L'omicidio di Oscar Oddera
17 maggio 1945
Oscar Oddera, nativo del
Savonese, Pareto, non è mai stato un militarista o un guerrafondaio,
al contrario, una persona pacata e tranquilla, nonostante quei tempi
tumultuosi e violenti. Oddera viene reclutato forzatamente nella
Divisione San Marco, con il grado di sergente e l'incarico di
marconista, tuttavia non partecipa ad attività militari o di polizia
anzi gode presso la popolazione di buona fama e coltiva amicizie con
i partigiani del luogo con cui mantiene buoni rapporti. Alla fine
delle ostilità, Oddera rientra in famiglia e inizia la vita da
borghese.
Una sera di fine maggio
del 45, due partigiani comunisti, lo vanno a prelevare presso la sua
abitazione e nonostante le proteste dei famigliari, in particolare
del fratello Umberto, lo arrestano con l'accusa di aver fatto parte
di una “famigerata formazione fascista”, i due aggiungono che
porteranno Oddera ad Alessandria per essere interrogato. Conoscendo i
due e soprattutto convinto di essere in buona fede e che tutto si
chiarirà, Oddera sale sul mezzo, ma da quel momento la sua sorte è
segnata e non arriverà mai ad Alessandria. La sera stessa, poco
dopo le 21, Oddera giace, colpito da più pallottole, morto sul
ponte di collegamento sull'Erro, che collega Mioglia con la
provinciale per Acqui Terme.
I due partigiani
comunisti che avevano in custodia Oddera, Canavero Valerio, classe
1922, già coinvolto in numerose esecuzioni sommarie nel Savonese e
Ferraro Duilio classe 1921, anch'esso partigiano comunista come il
Canavero, affermarono che mentre l'automezzo su cui viaggiavano si
fermava per un guasto, Oddera tentava la fuga e “dopo infruttuose
intimazioni di alt, avevano aperto il fuoco uccidendolo”. Secondo i
due assassini la distanza a cui colpirono il poveretto sarebbe stata
di almeno 40 metri.
Tuttavia questa versione
non collima con la realtà, infatti un testimone accorso sul posto,
rilevò che le ferite erano tutte al viso e non a tergo come per
fermare un fuggitivo. Inoltre il medico che esaminò il corpo
certificò che vi erano fori di uscita alla regione occipitale ma
ferite di ingresso al viso con la completa distruzione dell'occhio
sinistro.
I carabinieri di Mioglia
ipotizzarono che la morte dell'ex sergente della San Marco fosse
stata causata da colpi di pistola automatica Browning, di cui erano
dotati i due partigiani comunisti, sparati a distanza ravvicinata e
frontalmente, quindi una vera e propria esecuzione in stile comunista
verso una persona inerme.
Al termine
dell'istruttoria Canavero e Ferraro furono rinviati a giudizio presso
la Corte di Assise di Alessandria , il 20 giugno 1953, per concorso
in omicidio volontario e condannati a 4 anni e otto mesi ciascuno che
per effetto dei vari indulti si ridusse ad appena tre anni e otto
mesi. In appello, nel 1955, la pena fu condonata per intero e quindi
Canavero e Ferraro non fecero un giorno di galera, ma dovettero solo
pagare le spese di giudizio , tuttavia dai due gradi di giudizio fu
accertato che : l'arresto di Oddera fu arbitrario e unicamente una
iniziativa dei due partigiani comunisti, il tentativo di fuga non
avvenne anche per ammissione del partigiano alla guida del veicolo
Vezzoso, gli spari furono esplosi a distanza ravvicinata , Oddera
quindi non solo non tentò la fuga ma i due soggetti avevano già in
animo di assassinarlo, cosa che fecero giunti col buio sul ponte
dell'Erro.
Oscar Oddera fu una delle
tante vittime innocenti ed indifese, che i sicari comunisti
soppressero con una ferocia e una noncuranza che solo creature venute
dal buio dei secoli potevano esibire. Per la cronaca, la famiglia
della vittima ricevette in seguito un biglietto con sopra scritto
“così muoiono i traditori”, era chiaramente un depistaggio.
Roberto Nicolick
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