lunedì, gennaio 21, 2019

la strage dei Viglizzo


L'eccidio di Giovanni Battista Viglizzo e della figlia Giuseppina

Murialdo ( SV ) gennaio 1945

Questa storia accaduta a Murialdo in Valle Bormida, nel gennaio del 1945 la dice lunga su quello che accadeva ai contadini, magari benestanti, per mano di partigiani che avevano potere di vita e di morte su tutti.
La cosa era semplicissima, bastava accusare chiunque di essere spie fasciste, prelevarli e portarli lontano e dopo una farsa di processo si passava alla esecuzione sommaria.
E' quello che è accaduto a Giobatta Viglizzo , anni 58 e a sua figlia Giuseppina di anni 28, residenti a Murialdo, prelevati dalla loro casa, portati nei boschi di Castelnuovo Ceva e qui fucilati.
Si presume che i loro sequestratori abbiano anche seviziato la giovane donna e poi la abbiano uccisa, tutti e due furono sepolti nella zona dove vennero uccisi.
Dopo l'eccidio, i solerti partigiani depredarono l'abitazione delle due vittime asportando venti quintali di vino, biancheria e tagli di stoffa pregiata da sartoria.
L'esecuzione sommaria fu compiuta da elementi della 6° brigata Nino Bixio, distaccamento Astengo.
Uno dei sequestratori ed omicidi, fu tale Piano Benigno di Murialdo, il quale disse che si trattava di una azione di guerra contro spie chiaramente fasciste e che il furto dei beni nella casa fu fatto in base alla “legge di montagna”.
La spoliazione dei beni fu eseguita senza riguardo verso la moglie di GioBatta e dei suoi due piccoli figli, Saverio di 8 anni e Deledda di 4, lasciati soli e senza la possibilità di sopravvivere.
Accade che il figlio maggiore di Gio Batta, Giuseppe Viglizzo, torna dal fronte dopo tre anni di assenza e apprende della morte del padre e della sorella, trova la casa svaligiata e la madre in stato di grave prostrazione con i due bimbi, Saverio e Deledda, denutriti e indeboliti.
Giuseppe nel 1946, a fronte di tutto ciò, presenta una denuncia alla Procura della Repubblica di Savona e chiede giustizia. Le indagini dei Carabinieri di Millesimo, non portano a nulla, tranne che a informazioni parziali e incomplete, solo nomi di battesimo o soprannomi : Antonio sarebbe il comandante della 6° Brigata, Enrico sarebbe il commissario Politico mentre il capo del distaccamento sarebbe un certo Elia, in seguito diventato comandante della polizia stradale di Savona.
Informazioni più complete sul “processo” a cui furono sottoposti i due Viglizzo, sono nell'archivio dell'ufficio stralcio della brigata partigiana che, guarda caso, andarono distrutti durante un rastrellamento dei nazi fascisti, che strano ? Questo era quello che i valorosi partigiani facevano nei confronti della gente indifesa.






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