venerdì, novembre 04, 2016

L'omicidio di Guerrino Paolini

Guerrino Paolini
Il daziere di Quiliano
22 maggio 1945

Guerino Paolini, non si aspettava mai più di essere ricercato e poi aggredito in quel modo, a fine maggio del 1945, quindi a guerra finita da circa un mese, forse per il lavoro che faceva, l'esattore, aveva preteso la tassa del dazio, una imposta dovuta, a moltissime persone, ma a Liberazione avvenuta , riteneva di poter essere tranquillo.
Invece non fu così, Paolini nativo di Giuliano Teatino, provincia di Chieti, era un Fascista Repubblichino, ma non un esaltato, abitava a Quiliano, dove ricopriva l'incarico di funzionario esattore del dazio e aveva il compito di controllare ed eventualmente tassare il flusso di beni da una località ad un'altra come facevano tanti altri suoi colleghi in tanti altri posti, un normalissimo incarico.
Da anni il Dazio, come istituzione fiscale, non esiste più in Italia e neppure in Europa. Non sempre i dazieri erano simpatici e oltre a tutto, erano spesso di ostacolo a attività illecite, soprattutto se non erano disposti a voltarsi dall'altra parte e a chiudere un occhio oppure tutti e due davanti a certi traffici.
Guerrino, oltre ad essere di sentimenti Fascisti e a credere nello Stato, era un funzionario corretto che non si faceva corrompere e non si voltava dall'altra parte, il che poteva essere di impedimento a chi praticava la borsa nera, tanto per fare un esempio, sposato con Maria Rubino, aveva 38 anni, relativamente giovane e ancora in forze, era fiducioso, mentre transitava per l'abitato di Quiliano, la sera del 22 maggio 1945, ma qualcuno lo aspettava per regolare dei conti.
Fu fermato da alcuni personaggi in uniforme da partigiano, gli dissero che volevano parlare con lui, una roba di cinque minuti, lui non cercò di scappare,forse li conosceva come avviene nei paesi, dove tutti si conoscono, lo accompagnarono sul greto del torrente Quiliano, lontano da sguardi indiscreti e qui venne aggredito, probabilmente capì e finalmente tentò di difendersi ma era solo contro quattro o cinque aggressori.
Venne colpito ripetutamente con delle pietre raccolte dal letto del torrente, in buona sostanza fu lapidato. L'odio armò la mano dei suoi assassini che infierirono su di lui a pietrate anche quando cadde a terra.
Poi qualcuno gli puntò una pistola alla testa e gli sparò il colpo di grazia, nessuno vide o sentì nulla e se qualcuno vide si guardò bene dall'intervenire in difesa di un fascista, fatto ciò i suoi assassini risalirono dal greto del Quiliano e se ne andarono indisturbati.
La moglie Maria, allarmata dal ritardo anomalo del marito, uscì di casa per cercarlo e assieme ad alcuni amici, trovò il corpo privo di vita, con il cranio sfondato e il viso sfigurato, sul greto asciutto del torrente, a poca distanza da casa.
L'autopsia sul cadavere di Guerrino Paolini, fu effettuata da un medico legale abitante nella zona, Francesco Negro, esponente antifascista di orientamento Socialista, sempre più nauseato dalle vili atrocità compiute dai suoi compagni di lotta, appartenenti alle brigate comuniste.
Negro in seguito verrà assassinato anch'egli, probabilmente dalla stessa banda che imperversava nella zona di Vado e Quiliano, per aver disapprovato pubblicamente questi omicidi che non avevano nulla di patriottico ma che erano solo ed unicamente comuni e volgari assassini di persone che non meritavano quella sorte.
Paolini era semplicemente un funzionario del dazio ma apparteneva alla categoria dei funzionari statali ligi al dovere pertanto andava eliminato, e così fu.
I suoi assassini non vennero mai identificati, anche se erano stati sicuramente visti mentre si accompagnavano con egli,quindi tutti nel paese sapevano i nomi e conoscevano i volti di questi personaggi e per arrestarli non occorreva andare tanto lontano, quelli che avevano delle precise responsabilità continuarono a praticare la borsa nera arricchendosi illegalmente coperti da partigiani comunisti che in seguito faranno carriera politica.
Nel 1961, la salma di Paolini fu trasferita dal camposanto di Savona a Genova nell'ossario dei caduti della R.S.I. Mentre i responsabili della sua morte si avviavano ad una serena vecchiaia.

Roberto Nicolick

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