domenica, agosto 24, 2008

IL MARTIRIO DELLA FAMIGLIA UGAZIO, UNA CASO TERRIBILE E ANALOGO A QUELLO DELLA PICCOLA GIUSEPPINA GHERSI





























Riporto una terribile cronaca accaduta ad agosto del 1944, molto simile se non copia carbone del tremento omicidio della povera Giuseppina Ghersi. Il fatto che riporto, tratto dal sito l-ultima crociata, gronda orrore e perversione.
IL MARTIRIO DELLA FAMIGLIA UGAZIO
Augusto Pastore

La tragedia della famiglia Ugazio vien voglia di scriverla con l'inchiostro rosso. Un rosso sangue. E ci vorrebbero anche le tonalità espressive di Eschilo per rendere con chiarezza l'atmosfera allucinante nella quale venne consumata una strage orribile che lascia increduli, inorriditi. Le malvagità della sporca bestia umana toccano vertici sconosciuti alla bestia stessa. certo che al cospetto del calvario di Mirka, Comelia e Giuseppe Ugazio la più maledetta iena proverebbe un moto di sgomento.
Galliate è un grosso centro agricolo-industriale, posto ad una decina di chilometri da Novara. Si allunga a levante, fino alle rive del Ticino.
In questo pezzo di valle padana l'inverno è rigido, umido: una cappa pesante di nebbia avvolge tutto. D'estate l'afa, stagnante e le zanzare fanno attendere il calare del sole come una benedizione del Padreterno. Allora la gente esce di casa e si siede sui gradini. Aspetta il ristoro di un filo d'aria.
Anche la sera del 28 agosto 1944, dopo una giornata arroventata, a Galliate si aspettava il sollievo del tramonto.
Giuseppe Ugazio, un brav'uomo di 43 anni, segretario del Fascio locale, si intratteneva con alcuni amici presso la trattoria S. Carlo. Discuteva della guerra, delle terrificanti incursioni sul ponte del Ticino spaccato in due dalle bombe inglesi.
Cornelia, la figlia di 21 anni, simpatica e bella studentessa in medicina, si era recata da conoscenti che l'avevano pregata per alcune iniezioni.
Mirka, l'ultima creatura di Giuseppe Ugazio, era saltata sulla bicicletta e si divertiva a pedalare forte con la gioia innocente dei 13 anni!
Ma in quella sera del 28 agosto 1944, il destino di Mirka, Cornelia e Giuseppe Ugazio si compie. Una accolita di uomini, usciti dalla boscaglia, come lupi famelici attendono i tre.
Con un pretesto qualsiasi distolgono Giuseppe Ugazio dalla compagnia degli amici, poi, camuffati da militi della R.S.I. in borghese, fermano Cornelia. Mirka, la dolce bambina di 13 anni con le trecce avvolte sulla nuca e il vestitino bianco a fioroni rosa, viene spinta dalla camionetta in corsa sul bordo della strada. La raccolgono in fretta, senza dare nell'occhio, accorti come una banda di bucanieri. Una sporca e nodosa mano le comprime la bocca mentre l'automezzo si rimette in marcia. Il tragico appuntamento per le tre vittime è fissato presso la tenuta «Negrina», un cascinale isolato a mezza strada tra Galliate e Novara. Sono le 21 della sera del 28 agosto 1944, un cielo calmo, dolce, pieno di stelle. Dalle risaie si alza il concerto gracidante delle rane: alla tenuta «Negrina» incomincia invece la sarabanda, la macabra giostra. I partigiani, una ventina circa, hanno tanta fame e sete, ma per fortuna il pollaio è portata di mano e la cantina a due passi. Un festino in piena regola per tutti quanti ad eccezione dei tre prigionieri. La piccola Mirka piange ed invoca la madre. Cornelia, dignitosa come la donna di Roma di fronte alla orde barbariche, sfida con gli occhi quel banchetto di forsennati. Papà Ugazio è cereo in viso: avverte la tragedia immane che pesa nell'aria.
Il vino ha raggiunto l'effetto e a calci e a pugni la turba di delinquenti spinge Giuseppe Ugazio nel boschetto adiacente la tenuta. Lo legano ad un fusto, gli spengono i mozziconi di sigarette sulle carni e, sotto gli occhi terrorizzati di Mirka e di Cornelia, lo finiscono a pugni in faccia e pedate nel basso ventre. Il calvario dura più del previsto perché la fibra fisica dell'Ugazio resiste. La gragnuola di pugni infittisce, i calci si fanno più decisi. Ora si ode soltanto il rantolo: «Ciao Mirka, ciao Cornelia» e Giuseppe Ugazio spira.
Adesso inizia l'ignobile. Sono venti uomini avvinazzati su due corpi indifesi. Mirka è una bambina e non conosce ancora le brutture degli uomini degeneri. Dapprima non comprende, non sa, poi tenta un'inutile resistenza. Cornelia si difende ma è sopraffatta. Sette ore di violenze ancestrali, sette ore di schifo e di urla. Poi l'alba. Mirka e Cornelia non respirano più. Conviene togliere di mezzo i cadaveri e ritornare nella boscaglia. Si scavano venti centimetri di terra e si buttano le vittime. Le zolle fredde al contatto delle carni riaccendono un barlume di vita e i due corpi sussultano ancora. Ma è questione di un momento per i partigiani: a Cornelia spaccano il cranio con il calcio del mitra e sul collo di Mirka, la bambina, si abbatte uno scarpone che la strozza. La tragedia è finita. All'orizzonte si alza il sole, il sole insanguinato del 29 agosto 1944.
, a soli otto mesi dalla totale liberazione.






