giovedì, maggio 03, 2018

la deposizione del cuciniere del campo di Legino


La testimonianza del cuoco del campo di Legino

La famiglia fu dopo il suo sequestro, internata in un campo di prigionia per repubblichini  o/e collaborazionisti, questo lager si trovava nell'entroterra di Vado Ligure a Segno, una piccola frazione tra le colline.
Chi gestiva il campo erano partigiani comunisti che pomposamente si definivano poliziotti ausiliari, all'interno del campo c'era un cuoco , tale Cervetto, un tipo non violento ma comunque connesso con i partigiani comunisti.
La Nenna Naselli Feo, moglie di Domingo Biamonti e madre della Angela Maria, in quei pochi giorni in cui fu ristretta al campo, ebbe modo di conversare con Cervetto e gli avrebbe confidato alcuni fatti: la responsabilità della loro ingiusta situazione era di tale Ghione Andreina, la vedova
del partigiano, che loro avevano ospitato con grande generosità,  e sfamato.
Inoltre i partigiani  comunisti che li avevano prelevato erano stati brutali con loro, in particolare un certo Gino, identificato dai CC per Carmassi di Legino, la signora aveva anche aggiunto che avrebbe chiesto conto a chi di dovere delle brutalità subite.
Mentre la signora Biamonti si sfogava con il cuoco, arrivò suo marito Domingo e le disse di non aggiungere altro, forse per non compromettere ulteriormente la loro incolumità.  
Domingo Biamonti aveva perfettamente capito con quale banda di criminali avevano a che fare e temeva per il peggio, come infatti avvenne.



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