lunedì, gennaio 07, 2008
FOIBE E CRIMINI DEL COMUNISMO, DI CUI BISOGNA SEMPRE DIFFIDARE; NON CAMBIANO MAI, LA SORIA INSEGNA
"Resistenza": Foibe
Le «foibe», cioè le fosse, le numerose profonde cavità naturali carsiche di cui è disseminata la regione dell'estremo nord-est italiano. Con questo stesso termine intendiamo indicare una tragedia grande e ignorata nella quale piombarono le popolazioni italiane del confine orientale vittime del terrore comunista.
Foibe: c'è ancora chi le nega. E chi le rivendica
tratto da: L'Indipendente, 14 febbraio 2006.
Non è una manifestazione d'odio ideologico isolata la vignetta sulle foibe apparsa sul sito dei giovani comunisti italiani. Dove qualche giorno fa, in contemporanea alla giornata della memoria, appariva sulla pagina on line del Pdci una serie di immagini dove veniva raffigurata l'azione di uno scarpone che schiacciava nelle buche carsiche le immagini di Hitler e Mussolini. Accanto al disegno, come didascalia, si poteva leggere: «Nelle foibe solo fascisti e spie! I nostri ricordi li riserviamo alle loro vittime».
A dimostrazione che i giovani comunisti del Pdci non son solo gente plumbea, ma anche ignorante. Visto che è noto che nelle cavità carsiche finirono non solo fascisti ma anche molti italiani non fascisti, antifascisti, partigiani, ebrei, donne e bambini. Semplicemente perché italiani.
Sarà anche per questo che il leader del Pdci, Oliviero Diliberto - uomo di buone letture e di solida cultura - dopo un paio di giorni di imbarazzato silenzio, pur con molti ma e però, ieri si è deciso a prendere parzialmente le distanze dall'intemerata dei giovani del suo partito, apostrofando la loro iniziativa come un'idiozia. «E' sicuramente una vignetta sbagliata» - ha detto Diliberto al Corriere della Sera - «Il nostro partito è in prima fila, praticamente da solo, nella battaglia contro il revisionismo storico [...] Tutto ciò però non ha nulla a che fare con atteggiamenti idioti, superficiali e profondamente e politicamente sbagliati che omettono di rendere omaggio alle vittime innocenti della guerra e delle sue tragedie. La mia condanna sulla vignetta è totale».
Ma si diceva che quella dei giovani comunisti del Pdci è solo la manifestazione più visibile e più rozza del livore che permane verso la causa e la vicenda umana delle genti d'Istria e Dalmazia. Basta farsi un giro su Indymedia, il sito che funziona da cervello collettivo di tutta la galassia disobbediente e no global, per imbattersi in maramaldeggiamenti su foibe e infoibati. In una pagina del sito infatti campeggia una grande foto del maresciallo Tito corredata dalla nota: «Un eroe del nostro tempo, un grande combattente per la libertà, per la verità e per i diritti umani».
Nell'abbozzata biografia del dittatore jugoslavo invece a proposito delle foibe si legge: «Finita la guerra Tito si appropria dell'Istria italiana. Una vicenda dolorosa, quella della spartizione della penisola, con migliaia di profughi che devono lasciare le loro case, mentre quelli che restano sono vittime di sanguinose faide ("foibe")». Dove le foibe sembrano un accidente della storia e non l'esito tragico dell'ordine criminale dato dallo stesso Tito ai suoi soldati di spazzare via gli italiani in un'operazione di pulizia etnica di inaudita ferocia. Operazione che miete evidentemente consensi tra i frequentatori di Indymedia. Sotto la vignetta comparsa sul sito del Pdci infatti, si leggono commenti come questi: «10-100-1000 foibe. Perché provare pietà per dei morti fascisti?», scrive uno che si firma Ska e precisa di «non essere uno stalinista ma un no global».
Mentre a chi ricorda che nelle foibe furono trovati anche dei bambini e chiede polemicamente ai suoi interlocutori del forum di Indymedia se fossero "spie fasciste" pure loro, un certo Antifa risponde: «Lo sarebbero diventati da adulti. L'antifascismo militante è saggio e lungimirante». Se poi dal rivendicazionismo si passa al negazionismo ci si ritrova nelle farneticazioni dei marxisti leninisti italiani. La loro tesi è che nel settembre 1943 non 15 mila come furono ma «circa 500 fascisti italiani, slavi collaborazionisti e soldati tedeschi furono giudicati colpevoli di crimini contro la popolazione locale, passati per le armi dai partigiani slavi e italiani e i loro corpi infoibati».
