Ho sposato un musulmano
La donna con cui parlo, è
attraente, alta , mora ma con gli occhi velati da una tristezza
infinita, fa un lavoro dirigenziale in un ente pubblico, ama o meglio
amava la cultura mediorientale e in particolare i cibi etnici. Abita
in un piccolo centro della Liguria, ma temo che molte donne Italiane
si riconoscano in lei, ha voluto raccontarmi quello che le è
successo, affinchè possa essere di monito ad altre Italiane affinchè
non ripetano il suo stesso errore.
Un giorno di qualche anno
fa, una amica la invita ad una cena, per gustare il mafè, un gustoso
spezzatino condito con olio e pasta di arachidi, un piatto della
cucina Senegalese, di cui la donna è ghiotta.
Durante la cena, di
gruppo, la giovane donna incontra e conosce un uomo di colore,
proveniente dal Senegal, alto, atletico, simpatico e con un bel
sorriso, la affascina e tra loro nasce prima una amicizia e poi in
seguito una relazione sentimentale.
L'uomo , lavora
saltuariamente come operaio, parla e capisce l'Italiano in modo
sufficiente e inizia a frequentare assiduamente la donna che ne è
affascinata e lo ama in modo disinteressato.
Da subito egli manifesta
una gelosia in modo sempre più crescente, gelosia che diventa ogni
giorno sempre più insana nei confronti della donna che considera
sua in modo esclusivo, esercitando su di lei un controllo ossessivo.
Quindi le chiede di
sposarlo, secondo il rito Islamico, dopo giorni di continue
insistenze, la povera donna cede e acconsente al matrimonio nella
speranza, poi rivelatasi vana, che egli cambi atteggiamento e diventi
più tollerante, inoltre lei sa che il matrimonio non ha una valenza
legale se non ha un seguito presso il comune .
L'iman, convocato
dall'uomo, arriva nella casa della donna e celebra il matrimonio tra
i due. Da quel momento il giovanotto di colore afferma a pieno
diritto, suo, che la donna che egli ha sposato è praticamente un
suo possesso, quindi la speranza che la donna nutriva, di un
ammorbidimento da parte sua è andata delusa già dall'inizio.
A questo punto l'uomo si
installa stabilmente nella casa della “moglie”, e per un
nonnulla, inizia a picchiarla.
Addirittura, alla
mattina, quando si alza da letto la prende a schiaffi solo perchè
egli ha fatto un sogno in cui lei, lo tradiva. E' un vero e proprio
delirio, da cui la donna terrorizzata inizia prendere le distanze,
dormendo in un'altra stanza, sul divano con un coltello da cucina
sotto il cuscino. Lui continua a lavorare a momenti alterni, mentre
lei si reca al lavoro come ad una liberazione anche se momentanea,
dato che poi deve tornare a casa dove lui la aspetta.
La povera donna ha una
amica, che è collega sul lavoro, con cui si frequenta per un caffè
o per un semplice aperitivo, questa amica conoscendo la situazione
infelice in cui vive, cerca di sostenerla. Anche di questa amicizia
il nero Islamico è geloso e giunge al punto di accusare sua”moglie”
di omosessualità ordinandole in modo categorico di troncare
l'amicizia.
Visto che lei non
ottempera ai suoi ordine, prosegue nelle percosse procurandogli un
trauma cranico e diverse contusioni. La misura è colma per la
poveretta che , dopo molte esitazioni, lo denuncia presentando dei
certificati medici e lo estromette dalla sua abitazione e dalla sua
vita. L'uomo è rinviato a giudizio e a breve ci sarà una prima
udienza.
Le molestie non si
fermano qui, purtroppo, spesso la donna lo trova davanti al palazzo
dove ha sede il suo ufficio negli orari di uscita e ingresso, lo nota
mentre gironzola sotto casa di lei, riceve moltissimi squilli sul suo
cellulare, sa che chiede di lei in giro, tenta di conoscere i suoi
spostamenti, spera di sorprenderla in giro con un uomo, insomma non è
una vita facile.
Ora lei aspetta il
processo e tenta di riappropriarsi della sua esistenza e di tornare
alla normalità ma capisce che sarà molto difficile, lui, avendola
sposata, la considera sempre di suo possesso e ad una cultura così
bestiale non è facile sfuggire e qui subentra la paura di una donna
che si sente in pericolo e che alla luce dei femminicidi che stanno
insanguinando la nostra terra, ha paura di fare una brutta fine senza
che nessuno intervenga in tempo.
Roberto Nicolick
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