sabato, maggio 23, 2015

Jacopo Armellino, una vittima innocente



Leggo in questi giorni di uno studente, morto in modo tragico ed inspiegabile, cadendo dall’ultimo piano di un Hotel a Milano, dove era alloggiato in gita scolastica, le circostanze dovranno essere chiarite, e se ci saranno responsabili puniti. Anche a Savona, qualche anno fa, accadde un fatto analogo con molti lati oscuri.
Savona,  fine maggio del 1997, l’intervallo inizia in una classe del biennio fra le mura vetuste di un Liceo di Savona. L’anno scolastico sta per finire, e le vacanze estive si avvicinano, attese con comprensibile ansia dai giovani studenti che lasciano le aule,  attraversano i corridoi per consumare la loro merenda. Fuori, nelle strade di Savona splende un sole abbacinante.
Jacopo, un giovanissimo studente sensibile e riservato, inizia l’intervallo che per lui non avrà mai termine :  precipita dalla finestra dell’istituto e muore immediatamente rimanendo sull’asfalto di una delle vie centrali di Savona. L’insegnante e i compagni della classe affermeranno di non aver visto nulla, perché tutti affollati attorno alla cattedra e quindi impossibilitati a volgere lo sguardo verso la finestra. Il tonfo  fa correre gente in strada verso il punto della caduta.
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La prima ad arrivare sul posto accanto al corpo inanimato, è una agente in servizio della polizia municipale di Savona che presta i primi soccorsi e si rende subito conto della gravità della situazione. Il povero Jacopo è caduto da una dozzina di metri. Il  corpo è posizionato in modo scomposto, come una marionetta disarticolata,  tra due autovetture parcheggiate. E’ deceduto quasi istantaneamente.
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Il padre del ragazzo è un politico serio ed onesto, che ha ricoperto l’incarico di assessore e vice sindaco presso l’Amministrazione Comunale di Savona. Avvisato, accorre nella strada e può vedere il povero ragazzo  morto, subisce uno scock fortissimo che lo lascia senza parole.
Dal momento della morte, inizia una lunghissima inchiesta, lungo due e diversissime ipotesi investigative: il ragazzo si è buttato di sua spontanea volontà, con l’intento di suicidarsi e l’altra ipotesi che appare molto più grave : è stato spinto da uno o più compagni di classe con cui forse stava litigando.
La famiglia di Jacopo, alla luce della profonda conoscenza del ragazzo,  esclude immediatamente l’ipotesi del suicidio e chiede di proseguire le indagini per fare piena luce sulla tragica morte del figlio, appena quindicenne.
Qualcuno afferma che le testimonianze siano state pilotate, non si sa da chi, e l’inchiesta si orienta in modo pregiudiziale verso l’ipotesi della caduta accidentale, quindi senza responsabilità di terzi, oppure in nodo molto inverosimile suicidio. Una giovanissima vita è persa per sempre e nessuna inchiesta potrà mai restituirla. Ancora oggi, nonostante l’archiviazione del caso , i dubbi e le perplessità su questa morte, inspiegabile per i genitori, pesano come macigni sulla vicenda.
Il ragazzo indossava inoltre un presidio ortopedico che lo imbustava strettamente,  limitandolo i suoi movimenti. Davanti alla  finestra addossato al muro, c’era un banchetto scolastico, quindi era materialmente impossibile per l’adolescente, avvicinarsi al davanzale, sporgersi, scavalcarlo  e cadere nel vuoto,  senza che ci fosse l’ intervento di qualcuno. Inoltre il ragazzo non aveva mai manifestato propositi di morte o di autolesionismo. Inoltre parliamo di un ragazzo normale, dedito allo studio, come tanti, pieno di speranze e soprattutto con tanta voglia di crescere e imparare.
L’ipotesi della caduta accidentale o volontaria, venne favorita dagli inquirenti, qualcuno, politicamente, avallò e supportò questa tesi, senza tenere conto della famiglia e della memoria del povero ragazzo, che fu definito, da morto, come troppo timido, troppo fragile e quindi a rischio di compiere gesti pericolosi per sé stesso. Ci fu una guerra di perizie sulla traiettoria dei corpi sottoposti alla legge della gravità.
E’ probabile, anche se non provato, che qualcuno con cui il giovane spesso litigava, aiutò, al di là delle proprie intenzioni, il ragazzo a precipitare, ma il caso fu archiviato e nel frattempo la classe che frequentava Jacopo,  concluse il ciclo delle superiori senza di lui, molti dei suoi ex compagni di classe andarono all’università, altri entrarono nel mondo del lavoro, qualcuno dell’ambiente scolastico fece carriera politica a sinistra.
Mentre Jacopo moriva una seconda volta e poi una terza e poi una quarta mentre la sua famiglia vedeva la Verità calpestata, vivendo con grande dignità questo immenso dolore.
 Qualcuno tentò anche di spillare dei soldi ai genitori, illudendoli che avrebbe trovato delle testimonianze sul fatto: ma erano solo squallidi personaggi in cerca di spiccioli.
Sono trascorsi  18 anni, da quella  mattina di maggio, molte testimonianze sono andate perse, sfocate dal passare del tempo, qualcuno che forse sapeva non ha parlato allora e non parlerà più, portando con sé negli anni un segreto : perché e come,  è morto un ragazzino.
Il  28 di maggio, di ogni anno, presso una Chiesa a Savona, i genitori del ragazzo, che non si sono mai arresi alla verità ufficiale, fanno officiare una messa in ricordo del figlio, per ricordare un ragazzo che se n’è andato dalla vita prima del tempo probabilmente contro la sua volontà.

Roberto Nicolick


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