Fenomeni isolati? Non proprio, se si pensa che lo scorso 10 febbraio si sono dovuti registrare a Palermo e Milano i rifiuti di alcuni presidi delle scuole superiori di far commemorare le vittime delle foibe.
E che contestazioni di sedicenti presidi antifascisti si sono tenute in tutta Italia contro la giornata della memoria.
Infoibamenti
tratto da: Federica SAINI FASANOTTI, La gioia violata. Crimini contro gli italiani 1940-1946, Ares, Milano 2006, p. 140.152-154
L'uso delle foibe come luogo nascosto in cui furono fatti sparire dai partigiani titini centinaia di cadaveri o persone ancora in vita, ritenute o solamente sospettate di essere oppositori al nuovo corso politico della Iugoslavia è ormai noto e ben documentato. Vengono riportate in questa sede nuove testimonianze tratte dagli archivi militari e fino ad oggi inedite, come la pubblicazione a stampa «Trattamento degli italiani da parte jugoslava dopo l'8 settembre 1943» compilata dal Gruppo Ricerche del Servizio Informazioni Militare nell'immediato dopoguerra. [...]
Il numero delle foibe utilizzate allora rimane tutt'oggi imprecisato, ma alcune di esse sono tristemente passate alla storia, come ad esempio la foiba di Vines, detta anche "dei colombi". Tra il 6 e il 25 ottobre 1943 dalle sue viscere furono estratti 84 cadaveri di militari e civili italiani, situati a una profondità di 66 e 146 metri. Tutte le salme presentavano i polsi fissati con del filo di ferro del diametro di circa due millimetri, stretto fino a spezzare il polso. Molti cadaveri erano legati in coppia ai due avambracci, soltanto uno, solitamente, presentava segni di colpi d'arma da fuoco, il che fa supporre che la vittima si trascinasse dietro il compagno vivo.
Nella relazione di un tenente di vascello, si legge che a Basovizza (1), a circa 350 metri dal paese, anni prima era stato scavato un pozzo, detto "della miniera" da una società in cerca di carbone; esso era un buco verticale profondo 249 metri, la cui apertura ne misurava 36. Dal 3 al 7 maggio 1945 il pozzo fu utilizzato per uccidere prigionieri o celare cadaveri. Quando si scavò, poco tempo dopo, le salme recuperate furono 600, fra cui anche quelle di 23 neozelandesi in divisa. Testimoni oculari raccontarono di gruppi compatti, che andavano dalle cento alle cinquecento persone, precipitati nella voragine. A testimonianza di un lugubre rituale si presentava, spesso, ai gruppi di ricerca, la carogna di un cane nero: la leggenda vuole che le anime dei morti insepolti vaghino di notte, se incustodite, anelando a sepoltura; mentre la presenza del cane nero libera gli assassini della grave colpa commessa.
Il 28 marzo del 1946 il quotidiano "Grido dell'Istria" denunciò in prima pagina Tito come criminale di guerra, in virtù delle atrocità e delle infrazioni commesse contro le norme codificate nella IV Convenzione dell'Aja, nel 1907 (2). Denunce analoghe si erano già levate, attraverso la stampa locale, negli anni precedenti: nell'ottobre 1943 "Il Piccolo" di Trieste intitolava un articolo su quelle tragiche giornate in Istria: "La corriera della morte". In esso si parlava dei partigiani come di rappresentanti dell'anarchia, del loro governo come di un'occupazione brigantesca che aveva portato alla disorganizzazione, soprattutto nel campo dell'alimentazione; oltre a ciò vennero denunciati i casi di detenzioni di innocenti e di numerose fucilazioni. Ma perché la "corriera della morte"? Essa servì a portare via da Pisino gli italiani provenienti da Parenzo, dei quali si erano perse sul momento le tracce, ma che poi vennero ritrovati nelle foibe (3).
Il "Corriere Istriano" il 19 ottobre 1943 dedicava un'intera pagina al «modus agendi» dei partigiani al momento di gettare gli italiani dentro le voragini carsiche: "[...] Sui sassi intorno all'orifizio della foiba che si trova in una località isolata, contraddistinto dalla macchia carsica tutta doline e rilievi, si scorgevano tracce di sangue e bossoli vuoti di fucile e di pistola. Lungo una specie di piano inclinato che porta all'orlo del precipizio, nel fango rossastro vi erano delle impronte, come di corpi inerti che fossero scivolati lungo il declivio. Non poteva esservi alcun dubbio anche perché l'atroce odore dei corpi in decomposizione ammorbava l'aria" (4).
