Questo documento è l'ordine di
scarcerazione della famiglia Biamonti, in quanto nulla era emerso a
loro carico in relazione alle accuse di collaborazionismo. L'ordine
di rilascio è firmato da , Rino Carmassi “commissario” e dal
“questore” Botta, le cariche di questi personaggi, tutti ex
partigiani, non arrivano da nessun ministero, ma sono autoindotte. Il
documento di rilascioè consegnato ai parenti dei reclusi il 19
maggio, ma la data e quindi la validità che riporta in alto a
destra è 21 maggio 1945, quindi la famiglia deve rimanere reclusa
nel campo di Segno sino al 21. Questo per dare modo a Rossi e
compagni, tempestivamente avvisati, di recarsi nella notte del 19
maggio a prelevarli, trasportarli con un furgoncino, da Segno a
Zinola, assassinarli e seppellirli in una fossa nel Campo A, fila 14,
posto 12. Fu chiaramente un complotto ordito da più persone, per
impedire ai parenti dei Biamonti di liberarli dal campo di Segno.
L'obiettivo era coprire con questi omicidi, le brutalità, le rapine
di cui erano stati oggetto i Biamonti e persino la stessa Elena
Nervo, nel documento denominata con disprezzo “la servente”. La
falsità di questi soggetti, Carmassi, Botta e Rossi, è evidente,
sapevano tutti quello che doveva accadere e cioè che i Biamonti non
dovevano sopravvivere e dovevano essere assassinati. Altrimenti non
si spiega come mai qualcuno firmi un ordine di scarcerazioni
postdatato e poi le persone che devono essere liberate non solo
vengano uccise ma addirittura spariscano.
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