Valle Mosso è un piccolo comune della provincia di Biella, nel 1944 faceva parte della provincia di Vercelli ora è con la provincia di Biella, in quell'anno fu teatro di una irruzione di partigiani della Valsesesia, appartenenti ad una brigata Garibaldina , guidata da Vincenzo Moscatelli, un noto capo , comunista, detto Cino.
I partigiani
comunisti entrarono nel piccolo centro abitato, armati e sicuri del
fatto loro, per fare le solite razzie. Tutti gli abitanti erano
chiusi in casa terrorizzati di quello che poteva succedere e non
avevano torto a temere il peggio.
Nel paese
c'era un distaccamento della RSI, un plotone di esploratori
appartenenti al battaglione Pontida della Guardia Nazionale
Repubblicana. acquartierati in una palazzina di due piani, che ora è
una scuola elementare, tutta dipinta di verde , il colore della
speranza. Il reparto di dispose per difendere la propria posizione.
I partigiani,
in numero soverchiante ,attaccarono la piccola caserma certi di
sbaragliare il plotone , ma non avevano calcolato che si stavano
scontrando con militari professionisti, preparati e motivati, con
esperienza elevata di combattimento. Inoltre l'ufficiale in comando
al plotone , il Tenente Carlo Cecora, era un giovane ufficiale di 37
anni, capace e coraggioso, Cecora era nativo di Napoli, con famiglia
a Benevento.
Lo scontro a
fuoco, fu lungo e molto violento, con feriti e morti da ambo le
parti, gli attaccanti ebbero la peggio, si sbandarono lasciando
diversi morti sul terreno e dovettero compiere una frettolosa
ritirata. In cuor loro non dimenticarono lo smacco e le perdite
subita grazie anche al valore del Tenente Cecora che aveva guidato
con efficienza il reparto di esploratori del Pontida e giurarono che
gliela avrebbero fatta pagare.
Nell'aprile
del 1945, la Repubblica Sociale Italiana tracolla, i suoi reparti si
ritirano accorpandosi in colonne che tentano di raggiungere la
Valtellina. Dalla Provincia di Vercelli parte la colonna denominata
Morsero, dal nome del responsabile provinciale, il Prefetto Michele
Morsero, conta circa 2000 unità tra militari e civili, donne e
bambini, nella colonna anche il plotone Pontida e il tenente Cecora.
Non faranno molta strada, a Castellazzo Novarese verranno bloccati e
circondati da ingenti forze partigiane. Il capocolonna, Michele
Morsero accetta la resa e tutti i maschi vengono internati nel campo
sportivo di Novara emtre le donne in una caserma poco distante.
Il Campo
sportivo di Novara per gli ufficiali e i funzionari, è solo
l'anticamera della morte, fatta di botte, privazioni, umiliazioni e
condizioni igieniche spaventose. Ogni tanto appare un drappello di
partigiani comunisti che portano via qualcuno che non farà mai
ritorno.
Accade anche
al tenente Cecora, per ordine di Moranino, detto Gemisto, arrivano
proprio quelli a cui egli e il suo plotone si opposero efficacemente,
lo fanno uscire dallo stadio, lo fanno camminare per chilometri,
sottoposto a percosse feroci e brutali, trascinato ad un carro sino a
Valle Mosso, dove a breve distanza dalla caserma che aveva presidiato
fu ucciso con il classico colpo alla nuca. Questo il trattamento che
i coraggiosi partigiani comunisti inflissero ad un ufficiale.
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