I Banditi del passo del
Bracco
Anni 40 - 50
Il passo del Bracco si
confermava nell'immediato dopo guerra, come une delle zone più
pericolose da attraversare, a causa della presenza lungo il tragitto
di numerosi banditi, armati di tutto punto, che non esitavano a
fermare le auto o le corriere che transitavano su quella strada, da e
per il levante Genovese e rapinarne i passeggeri di ogni avere,
denari, preziosi, vestiti e persino scarpe.
Il valico del Bracco,
alto 615 metri, era purtroppo un tratto molto importante per le
comunicazioni tra Genova e lo Spezzino.
A causa di queste bande,
molti bus o auto private erano costretti a formare dei convogli con
all'inizio e alla fine colonna, un automezzo di Carabinieri o polizia
che fungevano da scorta per impedire che i banditi attaccassero e
rapinassero i mezzi privati. Una volta accompagnato il convoglio in
una direzione, si attendeva il successivo e lo si scortava nella
direzione opposta.
Neppure i Carabinieri
furono esenti da attacchi banditeschi, infatti a fine settembre del
1945, una pattuglia di militari dell'Arma, in perlustrazione sulla
strada del Bracco, venne sorpresa da un ingente numero di banditi e
messi nell'impossibilità di reagire, disarmati e privati pure delle
scarpe dovettero tornare a piedi nudi in caserma.
In particolare in queste
attività banditesche emergeva, fra gli altri, Ferrante Madone,
diciannovenne, il quale aveva eletto a teatro di operazioni il passo
del Bracco.
Famosa fu la sua rapina
al contabile di Italstrade, che stava consegnando le buste paga
destinate a una quarantina di operai, fu un vero colpo gobbo, che
fruttò al bandito e al suo complice , Osvaldo Rolla anch'esso
giovane di appena 18 anni, un vero capitale, ben 300 mila lire
dell'epoca.
Dopo ogni colpo, i due
avevano l'abitudine di andare a festeggiare in qualche osteria,
neppure troppo lontana dal posto della rapina. I Carabinieri
avvisati della rapina, erano al corrente di questa sua usanza, che
gli risultò fatale.
I militari arrivati sul
passo,si appostarono nei pressi della trattoria più vicina, appunto
l'osteria Paradiso, e lo agguantarono. Nelle cronache di quei giorni,
c'è una auto targata Milano, in viaggio da Roma verso Genova, con a
bordo un uomo e tre donne, tutti fermati, rapinati di ogni cosa abiti
compresi e costretti a proseguire il viaggio in mutande.
Da un vecchio verbale dei
Carabinieri, datato 30 maggio 1946, salta fuori un nominativo di un
rapinato molto noto: il verbale dice testualmente “Pertini Sandro
di Alberto, consigliere Nazionale a Roma, Deputato, di anni 50,
mentre a bordo della sua Aprilia fuori serie, VE 9414, stava
percorrendo la S.S. N.1 Aurelia di ritorno da Genova , in località
Bocca di Pignone costretto ad arrestare l'auto sotto la minaccia di
un mitra, , aggredito e derubato da tre individui armati e
mascherati, dei seguenti effetti personali : orologio da polso in
oro, una valigia con biancheria di ricambio pigiama compreso, di lire
venti mila e di una rivoltella”.
Pertini, nonostante il
suo carattere non certo remissivo, dovette subire senza poter reagire
e consegnò tutto ai banditi. Quindi ripartì in auto e andò dai
Carabinieri a denunciare il fatto.
Ora i tempi sono
cambiati, sul Bracco la percorrenza è limitata e le bande di
briganti hanno abbandonato le vecchie attività.
Roberto Nicolick
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