L'uccisione del tenente
della G.N.R. Armando Angeli
Castellazzo Bormida
14 maggio del 1945
La sera del 14 maggio
1945, a guerra finita, verso le 19,30 veniva ucciso a colpi di arma
da fuoco, sulla piazza di Castellazzo Bormida, il Geom. Armando
Angeli, già tenente della G.N.R. Di anni 40, reduce della campagna
di Russia, decorato di due medaglie d'argento e due di bronzo al V.M.
Nel corso della ritirata il tenente aveva portato in spalla un suo
soldato per una quindicina di chilometri portandolo in salvo, era un
combattente e un uomo generoso.
L'uccisione del tenente
era da ricercarsi in un fatto precedentemente accaduto, proprio a
Castellazzo Bormida, a pochi chilometri da Alessandria, Il Tenente
Angeli era stato inviato il 29 gennaio del 45 a Castellazzo per
condurre una inchiesta giudiziaria , qui egli veniva attaccato da
otto persone armate restava ferito al petto con perforazione di un
polmone. In questa situazione, essendo rimasto privo di armi era
costretto a lanciare una bomba a mano contro gli aggressori, la bomba
esplodeva ed uccideva il capo della banda partigiana, Oscar Rapetti.
In seguito Angeli era
ricoverato all'ospedale di Alessandria dove rimaneva ricoverato per
due mesi. Dopo il 25 aprile 1945, Angeli si rifugiava presso un
sacerdote, Don Urbano Viazzi, già capellano con lui in Russia, poi
nella chiesa di San Rocco, nel frattempo i partigiani erano alla sua
ricerca e due di essi , del comando SAP di Alessandria, lo
prelevavano proprio in quella chiesa la mattina del 14 maggio. Appena
a Castellazzo veniva ucciso per vendicare la morte di Rapetti,
qualcuno ebbro di sangue, sparava altri colpi sul corpo esanime
dell'ufficiale. Il giorno dopo si presentavano ad Alessandria, nella
abitazione della vedova Margherita Mognotti, alcuni partigiani che
con il pretesto di fare una perquisizione asportavano indumenti,
preziosi e denaro per un notevole valore. Dopo una lunga istruttoria,
venivano rinviati a giudizio alla C.A. Di Alessandria, l'ex capo
partigiano Giuseppe Rapetti , Carlo Moscatelli falegname, Guerrino
Goglino operaio, Armando Gasti che deve pure rispondere oltre che di
omicidio anche del furto nella casa della vedova. Anche la vedova del
tenente ebbe a subire delle pressioni, in apertura di udienza viene
prodotta dal legale della vedova, Margherita Mogliotti, una lettera
anonima ricevuta verso la fine del maggio 1945, cioè una quindicina
di giorni dopo l'omicidio del marito, in cui era scritto che uguale
sorte sarebbe toccata a lei se avesse sporto denuncia all'autorità.
La lettera concludeva testualmente “silenzio sul fatto, se parlate
farete una fine peggiore della sua”. Nel corso del processo, il
principale imputato Giuseppe Rapetti ammette la propria
responsabilità nell'omicidio del tenente, sceso in piazza richiamato
della folla tumultuante scorto l'ufficiale che vacillava sotto i
maltrattamenti e le percosse della piccola folla, già ferito, allo
scopo di evitare che finisse linciato , dopo aver esploso due colpi
di pistola in aria per allontanare quella ressa omicida, si decideva
a colpire mortalmente la vittima per abbreviargli l'agonia. Alla fine
dell'udienza il tribunale condanna Rapetti a 9 anni e 4 mesi, di cui
9 anni condonati, assolve gli altri imputati per non aver commesso il
fatto, condanna il principale imputato a risarcire in sede civile la
parte lesa.
Nessun commento:
Posta un commento