sabato, settembre 08, 2018

La strage di Torriglia 5 maggio 1945



La strage di Torriglia

Torriglia è un piccolo centro abitato a poca distanza dalla grande Genova, dopo il 25 aprile 1945 in una data imprecisata, i partigiani comunisti della zona avevano fermato e imprigionato cinque giovani, che secondo loro avevano collaborato con i Tedeschi, in realtà questi ragazzi non avevano mai partecipato a rastrellamenti contro partigiani o a rappresaglie nei confronti di popolazioni civili, i loro nomi erano : Giovanni Battista Coceancing, Mario Rosset entrambi ufficiali dei bersaglieri della Divisione Italia, consegnatisi in base alle leggi di guerra ai partigiani del comando San Gottardo, Baldassarre Zappulla sergente di artiglieria , malato di pleurite e impossibilitato a fuggire, Giovanni De Sena ufficiale responsabile del magazzino di Alessandria, sito presso la cittadella, che non aveva mai partecipato ad alcuna azione di fuoco e Umberto Castelli ex partigiano già prigioniero dei repubblicani e obbligato a fare parte delle formazioni militari della RSI.
Mario Rosset si era anche prestato a fare opera di convincimento verso un gruppo di militari Tedeschi di presidio ad una fortificazione a cedere le armi, con questo suo gesto aveva evitato ad un ulteriore spargimento di sangue e aveva guadagnato un salvacondotto dalle forze partigiane.
Nonostante la guerra fosse finita, nonostante la volontà di collaborare, dei cinque giovani i partigiani comunisti locali li associarono alle carceri mandamentali di Torriglia e dopo pochi giorni, la sera del 5 maggio 1945, cinque partigiani rossi si presentarono in quel posto, per prelevarli e per “farli interrogare dal CNL di Genova” .
I prigionieri avevano da subito capito quale sarebbe stata la loro sorte e chiesero i conforti religiosi dal Parroco di Torriglia a cui consegnarono delle lettere per i loro parenti in cui fecero i nomi dei partigiani che di lì a poco li avrebbero assassinati, dopo averli spogliati di ogni effetto personale. I poveri ragazzi furono portati in località Cà Bianca e in quel luogo assassinati a raffiche di mitra in quello che fu una strage ingiustificata e illegale oltrechè inumana. Dalle lettere delle vittime di questa feroce esecuzione si poterono apprendere i nomi dei boia : Guido Galiano Petrini “Serpente” di Acqui Terme, Ermanno Forte di Avellino “Acquila”, Angelo Giovanni Cimbrico di Genova “Gratta”, degli altri due boia si potè conoscere solo il soprannome di battaglia “ Leone “ e “studente” ma la loro identità non fu mai chiarita nonostante le indagini che i Carabinieri e il procuratore portando avanti in quanto essi avevano posto in essere nell'eccidio agendo di loro completa iniziativa né in fatto di guerra, né su ordine superiore e soprattutto fuori dei limiti della amnistia.

Roberto Nicolick
( manovalanza della libertà )

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