venerdì, maggio 01, 2020

L'omicidio dell'Ing. Arnaldo Vischi


Arnaldo Vischi, era un valente dirigente di azienda, lavorava presso le Officine Reggiane come direttore generale,le Officine Reggiane erano un importante complesso industriale con circa 7000 dipendenti. Durante la seconda guerra mondiale le O.R. producevano materiale bellico in particolare aerei da combattimento e proiettili da artiglieria.
L'ing. Vischi era una brava persona molto amata dalle maestranze e faceva la spola tra la fabbrica a Reggio e la famiglia che si trovava sfollata a Fosdondo. Con la fine della guerra la dirigenza della fabbrica si trova nelle condizioni di affrontare un ridimensionamento del numero del numero degli operai, tale incarico gravoso e pericoloso viene affidato a Vischi , anche il CLN , molto influente in una zona comunista non trova nulla da eccepire sulla qualità morale di Armando Vischi e dà il suo beneplacito.
La sera del 31 agosto mentre Vischi, in auto tornava a casa dai suoi famigliari veniva fermato da tre ex partigiani comunisti, rapito e portato in un borgo vicino a Santa Maria della Fossa nel comune di Novellara. Alla mattina successiva il suo cadavere era ritrovato accanto ad un rigagnolo.
Vischi era stato ucciso con modalità usate dai partigiani comunisti, tuttavia la commissione interna della fabbrica tentava maldestramente di addebitare l'omicidio ad elementi “fascisti e reazionari”. In realtà Vischi era persona stimatissima ed aliena dalla politica. Per la cattura dei suoi assassini si pose anche una taglia di un milione di lire e la polizia, quella ausiliari partigiana, indagò in un territorio molto difficile ad alta concentrazione di ex partigiani comunisti con ancora arsenali nascosti ma tenuti sempre in efficienza.
Al centro delle indagini furono da subito tre operai delle Reggiane, Nello Riccò, Giuseppe Grassi e Emore Casoli tutti iscritti al PCI ed ex partigiani comunisti, tratti in arresto ma subito e arbitrariamente, un tenente della polizia ausiliaria partigiana, Renzo Caffani liberava Riccò che misteriosamente spariva dalla circolazione. Caffani era un ex partigiano comunista.
Un altro episodio inquietante si inserisce nella vicenda, il partigiano Vivaldo Donelli, impiegato delle Reggiani, con l'incarido di compiere una indagine interna sull'omicidio di Vischi viene sequestrato e pestato a sangue, in quella occasione apprende che il Presidente dell'ANPI , nonché segretario del PCI di Reggio, Didimo Ferrari, avrebbe dato ordine di “giustiziarlo”.
Vista la situazione di inquinamento politico, l'attività investigativa veniva affidata ai Carabinieri, nella persona del Capitano Pasquale Vesce che procedeva a diversi arresti, oltre a Grassi e Casoli, anche Renzo Caffani , partigiano “celeste” che nella sua veste di tenente della polizia ausiliaria partigiana per aver dolosamente liberato Riccò su intercessione del segretario del PCI di Reggio Emilia , Arrigo Nizzoli.
Inoltre i Carabinieri denunciano a piede libero, Armando Attolini assessore comunista di Reggio, Alfredo Casoli , operaio, Adelmo Beggi , Alfredo Gerioni ex partigiano “topo”, Adelmo Beggi ex partigiano “padella”, Odino Cattini ex poliziotto ausiliario partigiano, Luciano Vecchi operaio, questi ultimi per sequestro di persona nei confronti dell'impiegato delle Reggiane, Vivaldo Donelli, incaricato dalla direzione di svolgere una inchiesta interna sull'omicidio di Vischi. Altri denunciati sono , Ultimio Canapini e Alfredo Ghidoni per complicità in sequestro di persona nei confronti di Donelli.
Il processo per l'omicidio di Vischi, si svolse presso la Corte di Assise di Ancona e vide ben 13 imputati alla sbarra per omicidio, sequestro di persona e percosse, di cui tre in stato di arresto, due a piede libero e otto latitanti.
Il processo di Ancona si concluse, dopo 5 ore di camera di consiglio, con le seguenti condanne, Nello Riccò, latitante , condannato a 22 anni, Giuseppe Grassi, detenuto, condannato a 22 anni, entrambi godono di tre anni di condono, Renzo Cafarri e Didimo Ferrari latitanti, condannati a otto anni di cui quattro condonati, Armando Apollini e Adelmo Vecchi, latitanti, condannati a tre anni. Tutti i latitanti erano ospitati in Cecoslovacchia.

Robert Nicolick


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