L'attentato al Kursaal
teatro Diana
Milano
23 marzo 1921
Quella sera al Kursaal
Diana c'era una replica di un lavoro teatrale , la mazurka blu di
Franz Leahar, i posti erano tutti occupati in quanto lo spettacolo
era interessante dal punto di vista culturale.
Il Kursaal Diana era ed è
tuttora in pieno centro a Milano, un palazzone in stile Liberty di
quattro piani con una serie di mansarde, pare che nello stesso
fabbricato abitasse il Questore dell'epoca, Giovanni Gasti che in
quel periodo, era un bersaglio preferenziale di alcune frange
anarchiche molto attive a Milano, di più, l'albergo soprastante il
teatro Diana pare che fosse la sede di summit tra Mussolini e il
Questore.
Una cesta con 20 kg di
gelatina esplosiva fu lasciata accanto all'ingresso degli artisti, i
tubi di esplosivo furono coperti da uno strato di paglia e con alcune
bottiglie.
Alle 22,40 avvenne
l'esplosione che investì le prime file della platea e la buca
dell'orchestra, fu una strage, altri feriti ci furono nel corso della
fuga degli spettatori.
Fra tante vittime
adulte uccisi ci fu anche una bimba di appena 5 anni, Leontina Rossi.
Il Questore che in quel
momento era tra gli spettatori si salvò e organizzò da subito i
soccorsi e le indagini che privilegiarono immediatamente la pista
anarchica.
Ad un posto di blocco
venne fermata una carrozza su cui viaggiava un esponente anarchico,
un certo Antonio Pietropaolo, che tentò di allontanarsi ma fu
bloccato, all'interno del veicolo gli agenti trovarono due revolver e
due bombe a mano.
Seguì una ondata di
arresti , duecento persone che in qualche modo erano connesse con il
movimento denominato Anarchici individualisti lombardi, furono
fermate e sottoposte a stringenti interrogatori.
Il
processo contro gli imputati tutti di fede anarchia ebbe inizio il 9
maggio 1922, presso la Corte di Assise di Milano in piazza Fontana,
proprio quella dove nel 1969 avvenne l'attentato alla Banca Nazionale
dell'agricoltura, e nella stessa aula dove era stato processato
Gaetano Bresci. l'anarchico
italiano, esecutore dell'omicidio del re d'Italia Umberto che in
seguitò si suicidò o fu suicidato nel carcere di Santo Stefano.
Il
1º giugno fu pronunciata la sentenza che individuava come autori
materiali della strage e condannava all’ergastolo il bergamasco
Ettore Aguggini, di 19 anni, e i mantovani Giuseppe Mariani, di 23
anni, e Giuseppe Boldrini, di 28 anni, che si proclamerà sempre
innocente. Gli altri 16 imputati, ritenuti complici, furono
condannati a pene varianti tra i 15 e i 4 anni di carcere.
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