martedì, giugno 16, 2020

L'uccisione del tenente della G.N.R. Armando Angeli


L'uccisione del tenente della G.N.R. Armando Angeli
Castellazzo Bormida
14 maggio del 1945
La sera del 14 maggio 1945, a guerra finita, verso le 19,30 veniva ucciso a colpi di arma da fuoco, sulla piazza di Castellazzo Bormida, il Geom. Armando Angeli, già tenente della G.N.R. Di anni 40, reduce della campagna di Russia, decorato di due medaglie d'argento e due di bronzo al V.M. Nel corso della ritirata il tenente aveva portato in spalla un suo soldato per una quindicina di chilometri portandolo in salvo, era un combattente e un uomo generoso.
L'uccisione del tenente era da ricercarsi in un fatto precedentemente accaduto, proprio a Castellazzo Bormida, a pochi chilometri da Alessandria, Il Tenente Angeli era stato inviato il 29 gennaio del 45 a Castellazzo per condurre una inchiesta giudiziaria , qui egli veniva attaccato da otto persone armate restava ferito al petto con perforazione di un polmone. In questa situazione, essendo rimasto privo di armi era costretto a lanciare una bomba a mano contro gli aggressori, la bomba esplodeva ed uccideva il capo della banda partigiana, Oscar Rapetti.
In seguito Angeli era ricoverato all'ospedale di Alessandria dove rimaneva ricoverato per due mesi. Dopo il 25 aprile 1945, Angeli si rifugiava presso un sacerdote, Don Urbano Viazzi, già capellano con lui in Russia, poi nella chiesa di San Rocco, nel frattempo i partigiani erano alla sua ricerca e due di essi , del comando SAP di Alessandria, lo prelevavano proprio in quella chiesa la mattina del 14 maggio. Appena a Castellazzo veniva ucciso per vendicare la morte di Rapetti, qualcuno ebbro di sangue, sparava altri colpi sul corpo esanime dell'ufficiale. Il giorno dopo si presentavano ad Alessandria, nella abitazione della vedova Margherita Mognotti, alcuni partigiani che con il pretesto di fare una perquisizione asportavano indumenti, preziosi e denaro per un notevole valore. Dopo una lunga istruttoria, venivano rinviati a giudizio alla C.A. Di Alessandria, l'ex capo partigiano Giuseppe Rapetti , Carlo Moscatelli falegname, Guerrino Goglino operaio, Armando Gasti che deve pure rispondere oltre che di omicidio anche del furto nella casa della vedova. Anche la vedova del tenente ebbe a subire delle pressioni, in apertura di udienza viene prodotta dal legale della vedova, Margherita Mogliotti, una lettera anonima ricevuta verso la fine del maggio 1945, cioè una quindicina di giorni dopo l'omicidio del marito, in cui era scritto che uguale sorte sarebbe toccata a lei se avesse sporto denuncia all'autorità. La lettera concludeva testualmente “silenzio sul fatto, se parlate farete una fine peggiore della sua”. Nel corso del processo, il principale imputato Giuseppe Rapetti ammette la propria responsabilità nell'omicidio del tenente, sceso in piazza richiamato della folla tumultuante scorto l'ufficiale che vacillava sotto i maltrattamenti e le percosse della piccola folla, già ferito, allo scopo di evitare che finisse linciato , dopo aver esploso due colpi di pistola in aria per allontanare quella ressa omicida, si decideva a colpire mortalmente la vittima per abbreviargli l'agonia. Alla fine dell'udienza il tribunale condanna Rapetti a 9 anni e 4 mesi, di cui 9 anni condonati, assolve gli altri imputati per non aver commesso il fatto, condanna il principale imputato a risarcire in sede civile la parte lesa.

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