La testimonianza del
cuoco del campo di Legino
La
famiglia fu dopo il suo sequestro, internata in un campo di prigionia per
repubblichini o/e collaborazionisti,
questo lager si trovava nell'entroterra di Vado Ligure a Segno, una piccola
frazione tra le colline.
Chi
gestiva il campo erano partigiani comunisti che pomposamente si definivano
poliziotti ausiliari, all'interno del campo c'era un cuoco , tale Cervetto, un
tipo non violento ma comunque connesso con i partigiani comunisti.
La
Nenna Naselli Feo, moglie di Domingo Biamonti e madre della Angela Maria, in
quei pochi giorni in cui fu ristretta al campo, ebbe modo di conversare con
Cervetto e gli avrebbe confidato alcuni fatti: la responsabilità della loro
ingiusta situazione era di tale Ghione Andreina, la vedova
del
partigiano, che loro avevano ospitato con grande generosità, e sfamato.
Inoltre
i partigiani comunisti che li avevano
prelevato erano stati brutali con loro, in particolare un certo Gino,
identificato dai CC per Carmassi di Legino, la signora aveva anche aggiunto che
avrebbe chiesto conto a chi di dovere delle brutalità subite.
Mentre
la signora Biamonti si sfogava con il cuoco, arrivò suo marito Domingo e le
disse di non aggiungere altro, forse per non compromettere ulteriormente la
loro incolumità.
Domingo
Biamonti aveva perfettamente capito con quale banda di criminali avevano a che
fare e temeva per il peggio, come infatti avvenne.
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