Guerrino Paolini
Il daziere di Quiliano
22 maggio 1945
Guerino Paolini, non si
aspettava mai più di essere ricercato e poi aggredito in quel modo,
a fine maggio del 1945, quindi a guerra finita da circa un mese,
forse per il lavoro che faceva, l'esattore, aveva preteso la tassa
del dazio, una imposta dovuta, a moltissime persone, ma a Liberazione
avvenuta , riteneva di poter essere tranquillo.
Invece non fu così,
Paolini nativo di Giuliano Teatino, provincia di Chieti, era un
Fascista Repubblichino, ma non un esaltato, abitava a Quiliano, dove
ricopriva l'incarico di funzionario esattore del dazio e aveva il
compito di controllare ed eventualmente tassare il flusso di beni da
una località ad un'altra come facevano tanti altri suoi colleghi in
tanti altri posti, un normalissimo incarico.
Da anni il Dazio, come
istituzione fiscale, non esiste più in Italia e neppure in Europa.
Non sempre i dazieri erano simpatici e oltre a tutto, erano spesso di
ostacolo a attività illecite, soprattutto se non erano disposti a
voltarsi dall'altra parte e a chiudere un occhio oppure tutti e due
davanti a certi traffici.
Guerrino, oltre ad essere
di sentimenti Fascisti e a credere nello Stato, era un funzionario
corretto che non si faceva corrompere e non si voltava dall'altra
parte, il che poteva essere di impedimento a chi praticava la borsa
nera, tanto per fare un esempio, sposato con Maria Rubino, aveva 38
anni, relativamente giovane e ancora in forze, era fiducioso, mentre
transitava per l'abitato di Quiliano, la sera del 22 maggio 1945, ma
qualcuno lo aspettava per regolare dei conti.
Fu fermato da alcuni
personaggi in uniforme da partigiano, gli dissero che volevano
parlare con lui, una roba di cinque minuti, lui non cercò di
scappare,forse li conosceva come avviene nei paesi, dove tutti si
conoscono, lo accompagnarono sul greto del torrente Quiliano, lontano
da sguardi indiscreti e qui venne aggredito, probabilmente capì e
finalmente tentò di difendersi ma era solo contro quattro o cinque
aggressori.
Venne colpito
ripetutamente con delle pietre raccolte dal letto del torrente, in
buona sostanza fu lapidato. L'odio armò la mano dei suoi assassini
che infierirono su di lui a pietrate anche quando cadde a terra.
Poi qualcuno gli puntò
una pistola alla testa e gli sparò il colpo di grazia, nessuno vide
o sentì nulla e se qualcuno vide si guardò bene dall'intervenire in
difesa di un fascista, fatto ciò i suoi assassini risalirono dal
greto del Quiliano e se ne andarono indisturbati.
La moglie Maria,
allarmata dal ritardo anomalo del marito, uscì di casa per cercarlo
e assieme ad alcuni amici, trovò il corpo privo di vita, con il
cranio sfondato e il viso sfigurato, sul greto asciutto del torrente,
a poca distanza da casa.
L'autopsia sul cadavere
di Guerrino Paolini, fu effettuata da un medico legale abitante nella
zona, Francesco Negro, esponente antifascista di orientamento
Socialista, sempre più nauseato dalle vili atrocità compiute dai
suoi compagni di lotta, appartenenti alle brigate comuniste.
Negro in seguito verrà
assassinato anch'egli, probabilmente dalla stessa banda che
imperversava nella zona di Vado e Quiliano, per aver disapprovato
pubblicamente questi omicidi che non avevano nulla di patriottico ma
che erano solo ed unicamente comuni e volgari assassini di persone
che non meritavano quella sorte.
Paolini era semplicemente
un funzionario del dazio ma apparteneva alla categoria dei funzionari
statali ligi al dovere pertanto andava eliminato, e così fu.
I suoi assassini non
vennero mai identificati, anche se erano stati sicuramente visti
mentre si accompagnavano con egli,quindi tutti nel paese sapevano i
nomi e conoscevano i volti di questi personaggi e per arrestarli non
occorreva andare tanto lontano, quelli che avevano delle precise
responsabilità continuarono a praticare la borsa nera arricchendosi
illegalmente coperti da partigiani comunisti che in seguito faranno
carriera politica.
Nel 1961, la salma di
Paolini fu trasferita dal camposanto di Savona a Genova nell'ossario
dei caduti della R.S.I. Mentre i responsabili della sua morte si
avviavano ad una serena vecchiaia.
Roberto Nicolick
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