Sono scosso e commosso per la sorte delle giovani vittime di tanta ferocia. Chiamare bestie gli assassini e- una offesa alle bestie.

14 commenti:

  1. a morte i comunisti. Ora e sempre.

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  2. Punire chi uccide con la morte è altrettanto bestiale. l'importante è NON DIMENTICARE, per me.

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  3. Che schifo!Certi uomini sono la vergogna del genere umano!che pena per queste due giovani...Laura Orso

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  4. ANONIMO secondo. Punire chi uccide, queste ragazze chi avevano ucciso? E non sono state "punite" con la morte, ma brutalizzate, la morte a porre fine.

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  5. E POI SI CREDONO MIGLIORI.
    GIUSTIZIA E ONORE.

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  6. La bestialità e l'odio contro l'immagine di Dio che vi è nell'essere umano sono regali dell'inferno. Per averli basta scacciare Dio dal proprio cuore per ospitare la superbia e la presunzione. E sopratutto occorre coltivare l'odio e la vendetta.
    Non è il comunista che è una belva, è l'uomo che crede di poter fare a meno di Dio e di essere l'arbitro della vita.

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  7. Una storia agghiacciante, verificatasi a causa di gente agghiacciante.

    Un piacere aver scoperto questo blog. Complimenti.

    A presto.

    Roberto Marzola
    www.ritornoallatradizione.blogspot.com

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  8. NESSUNO MUORE DEL TUTTO FINCHE' NE VIENE ONORATO IL RICORDO

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  9. una vergogna immane,mi chiedo vivono ancora queste brutte bestie? i loro familiari sono a conoscenza di ciò che hanno fatto?

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  10. Sono sconvolta.. a pensare che dei pedofili di questo si tratta.. erano dei schifosi pedofili

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  11. La storia dell'uomo. Le Costituzioni proteggono le società umane dai loro istinti animali. Al di fuori degli accordi costituzionali si scivola nuovamente nella guerra civile.

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  12. Né comunisti né fascisti. Solo vermi codardi ai quali restituire le pene inflitte. Perdonare simili atti significa solo giustificarli.

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