martedì, aprile 03, 2018

Radio Praga




Radio Oggi in Italia
Tra gli ultimi anni 40 e i primi anni 50, cominciò a venire a galla la terribile e vera verità sulle stragi compiute dai partigiani comunisti nel nord Italia, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Liguria, coraggiosi carabinieri e altrettanto coraggiosi magistrati iniziarono ad indagare e ad istruire processi per giustizie sommarie ed eccidi, ruberie e violenze ai danni di fascisti e di persone benestanti che comunque non avevano mai collaborato con il regime repubblichini.
A quel punto migliaia di appartenenti alle brigate garibaldine di ispirazione comunista rischiavano di essere condannati per reati infami che nulla avevano da invidiare alle brigate nere.
Si trattava di oscuri gregari, di commissari politici ma anche di capi partigiani molto rappresentativi che avevano responsabilità anche personali in fucilazioni, torture, violenze e ruberie. Il PCI non poteva permettere che questi uomini andassero alla sbarra quindi decise per il piano B : l'espatrio in una nazione oltre cortina dove non potessero essere raggiunti dalla giustizia Italiana e così avvenne, mentre nelle aule delle Corte di Assise si celebravano decine di processi in contumacia, tutti questi personaggi prendevano la valigia e con il viatico e un piccolo aiuto economico del PCI, partivano frettolosamente per la Cecoslovacchia, che era diventata una cosiddetta repubblica democratica popolare, prima che le sentenze diventassero esecutive e i carabinieri andassero a bussare alla loro porta. Generalmente tutti andavano nella triste e fredda Praga, dove venivano censiti e presi in carico dalla STB, Statna Bezpecnost, la sicurezza di stato, creata nel 1945, sino alla caduta del comunismo, un organo di spionaggio plasmato dai consiglieri sovietici del molto più efficiente KGB.
Il PCI, dopo averli fatti espatriare, non li lasciò soli. Qualcuno di loro lavorò alla Škoda di Mladá Boleslav, in Boemia centrale, a circa cinquanta chilometri a nord-ovest di Praga, alla linea di montaggio della “Spartak”, altri, invece alla fabbrica di birra “Staropramen”.
Ma soprattutto molti latitanti furono usati nel lavoro di disinformazione in “Radio Oggi in Italia”, una emittente mmeglio nota come radio praga, che di Italiano aveva solo il nome, la quale da un luogo segreto, trasmetteva dagli anni ’50.
La speaker dell’emittente, Stella Amici, tanto per fare un esempio, era fuggita dall’Italia all’indomani dei violentissimi scontri di Modena del 1950 tra gli operai delle fonferie riunite e la polizia. In particolare c’era Francesco Moranino, l’ex capo partigiano biellese “Gemisto”, responsabile in particolare della strage dell'ex ospedale psichiatrico di Vercelli e delle numerose esecuzioni sommarie presso il Canale Greggio . Ci fu anche una analoga emittente in lingua francese che però ebbe vita breve, una dozzina di mesi nel 1954 collegata ai comunisti francesi.
I testi delle notizie da trasmettere arrivavano a Radio Italia Oggi, dai giornalisti de “L’Unità” e di “Paese Sera” o, addirittura, da dirigenti del PCI. In particolare Sandro Curzi. Insomma pur se latitanti gli ex partigiani comunisti continuarono a concorrere, pur senza mitra e bombe a mano, ad attaccare l'Italia.
Tuttavia la loro vita non fu facile, dall'Italia il PCI nominò un comitato dirigente di una dozzina di persone per lo più ex partigiani comunisti di Modena e Reggio, vere e proprie “carogne”staliniste, uomini ottusi e molto aggressivi che controllavano e guidavano il gruppo dei latitanti con metodi violentissimi , senza badare troppo alla dialettica, pestando chi non si adeguava alle loro direttive, si era passati dal triangolo della morte di Bologna Modena e Reggio, al triangolo dei pestaggi a Praga. In seguito a queste violenze ripetute alcuni del latitanti si tolsero la vita per non dover sottostare a questi stalinisti che comandavano con il pugno di ferro gli Italiani.
Questa situazione andò avanti per alcuni anni, sino a quando alcuni presidenti della Repubblica, Saragat e Pertini, concessero la grazia a questi latitanti che poterono tornare in Italia e sfuggire alla morsa dei loro aguzzini. La quasi totalità dei latitanti di Praga sono morti e nessuno di loro si ricorda più neppure i nomi, tranne i parenti delle loro vittime innocenti che spesso non sanno neppure dove e come questi assassini hanno sepolto i loro cari.


Roberto Nicolick















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