Una analisi
Ho esaminato con grande cura e
attenzione questa foto che gira da circa una trentina di anni, prima
su vari giornali, settimanali, OGGI e GENTE Rusconi editore, e poi
sul web, ultimamente.
Innanzi tutto quando e dove e da chi è
stata scattata ? Vado per ipotesi : certo nella prossimità della
caduta del Regime della R.S.I., quindi intorno al 25 aprile 1945,
prima o dopo o durante, il gruppo di quelli che sono certamente
partigiani, sta percorrendo un acciottolato tipico, sia di un
ambiente paesano che un centro cittadino, alle spalle si notano a
sinistra dei fabbricati e a destra degli alberi, anche se un po'
sfocati.
Il luogo è un qualsiasi luogo
dell'Italia del Nord o della Toscana. Dico Toscana perchè qualcuno
mi ha suggerito trattarsi di una dei 500 cecchini che Pavolini fece
appostare a Firenze sulle case più alte a sparare sugli alleati, che
entravano in città, qui la dico ma non ne sono sicuro.
Il fotografo è sicuramente un sodale
dei guardiani, altrimenti non lo avrebbero lasciato libero di fare
uno scatto che parrebbe costruito a futura gloria dei “guardiani”,
che vogliono gloriosamente apparire in tutta la loro capacità di
potere e controllo assoluti sulla giovane donna prigioniera e in loro
soggezione.
Ma lo scatto ha anche un effetto
boomerang e manifesta anche l'inutile tronfio atteggiamento dei
guardiani. Nessuno dei 15 componenti il gruppo ha lo stesso passo.
I primi tre, quelli più da appresso
alla ragazza, sono armati e puntano le armi verso l'obiettivo e non
verso la prigioniera, il primo da sinistra, giovanissimo, guarda
fisso l'obiettivo e abbozza un sorriso ebete, ha una bomba a mano,
tedesca, la famosa Stielhandgranate
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infilata nella cintola dei pantaloni e imbraccia
un fucile che mi sembra anch'esso Tedesco, forse un Mauser, sulla
manioca della giacca ha un nastrino forse tricolore.
Quello sulla destra, molto vicino alla
ragazza, sembra un adulto dal fisico alto e robusto, imbraccia un
moschetto 91 con fare guardingo e ha uno sguardo attento, fisso
sull'obiettivo, al braccio destro ha un nastrino tricolore, quindi
abbiamo il terzo uomo armato, più basso, di età adulta, che
brandeggia un mitra, forse un MAB, questo soggetto ha lo sguardo
fisso sulla prigioniera come se volesse anticipare le sue mosse,
anche se mi pare altamente improbabile che la poveretta avesse in
mente di fuggire da questo branco di uomini, pronti a tutto , mah !
E' l'unico a indossare quella che sembra una divisa, con i pantaloni
alla zuava infilati negli scarponcini, la giacca è tipicamente
militare con quattro tasconi e sulla giacca ha un distintivo che non
riesco a identificare uguale a quello del suo vicino.
Quelli in primo piano sono seri e
compunti, molto immersi e coinvolti nel loro ruolo di guardie armate,
in seconda fila tuttavia qualcuno dei maschi sorride o meglio ride
divertito o per quello che poco fa è accaduto o per quello che
accadrà.
La giovanissima donna, quasi una
innocua ragazzina, ignota come nominativo, che appare sicuramente
ristretta nella sua libertà, con le braccia dietro la schiena,
cammina stancamente curva in avanti, forse con i polsi legati,
pratica inutile in quanto lei è chiaramente intimorita e seguita da
un gruppo numeroso di guardiani. Non indossa una uniforme, ha una
gonna a quadri e un giubbino bicolore, ai piedi porta delle scarpe
morbide come quelle babbucce stringate che generalmente si usano in
casa invece i suoi carnefici hanno scarponi pesanti e chiodati.
Lo sguardo è basso, per la paura, per
quello che ha subito o per quello che subirà, pestaggio, molestie
e/o stupro, fucilazione.
I capelli sembrano tagliati a ciocche
con le forbici, punizione abituale per le donne collaborazioniste, il
cranio sembra colorato con la vernice al minio anche questa sembra un
castigo di prassi, e sul viso hanno tracciato dei segni con un
pennello, anche qui penso con la stessa sostanza usata per colorare
il cranio.
Dalla prospettiva della foto, sembra
che il gruppo si avvii per una salita il che non depone per un futuro
della ragazza, in quanto i cimiteri, in genere, nei paesi sono sulla
collina.
Questa foto mi ha sempre incuriosita e
per quanto la guardassi e la studiassi in modo analitico e al di
fuori dalle emozioni che una scena tale può suscitare, non mi ha mai
fornito elementi oggettivi per collocarla come luogo o per dare un
nome ad uno qualsiasi delle persone fotografate.
Roberto Nicolick
Buonasera,complimenti seguo con interesse il Suo blog che trovo molto interessante, mi aiuta a comprendere le nefandezze della guerra che fortunatamente non ho vissuto essendo un "ragazzo " del 1957.Ho trovato in rete la foto da Lei pubblicata ci riporta alla povera Giuseppina Ghersi trucidata da loschi individui e soprattutto dimenticata. https://excaliburitalia.wordpress.com/2016/04/10/prodezze-partigiane/
RispondiEliminaCordiali saluti
Emanuele.
la ragazza nella foto non è Giuseppina Ghersi, ma una ignota vittima delle atrocità compiute dai partigiani comunisti in quel periodo.
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