L'articolo continuava descrivendo le operazioni di recupero dei cadaveri dalle fosse comuni, come ad esempio da quella della foiba di Vines: "Con l'ausilio di tecnici minerari che prepararono l'impalcatura, e dei vigili del fuoco del corpo di Pola che si calarono animosamente nella voragine, si poterono recuperare l'altro giorno due salme giacenti su una specie di gradino a circa settanta metri di profondità, mentre altre risultano trovarsi molto più in basso. L'estrazione dei cadaveri è stata quanto mai laboriosa. [...] I due disgraziati avevano le mani legate con del filo di ferro, i cui due capi erano stati attorcigliati e stretti con le pinze in modo da segare la pelle dei polsi. Presentavano ferite d'arma da fuoco ai due lati del torace" (5).
"Il Piccolo" definiva i massacratori di Vines peggiori di quelli di Katyn in Russia (6), per proseguire poi con le macabre descrizioni delle riesumazioni dei giorni successivi (7), anche attraverso i racconti dei pochi sopravvissuti (8). Le notizie del ritrovamento di nuove fosse comuni continuarono fino alla fine dell'anno, documentate non solo dalla stampa locale, ma anche da quella nazionale, come la "Nuova stampa" di Torino, dall' "Italia Nuova" e da "Il Momento" di Roma che denunciava, attraverso una velina ANSA, la volontà del governo iugoslavo di far sparire ogni traccia delle stragi avvenute (9). Il "Giornale d'Italia" di Roma continuò per tutto il 1946 a parlare dei fatti istriani, non tralasciando truci descrizioni: "[...] nessuno poteva risalire dall'abisso senza l'aiuto dei carnefici che li avevano buttati nella voragine oscura, dopo averli spogliati degli abiti e delle scarpe, ancora utilizzabili, e dopo avere bruciato ai margini della fossa tutti i documenti di riconoscimento" (10).
La quantificazione del fenomeno degli infoibamenti non è tuttora giunta a dati definitivi. Stime recenti danno una cifra di circa diecimila persone eliminate nelle foibe o nei campi di concentramento (11).
1) AUSSME, foglio n. 14662/C5 in data 6 maggio 1946, Relazione sommaria sui delitti commessi dagli slavo comunisti in Venezia Giulia, doc. 39, p.27.
2) "Grido dell'Istria", 28 marzo 1946, prima pagina.
3) "Il Piccolo", 15 ottobre 1943.
4) "Corriere Istriano", 19 ottobre 1943.
5) Ibid.
6) "Il Piccolo", 23 ottobre 1943.
7) "Il Piccolo", 26 ottobre 1943.
8) "Il Piccolo", 4 novembre 1943.
9) "Il Momento", 12 febbraio 1946.
10) "Giornale d'Italia", 11 aprile 1946.
11) G. OLIVA, "La resa dei conti", A. Mondadori Editore, Milano 1999, p. 178.
Mappa delle foibe
tratto da: www.lefoibe.it
Foiba di Basovizza e Monrupino (Trieste) - Oggi monumenti nazionali. Diverse centinaia sono gli infoibati in esse precipitati.
Foiba di Scadaicina - Sulla strada di Fiume.
Foiba di Podubbo - Non è stato possibile, per difficoltà, il recupero. Il Piccolo del 5.12.1945 riferisce che coloro che si sono calati nella profondità di 190 metri, hanno individuato cinque corpi - tra cui quello di una donna completamente nuda - non identificabili a causa della decomposizione.
Foiba di Drenchia - Secondo Diego De Castro vi sarebbero cadaveri di donne, ragazze e partigiani dell'Osoppo.
