lunedì, maggio 12, 2008

L'ECCIDIO DI PORZUS: PARTIGIANI ROSSI CONTRO PARTIGIANI LIBERI


Il 7 febbraio 1945 un gruppo di partigiani comunisti appartenenti ai GAP di una delle Brigate Garibaldi, capeggiati da Mario Toffanin (Giacca), raggiunse il comando della Gruppo delle Brigate Est della Divisione partigiana Osoppo, situato presso le malghe di Porzûs, comune di Faedis, Friuli orientale, con l'obiettivo di arrestarne e fucilare i membri.
L'accusa di Giacca nei confronti della Osoppo era quella di osteggiare la politica di collaborazione con i partigiani iugoslavi capeggiati da Josip Broz Tito, la non redistribuzione agli altri gruppi partigiani delle armi che venivano passate alla Osoppo dagli angloamericani e, soprattutto, di trattare con tedeschi e fascisti della Decima Mas per impedire l'annessione del Friuli della Venezia Giulia e dell'Istria alla Jugoslavia.
Secondo le direttive del Comando generale del Corpo volontari della libertà del Nord Italia, emanate nell'ottobre 1944, ogni tentativo di trattativa con i nazifascisti era da considerare come tradimento e quindi, essendo in tempo di guerra, da punire con la condanna a morte per fucilazione. Nessuno dei supposti contatti della Osoppo con i fascisti e la Decima Mas di Borghese si sarebbe comunque concluso con un accordo.
La Brigata Osoppo aveva dato rifugio a Elda Turchetti, una giovane donna che Radio Londra aveva indicato più volte come spia per i nazisti, dopo che alcuni informatori inglesi avevano avuto segnalazioni su una sua presunta amicizia con soldati tedeschi. Dopo alcuni mesi di custodia presso i partigiani della Osoppo era stata ritenuta innocente da un processo effettuato dagli stessi l'1 febbraio del 1945. Il rifugio dato a Elda Turchetti fu il casus belli che giustificò l'azione degli uomini di Mario Toffanin.
Il comandante della Gruppo delle Brigate Est della Divisione partigiana Osoppo, era Francesco De Gregori detto "Bolla", zio del cantautore romano Francesco De Gregori, che venne subito ucciso insieme al commissario politico del Partito d'Azione Gastone Valente (detto "Enea") e ad un giovane, Giovanni Comin (detto "Gruaro", che si trovava in zona perché voleva arruolarsi nella brigata). Altri sedici partigiani furono imprigionati e fucilati nei giorni successivi dopo processi sommari: tra questi Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. Ne vennero assolti soltanto due che passarono poi nei GAP.


