venerdì, agosto 17, 2018

l'omicidio di Italicus




Don Virginio Icardi
“Italicus”
Don Icardi era un parroco , classe 1908, di Cassinelle (AL), entra in seminario ad Acqui Terme e viene ordinato sacerdote a luglio del 1926, ad appena 18 anni, inizia come vice parroco a Bistagno, poi parroco a Squaneto. In quel centro abitato, di poche centinaia di abitanti, con trentasei famiglie, povero di risorse ed isolato dal resto del mondo, Don Icardi, prete di grande valore etico ed ideale, si presta a favore della popolazione nei momenti più duri della guerra civile che insanguinò il basso Piemonte.
Ad Acqui c'era un forte contingente di militari Tedeschi e di Repubblicani accantonati nella caserma “Battisti”, mentre nelle zone rurali spesso operavano bande partigiane, quindi i civili della zona erano tra l'incudine dei rastrellamenti dei Tedeschi e dei Fascisti e le scorrerie dei partigiani.
Don Icardi fa una scelta , per meglio proteggere la popolazione del comprensorio che ruota attorno a Squaneto, Bistagno, Spigno Monferrato, grazie al suo carisma che esercita sulla popolazione locale, forma un reparto di patrioti, ne raccoglie una sessantina circa, li addestra e li organizza e li arma. Il suo reparto dispone di una mitragliatrice, di una quarantina di armi individuali e di alcune decine di bombe a mano.
Il suo reparto inizia ad agire tiene i contatti con i partigiani Mauri, che agivano nelle Langhe nel Monferrato e si astiene dal svolgere attività militari con le formazioni comuniste di base in Liguria e nella Valle Bormida, inoltre contribuisce al salvataggio di alcuni piloti di arerei da combattimento Britannici, abbattuti dalla flak Tedesca.
Rifiuta quindi il commissario politico che ha il compito di indottrinare i partigiani con la ideologia marxista. Anzi adotta come nome di battaglia Italicus a significare il suo rifiuto a ideologie straniere e lontane dalla realtà nazionale, la sua formazione prende il nome dal suo capo.
Questo lo mette in contrapposizione con i partigiani comunisti ma non solo, infatti il suo vescovo guarda con sospetto e con forte disapprovazione la sua opera di capo partigiano e alla fine lo sospende a “divinis”. Ma soprattutto Italicus tutela la popolazione locale, e impedisce che sia vittima di soprusi e “espropri”. La sola esistenza del reparto di Italicus impedisce ai partigiani comunisti di entrare nella sua zona di influenza e al tempo stesso tiene lontani i Tedeschi e i reparti repubblichini.
Ma qualcuno decide di creare il casus belli, una pattuglia di partigiani provenienti da Cairo Montenotte, arriva in zona e sequestra tre genieri Tedeschi distaccati ad Acqui che si stavano recando al mare, si era ad agosto del 1944. All'alba del 19 agosto 1944, da Acqui partirono ingenti reparti delle SS e della RSI, le truppe iniziarono un rastrellamento che interessò Malvicino, 45 civili furono presi in ostaggio e minacciati di essere fucilati se i tre genieri Germanici non fossero stati rilasciati. Era chiaro che chi aveva preso i tre tedeschi non li avrebbe mai rilasciati e in quel caso avrebbe provocato la rappresaglia delle SS che avrebbe innescato una spirale di odio senza fine, ma in fondo era proprio questo l'obiettivo dei partigiani comunisti, sangue chiama sangue.
In quella intervenne Don Icardi, che raggiunse il luogo dove i tre Tedeschi erano tenuti, fece firmare loro un documento in cui dichiaravano di essere stati trattati bene dai partigiani e pregavano i loro camerati di trattare con la stessa benevolenza gli ostaggi epoi di non fare loro violenza, poi convinse il partigiano noto con il nome di “biondino” di rilasciarli. Cosa che avvenne ma che firmò la sua condanna a morte.
Aveva impedito con giudizio, che gente innocente fosse uccisa ingiustamente per un gesto che non aveva nulla di militare o strategico, si trattava di tre semplici genieri, personale non combattente, la cui cattura ed eventuale uccisione, non avrebbe portato nessun vantaggio alla lotta di liberazione ma solo morti innocenti.
Questo suo gesto usciva dalla logica conflittuale e distruttiva dei partigiani comunisti, che non lo perdonarono, egli stesso percepì che il suo darsi da fare per salvare degli innocenti gli aveva fatto crescere l'odio attorno di chi non aveva interesse ad una pacificazione.
Infatti la sera del 2 dicembre 1944, mentre tornava da cenare con altri patrioti, a Pareto in località Isole, un gruppo di persone gli tese un agguato e Italicus fu assassinato a tradimento con una raffica di mitra ad appena 36 anni.
Chi lo rinvenne verso le 19, lo descrisse con scarponi, fasce chiare, pantaloni scuri, giaccone e sciarpa, era disteso sulla strada, in direzione di Miglio con il capo rivolto alla collina sovrastante.
Alle 21 circa giunse un commissario, Mariottini, il messo del comune e una guardia, raccolsero il corpo e con una lettiga di legno di quelle usate in campagna lo portarono alla Cappella di San Lorenzo.
Il Vescovo di Acqui vietò le esequie a Don Icardi, allora di fronte a tanta cattiveria, un suo ex nemico, il Generale Amilcare Farina, comandante della San Marco, lo fece inumare presso il cimitero delle Croci Bianche e fece benedire la salma dal Cappellano Militare il frate Giovanni del Monte.
Dopo la morte di Italicus chiunque si fosse interessato troppo per sapere i nomi degli assassini sarebbe stato minacciato di fare la stessa fine, accadde a sacerdoti suoi amici e anche alla sorella di Italicus.
A tutt'oggi i nomi dei suoi assassini non sono noti.

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