lunedì, giugno 30, 2008
MISERIA E CULTURA
domenica, giugno 29, 2008
SEMPRE LORO, I GLORIOSI PARTIGIANI COMUNISTI
“Italicus”
Nel tardo pomeriggio , le 18, del 2 dicembre 1944, sulla strada che porta a Mioglia, in localita’ Trutti, viene assassinato a colpi d’arma da fuoco il Parroco di Squaneto, Don Virgilio Icardi mentre torna da una sobria cena con amici.
Uno dei tanti omicidi compiuti in nome della cosidetta Liberazione.
Qualcuno afferma che gli assassini sarebbero tre partigiani garibaldini arrivati apposta da Savona.
Perche’ Don Icardi e’ stato ammazzato, da chi e soprattutto chi e cosa era il Parroco di Squaneto ( Spigno Monferrato) ?
Don Icardi, nasce nel 1908 a Cassinelle ( AL ), a 18 anni viene ordinato Sacerdote dalla Diocesi di Acqui Terme, inizia subito facendo il vice parroco a Bistagno, poi viene nominato parroco a Squaneto, un piccolissimo centro di circa 38 famiglie, tutte di agricoltori.
Don Icardi e’ un giovane e coraggioso prete di frontiera, deciso e pieno di spirito di iniziativa. Vive grazie al suo duro lavoro di taglialegna, senza farsi mantenere dai parrocchiani, molto piu’ poveri di lui.
Dopo l’otto settembre, la zona subisce l’occupazione nazista e i rastrellamenti , Don Icardi , idealista e vero patriota, freme a vedere l’occupazione nazista, inizia i contatti con la Resistenza, quella vera, e approccia le formazioni partigiane non comuniste, i Mauri, che operano nelle Langhe.
Forma egli stesso un gruppo, di circa cento elementi, che prende il nome di “italicus”, che e’ il suo stesso nome di battaglia.
Don Icardi e’ un Resistente anomalo, usa il termine Patriota, prende le distanze dalla “lotta di classe” che alcune formazioni garibaldine portano avanti nell’acquese, intrattiene rapporti di non belligeranza con il Generale Farina, della San Marco e grazie alla sua preziosa opera di mediazione salva ben 42 ostaggi dal boia nazista presso Malvicino. Ma tutto cio’ non salvera’ egli stesso dal piombo partigiano.
Per questo suo ruolo di fiero e etico Resistente non comunista, Don Icardi viene prima ammonito dal Vescovo di Acqui e poi addirittura sospesa a Divinis.
Perche’ Don Icardi, viene assassinato da tre partigiani giunti appositamente da Savona ??
Per una serie di motivi molto abbietti ma importanti per coloro che lo uccisero : era un capo partigiano di un reparto autonomo, non comunista, che quindi non obbediva alla logica perversa del commissario politico; Era stimato e ammirato dai suoi uomini, che gli ubbidivano ciecamente; aveva credibilita’ ed autorevolezza presso gli stessi suoi avversari, cosa che gli permise di fare scambi di prigionieri;
non permetteva le razzie dei partigiani sui civili del suo territorio; e cosa molto importante, custodiva, sulla cella campanaria, i beni ed i valori che i contadini del suo paese, gli avevano affidato in custodia, per evitare che i nazisti o i partigiani comunisti li sequestrassero. Erano in buone mani., le sue, quando era in vita. Subito dopo la sua uccisione, questi beni sparirono dal campanile.
Il suo corpo, verra’ trovato verso le 21, da un passante in bici, che correra’ ad avvisare la guardia comunale. Trasportato su una lettiga di legno, sara’ composto nella Cappella di San Lorenzo.
Il provvedimento di sospensione, vale sempre per il povero sacerdote, e il Vescovo di Acqui, molto zelantemente, vieta le esequie religiose, dopo essere stato assassinato deve subire anche questa ingiuria.
Italicus, sara’ seppellito nel Cimitero Militare di Altare. E solo nel 2006, finalmente, la sua salma puo’ ricevere una messa e la conseguente riabilitazione.
Ovviamente, i tre assassini erano noti e conosciuti, ma non dovettero subire alcuna pena, anche se avevano spento una nobile vita…
sabato, giugno 28, 2008
venerdì, giugno 27, 2008
CARENZA DI ACQUA AI GIARDINI PUBBLICI
Roberto Nicolick
mercoledì, giugno 25, 2008
NORMA COSSETTO







