lunedì, giugno 08, 2020

L'omicidio del Sergente Marconista Oscar Oddera


L'omicidio del Sergente Marconista Oscar Oddera in forza alla San Marco
16 maggio 1945

Questa è una delle tantissime esecuzioni sommarie, compiute arbitrariamente dai partigiani comunisti ai danni di persone innocenti. Oscar Oddera è un giovane di 24, anni nativo di Mioglia, dopo varie vicissitudini nel novembre del 1944, viene aggregato ad un battaglione della San Marco presso la Cittadella di Alessandria, consegue la specializzazione di marconista.
Durante questo periodo riesce a defilarsi da ogni attività di rastrellamento e di contro banda, la vita militare non fa per lui. Il 25 aprile del 1945, con il crollo della RSI, riesce a rientrare indenne, a casa dai suoi a Mioglia nell'entroterra Savonese , se ne sta tranquillo in seno alla famiglia sino al 16 maggio, quando alla sera arrivano a casa sua due partigiani comunisti di Savona, che peraltro egli conosce, Valerio Canavero e Duilio Ferraro, all'epoca suoi coetanei ed amici, entrambi finiranno al centro di ulteriori indagini per esecuzioni sommarie e omicidi politici nel periodo insurrezionale.
Oddera si fa convincere a seguire i due partigiani comunisti con la scusa che devono recarsi ad Alessandria per regolarizzare la sua posizione militare. Oddera era tranquillo e convinto di non aver nulla da rimproverarsi e quindi segue fiducioso i due amici.
Purtroppo la sua fiducia era mal riposta, infatti pochi chilometri dopo, veniva ucciso da una raffica di mitra e alla sua famiglia veniva recapitato un biglietto in cui era scritto : “ecco quello che capita ai traditori”.
Ovviamente i Carabinieri svolgono delle indagini e constatano che il corpo di Oddera presenta diverse ferite a bruciapelo alla fronte, al viso e ad un occhio che era stato completamente asportato dal proiettile, inoltre i fori di uscita erano nella nuca, segno evidente che i colpi d'arma da fuoco erano stati sparati di fronte o di lato e non alle spalle come avevano affermato Canavero e Ferraro, i quali avevano sostenuto, durante gli interrogatori, che il camion su cui viaggiavano aveva avuto un guasto e tutti erano stati costretti scendere dal mezzo, sempre secondo la versione dei due partigiani comunisti, Oddera in quel frangente avrebbe tentato la fuga e loro, dopo aver intimato il fermo, gli avrebbero sparato alle spalle uccidendolo.
Dato che il corpo della vittima dava risultanze totalmente difformi dalla loro versione, venivano rinviati a giudizio e il processo si celebrava presso la Corte di Assise di Alessandria presso la quale i due venivano ritenuti colpevoli di omicidio volontario e condannati a 4 anni e 8 mesi di cui un anno condonato.
Quella di inscenare tentativi di fuga, che poi erano stroncati nel sangue era una prassi consolidata da parte dei partigiani comunisti che in questa maniera tentavano di giustificare degli omicidi veri e propri.

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