venerdì, giugno 28, 2019

La famiglia Vissani e Rina Petrucci


Anche in Umbria le bande di “patrioti” combinarono delle atrocità sui civili indifesi, in particolare sulle donne, una preda particolarmente ambita.
Nella provincia di Terni operava una brigata denominata “Gramsci”, non si tratta di fatti ignoti, solo semplicemente poco conosciuti alla stragrande maggioranza di Italiani, come d'altra parte tutte le porcate compiute dai liberatori con la stella rossa, che poi non erano sicuramente migliori di quelli che dicevano di combattere, anzi la disciplina presente all'interno di un esercito regolare come quello Tedesco o Repubblicano era caratteristica scarsamente sconosciuta presso questi “patrioti”.
Il fatto accade a Polino, un piccolo borgo di duecento anime in Valnerina, Terni, sull'appennino Umbro Marchigiano , il 24 aprile del 1944, una banda di “patrioti” irrompe armi alla mano in un questo paesello completamente indifeso, alcuni di questi molto probabilmente sono Slavi, precedentemente inquadrati nell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, evasi dal carcere di Spoleto, veri criminali come solo sanno essere gli Slavi incancreniti dall'odio atavico per gli Italiani.
Le case sono rastrellate da questi partigiani che requisiscono tutti i viveri togliendoli ai paesani. Chi guida la banda è un certo “Bobò”, in particolare questi soggetti entrano nella abitazione dei coniugi Vissani, il marito Roberto di anni 21, impiegato, viene selvaggiamente pestato, mentre la giovane moglie Erinna , maestra elementare di anni 24 , trascinata in camera da letto sarà stuprata a turno dai componenti la banda.
Quindi la coppia è sequestrata e deve seguire sotto la minaccia delle armi, sino a maggio inoltrato, la banda di partigiani su è giù per i vari accantonamenti della brigata, assieme a loro è stata rapita la postina del paese, Rina Petrucci, solo ed unicamente in quanto fidanzata di un ufficiale paracadutista del Reggimento Folgore della RSI. Bastava amare per perdere la vita per mano di queste belve.
Rina è una giovane molto coraggiosa e non si spaventa facilmente.
Nel giorni successivi la ragazza, indicata dai suoi sequestratori come spia, viene picchiata, e lungamente seviziata, nonostante il trattamento feroce a cui è sottoposta, la ragazza mantenne un atteggiamento fermo e sprezzante verso la banda di criminali che alla fine la portano, in località Salto del cieco, tra Norcia, Cascia, qui le esplosero il classico colpo alla nuca che tuttavia non è risolutore costringendo i boia a sparare altre pallottole. La povera ragazza fu abbandonata sotto un leggero strato di terra in luogo ignoto.
I coniugi Vissani terribilmente provati da quello che avevano subito, riuscirono a fuggire dai loro carcerieri solo nel corso di un rastrellamento da parte della GNR che mise in fuga la banda partigiana. Roberto nel corso di una denuncia alla autorità giudiziaria narrò tutte le infamie che la moglie ed egli stesso avevano subito e anche della morte povera postina .
Indicativo nella denuncia il commento che Roberto Vissani ebbe a fare nei confronti dei partigiani che lo avevano sequestrato : “ascoltando i loro discorsi, improntati alla ferocia, mi sono accorto che da costoro, non c'è da aspettarsi che atti di banditismo feroce”


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