lunedì, giugno 22, 2020

L'omicidio di Ferdinando Mirotti e il tentato sequestro di Mario ariani


L'omicidio di Ferdinando Mirotti e il tentato sequestro di Mario ariani

Campagnola , agosto 1946

Fernidando Mirotti si era arruolato a suo tempo, nel Regio Esercito, e durante le attività belliche era stato fatto prigioniero dagli Americani, liberato aveva ripreso servizio nell'Esercito del Regno del Sud, con il grado di capitano, a guerra conclusa era stato destinato presso il Comando di Mestre. Il 20 agosto 1946 egli era venuto in licenza per pochi giorni in Emilia a Campagnola, a casa di parenti.
Alla sera, il capitano, trentaduenne, in compagnia di un suo cugino, aveva fatto una capatina al caffè del paese, e a mezzanotte circa, sempre assieme al suo parente, si era avviato verso casa, una villetta posta ai margini del paese.
Giunti al cancello i due si erano salutati ed il Mirotti superato il giardino antistante alla villa si accingeva ad aprire la porta di casa, allorchè veniva colpito da una raffica di arma automatica esplosa dal folto di un cespuglio. Il fratello della vittima che era in casa ad attenderlo, richiamato dagli spari uscì a precipizio e trovò la porta di ingresso sforacchiata dalle pallottole e sulla soglia il corpo del capitano Mirotti agonizzante.
Tutto intorno il buio e il solo il rumore del motore di una motocicletta che stentava a mettersi in moto per poi avviarsi ed allontanarsi. Secondo alcune testimonianze raccolte dai carabinieri, una motocicletta sarebbe stata notata giungere in paese per le 23, montata da due giovani in divisa cachi, qualcuno aggiunse con il viso coperto da un fazzolettone.
Il lavoro di indagine non portò a nulla in quanto si arenò davanti all'omertà di chi aveva visto ma era terrorizzato di fare la stessa fine e in quel triangolo della morte dell'Emilia, le bocche erano cucite.
Il particolare dei giovani armati in divisa cachi è il comune denominatore di altri delitti in quel lembo di terra , altri omicidi per esempio quello di Don Pessina e del Casaro Verderi, avevano visto la presenza di sicari sempre in divisa cachi che come è noto era la divisa dei partigiani comunisti in quel periodo.
La mattina successiva altri giovinastri, certamente simpatizzanti ed amici degli assassini, saputa la notizia della morte del Mirotti, festeggiarono in piazza con scene di entusiasmo che per la morte di una persona per bene erano davvero fuori luogo.
Quell'omicidio faceva parte del tentativo di disarticolare la società civile di quel periodo attraverso l'uso delle armi e del terrore.
Ma la cosa che impensierì molto di più i Carabinieri fu il fatto che i giovinastri urlavano con toni di sotto intesi e con gioia malvagia “ ce ne sono altri cinquantasei da fare fuori”, questo a detta degli inquirenti significava una sola cosa , c'erano delle liste di proscrizione e nel triangolo della morte dell'Emilia , gli squadroni della morte rossi erano ancora in movimento e molto attivi.
L'odio era infinito e tutti questi omicidi suggerivano a chi non condivideva l'ideologia comunista di stare in guardia, perchè il prossimo poteva essere chiunque di loro, ed è quello che accadde a Mario Ariani, proprietario del Molino San Felice, era notte da poco, quando egli sentì bussare in modo risoluto alla porta, fu egli stesso ad aprire e si trovò di fronte un giovane mai visto prima, Ariani gli chiese che cosa volesse ed il visitatore rispose, vieni fuori, tenendo la mano destra nella tasca come ad impugnare una pistola, Ariani ribattè, vieni tu dentro, e il giovane dopo essersi guardato attorno entrò.
Ariani che era un uomo dotato di grande forza fisica ed era coraggioso, afferrò per il collo il giovinastro e lo immobilizzò dopo avergli strappato la pistola, il suo aggressore era un giovane pallido di appena 18 anni, che ai carabinieri sopraggiunti rivelò il piano, che era quello di sequestrare un “fascista benestante” e poi “giustiziarlo”, nascosto a breve distanza c'era il suo complice di questa azione, armato di mitra, che attendeva il segnale convenuto per avvicinarsi e completare l'azione delittuosa.
Entrambi furono arrestati e confessarono di essere entrambi iscritti al PCI, i due ragazzi esaltati credevano fermamente, indottrinati da qualche cattivo maestro, che per l'attuazione della giustizia sociale, era necessaria l'indiscriminata soppressione fisica dei signori e dei borghesi ed era stata stilata da questi soggetti una lista di persone da liquidare.


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