giovedì, maggio 03, 2018

premessa alla pistola silenziosa


Prima e dopo il 25 aprile 1945, ci fu in Liguria, Piemonte e Lombardia una vera e propria guerra civile sempre più sanguinosa, tra Italiani, che portò a migliaia di vittime, soprattutto civili, spesso totalmente estranee ed incolpevoli.

Queste violenze nelle immediatezze del 1945 divennero a senso unico, nel senso che ad essere ammazzati, e spesso anche a sparire senza lasciare traccia, furono prevalentemente i Fascisti Repubblicani, i loro parenti e anche i loro amici. Questo odio e questa ferocia furono peculiari e tipici del nord Italia, dove operavano le brigate garibaldine di ispirazione comunista, all’opposto in altre zone, come per esempio il Lazio e nella stessa Roma, i partigiani socialisti della Brigata Matteotti, consegnarono le armi agli alleati e in diverse occasioni contribuirono alla ricostruzione di interi quartieri, distrutti dalla guerra, sostituendo al mitra il piccone e il badile, aiutando in modo concreto la popolazione civile.

Invece in Liguria le barbarie furono guidate e dirette dall’alto con una strategia molto precisa tesa alla eliminazione fisica di quanti più fascisti fosse possibile, oppure, nei piccoli centri, spesso furono stupidamente spontanee, e comunque non si fermarono con la Liberazione, ma si protrassero anche alcuni anni dopo il 25 aprile 1945, seminando lutti inutili e dolori ancora vivi oggi.

Il semplice sospetto di essere o essere stati vicini, in qualche maniera, al regime fascista repubblicano poteva fare la differenza tra la vita e la morte. C’è da aggiungere che in questo bagno di sangue, c’era molto di personale oltre che di ideologico.


E’ emblematico il caso di Savona, che fu teatro di una lunga serie di omicidi, commessi dal 1945 sino al 1947, sempre con la stessa arma : una pistola automatica calibro 7,65 mm. maneggiata con il soppressore del rumore di sparo, anche noto come moderatore di suono e comunemente chiamato silenziatore da cui il nome di “pistola silenziosa”.

L’arma, fu fabbricata nel 1935 e quasi certamente venne paracadutata, con uno dei tanti lanci con cui gli alleati rifornivano di armi e munizioni le formazioni partigiane, che agivano nel basso Piemonte, nella Liguria, e in Emilia Romagna, molte di queste pistole automatiche sparirono per la loro novità e per il fatto che potevano tornare utili nella guerra civile.

L’arma venne sicuramente impugnata da mani diverse a seconda dei casi, leggera e maneggevole, colpiva con discreta precisione a usata a breve distanza, per cui non poteva fallire il bersaglio e risultava letale.
Le vittime variavano molto tra di loro : Fascisti Repubblicani di ambo i sessi e di tutte le età, presunti collaboranti del Regime Repubblichino, persone benestanti e persino esponenti della resistenza non comunisti e, caso eclatante, anche un Commissario della Polizia, che stava indagando proprio su questa catena di omicidi, si chiamava Amilcare Salemi.
Questa arma di piccole dimensioni appariva improvvisamente dove serviva, sparava ammazzando i “nemici del popolo” o presunti tali, una categoria molto vasta, compiuta la eliminazione, tornava ad essere occultata dai killer o dai loro fiancheggiatori.

Non venne mai ritrovata, anche perché non venne mai cercata con grande convinzione. Qualche segnalazione anonima affermava che dopo ogni omicidio, veniva occultata da qualche parte nei locali della lugubre vecchia Questura di Savona, palazzo Santa Chiara, un tempo questo edificio ebbe la funzione di convento, oppure un'altra voce la colloca nei meandri del gigantesco e vetusto ospedale della città, il San Paolo.
C’è una certa logica in queste due localizzazioni, che parrebbero generiche ma che all’opposto sono molto rivelatrici di chi potesse essere la mente o l’esecutore materiale: nel 1945 e a seguire per un breve periodo, la polizia che svolgeva questa funzione, era quella ausiliaria partigiana, quindi composta nella quasi totalità da ex partigiani comunisti, che detenevano ancora le armi e moltissimi di questi poliziotti, credevano e speravano in un cambiamento radicale della società, dove le conquiste fatte attraverso la lotta armata al fascismo, dovessero essere mantenute e non sprecate, in una inutile dialettica politica con chi non era di fede comunista, i Cattolici, i Liberali in genere e i Socialisti.
Anche i vertici della Questura erano tutti schierati : il Questore era un ex partigiano, il Commissario funzionario, aggiunto, che dirigeva la cosiddetta Squadra Politica della Questura e l’ufficiale comandante dei questurini erano ex appartenenti alle formazioni partigiane comuniste.

L’Ospedale San Paolo, aveva al suo interno molti infermieri, ausiliari o generici, anche loro orientati politicamente ad una forte obbedienza comunista, anzi, proprio uno di loro, noto per il suo passato sportivo e per il carattere particolarmente aggressivo, subirà una chiamata a correo e verrà indagato per questi omicidi ma ne uscirà prosciolto, vista l’assenza di prove e di testimoni che avessero il fegato di “cantare” .
Questi due grandi fabbricati , la vecchia ex Questura e il vecchio ex Ospedale, il San Paolo, hanno da tempo perso la loro funzione , frequentati soltanto dalle maestranze che li stanno ristrutturando, e magari in qualche angolo, molto nascosto e buio, arrugginisce una vecchia pistola automatica che sparse a Savona tanto sangue.
Riporto una vecchia segnalazione che non so neppure se sia mai stata controllata : l’arma di tanti omicidi, una dozzina circa, sarebbe stata occultata nello sciacquone di un bagno della Questura, occupata dagli agenti della polizia ausiliaria partigiana, oppure nel vecchio Ospedale san Paolo dove un gruppo di portantini di fede comunista l’avrebbero anche lì, preservata da occhi indiscreti.

