mercoledì, febbraio 08, 2017

una attenta analisi fotografica



Una analisi
Ho esaminato con grande cura e attenzione questa foto che gira da circa una trentina di anni, prima su vari giornali, settimanali, OGGI e GENTE Rusconi editore, e poi sul web, ultimamente.
Innanzi tutto quando e dove e da chi è stata scattata ? Vado per ipotesi : certo nella prossimità della caduta del Regime della R.S.I., quindi intorno al 25 aprile 1945, prima o dopo o durante, il gruppo di quelli che sono certamente partigiani, sta percorrendo un acciottolato tipico, sia di un ambiente paesano che un centro cittadino, alle spalle si notano a sinistra dei fabbricati e a destra degli alberi, anche se un po' sfocati.
Il luogo è un qualsiasi luogo dell'Italia del Nord o della Toscana. Dico Toscana perchè qualcuno mi ha suggerito trattarsi di una dei 500 cecchini che Pavolini fece appostare a Firenze sulle case più alte a sparare sugli alleati, che entravano in città, qui la dico ma non ne sono sicuro.
Il fotografo è sicuramente un sodale dei guardiani, altrimenti non lo avrebbero lasciato libero di fare uno scatto che parrebbe costruito a futura gloria dei “guardiani”, che vogliono gloriosamente apparire in tutta la loro capacità di potere e controllo assoluti sulla giovane donna prigioniera e in loro soggezione.
Ma lo scatto ha anche un effetto boomerang e manifesta anche l'inutile tronfio atteggiamento dei guardiani. Nessuno dei 15 componenti il gruppo ha lo stesso passo.
I primi tre, quelli più da appresso alla ragazza, sono armati e puntano le armi verso l'obiettivo e non verso la prigioniera, il primo da sinistra, giovanissimo, guarda fisso l'obiettivo e abbozza un sorriso ebete, ha una bomba a mano, tedesca, la famosa Stielhandgranate 24 infilata nella cintola dei pantaloni e imbraccia un fucile che mi sembra anch'esso Tedesco, forse un Mauser, sulla manioca della giacca ha un nastrino forse tricolore.
Quello sulla destra, molto vicino alla ragazza, sembra un adulto dal fisico alto e robusto, imbraccia un moschetto 91 con fare guardingo e ha uno sguardo attento, fisso sull'obiettivo, al braccio destro ha un nastrino tricolore, quindi abbiamo il terzo uomo armato, più basso, di età adulta, che brandeggia un mitra, forse un MAB, questo soggetto ha lo sguardo fisso sulla prigioniera come se volesse anticipare le sue mosse, anche se mi pare altamente improbabile che la poveretta avesse in mente di fuggire da questo branco di uomini, pronti a tutto , mah ! E' l'unico a indossare quella che sembra una divisa, con i pantaloni alla zuava infilati negli scarponcini, la giacca è tipicamente militare con quattro tasconi e sulla giacca ha un distintivo che non riesco a identificare uguale a quello del suo vicino.
Quelli in primo piano sono seri e compunti, molto immersi e coinvolti nel loro ruolo di guardie armate, in seconda fila tuttavia qualcuno dei maschi sorride o meglio ride divertito o per quello che poco fa è accaduto o per quello che accadrà.
La giovanissima donna, quasi una innocua ragazzina, ignota come nominativo, che appare sicuramente ristretta nella sua libertà, con le braccia dietro la schiena, cammina stancamente curva in avanti, forse con i polsi legati, pratica inutile in quanto lei è chiaramente intimorita e seguita da un gruppo numeroso di guardiani. Non indossa una uniforme, ha una gonna a quadri e un giubbino bicolore, ai piedi porta delle scarpe morbide come quelle babbucce stringate che generalmente si usano in casa invece i suoi carnefici hanno scarponi pesanti e chiodati.
Lo sguardo è basso, per la paura, per quello che ha subito o per quello che subirà, pestaggio, molestie e/o stupro, fucilazione.
I capelli sembrano tagliati a ciocche con le forbici, punizione abituale per le donne collaborazioniste, il cranio sembra colorato con la vernice al minio anche questa sembra un castigo di prassi, e sul viso hanno tracciato dei segni con un pennello, anche qui penso con la stessa sostanza usata per colorare il cranio.
Dalla prospettiva della foto, sembra che il gruppo si avvii per una salita il che non depone per un futuro della ragazza, in quanto i cimiteri, in genere, nei paesi sono sulla collina.
Questa foto mi ha sempre incuriosita e per quanto la guardassi e la studiassi in modo analitico e al di fuori dalle emozioni che una scena tale può suscitare, non mi ha mai fornito elementi oggettivi per collocarla come luogo o per dare un nome ad uno qualsiasi delle persone fotografate.

Roberto Nicolick

2 commenti:

  1. Buonasera,complimenti seguo con interesse il Suo blog che trovo molto interessante, mi aiuta a comprendere le nefandezze della guerra che fortunatamente non ho vissuto essendo un "ragazzo " del 1957.Ho trovato in rete la foto da Lei pubblicata ci riporta alla povera Giuseppina Ghersi trucidata da loschi individui e soprattutto dimenticata. https://excaliburitalia.wordpress.com/2016/04/10/prodezze-partigiane/
    Cordiali saluti
    Emanuele.

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    1. la ragazza nella foto non è Giuseppina Ghersi, ma una ignota vittima delle atrocità compiute dai partigiani comunisti in quel periodo.

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