Abisso di Semich - "...Un'ispezione del 1944 accertò che i partigiani di Tito, nel settembre precedente, avevano precipitato nell'abisso di Semich (presso Lanischie), profondo 190 metri, un centinaio di sventurati: soldati italiani e civili, uomini e donne, quasi tutti prima seviziati e ancor vivi. Impossibile sapere il numero di quelli che furono gettati a guerra finita, durante l'orrendo 1945 e dopo. Questa è stata fina delle tante Foibe carsiche trovate adatte, con approvazione dei superiori, dai cosiddetti tribunali popolari, per consumare varie nefandezze. La Foiba ingoiò indistintamente chiunque avesse sentimenti italiani, avesse sostenuto cariche o fosse semplicemente oggetto di sospetti e di rancori. Per giorni e giorni la gente aveva sentito urla strazianti provenire dall'abisso, le grida dei rimasti in vita, sia perché trattenuti dagli spuntoni di roccia, sia perché resi folli dalla disperazione. Prolungavano l'atroce agonia con sollievo dell'acqua stillante. Il prato conservò per mesi le impronte degli autocarri arrivati qua, grevi del loro carico umano, imbarcato senza ritorno..." (Testimonianza di Mons. Parentin - da La Voce Giuliana del 16.12.1980).
Foibe di Opicina, di Campagna e di Corgnale - "Vennero infoibate circa duecento persone e tra queste figurano una donna ed un bambino, rei di essere moglie e figlio di un carabiniere ..."(G. Holzer 1946).
Foibe di Sesana e Orle - Nel 1946 sono stati recuperati corpi infoibati.
Foiba di Casserova - Sulla strada di Fiume, tra Obrovo e Golazzo. Ci sono stati precipitati tedeschi, uomini e donne italiani, sloveni, molti ancora vivi, poi, dopo aver gettato benzina e bombe a mano, l'imboccatura veniva fatta saltare. Difficilissimi i recuperi.
Abisso di Semez - Il 7 maggio 1944 vengono individuati resti umani corrispondenti a ottanta - cento persone. Nel 1945 fu ancora "usato".
Foiba di Gropada - Sono recuperate cinque salme. " Il 12 maggio 1945 furono fatte precipitare nel bosco di Gropada trentaquattro persone, previa svestizione e colpo di rivoltella "alla nuca". Tra le ultime: Dora Ciok, Rodolfo Zuliani, Alberto Marega, Angelo Bisazzi, Luigi Zerial e Domenico Mari".
Foiba di Vifia Orizi - Nel mese di maggio del 1945, gli abitanti del circondario videro lunghe file di prigionieri, alcuni dei quali recitavano il Padre Nostro, scortati da partigiani armati di mitra, essere condotte verso la voragine. Le testimonianze sono concordi nell'indicare in circa duecento i prigionieri eliminati.
Foiba di Cernovizza (Pisino) - Secondo voci degli abitanti del circondario le vittime sarebbero un centinaio. L'imboccatura della Foiba, nell'autunno del 1945, è stata fatta franare.
Foiba di Obrovo (Fiume) - E' luogo di sepoltura di tanti fiumani, deportati senza ritorno.
Foiba di Raspo - Usata come luogo di genocidio di italiani sia nel 1943 che nel 1945. Imprecisato il numero delle vittime.
Foiba di Brestovizza - Così narra la vicenda di una infoibata il "Giornale di Trieste" in data 14.08.1947. "Gli assassini l'avevano brutalmente malmenata, spezzandole le braccia prima di scaraventarla viva nella Foiba. Per tre giorni, dicono i contadini, si sono sentite le urla della misera che giaceva ferita, in preda al terrore, sul fondo della grotta."
Foiba di Zavni (Foresta di Tarnova) - Luogo di martirio dei carabinieri di Gorizia e di altre centinaia di sloveni oppositori del regime di Tito.
Foiba di Gargaro o Podgomila (Gorizia) - Vi furono gettate circa ottanta persone.
Capodistria - Le Foibe - Dichiarazioni rese da Leander Cunja, responsabile della Commissione di indagine sulle Foibe del capodistriano, nominata dal Consiglio esecutivo dell'Assemblea comunale di Capodistria: "Nel capodistriano vi sono centosedici cavità, delle ottantuno cavità con entrata verticale abbiamo verificato che diciannove contenevano resti umani. Da dieci cavità sono stati tratti cinquantacinque corpi umani che sono stati inviati all'Istituto di medicina legale di Lubiana. Nella zona si dice che sono finiti in Foiba, provenienti dalla zona di S. Servolo, circa centoventi persone di etnia italiana e slovena, tra cui il parroco di S. Servolo, Placido Sansi. I civili infoibati provenivano dalla terra di S. Dorligo della Valle. I capodistriani, infatti, venivano condotti, per essere deportati ed uccisi, nell'interno, verso Pinguente. Le Foibe del capodistriano sono state usate nel dopoguerra come discariche di varie industrie, tra le quali un salumificio della zona"
Foiba di Vines - Recuperate dal Maresciallo Harzarich dal 16.10.1943 al 25.10.1943 cinquantuno salme riconosciute. In questa Foiba, sul cui fondo scorre dell'acqua, gli assassinati dopo essere stati torturati, finirono precipitati con una pietra legata con un filo di ferro alle mani. Furono poi lanciate delle bombe a mano nell'interno. Unico superstite, Giovanni Radeticchio, ha raccontato il fatto.