Dopo l'esecuzione Mario Toffanin e i suoi sottoposti, Aldo Plaino e Vittorio Iuri, stilarono una relazione indirizzata non agli organi della Resistenza, come ci si sarebbe aspettato vista l'accusa di tradimento e di aver trattato come le forze nazi-fasciste, ma solo alla Federazione comunista di Udine e al Comando del IX Corpus Sloveno, in cui sostenevano che l'esecuzione aveva avuto "pieno consenso della Federazione del partito" e in cui accusavano i partigiani della Osoppo di essere dei "figli di papà" i cui comandanti in punto di morte avrebbero inneggiato al fascismo.[1] Mentre invece avrebbero solo rinnegato la bandiera comunista.[citazione necessaria]
Il commissario politico delle brigate Garibaldi in Friuli, Mario Lizzero, appena venuto a sapere dell'eccidio, in un primo tempo propose la condanna a morte per Toffanin e i suoi uomini, ma questi successivamente verranno solo destituiti dalle loro posizioni di comando nei GAP. I dirigenti della federazione del PCI di Udine (Ostelio Modesti, segretario, e Alfio Tambosso, vice segretario), sosterranno che la responsabilità dell'azione era da imputarsi interamente a Toffanin, che non avrebbe interpretato correttamente gli ordini, anche se poi il PCI ne faciliterà il trasferimento in Jugoslavia. Una commissione d'inchiesta del CNL, presieduta dallo stesso Ostelio Modesti, e di cui facevano parte un rappresentante per la Osoppo e uno per la Garibaldi, non giunse a nessuna conclusione e il 25 aprile la questione passò in secondo piano.[1]
Il 23 giugno 1945 il Comando Divisioni Osoppo presentò una denuncia al Procuratore del Re di Udine e 6 anni dopo, nell'ottobre 1951, avrà il via il processo, presso la Corte d'Assise di Lucca. Nel 1954 vi è la sentenza, trentasei dei responsabili dell'eccidio, tra i quali il gappista Mario Toffanin "Giaca" furono processati e condannati a 777 anni complessivi di carcere: tra questi Toffanin, Plaino e Iuri furono condannati all'ergastolo e Ostelio Modesti, il segretario del PCI di Udine, venne condannato a trent'anni di carcere (ne sconterà poi nove). I condannati vennero poi liberati in seguito a varie amnistie, l'ultima delle quali avvenuta il 15 maggio 1973.[1]
Mario Toffanin, condannato in contumacia in quanto scappato nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, dopo l'ultima amnistia del 1975 non tornerà in Italia, dovendo ancora scontare altre pene per diversi reati non legati alla lotta di liberazione che non erano stati amnistiati, ma non vi tornerà neppure nel luglio del 1978, quando sarà graziato dal Presidente Sandro Pertini da poco insediatosi al Quirinale e morirà in Slovenia il 22 gennaio 1999. Toffanin negli anni successivi alla fuga si dichiarerà sempre certo del tradimento della Brigata Osoppo: ribadirà più volte la correttezza delle sue azioni e continuerà ad accusare gli uomini della Osoppo, tra le altre cose, di aver inglobato al proprio interno molti uomini appartenenti a gruppi fascisti, di aver collaborato attivamente con gli uomini della RSI e di aver spesso trattenuto le forniture di armi e attrezzature inglesi che secondo gli accordi spettavano alla Garibaldi.[1]
A De Gregori fu riconosciuta la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. [2]
Giovanni Padovan, detto "Vanni", commissario politico della divisione Garibaldi-Natisone, a proposito della strage dichiarerà:
« L'eccidio di Porzus e del Bosco Romagno, dove furono trucidati 20 partigiani osovani, è stato un crimine di guerra che esclude ogni giustificazione.
E la Corte d'Assise di Lucca ha fatto giustizia condannando gli autori di tale misfatto. Benché il mandante di tale eccidio sia stato il Comando sloveno del IX Korpus, gli esecutori, però, erano gappisti dipendenti anche militarmente dalla Federazione del Pci di Udine, i cui dirigenti si resero complici del barbaro misfatto e siccome i Gap erano formazioni garibaldine, quale dirigente comunista d'allora e ultimo membro vivente del Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli", assumo la responsabilità oggettiva a nome mio personale e di tutti coloro che concordano con questa posizione. E chiedo formalmente scusa e perdono agli eredi delle vittime del barbaro eccidio.Come affermò a suo tempo lo storico Marco Cesselli, questa dichiarazione l'avrebbe dovuta fare il Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli" quando era in corso il processo di Lucca. Purtroppo, la situazione politica da guerra fredda non lo rese possibile. »


7 commenti:

  1. Non conosce la storia. Non è preparato. Cose piu' grandi di lui

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  2. Non solo: copia da wikipedia unicamente le parole che gli piacciono, senza citare la fonte.
    In apertura, su Wikipedia, c'è scritto anche che si tratta di una vicenda controversa.
    Per il resto il testo è uguale.

    Non si fa così, dottor Nicolick.
    Sia più onesto.

    G. N.

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  3. La storia non si romanza ne si interoreta per sentito dire,
    Si STUDIA!

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  4. asino, impara a scrivere correttamente, invece di fare svarioni, altrimenti quando mi mandi gli sms, rischi di apparire piu' asino di quello che sei

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  5. trovo che questo film sia molto bene strutturato, perchè mi è piaciuto soprattutto quando nel film comparivano dei flashback, e anche gli attori sono stati molto bravi a recitare.
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  6. la storia si studia...ma su quali libri?
    Dov'è la verità?
    Quello che c'è scritto sui libri è la verità vera?
    Sempre?
    Ma nessuno se le pone mai certe domande?

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  7. Abbiamo vissuto 50 anni sotto la minaccia della violenza rossa è ora che la verità venga a galla alla faccia dei trinariciuti che cambiano nome ma restano sempre tali.

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