martedì, giugno 24, 2008
UN LIBRO DA COMPRARE E DA LEGGERE

di Stéphane Courtois
Parte prima
UNO STATO CONTRO IL SUO POPOLO
Violenze, repressioni, terrori
nell'Unione Sovietica
di Nicolas Werth
37 I Paradossi e malintesi dell'Ottobre
51 II Il «braccio armato della dittatura
del proletariato»
67 III Il Terrore rosso
76 IV La «sporca guerra»
101 V Da Tambov alla grande carestia
122 VI Dalla tregua alla «grande svolta»
136 VII Collettivizzazione forzata e
dekulakizzazione
147 VIII La grande carestia
157 IX «Elementi estranei alla società» e
cicli di repressione
172 X Il Grande terrore (1936-1938)
189 XI L'impero dei campi
202 XII L'altra faccia della vittoria
218 XIII Apogeo e crisi del gulag
228 XIV L'ultimo complotto
235 XV L'uscita dallo stalinismo
246 In conclusione
Parte seconda
RIVOLUZIONE MONDIALE, GUERRA CIVILE
E TERRORE
255 I Il Comintem in azione
di Stéphane Courtois e
Jean-Louis Panné
La rivoluzione in Europa, 255 - Comintem e
guerra civile, 258 - Dittatura,
criminalizzazione degli oppositori e
repressione all'interno del Comintern, 269 -
Il Grande terrore colpisce il Comintern, 278
- Il terrore all'interno dei partiti
comunisti, 282 - La caccia ai trotzkisti, 287
- Antifascisti e rivoluzionari stranieri
vittime del terrore nell'URSS, 292 - Guerra
civile e guerra di liberazione nazionale, 303
312 II L'ombra dell'NKVD in Spagna
di Stéphane Courtois e
Jean-Louis Panné
La linea generale dei comunisti, 313 -
«Consulenti» e agenti, 315 - «Dopo le
calunnie... le pallottole alla nuca», 317 -
Il maggio 1937 e l'eliminazione del Poum, 318
- L'NKVD all'opera, 322 - Un «processo di
Mosca» a Barcellona, 324 - Nelle Brigate
internazionali, 325 - L'esilio e la morte
nella «patria dei proletari», 327
330 III Comunismo e terrorismo
di Rémi Kauffer
Parte terza
L'ALTRA EUROPA VITTIMA DEL COMUNISMO
di Andrzej Paczkowski e
Karel Bartosek
339 I Polonia, la «nazione nemica»
di Andrzej Paczkowski
Le repressioni sovietiche contro i polacchi,
339 - Polonia 1944-1989: il sistema
repressivo, 350
268 II Europa centrale e sudorientale
di Karel Bartosek
Terrore «d'importazione»?, 368 - I processi
politici contro gli alleati non comunisti,
372 - La distruzione della società civile,
380 - Il popolino e il sistema dei campi di
concentramento, 386 - I processi ai dirigenti
comunisti, 395 - Dal post-terrore al
postcomunismo, 409 - Una gestione complessa
del passato, 422
Parte quarta
COMUNISMI D'ASIA: FRA «RIEDUCAZIONE»
E MASSACRO
433 I Cina: una lunga marcia nella notte
di Jean-Louis Margolin
Una tradizione di violenza?, 435 - Una
rivoluzione inseparabile dal terrore
(1927-1946), 439 - Riforma agraria e purghe
urbane (1946-1957), 445 - La più grande
carestia della storia (1959-1961), 455 - Un
«gulag» dissimulato: il laogai, 467 - La
Rivoluzione culturale: un totalitarismo
anarchico (1966-1976), 481 - L'era Deng: lo
sgretolarsi del terrore dopo il 1976, 505 -
Tibet: genocidio sul tetto del mondo?, 508
513 II Corea del Nord, Vietnam, Laos:
il seme del drago
di Jean-Louis Margolin e
Pierre Rigoulot
Crimini, terrore e segreto nella Corea del
Nord, 513 - Vietnam: le impasse di un
comunismo in guerra, 530
541 III Cambogia: nel paese del crimine
sconcertante
di Jean-Louis Margolin
La spirale dell'orrore, 544 - Variazioni su
un martirologio, 551 - La morte quotidiana al
tempo di Pol Pot, 560 - Le ragioni della
follia, 577 ~ Un genocidio?, 594
596 Conclusione
Parte quinta
IL TERZO MONDO
605 I L'America latina alla prova
di Pascal Fontaine
Cuba: l'interminabile totalitarismo tropicale
, 605 - Nicaragua: il fallimento di un
progetto totalitario, 621 - Perù: la «lunga
marcia» sanguinosa del Sendero luminoso, 631
638 II Afrocomunismi: Etiopia, Angola,
Mozambico
di Yves Santamaria
Un comunismo dai riflessi africani, 638 -
L'impero rosso: l'Etiopia, 642 - Violenze
lusofone: Angola e Mozambico, 649 - La
Repubblica popolare d'Angola, 650 -
Mozambico, 654
659 III Il comunismo in Afghanistan
di Sylvain Boulouque
L?Afghanistan e l'URRS dal 1917 al 1973, 660
- I comunisti afgani, 662 - Il colpo di Stato
di Mohammad Daud, 663 - Il colpo di Stato
dell'aprile 1978 o «rivoluzione di Saur», 663
- L'intervento sovietico, 666 - La vastità
della repressione, 669
E TUTTI I PESCI VENNERO A GALLA.....
lunedì, giugno 23, 2008
IL MURO DI BERLINO


