domenica, settembre 02, 2018

Lorenzo Cotugno


Lorenzo Cotugno
11 aprile 1978
Torino


Sono le 7,30 dell’11 aprile 1978 a Torino imperversano i terroristi della colonna armata intitolata a Mara Cagol uccisa poco tempo rima in un conflitto a fuoco con i Carabinieri presso la Cascina Spiotta ad Acqui Terme, l’agente di custodia Lorenzo Cotugno, finisce il caffè con la moglie e poi scende in strada, in Lungo Dora Napoli, per raggiungere le carceri Le Nuove, quando esce dal portone è affrontato da una terrorista, Nadia Ponti, che gli punta contro una pistola , Cotugno  intuisce e ingaggia un corpo a corpo con  la donna che si trova in difficoltà, gli altri due terroristi, che poi risulteranno essere Piancone e Acella, intervengo contro l’agente di custodia, in particolare Vincenzo Acella con la 38 special colpisce alle spalle Cotugno e poi mentre la vittima è a terra lo finisce con un colpo alla testa, tuttavia prima di soccombere l’agente  colpito con quattro proiettili Piancone e Nadia Ponti, i quali sanguinanti riescono a risalire in auto, una 124 verde e fuggono dal luogo dell’agguato.
Intanto la moglie di Cotugno sta lavando le tazzine quando sente una serie di detonazioni , sei in tutto che provengono dalla strada, corre al balcone e vede suo marito barcollare e cadere  , scende le scale di corsa e fa appena in tempo ad abbracciarlo che lui guardandola negli occhi , muore.
Cotugno sopravvive pochissimi minuti ma nonostante fosse ferito, ha potuto rispondere al fuoco e raggiungere con due colpi uno dei terroristi, gli frattura il femore e lo ferisce al fianco inoltre ferisce la Ponti al braccio destro e alla coscia sinistra, l’agguato è finito male. Acella in questo frangente ha manifestato tutta la sua ferocia uccidendo un uomo a terra ferito ed inerme, un uomo che loro stessi sono andati  a cercare con intenzioni malvagie.
La 124 verde raggiunge l’Astanteria Martini, in quel sposto scende la donna che appare agitatissima e chiama il personale infermieristico dicendo che sull’auto c’un ferito, poi una volta fattolo caricare in barella, l’auto riparte di scatto. Il medico di guardia visto che il ferito è stato attinto da colpi di arma da fuoco e che ha al fianco una fondina vuota, avverte il poliziotto di servizio che chiama subito la Digos.
Giungono subito agenti e carabinieri in forze, per la prima volta la polizia ha in mano un terrorista che tace e solo in seguito declina le sue generalità, si chiama Cristoforo Piancone, nato a Grenoble nel 1950, e soprattutto dichiara di considerarsi prigioniero di guerra, altro non aggiunge. Appena lasciata l’astanteria Martini la Ponti e Acella, raggiungono un bar dove li attende Peci e con lui vanno in un’altra struttura ospedaliera il Maria Vittoria, dove lavora come infermiere il suo ex marito, da cui si è separata perché non condivideva la sua scelta della lotta armata. L’uomo la medica alla meglio e poi lei fa perdere le sue tracce prima dell’arrivo della polizia.
Le  condizioni di Piancone sono gravi, oltre al femore fratturato ha una pallottola nel fegato e viene trasferito sotto scorta alle Molinette per essere operato. Intanto la polizia compie le sue ricerche, il suo viso coincide con un identikit e pare essere responsabile di altre aggressioni a mano armata sempre a Torino, vengo rintracciati i suoi aprenti e si apprende che il terrorista lavorava alla Fiat come collaudatore e che dopo aver fatto volantinaggio ai cancelli si licenziò ed entrò in clandestinità.   
Lorenzo Cotugno nato Barcellona Pozzo di Gotto a gennaio del 1947, agente di custodia, in servizio alle Nuove in Corso Vittorio Emanuele II, aveva iniziato il servizio nella PP a Palermo poi era stato trasferito a TO, sposato con la moglie Franca e con una bimba di tre anni Daniela, l’anno prima era addetto al casellario, l’ufficio dove i detenuti lasciano in custodia i propri effetti personali, sempre molto corretto con i detenuti e i loro famigliari e con i suoi colleghi, in seguito era stato incaricato della gestione dei colloqui, dei controlli dei permessi e dei documenti dei parenti dei detenuti, un incarico molto delicato per cui aveva ricevuto numerose minacce anonime e addirittura un’auto aveva tentato di investirlo.
Il lavoro dell’agente di custodia, già di per sé pericoloso, a maggiore ragione negli anni di piombo, può comportare ulteriori rischi decisamente mortali. Pochi mesi prima dell’agguato che gli costerà la vita, l’auto dell’agente, posteggiata davanti alle Nuove era stata data alle fiamme e un delirante volantino di rivendicazione del nucleo proletari comunisti era stato divulgato “abbiamo colpito un picchiatore facente parte della squadra dei Sardi”, solo che a testimoniare l’ignoranza dei brigatisti,  Cotugno non era assolutamente ne’ un picchiatore e neppure Sardo.
A questo punto per tutelare la famiglia e sé stesso, aveva chiesto ed ottenuto il trasferimento all’OPG di Barcellona di Pozzo di Gotto, vicino a Milazzo, praticamente a casa sua, ma aveva rimandato il trasferimento per facilitare il passaggio delle consegne con il collega che avrebbe preso il suo posto, purtroppo i brigatisti, forse al corrente della sua partenza hanno deciso di agire prima. Cotugno cadendo eroicamente armi in pugno contro terroristi armati fu riconosciuto come Vittima del dovere ed ebbe la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria.
Cotugno fu uno dei tanti servitori dello Stato che cadde vittima di un odio feroce e ideologico delle Bierre che funestarono la nostra nazione. Grazie anche alla reazione di uomini come Cotugno che caddero combattendo la libertà non fu soffocata.
( articolo scritto con il contributo del quotidiano LA STAMPA )
Robert Nicolick
(Manovalanza della libertà)

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