Marcello Nizzola
Marcello Nizzola, classe
1900 era un atleta di altissimo livello , abitava a Genova, la sua
città natale a cui era molto affezionato, praticava la lotta greco
romana e libera collezionando successi a livello nazionale e
internazionale, e per ben sedici volte era stato campione Italiano di
lotta, insomma un vero asso.
Aveva aderito per sua
scelta libera, nel 1920, sin dai primi tempi, al fascismo,
diventandone un punto di riferimento nello sport e a Genova.
Nel 1932 partecipò alle
Olimpiadi di Los Angeles, conquistando nella categoria peso gallo una
medaglia di argento, vinse anche i Campionati Europei nel 1935, si
classificò terzo agli Europei del 1931, vinse 10 incontri
internazionali su 13 nella sua specialità. Fu insignito della
medaglia d'oro al merito sportivo. Nizzola era un uomo di una grande
forza, amplificata con allenamenti intensissimi, che gli avevano
donato un fisico eccezionale abbinato ad una grande coordinazione ed
a un bel cervello, cosa non molto comune tra gli atleti dell'epoca.
Questa sua potenza
muscolare lo aveva messo al sicuro da molti prepotenti con il
fazzoletto rosso al collo, che dopo il 25 aprile 1945, avrebbero
voluto fargli pagare il suo essere fascista ma lo temevano, non era
facile infatti abbattere un uomo forte e nerboruto come Marcello
Nizzola che era pure svelto di mano e molto coraggioso, queste sue
caratteristiche gli avevano fatto attraversare indenne la Liberazione
inoltre, egli non nascondeva il suo orientamento politico per il
Fascismo. Terminata la guerra aveva iniziato a commerciare in mobili.
Molti che lo avevano sfidato in strada erano finiti al pronto
soccorso.
Una sera, intorno alle
19, qualcuno armato di una pistola automatica, lo attese all'uscita
del suo negozio, e a tradimento, alle spalle, gli sparò un colpo di
pistola calibro 12. Nizzola colpito mortalmente, cadde, grazie alla
sua fortissima fibra non morì subito, continuò ad emettere flebili
lamenti finchè alcuni operai di una autorimessa, attratti dai suoi
gemiti, lo trovarono e chiamarono i soccorsi.
Nizzola in coma, fu
trasportato al San Martino. Morì senza riprendere conoscenza a pochi
minuti dal ricovero senza poter dire una parola e senza poter dire il
nome dell'assassino anche perchè fu colpito alle spalle.
Il suo omicida non fu mai
identificato, ma era chiarissimo l'ambiente dove era maturato il
delitto e chi erano i mandanti: i personaggi che gravitavano negli
ambienti legati ai partigiani comunisti, i quali avevano continuato
ad odiare l'atleta senza tregua, ma che non avevano il coraggio di
affrontarlo faccia a faccia, da veri uomini.
Il colpo fu esploso con
un'arma di fabbricazione americana, a bruciapelo, la pallottola entrò
dalla scapola sinistra, dal basso, ed uscì dalla gola, perforando un
polmone. Chi lo assassinò non ebbe mai modo rivendicare questo
inutile omicidio, che avvenne nel febbraio del 1947, addirittura a
due anni dalla fine della guerra, ma dovette comunque sparargli alle
spalle e di sera, senza dubbio il killer provò la paura che Marcello
si accorgesse di lui o che sopravvivesse al colpo, nel qual caso,
Nizzola lo avrebbe afferrato e fatto volare, ma purtroppo non andò
così.
Il figlio di Marcello,
Garibaldo detto Baldo classe 1927 , seguì le stesse orme del padre
sia a livello di fede politica che di sport e praticò lungamente la
lotta, accumulando medaglie e fama olimpionica, anch'egli dotato di
una forza e di un fisico eccezionale.
Ma negli occhi conservava
sempre un velo di tristezza per il ricordo del suo grande padre,
ucciso così vigliaccamente da uomini senza cuore e senza fegato.
Roberto Nicolick
Nessun commento:
Posta un commento