Damiano
Nobile
Anni
6
Millesimo
6
giugno 1997 ore 13
Damiano
è un bel bimbo di sei anni, come tutti i bimbi del mondo aveva
diritto ad un futuro che gli venne tolto crudelmente, infatti fu
sgozzato con un coltello lungo 21 centimetri dal padre in conflitto
con la moglie.
L’episodio
accadde accanto alla mensa della scuola di Millesimo poco dopo le 13
del 6 giugno , il piccolo era con la madre, Elena, che lo aveva
appena prelevato dalla scuola materna. In quel momento arrivò il
marito separato con cui non c'era un buon rapporto. Subito la madre
realizzò le intenzioni del marito messa in allarme dalle suore,
preleva il figlio e dopo averlo chiuso nell’auto corse nell’edificio
scolastico per chiamare i Carabinieri , intanto l’uomo convinse il
figlioletto a sbloccare la portiera, lo afferrò e lo trascinò,
vanamente inseguito da una suora , sino a casa sua che era nelle
vicinanze sia della scuola che della casa di riposo dove prestava
servizio la sua ex moglie.
Qui
con il coltello ha sgozzato il piccolo che in brevissimo tempo è
deceduto. Quando è arrivata la madre con i Carabinieri il bimbo era
morto in un lago di sangue. Il padre , Claudio, noto come il Mago di
Millesimo, fu arrestato in flagranza di reato e sottoposto a misure
restrittive.
Purtroppo
in diverse occasioni il marito si era dimostrato aggressivo e
violento nei confronti della moglie minacciando lei e il bimbo di
morte, ma non era stata presa nessuna contromisura. Il piccolo
Damiano aveva anche subito delle percosse dal padre, ustioni sulla
schiena con una pentola di acqua bollente, tagli sulle braccia con
armi da taglio e percosse varie. Un medico aveva chiesto delle misure
sanitarie coatte nei confronti del marito, ma non erano stata
accettate , tutto questo sino alla tragedia finale.
Venne
rinviato a giudizio e condannato a 28 anni di carcere, nel
dispositivo della sentenza i giudici hanno scritto che l’intento
dell’assassino era vendicativo e trasversale nei confronti della
moglie che lo aveva lasciato e che voleva discutere in tribunale
l’affidamento del figlio. In pratica un complesso di Medea che
consiste nel colpire non la persona che si odia ma i suoi affetti più
cari per farla soffrire in eterno. Inoltre un altro concetto che può
aver mosso la mano omicida è questo: se non posso averlo io non
potrai averlo neppure tu. A rendere più pesante l’imputazione di
omicidio concorsero anche la premeditazione, i motivi abbietti e la
consanguineità.
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