domenica, maggio 03, 2020

Il sequestro dell'Ing. Idalgo Macchiarini


Questo scatto ritrae l'ingegnere della Sit Siemens Idalgo Macchiarini, una persona per bene , rapito il 3 marzo del 72, il sequestro di Macchiarini fu il primo di una lunga serie, durò appena venti minuti e si concluse con la foto umiliante di rito, in questo caso senza la soppressione del rapito. Macchiarini fu rapito alle 19 nei pressi di casa sua a Milano che stava raggiungendo a piedi, alla fine del turno lavorativo alla Sit Siemens.
Per le Bierre l'ingegnere era un neofascista in camicia bianca, quindi una camicia nera dei tempi attuali , fu sottoposto ad un interrogatorio all'interno di un anonimo furgoncino Fiat e dopo lo scatto fotografico fu lasciato andare anche se ancora legato a polsi e caviglie, in quartiere popolare.
Le pistole puntate contro la guancia del sequestrato , che si vedono chiaramente nella foto, furono consegnate ai Brigatisti rossi dagli ex partigiani, quelle armi , vecchie di decenni ma sempre efficienti, nel periodo insurrezionale avevano già ucciso e ora impugnate dai brigatisti rossi continuavano ad uccidere gente innocente, era in buona sostanza un passaggio di testimone tra i partigiani comunisti, troppo vecchi, e i giovani brigatisti.
Uno dei brigatisti che partecipò in prima persona al sequestro e allo scatto fotografico, Franceschini, dedicò questo scatto al partigiano comunista che gli aveva consegnato le due pistole e volle sperare che avesse riconosciuto le due armi, fra cui una Browning.
Quindi per ammissione di questo brigatista i passaggi di armi, tra ex partigiani comunisti e brigatisti rossi, avvenivano alla fine degli anni 60, nelle osterie e nelle case del popolo, dove tra un gotto e l'altro, i vecchi comunisti, reduci dal periodo insurrezionale, con sulla coscienza decine di omicidi politici, regalavano anche consigli strategici a questi giovani pronti all'azione, Franceschini, Gallinari, Casaletti e altri tutti di Reggio Emilia.
Le armi consegnate dovevano continuare a sparare per completare una rivoluzione “interrotta”, la discendenza e la continuità storica sono evidenti, secondo questi anziani soggetti deliranti ma per raggiunti limiti di età, la resistenza non si era conclusa con la sconfitta dei nazi fascisti per cui era di vitale importanza continuare la lotta armata per prendere il potere e portare il socialismo anche in Italia.
Per i vecchi partigiani comunisti era stata una rivoluzione tradita, molti di loro per sfuggire a dei processi imbarazzanti per decine di crimini, dovettero espatriare in Cecolosvacchia, a Praga, lontano da casa , e quindi quando finalmente tornarono in Italia coperti dall'amnistia erano pieni di rancore che tuttavia non potevano sfogare, si riciclarono quindi in questi giovani brigatisti deliranti ne più e ne meno come loro, e pronti ad entrare nella clandestinità. I vecchi furono cattivi maestri di violenza dei giovani ma entrambi erano orientati in modo naturale allo spargimento di sangue.
I personaggi che gli ex partigiani comunisti ammiravano erano Secchia e Scoccimarro , uomini dal loro punto di vista molto concreto emtre non tutte le simpatie andavano a Togliatti che consideravano troppo politico e dialogante con la DC.




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