Lorenzo Cotugno
11 aprile 1978
Torino
Sono
le 7,30 dell’11 aprile 1978 a Torino imperversano i terroristi della colonna
armata intitolata a Mara Cagol uccisa poco tempo rima in un conflitto a fuoco
con i Carabinieri presso la Cascina Spiotta ad Acqui Terme, l’agente di
custodia Lorenzo Cotugno, finisce il caffè con la moglie e poi scende in strada,
in Lungo Dora Napoli, per raggiungere le carceri Le Nuove, quando esce dal
portone è affrontato da una terrorista, Nadia Ponti, che gli punta contro una
pistola , Cotugno intuisce e ingaggia un
corpo a corpo con la donna che si trova
in difficoltà, gli altri due terroristi, che poi risulteranno essere Piancone e
Acella, intervengo contro l’agente di custodia, in particolare Vincenzo Acella
con la 38 special colpisce alle spalle Cotugno e poi mentre la vittima è a
terra lo finisce con un colpo alla testa, tuttavia prima di soccombere l’agente colpito con quattro proiettili Piancone e
Nadia Ponti, i quali sanguinanti riescono a risalire in auto, una 124 verde e
fuggono dal luogo dell’agguato.
Intanto
la moglie di Cotugno sta lavando le tazzine quando sente una serie di
detonazioni , sei in tutto che provengono dalla strada, corre al balcone e vede
suo marito barcollare e cadere , scende
le scale di corsa e fa appena in tempo ad abbracciarlo che lui guardandola
negli occhi , muore.
Cotugno
sopravvive pochissimi minuti ma nonostante fosse ferito, ha potuto rispondere
al fuoco e raggiungere con due colpi uno dei terroristi, gli frattura il femore
e lo ferisce al fianco inoltre ferisce la Ponti al braccio destro e alla coscia
sinistra, l’agguato è finito male. Acella in questo frangente ha manifestato
tutta la sua ferocia uccidendo un uomo a terra ferito ed inerme, un uomo che
loro stessi sono andati a cercare con
intenzioni malvagie.
La
124 verde raggiunge l’Astanteria Martini, in quel sposto scende la donna che
appare agitatissima e chiama il personale infermieristico dicendo che sull’auto
c’un ferito, poi una volta fattolo caricare in barella, l’auto riparte di
scatto. Il medico di guardia visto che il ferito è stato attinto da colpi di
arma da fuoco e che ha al fianco una fondina vuota, avverte il poliziotto di
servizio che chiama subito la Digos.
Giungono
subito agenti e carabinieri in forze, per la prima volta la polizia ha in mano
un terrorista che tace e solo in seguito declina le sue generalità, si chiama Cristoforo
Piancone, nato a Grenoble nel 1950, e soprattutto dichiara di considerarsi
prigioniero di guerra, altro non aggiunge. Appena lasciata l’astanteria Martini
la Ponti e Acella, raggiungono un bar dove li attende Peci e con lui vanno in
un’altra struttura ospedaliera il Maria Vittoria, dove lavora come infermiere
il suo ex marito, da cui si è separata perché non condivideva la sua scelta
della lotta armata. L’uomo la medica alla meglio e poi lei fa perdere le sue
tracce prima dell’arrivo della polizia.
Le
condizioni di Piancone sono gravi, oltre
al femore fratturato ha una pallottola nel fegato e viene trasferito sotto
scorta alle Molinette per essere operato. Intanto la polizia compie le sue
ricerche, il suo viso coincide con un identikit e pare essere responsabile di
altre aggressioni a mano armata sempre a Torino, vengo rintracciati i suoi
aprenti e si apprende che il terrorista lavorava alla Fiat come collaudatore e
che dopo aver fatto volantinaggio ai cancelli si licenziò ed entrò in
clandestinità.
Lorenzo
Cotugno nato Barcellona Pozzo di Gotto a gennaio del 1947, agente di custodia,
in servizio alle Nuove in Corso Vittorio Emanuele II, aveva iniziato il
servizio nella PP a Palermo poi era stato trasferito a TO, sposato con la
moglie Franca e con una bimba di tre anni Daniela, l’anno prima era addetto al
casellario, l’ufficio dove i detenuti lasciano in custodia i propri effetti
personali, sempre molto corretto con i detenuti e i loro famigliari e con i
suoi colleghi, in seguito era stato incaricato della gestione dei colloqui, dei
controlli dei permessi e dei documenti dei parenti dei detenuti, un incarico molto
delicato per cui aveva ricevuto numerose minacce anonime e addirittura un’auto
aveva tentato di investirlo.
Il
lavoro dell’agente di custodia, già di per sé pericoloso, a maggiore ragione negli
anni di piombo, può comportare ulteriori rischi decisamente mortali. Pochi mesi
prima dell’agguato che gli costerà la vita, l’auto dell’agente, posteggiata
davanti alle Nuove era stata data alle fiamme e un delirante volantino di
rivendicazione del nucleo proletari comunisti era stato divulgato “abbiamo
colpito un picchiatore facente parte della squadra dei Sardi”, solo che a
testimoniare l’ignoranza dei brigatisti, Cotugno non era assolutamente ne’ un
picchiatore e neppure Sardo.
A
questo punto per tutelare la famiglia e sé stesso, aveva chiesto ed ottenuto il
trasferimento all’OPG di Barcellona di Pozzo di Gotto, vicino a Milazzo,
praticamente a casa sua, ma aveva rimandato il trasferimento per facilitare il
passaggio delle consegne con il collega che avrebbe preso il suo posto,
purtroppo i brigatisti, forse al corrente della sua partenza hanno deciso di
agire prima. Cotugno cadendo eroicamente armi in pugno contro terroristi armati
fu riconosciuto come Vittima del dovere ed ebbe la Medaglia d’oro al Valor Militare
alla memoria.
Cotugno
fu uno dei tanti servitori dello Stato che cadde vittima di un odio feroce e
ideologico delle Bierre che funestarono la nostra nazione. Grazie anche alla
reazione di uomini come Cotugno che caddero combattendo la libertà non fu
soffocata.
(
articolo scritto con il contributo del quotidiano LA STAMPA )
Robert Nicolick
(Manovalanza della libertà)
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