UN ALTRO PRETE CONDANNATO

A Colico si raccolgono firme per Mauro Stefanoni, recentemente condannato per abusi su un bimbo disabile. Si punta a raggiungerne almeno duemila ed al momento pare ce ne siano 1400.
Motivo della raccolta promossa da alcuni parrocchiani, la solita solfa: “da noi è stato bravo, ha fatto tante cose, etc.” come se i pedofili notoriamente andassero in giro dicendo di esserlo o comportandosi male……
Ancora una volta comunque la storia si ripete come dimostra questo passo dal mio libro “I predatori di bambini”: “Un prete era solito portare ogni anno 32 bambini a una fiera. Trentuno di loro pensavano che fosse il miglior prete che avessero mai potuto avere, ma una di queste bambine subiva abusi sessuali da parte sua, da oltre cinque anni. Quando il prete fu accusato, scrissero trecento lettere a suo sostegno, perché era il miglior prete che la parrocchia avesse mai avuto. E la bimba fu emarginata. Lui però tempo dopo confessò. Abusi su di lei e su diversi bambini di un’altra parrocchia.
In compenso però a questo schifo si affianca una notizia gradita quanto inaspettata, la seguente:
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tratto dal Blòog di Max Frassi
lunedì, giugno 16, 2008
IL GULAG DI SEGNO E IL CAMPO DEI FRANCESI
giovedì, giugno 12, 2008
lunedì, giugno 09, 2008
LA SIRENETTA

Sul bordo della banchina della darsena vecchia, lato sud-est c’è un bronzo di circa 120 cm, opera dello scultore Parini, da anni questo bronzo e’ li’, a circa un passo dal bordo della banchina, a pochissima distanza dall’acqua maleodorante della vecchia darsena, accanto a locali pubblici di tendenza, a barche di nuovi o vecchi ricchi, a portata dei piedi dei passanti che, incautamente vi possono inciampare. Il colore del bronco e’ oramai scomparso, ossidato dalla esposizione per anni all’azione del salino e degli agenti atmosferici. I croceristi che transitano da quel punto, la guardano distrattamente, e poi vanno oltre con i loro zainetti colorati.
Francamente non si potrebbe immaginare un posto piu’ sbagliato per posizionarvi una statua di bronzo, alta circa una trentina di centimetri, come una trappola per chi passa, un bambino che corra vi puo’ incespicare e cadere in mare, la stessa cosa ad un distratto passante oppure ad un anziano. Varrebbe la pena trovare una piu’ idonea sistemazione per questa pregevole statua di bronzo, che forse vorrebbe imitare la sirenetta molto piu’ famosa, che peraltro non e’ distesa ma e’ in posizione seduta e molto piu’ defilata dal passeggio dei turisti.
domenica, giugno 08, 2008
PRESO ANCHE IL QUARTO UOMO CHE HA PARTECIPATO ALL'OMICIDIO DEL SOTTOTENENTE

sabato, giugno 07, 2008
CADE UN SERVITORE DELLO STATO

giovedì, giugno 05, 2008
I GULAG TITINI PER GLI ITALIANI

Borovnica, Skofja Loka, Osseh. E ancora Stara Gradiska, Siska, e poi Goh Otok, l'Isola Calva.
LA FAMIGLIA BIAMONTI


