sabato, maggio 02, 2020

L'arresto di Rebus, per il duplice omicidio di Buttigliera D'Asti


Quella mattina, Maggiorino Genero, l'ex partigiano Rebus, stava alzando tranquillamente le serrande del suo negozio a Moncalieri, Torino, erano le sette del 3 aprile 1955, quando ritornò bruscamente alla realtà quando si trovò davanti due carabinieri che dopo avergli notificato un decreto di condanna definitiva, gli misero i ferri ai polsi e lo portarono alle Nuove.
Chi era Maggiorino Genero, nome di battaglia rebus, era un ex partigiano che operava con la sua banda a Buttigliera D'Asti, e si rese protagonista di uno delle più feroci gesti di violenza in quella zona, assieme ai suoi gregari, Francesco Olivieri, Felice Andriano e Antonio Gallo irruppero nella canonica di Buttigliera, nella notte del 2 aprile 1945, picchiarono con inaudita violenza Don Luigi Solaro e la perpetua Francesca Borelli vedova Monnet, dopo averli pestati li uccisero senza pietà e poi come di consueto si dedicarono a svaligiare la canonica, rubarono oro e argenti per un valore di ben 4 milioni di lire.
Dalla fase istruttoria emerse che il povero prete immobilizzato su una sedia da una paralisi , mentre veniva pestato a sangue dai tre criminali implorasse pietà, stessa cosa fece la povera signora Borelli, ma non ci fu nessuna misericordia anzi solo odio e livore.
La strage bestiale sollevò nella zona una profonda indignazione e il CLN locale convocò i tre partigiani e loro naturalmente giustificarono il duplice omicidio, con la solita motivazione, di aver “giustiziato” due persone ostili al movimento partigiano e soprattutto spie fasciste. Tuttavia , tanto per evitarsi dei problemi con la polizia alleata i tre si resero irreperibili , nel frattempo fu istruito un regolare procedimento penale nei loro confronti e vennero posti in stato di fermo, il Gallo che era latitante a Cairo Montenotte, forse vinto dal rimorso per quello che avevano fatto, si tolse alla vita dopo aver scritto una lettera alla moglie in cui esprimeva pentimento anche se tardivo.
Nel dicembre del 49 fu celebrato il primo processo presso la Corte di Assise di Venezia che si concluse con la condanna di Genero, Rebus, a 24 anni di reclusione per omicidio continua ed aggravato, furto ed estorsione, i giudici gli accordarono le attenuanti generiche e le ritennero prevalenti sulle aggravanti.
Assolsero gli altri due imputati, Olivieri, Andriano e Pertusio ritenendoli non punibili per aver eseguito degli ordini. Rebus impugnò la sentenza e il processo di appello si svolse sempre a Venezia nel novembre del 1952, nel corso del processo Genero affermò addirittura di non aver avuto il cuore di sopprimere le due “spie fasciste” e di aver dato incarico ai suoi gregari di farlo, nel frattempo sopravvenne amnistia e il dubplice omicidio fu rubricato come atto di guerra pertanto gli imputati furono scarcerati.
Questa volta fu il P.M. Ad impugnare la sentenza affermando che il movente politico del delitto era stato solo un pretesto per mascherare gli omicidi e la rapina. La Cassazione accolse il ricorso ed assegnò un terzo processo alla alla Corte di Assise di Milano che nel marzo del 1954, confermò la condanna a 24 anni di reclusione, inflitta nel primo giudizio. Ma la sentenza non venne eseguita perchè Genero impugnò anche questa sentenza rimanendo in libertà.
Il partigiano pluriomicida pensava oramai di non dover più scontare la sua pena, nonostante le condanne e e si diede da fare per trovarsi una occupazione aprendo un negozio , per mettere su casa e si sposò, ebbe anche un figlio che chiamò Roberto.
Genero viveva tranquillo e contento nonostante avesse le mani sporche di sangue innocente, intanto la Suprema Corte di Cassazione aveva respinto il suo ricorso e la sentenza diventava definitiva e la relativa comunicazione venne inviata ai Carabinieri di Moncalieri che sul presto si recarono in Via Genova, dove egli aveva aperto una piccola attività e lo aspettarono, alle 7 il Genero arrivò e cominciò a tirare su le serrande , quasi subito si sentì mettere una mano sulla sulla spalla, si voltò, vide i due carabinieri e comprese.

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