Radio
Oggi in Italia
Tra
gli ultimi anni 40 e i primi anni 50, cominciò a venire a galla la
terribile e vera verità sulle stragi compiute dai partigiani
comunisti nel nord Italia, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna,
Veneto e Liguria, coraggiosi carabinieri e altrettanto coraggiosi
magistrati iniziarono ad indagare e ad istruire processi per
giustizie sommarie ed eccidi, ruberie e violenze ai danni di fascisti
e di persone benestanti che comunque non avevano mai collaborato con
il regime repubblichini.
A
quel punto migliaia di appartenenti alle brigate garibaldine di
ispirazione comunista rischiavano di essere condannati per reati
infami che nulla avevano da invidiare alle brigate nere.
Si
trattava di oscuri gregari, di commissari politici ma anche di capi
partigiani molto rappresentativi che avevano responsabilità anche
personali in fucilazioni, torture, violenze e ruberie. Il PCI non
poteva permettere che questi uomini andassero alla sbarra quindi
decise per il piano B : l'espatrio in una nazione oltre cortina dove
non potessero essere raggiunti dalla giustizia Italiana e così
avvenne, mentre nelle aule delle Corte di Assise si celebravano
decine di processi in contumacia, tutti questi personaggi prendevano
la valigia e con il viatico e un piccolo aiuto economico del PCI,
partivano frettolosamente per la Cecoslovacchia, che era diventata
una cosiddetta repubblica democratica popolare, prima che le sentenze
diventassero esecutive e i carabinieri andassero a bussare alla loro
porta. Generalmente tutti andavano nella triste e fredda Praga, dove
venivano censiti e presi in carico dalla STB, Statna Bezpecnost, la
sicurezza di stato, creata nel 1945, sino alla caduta del comunismo,
un organo di spionaggio plasmato dai consiglieri sovietici del molto
più efficiente KGB.
Il
PCI, dopo averli fatti espatriare, non li lasciò soli. Qualcuno di
loro lavorò alla Škoda di Mladá Boleslav, in Boemia centrale, a
circa cinquanta chilometri a nord-ovest di Praga, alla linea di
montaggio della “Spartak”, altri, invece alla fabbrica di birra
“Staropramen”.
Ma soprattutto molti latitanti furono usati nel lavoro di disinformazione in “Radio Oggi in Italia”, una emittente mmeglio nota come radio praga, che di Italiano aveva solo il nome, la quale da un luogo segreto, trasmetteva dagli anni ’50.
Ma soprattutto molti latitanti furono usati nel lavoro di disinformazione in “Radio Oggi in Italia”, una emittente mmeglio nota come radio praga, che di Italiano aveva solo il nome, la quale da un luogo segreto, trasmetteva dagli anni ’50.
La
speaker dell’emittente, Stella Amici, tanto per fare un esempio,
era fuggita dall’Italia all’indomani dei violentissimi scontri di
Modena del 1950 tra gli operai delle fonferie riunite e la polizia.
In particolare c’era Francesco Moranino, l’ex capo partigiano
biellese “Gemisto”, responsabile in particolare della strage
dell'ex ospedale psichiatrico di Vercelli e delle numerose esecuzioni
sommarie presso il Canale Greggio . Ci fu anche una analoga emittente
in lingua francese che però ebbe vita breve, una dozzina di mesi nel
1954 collegata ai comunisti francesi.
I
testi delle notizie da trasmettere arrivavano a Radio Italia Oggi,
dai giornalisti de “L’Unità” e di “Paese Sera” o,
addirittura, da dirigenti del PCI. In particolare Sandro
Curzi. Insomma pur se latitanti gli ex partigiani comunisti
continuarono a concorrere, pur senza mitra e bombe a mano, ad
attaccare l'Italia.
Tuttavia
la loro vita non fu facile, dall'Italia il PCI nominò un comitato
dirigente di una dozzina di persone per lo più ex partigiani
comunisti di Modena e Reggio, vere e proprie “carogne”staliniste,
uomini ottusi e molto aggressivi che controllavano e guidavano il
gruppo dei latitanti con metodi violentissimi , senza badare troppo
alla dialettica, pestando chi non si adeguava alle loro direttive, si
era passati dal triangolo della morte di Bologna Modena e Reggio, al
triangolo dei pestaggi a Praga. In seguito a queste violenze
ripetute alcuni del latitanti si tolsero la vita per non dover
sottostare a questi stalinisti che comandavano con il pugno di ferro
gli Italiani.
Questa
situazione andò avanti per alcuni anni, sino a quando alcuni
presidenti della Repubblica, Saragat e Pertini, concessero la grazia
a questi latitanti che poterono tornare in Italia e sfuggire alla
morsa dei loro aguzzini. La quasi totalità dei latitanti di Praga
sono morti e nessuno di loro si ricorda più neppure i nomi, tranne
i parenti delle loro vittime innocenti che spesso non sanno neppure
dove e come questi assassini hanno sepolto i loro cari.
Roberto
Nicolick
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