giovedì, febbraio 02, 2017

L'omicidio di Damiano Nobile. Millesimo

Damiano Nobile
Anni 6
Millesimo
6 giugno 1997 ore 13
Damiano è un bel bimbo di sei anni, come tutti i bimbi del mondo aveva diritto ad un futuro che gli venne tolto crudelmente, infatti fu sgozzato con un coltello lungo 21 centimetri dal padre in conflitto con la moglie.
L’episodio accadde accanto alla mensa della scuola di Millesimo poco dopo le 13 del 6 giugno , il piccolo era con la madre, Elena, che lo aveva appena prelevato dalla scuola materna. In quel momento arrivò il marito separato con cui non c'era un buon rapporto. Subito la madre realizzò le intenzioni del marito messa in allarme dalle suore, preleva il figlio e dopo averlo chiuso nell’auto corse nell’edificio scolastico per chiamare i Carabinieri , intanto l’uomo convinse il figlioletto a sbloccare la portiera, lo afferrò e lo trascinò, vanamente inseguito da una suora , sino a casa sua che era nelle vicinanze sia della scuola che della casa di riposo dove prestava servizio la sua ex moglie.
Qui con il coltello ha sgozzato il piccolo che in brevissimo tempo è deceduto. Quando è arrivata la madre con i Carabinieri il bimbo era morto in un lago di sangue. Il padre , Claudio, noto come il Mago di Millesimo, fu arrestato in flagranza di reato e sottoposto a misure restrittive.
Purtroppo in diverse occasioni il marito si era dimostrato aggressivo e violento nei confronti della moglie minacciando lei e il bimbo di morte, ma non era stata presa nessuna contromisura. Il piccolo Damiano aveva anche subito delle percosse dal padre, ustioni sulla schiena con una pentola di acqua bollente, tagli sulle braccia con armi da taglio e percosse varie. Un medico aveva chiesto delle misure sanitarie coatte nei confronti del marito, ma non erano stata accettate , tutto questo sino alla tragedia finale.

Venne rinviato a giudizio e condannato a 28 anni di carcere, nel dispositivo della sentenza i giudici hanno scritto che l’intento dell’assassino era vendicativo e trasversale nei confronti della moglie che lo aveva lasciato e che voleva discutere in tribunale l’affidamento del figlio. In pratica un complesso di Medea che consiste nel colpire non la persona che si odia ma i suoi affetti più cari per farla soffrire in eterno. Inoltre un altro concetto che può aver mosso la mano omicida è questo: se non posso averlo io non potrai averlo neppure tu. A rendere più pesante l’imputazione di omicidio concorsero anche la premeditazione, i motivi abbietti e la consanguineità.

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