Cava di Bauxite di Gallignana - Recuperate dal 31 novembre 1943 all'8 dicembre 1943 ventitré salme di cui sei riconosciute. Don Angelo Tarticchio nato nel 1907 a Gallesano d'Istria, parroco di Villa di Rovigno. Il 16 settembre 1943 - aveva trentasei anni - fu arrestato dai partigiani comunisti, malmenato ed ingiuriato insieme ad altri trenta dei suoi parrocchiani, e, dopo orribili sevizie, fu buttato nella foiba di Gallignana. Quando fu riesumato lo trovarono completamente nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa, i genitali tagliati e messi in bocca.
Foiba di Terli - Recuperate nel novembre del 1943 ventiquattro salme, riconosciute.
Foiba di Treghelizza - Recuperate nel novembre del 1943 due salme, riconosciute.
Foiba di Pucicchi - Recuperate nel novembre del 1943 undici salme di cui quattro riconosciute.
Foiba di Surani - Recuperate nel novembre del 1943 ventisei salme di cui ventuno riconosciute.
Foiba di Cregli - Recuperate nel dicembre del 1943 otto salme, riconosciute.
Foiba di Cernizza - Recuperate nel dicembre del 1943 due salme, riconosciute.
Foiba di Vescovado - Scoperte sei salme di cui una identificata.
Altre foibe da cui non fu possibile eseguire recupero nel periodo 1943 - 1945: Semi - Jurani - Gimino - Barbana - Abisso Bertarelli - Rozzo - Iadruichi.
Foiba di Cocevie a 70 chilometri a sud-ovest da Lubiana.
Foiba di San Salvaro.
Foiba Bertarelli (Pinguente) - Qui gli abitanti vedevano ogni sera passare colonne di prigionieri ma non ne vedevano mai il ritorno.
Foiba di Gropada.
Foiba di San Lorenzo di Basovizza.
Foiba di Odolina - Vicino Bacia, stilla strada per Matteria, nel fondo dei Marenzi.
Foiba di Beca - Nei pressi di Cosina.
Foibe di Castelnuovo d'Istria - "Sono state poi riadoperate - continua il rapporto del Cln - le foibe istriane, già usate nell'ottobre del 1943".
Cava di bauxite di Lindaro.
Foiba di Sepec (Rozzo).
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le vittime delle foibe le hanno fatte i fascisti studia la storia. la prossima volta tocca a voi
RispondiEliminaecco la conferma che i comunisti non cambiano mai, odiano sempre, vivono di rancori, capiscono solo il linguaggio della violenza e quindi vanno "trattati" con cautela come si fa con i serpenti.
RispondiEliminal'anonimo che ha scritto il primo commento deve finire bruciato vivo assieme ai suoi figli
RispondiEliminasenza parole
RispondiEliminaVi state ponendo male rispetto alla strage,l'eccidio non è altro che frutto di un tracollo socio-culturale già evidenziato all'inizio del 900' dai poeti decadenti.
RispondiEliminaInoltre non si può definire comunista uno che dice di esserlo lo si è soltanto quando si rispettano le idee,fatto sta che i veri comunisti ripudiano la guerra gratuita,ciò si può dimostrare dal fatto che erano i neutralisti della grande guerra
Comunque le porcate le hanno fatte tutti,sia a destra che a sinistra...
RispondiEliminaQuando si parla di crimini nazisti per i comunisti va bene.
RispondiEliminaQuando si parla di crimini fascisti per i comunisti va bene.
QUANDIO SI PARLA DI CRIMINI COMUNISTI allora si dice subito che tutti li hanno fatti!
I COMUNISTI NON SI POSSONO TOCCARE?
Per fortuna i lettori non sono tutti ignoranti come pensano i comunisti, ma si documentano e capiscono che quando si parla di crimini comunisti ancora oggi non c'è onestà e danno sempre la colpa all'altro come hanno fatto, per esempio con il genocidio programmato delle Foibe ed il massacro di tutti gli Ufficiali polacchi nella fossa di Katyn.