venerdì, novembre 09, 2018

In morte di un assassino

In morte di un assassino

Nel gennaio del 96, seppi della morte di un ex partigiano comunista, morto a 82 anni, di morte naturale nel suo letto, a differenza di tutti quelli che aveva ammazzato a cavallo del 25 aprile 1945, morti mentre camminavano, oppure in ginocchio in attesa della pallottola che avrebbe posto fine alla sua vita. Lo conobbi da ragazzino per il lavoro che faceva, ero in attesa di vaccinazione e questo personaggio mi si avvicinò e sorridendo mi porse una caramella, una usanza abbastanza comune,  mia madre che mi accompagnava mi disse di non prenderla adducendo come scusa che mi avrebbe guastato l'appetito. Una volta fuori, in strada, mi disse che le mani di quell'uomo erano sporche di sangue e che quindi era meglio non averci a che fare. Io rimasi impressionato e in seguito volli approfondire le parole di mia madre. La storia di quest'uomo era indubbiamente interessante dal punto di vista antropologico e statistico, dovunque ci fossero morti ammazzati , nel Savonese, dopo il 25 aprile 1945, lui era, per caso, presente e quando non ce lo vedevano , qualcuno dei suoi compagni ce lo tirava dentro con delle chiamate di correo, da cui riusciva sempre a svincolarsi ed essere prosciolto dalla Giustizia. Da giovane era "esuberante", grande e grosso, con una esperienza di pugilato alle spalle, fece il body guard, all'epoca si chiamava guardaspalle, ad un noto capo partigiano  poi morto in circostanze strane e mai accertate sino in fondo. Nel corso della strage del Cadibona, dove furono assassinati ben 39 prigionieri repubblicabi, egli fu ben presente, anzi a suo dire, si fece parte attiva nella eliminazione di una bel mazzo di questi sventurati, pare che sia stato il tenace inseguitore di uno di loro che seminudo riuscì a sfuggire dai mitra del plotone di esecuzione, lo inseguì in bicicletta e una volta raggiuntolo lo afferrò con violenza e lo riportò sulla linea di tiro per continuare lo scannatoio. Anche quando invecchiò non smise mai di essere comunista, anzi stalinista, la fede politica per cui aveva ammazzato anche a guerra finita, anzi a distanza di tempo mi domando cosa fu il catalizzatore di queste atrocità nel Savonese? una fede politica distorta e inumana oppure elementi caratteriali che facevano parte di una personalità deviata e quindi pronta a togliere la vita a uomini e donne oramai inermi ? E' una domanda che da tempo mi gira nella mente, forse tutte e due gli elementi concorsero alla follia sanguinaria e alla concretizzazione di odio che tante vite eliminò, prima e dopo il 25 aprile 1945. Qualche tempo fa ebbi modo di scambiare qualche parole con la nipote di questo personaggio, all'oscuro di tutto ovviamente, la quale mi disse che non riusciva assolutamente a concepire che il nonno, il quale la coccolava e la teneva sulle ginochhia, potesse essere quello che le cronache descrivevano, e io le credetti assolutamente, perchè esistono assassini che hanno una, due o tre vite contemporaneamente o in periodi successivi.

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