante alla S. Giorgio, una antica azienda Genovese, che in quel periodo produceva strumenti di precisione per la Regia Marina Italiana, che venivano installati sul naviglio da guerra.
Caneva apparteneva alla 8° Compagnia Provinciale delle Camicie Nere, la famosa Aldo Resega. e aveva partecipato alla campagna di Russia con il 79° Battaglione Camice Nere.
Dopo l'8 settembre 1943, la S. Giorgio, venne trasferita a Seregno e Caneva come molti altri lavoratori si trasferisce nell'hinterland Milanese, lasciando la famiglia di origine a Genova. Poi la RSI cade e arriva dopo il 25 aprile 1945 una ventata di odio e di ferocia.
Quello che accade è ricostruito, parzialmente, anche grazie al racconto della nipote che a tutt'oggi porta dentro di sé il dolore per quello che accadde a Caneva come a tanti altri.
Una banda di partigiani comunisti, nel maggio del 45, di Sestri arriva a Seregno e lo preleva. Lungo la strada subisce sevizie di ogni tipo, quando arriva a Genova Sestri è devastato dalla tortura.
Una donna sua conoscente , una certa Filomena M. lo vede nelle carceri di Genova Voltri, e a fatica lo riconosce, . La donna racconta alla madre dello sventurato, che la giacca era lorda di sangue, il viso gonfio e tumefatto, inoltre un occhio gli era fuoriuscito dall'orbita e pendeva verso il basso.
Secondo alcune illazioni, i suoi boia, lo avrebbero portato all'interno di uno stabilimento siderurgico di Sestri Ponente, e qui come tanti altri, ne avrebbero gettato il cadavere all'interno dell'altoforno. In quel modo barbaro molti corpi di Repubblichini, sparirono senza lasciare alcuna traccia. Chi commise quelle atrocità tenne la bocca ben chiusa e niente di quello che accadde in quella fonderia, fu mai provato o documentato, ma in qualche trattoria della rossa Sestri, qualcuno con troppo vino in corpo, si vantò di come si facevano sparire le prove degli omicidi, dentro gli altoforni ma delle temperature che incenerivano qualsiasi sostanza organica.
La anziana madre di Giuseppe Caneva, si dovette accontentare di un certificato di morte presunta e non potè mai avere un luogo, dove posare un fiore o pregare per Giuseppe Caneva.

Robert Nicolick

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