sabato, giugno 20, 2020

L'omicidio di Giovanni Boaro


L'omicidio di Giovanni Boaro
Croce Mosso ( Biella )
2 giugno 1945
Giovanni Boaro era un ex milite della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, a guerra finita aveva ripreso il suo vecchio lavoro che era quello di operaio tessile , abitava con la moglie, e due figli, Gina e Benito a Croce Mosso una frazione in collina di Val di Lana ( Biella ).
Giovanni pensava che finita la guerra, poteva esserci un periodo di tranquillità dopo tanto sangue sparso , ma si sbagliava , alla mezzanotte del 2 giugno, si presentavano alla sua porta, due giovani apparentemente disarmati, che si qualificavano come agenti del polizia ausiliaria di Biella, i due sedicenti agenti lo invitavano a andare con loro per comunicazioni che lo riguardavano, era notte fonda e questo faceva presagire delle brutte cose.
Boaro visto inutile ogni tentativo di resistenza e per evitare problemi con i famigliari, si vestiva e seguiva i due agenti. Un quarto d'ora dopo, i suoi famigliari udivano provenire dalla strada delle urla e dei colpi d'arma da fuoco, usciti immediatamente non trovavano alcuna traccia ne del congiunto ne dei due sedicenti agenti.
Da quel momento il povero Boero sparì dalla circolazione e il suo cadavere fu ritrovato nell'agosto successivo in una località isolata prossima all'abitato di Croce Mosso.
La moglie sospettò che la responsabilità dell'omicidio del marito fosse da addebitarsi ai partigiani che erano venuti a prelevarlo quella sera, quindi coraggiosamente, si recò al comando SAP della vicina Vallemosso e qui riconobbe in uno dei militi presenti , uno di quelli che la notte del 2 giugno, erano andati a prelevare il marito.
Alle sue pressanti e reiterate richieste di chiarimenti , tuttavia il comandante della Sap non si mostrò interessato a far nascere un procedimento di identificazione e respinse qualsiasi tentativo della vedova di fare luce sull'omicidio e sui responsabili. La vedova non si convinse e decise di andare avanti, pertanto si recò al comando provinciale dei Carabinieri di Biella che era competente per zona.
Nel 1949 i Carabinieri di Biella su denuncia della donna, pervennero agevolmente alla identificazione dei soggetti coinvolti nella morte di Giovanni Boaro, denunciandoli all'autorità giudiziaria e cioè Ugo Ferrero, segretario della camera del lavoro di Vercelli, Pastore Bartolomeo e Alfonso fratelli residenti a Lessona, Bordone Antonio di Pettinengo, Mellograndi Sirio di Vallemosso, Agnani Gino di Vallemosso , tutti partigiani confluiti nella SAP ma secondo l'accusa, tutti convergenti allo stesso obiettivo e tutti partecipanti alla stessa spedizione, quindi tutti responsabili in ugual misura. In base alle indagini furono tutti rinviati a giudizio.
La vedova purtroppo escluse ogni carattere privato e personale, nell'omicidio del marito che peraltro era un convinto fascista ed era stato a suo tempo, milite della M.V.S.N. , quindi il Procuratore Generale chiese il proscioglimento degli imputati, essendo applicabile nei loro confronti l'amnistia del 30 giugno 1945, in parole povere, ammazzare un fascista non era reato in quanto egli era fascista.

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