giovedì, gennaio 28, 2021

La strage di Contrada Feudo Gela ( CL )

 


La strage di Contrada Feudo

Gela ( CL )

28 gennaio 1946

brigadiere Vincenzo Amenduni,

carabinieri Vittorio Levico 29 anni, Emanuele Greco 25 anni, Pietro Loria 22 anni e Mario Boscone 22 anni, Mario Spampinato, Fiorentino Bonfiglio e  Mario La Brocca




Il comprensorio di Gela, è ricco di pozzi, denominati buche di assaggio, a causa delle numerose miniere di zolfo, nel caso che sto per esporre ebbero la stessa macabra funzione delle foibe del confine orientale Italiano. Nel 1946, era operativa una caserma dei Carabinieri a Contrada Feudo Nobile, presidiata da nove militari, li comandava un Brigadiere Pugliere, Vincenzo Amentuni di 39 anni, tutti gli altri Carabinieri erano poco più che ventenni e avevano stabilito un ottimo rapporto con la popolazione del luogo, con frequenti incontri di calcetto, partite di bocce e scambi di visite, la caserma era diventata un centro di aggregazione sociale tra i ragazzini del posto e gli stessi militari.

In quella zona era purtroppo frequente il banditismo e la guerriglia separatista, in particolare c'era una banda molto feroce che imperversava , il suo capo era un certo Salvatore Rizzo il quale tra dicembre e gennaio del 46, organizzò un agguato per eliminare la presenza dei Carabinieri che dava fastidio ai suoi traffici, fu simulata una denuncia per pascolo abusivo, quattro militari più il brigadiere effettuarono un sopraluogo e sulla via del ritorno scattò l'agguato, i carabinieri si trincerarono in una cascina e impegnarono i banditi in un conflitto a fuoco, terminate le munizioni si dovettero arrendere al gruppo di fuorilegge. Quindi i banditi attaccarono la caserma che espugnarono dopo un violento conflitto a fuoco, anche qui fecero prigionieri altri tre carabinieri, tutti gli 8 uomini di legge furono portati legati con il fil di ferro ed imbavagliati nel covo della banda, mentre il comando della legione Carabinieri inviava uomini e mezzi per liberare i sequestrati. Il capo banda iniziò una trattativa per fare uno scambio di prigionieri, infatti si voleva la liberazione di un altro bandito Concetto Gallo. La trattatva fallì e Rizzo decise di assassinare gli ostaggi, condotti a coppie, sino al feudo Rigiulfo, nel territorio di Mazzarino, qui in una delle foibe locali, dette appunto buca di assaggio, prima sciolti delle corde, denudati e falciati a colpi di mitra e gettati nella buca profonda quindici metri. Dopo qualche mese, uno degli assassini Giuseppe Milazzo fu preso ed interrogato, dopo ore di interrogatori confessò e guidò gli inquirenti sino alla fossa dove erano occultati i Carabinieri. Milazzo sarà in seguito condannato all'ergastolo.

Ancora oggi viene periodicamente officiata una Santa Messa in memoria di questi giovani che servirono lo Stato e caddero trucidati da feroci banditi separatisti



Nessun commento:

Posta un commento

Scorci di un paese del basso Piemonte