Con il favore del buio, i soliti e noti eroi, assassinano con le solite modalita’ da macellai un intero nucleo famigliare, padre, Domingo Biamonti di anni 61, medico, la madre Maria Naselli Feo di anni 54, la figlia Anna Maria di anni 23 e pure la domestica, Elena Merlo di anni 35… nella notte del 14 maggio 1945, a venti giorni dalla Liberazione. I pluriassassini usano il mitra e anche il calcio delle armi per meglio dare sfogo all’odio di classe che guida le loro azioni omocide…Prima di essere assassinati queste povere persone devono anche subire la prigionia, completamente arbitraria nel famigerato Gulag di Segno, dove venivano concentrati dai partigiani comunisti tutte le povere persone, sospettate di essere "spie fasciste"…
Il Gulag di Segno era in pratica, il braccio della morte, dove chi ci andava era sicuro che un plotone di boia lo avrebbe, prima o poi liquidato. Qui i Biamonti vengono deportati , qui subiscono giorni tremendi, umiliazioni senza fine…
I corpi dei Biamonti presentavano fori di grosso calibro, e anche lesioni causate da martelli o altri oggetti contundenti. Pare che la moglie del Domingo Biamonti, non arresasi supinamente al fatto di essere fucilata , ingaggio’ una lotta furibonda con i partigiani. Venne colpita senza pieta’ con una mazza e finita con il classico colpo alla nuca.Le salme furono occultate sotto falso nome, gli abiti ed i documenti furono dati alle fiamme dai loro assassini…e a convincere le autorita’ a fare luce sui fatti e a riaprire l’inchiesata fu il fidanzato della povera Anna Maria Biamonti, che non volle arrendersi alle minacce dei soliti noti .
I poveretti risiedevano in una villotta di Legino. Segno di un certo benessere, che ovviamente risveglio’ l’invidia e la cupidigia di certi personaggi appartenti ai partigiani rossi.
Dalle carte processuali emerge un nome, di un partigiano comunista, appartenente alla polizia ausiliaria, Luigi Rossi, detto Toni, nome molto ricorrente in tante vicende dolorose di uccisioni e "lupare bianche".
E’ noto che questa persona, coinvolto anche nell’efferato omicidio della piccola Giuseppina Ghersi, volesse effettuare un esproprio di alcune proprieta’ della famiglia Biamonti.
Questo partigiano comunista, viene processato solo nel 52, condannato a 27 anni, con il condono di anni 19, e gli altri imputati tre in tutto, nonostante i moltissimi indizi andranno assolti.
Un episodio la dice lunga sulla personalita’ psicopatica dell’unico condannato: volle sepellire i quattro morti in una unica fossa, senza neppure la cassa…come ebbe a dire egli stesso : "..macche’ cassa, devono essere seppelliti cosi’, come i cani…" negando ai poveri corpi un minimo di carita' cristiana...
Ovviamente nel corso del processo, nego’ tutto anche di fronte a precise testimonianze…Anzi i poveri Biamonti, oramai nel Regno dei Cieli, ricevettero la riabilitazione postuma , e se il Rossi, Toni, non avesse velocizzato l’esecuzione in modo arbitrario ed autonomo, sarebbero stati liberati dal Gulag di Segno, perche’ non riconosciuti come "spie Fasciste". La loro vera colpa era di essere benestanti, e qualcuno voleva i loro beni, dopo averli tolti di mezzo…ecco la vera ragione della loro uccisione.
mercoledì, giugno 04, 2008
UNA LETTERA DI UN LETTORE DEL GIORNALE CHE RIPORTO INTEGRALMENTE

Vorrei rivolgermi al signor Roberto Nicolick e ringraziarlo di cuore per la sua testimonianza su Giuseppina Ghersi.Non mi capacito e non riesco a capire come certe persone avendo vissuto lunghi anni di guerra, non provassero il desiderio nei giorni della Liberazione di allontanare dai loro cuori e dalle loro menti i momenti tragici di quel periodo.Il loro odio cieco li ha spinti oltre, tanto oltre che per soddisfare la loro fame di vendetta hanno compiuto il più abominevole crimine che solo la mente umana più perversa può e poteva perpetrare.Povera Giuseppina, strappata dagli affetti e abbandonata lungo i muri di un cimitero dopo essere stata violentata, picchiata selvaggiamente e per ultimo uccisa, solo per aver scritto un tema che manifestava una semplice e innocente simpatia per il duce.Che atrocità! Un gesto ignobile e ripugnante.Triste e ancora più drammatico a distanza di 63 anni leggere ancora certe dichiarazioni dove la signora Vanna Vaccani Artioli, presidente dell’Anpi di Savona dice che quella ragazza fosse una collaboratrice dei fascisti e che la sua fu una «semplice esecuzione». Fascisti e che la sua fu una «semplice esecuzione». Vergogna! Dio Santo, era solo una bambina.È mai possibile che dopo tanti decenni, non si possa provare nessuna pietà?Un ultimo mio pensiero è rivolto alla cittadinanza di Savona, ricordando a loro che il dolore per una perdita di un figlio va sempre rispettata, e che l’amore verso il prossimo è l’insegnamento più grande che il nostro Signore Gesù Cristo ci ha insegnato.Chiedo e spero che questa bambina venga ricordata e che sia il simbolo di tutti quei bambini vittime della guerra. Grazie.
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