La popolazione Savonese fu terrorizzata da questa catena di omicidi, che avvenivano a cadenza irregolare e aciclica accavallandosi tra di loro, colpendo sempre da una parte sola, lasciando indenne un’altra fazione, facile da intuire.
I media locali e nazionali, si interessarono molto di questi eventi e coniarono un termine giornalistico che colpì l’immaginario collettivo :“ I delitti della pistola silenziosa”.

Si voleva chiudere i conti usando metodi terroristici , una volta per tutte, con i Fascisti che avevano aderito alla Repubblica Sociale in Savona, soprattutto quelli che, fiutato il vento, erano riusciti a fuggire prima del il 25 aprile e che stavano tornando a casa , dalle famiglie.
Oppure si voleva punire spietatamente quelli che erano stati condannati dalle C.A.S., le Corti di Assise Speciali, a pene lievi, troppo lievi e che successivamente erano tornati liberi cittadini ma anche comodi bersagli.
Le esecuzioni sommarie di massa, come quella del Colle del Cadibona o quella del carcere di Finalborgo, avevano attirato troppo l’attenzione degli alleati e della giustizia , mentre questi omicidi compiuti chirurgicamente e singolarmente, prevedevano una organizzazione molto più facile e la presenza di un solo sicario , determinato, alla stessa stregua dei numerosi omicidi eseguiti dalle Brigate Rosse negli anni di piombo degli anni 70 e 80.
C’era sicuramente anche odio e tanta voglia di vendetta, nati in menti semplici ed alimentato da altri molto più scaltri manipolatori: uno passava dei mesi sui monti, a fare il “ribelle”, facendo la guerriglia contro i Fascisti e poi se li vedeva passeggiare tranquillamente per la strada, come se niente fosse.

Ma c’erano anche altre spiegazioni inconfessabili, che non potevano e non dovevano essere dette ma che si sussurravano con grande prudenza anche all'interno degli stessi gruppi partigiani, e che parlavano di facili e improvvisi arricchimenti , di violenze gratuite soprattutto su donne, prese sole e indifese, di vendette un pò troppo personali, di corna da vendicare, di innamorati respinti e irritati dal rifiuto, di cambi repentini di uniformi, da Fascista a Partigiano e viceversa, episodi molto scomodi da coprire, assolutamente ed in fretta, magari usando le armi..

Collegata a tutta questa serie di esecuzioni singole, compiute usando la pistola silenziosa nel periodo 1945 – 1947, c’erano anche stragi di intere famiglie, una in particolare molto benestante , proprietaria di immobili, avvenuta in una notte di maggio del 1945.
Fu un terribile eccidio di un padre, una madre, la figlia compresa la domestica, i Biamonti, un vero e proprio macello, che si voleva far passare assolutamente sotto silenzio, dopo tre anni la Giustizia , quella vera individuò i responsabili: tre partigiani comunisti di cui uno solo, Vittorio Luigi Rossi pagò, con lo sconto, questa strage fatta a guerra finita, questo soggetto in seguito entrerà nelle indagini sugli omicidi della pistola silenziosa, in particolare quello di un funzionario della polizia ma ne uscirà prosciolto.
Di altre stragi famigliari non si troveranno mai i responsabili: I Turchi, i Biestra, gli Scali e altri.

Gli omicidi avvenuti a Savona erano connessi strettamente tra di loro, ed erano il frutto di una attenta regia che aveva come scopo, anche, quello di fare tabula rasa dei Fascisti Repubblicani scampati allo scannamento generale ma, soprattutto, faceva parte della la strategia di copertura e insabbiamento di altre situazioni imbarazzanti e che era meglio non venissero a galla, per non danneggiare l’immagine della Resistenza in quanto doveva essere mito intangibile.
Infatti c’era un’altra teoria su alcuni di questi omicidi, alcuni dei repubblicani assassinati avevano fatto parte dell’U.P.I. , il servizio informativo della R.S.I. , questi agenti avevano avuto dei contatti con partigiani comunisti, ricevendo informazioni su gruppi della resistenza non comunisti, i quali erano stati disarticolati, era un patto scellerato che non doveva venire alla luce.
Qualcuno aveva tradito i propri compagni di lotta e per coprire questi tradimenti aveva messo a tacere chi poteva raccontare la storia.

L’impressione generale e dei pochissimi che indagavano, era che un killer armato, preciso e letale, si aggirasse indisturbato per Savona, alla ricerca di vittime, seguendo uno schema, noto solo alla sua mente, ma ignoto a tutti gli altri. In realtà non era un killer solitario ma una associazione di criminali, con qualche mente raffinata e utili gregari, che agiva con grande efficienza.
Era terrorismo, laddove per terrorismo si intende : un serie di fatti criminali  diretti contro lo stato, il cui lo scopo è di provocare terrore nella popolazione o in gruppi di persone. ( continua )

Roberto Nicolick
( Estratto dal mio prossimo libro )






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