giovedì, novembre 07, 2019

L'omicidio del seregente della San Marco Oscar Oddera






L'omicidio di Oscar Oddera
17 maggio 1945

Oscar Oddera, nativo del Savonese, Pareto, non è mai stato un militarista o un guerrafondaio, al contrario, una persona pacata e tranquilla, nonostante quei tempi tumultuosi e violenti. Oddera viene reclutato forzatamente nella Divisione San Marco, con il grado di sergente e l'incarico di marconista, tuttavia non partecipa ad attività militari o di polizia anzi gode presso la popolazione di buona fama e coltiva amicizie con i partigiani del luogo con cui mantiene buoni rapporti. Alla fine delle ostilità, Oddera rientra in famiglia e inizia la vita da borghese.
Una sera di fine maggio del 45, due partigiani comunisti, lo vanno a prelevare presso la sua abitazione e nonostante le proteste dei famigliari, in particolare del fratello Umberto, lo arrestano con l'accusa di aver fatto parte di una “famigerata formazione fascista”, i due aggiungono che porteranno Oddera ad Alessandria per essere interrogato. Conoscendo i due e soprattutto convinto di essere in buona fede e che tutto si chiarirà, Oddera sale sul mezzo, ma da quel momento la sua sorte è segnata e non arriverà mai ad Alessandria. La sera stessa, poco dopo le 21, Oddera giace, colpito da più pallottole, morto sul ponte di collegamento sull'Erro, che collega Mioglia con la provinciale per Acqui Terme.
I due partigiani comunisti che avevano in custodia Oddera, Canavero Valerio, classe 1922, già coinvolto in numerose esecuzioni sommarie nel Savonese e Ferraro Duilio classe 1921, anch'esso partigiano comunista come il Canavero, affermarono che mentre l'automezzo su cui viaggiavano si fermava per un guasto, Oddera tentava la fuga e “dopo infruttuose intimazioni di alt, avevano aperto il fuoco uccidendolo”. Secondo i due assassini la distanza a cui colpirono il poveretto sarebbe stata di almeno 40 metri.
Tuttavia questa versione non collima con la realtà, infatti un testimone accorso sul posto, rilevò che le ferite erano tutte al viso e non a tergo come per fermare un fuggitivo. Inoltre il medico che esaminò il corpo certificò che vi erano fori di uscita alla regione occipitale ma ferite di ingresso al viso con la completa distruzione dell'occhio sinistro.
I carabinieri di Mioglia ipotizzarono che la morte dell'ex sergente della San Marco fosse stata causata da colpi di pistola automatica Browning, di cui erano dotati i due partigiani comunisti, sparati a distanza ravvicinata e frontalmente, quindi una vera e propria esecuzione in stile comunista verso una persona inerme.
Al termine dell'istruttoria Canavero e Ferraro furono rinviati a giudizio presso la Corte di Assise di Alessandria , il 20 giugno 1953, per concorso in omicidio volontario e condannati a 4 anni e otto mesi ciascuno che per effetto dei vari indulti si ridusse ad appena tre anni e otto mesi. In appello, nel 1955, la pena fu condonata per intero e quindi Canavero e Ferraro non fecero un giorno di galera, ma dovettero solo pagare le spese di giudizio , tuttavia dai due gradi di giudizio fu accertato che : l'arresto di Oddera fu arbitrario e unicamente una iniziativa dei due partigiani comunisti, il tentativo di fuga non avvenne anche per ammissione del partigiano alla guida del veicolo Vezzoso, gli spari furono esplosi a distanza ravvicinata , Oddera quindi non solo non tentò la fuga ma i due soggetti avevano già in animo di assassinarlo, cosa che fecero giunti col buio sul ponte dell'Erro.
Oscar Oddera fu una delle tante vittime innocenti ed indifese, che i sicari comunisti soppressero con una ferocia e una noncuranza che solo creature venute dal buio dei secoli potevano esibire. Per la cronaca, la famiglia della vittima ricevette in seguito un biglietto con sopra scritto “così muoiono i traditori”, era chiaramente un depistaggio.
Roberto Nicolick

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