mercoledì, novembre 25, 2009

I NUOVI "POVERI"

recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma và?!) un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)



TUTTI ESENTASSE
+TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS -
METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis

RISTORANTE gratis

(nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).

Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi ( per ora!!! ) Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali

(in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera.

(Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio) La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO. La sola camera dei deputati costa al cittadino

Euro 2.215,00 al MINUTO !!

LA VERGOGNA DELLA PEDOFILIA

Definizione di pedofilia
La pedofilia

Nonostante la derivazione etimologica esprima l’amore per i bambini da quando il termine pedofilia è entrato nella lingua italiana, nel 1935, il suo significato si è ristretto al campo dell’attrazione erotica e delle molestie nei confronti dei bambini. Negli anni Sessanta R. von Kraft-Ebing la definì “una perversione in cui una persona si sente eroticamente attratta da bambini di entrambi i sessi”; in tempi più recenti, il DSMIVne ha data una definizione più ampia inserendola nell’ambito delle parafilie, termine introdotto da Stekel per esprimere un disturbo dell’ eccitazione sessuale che, in questo caso, è resa possibile soltanto da stimoli particolari considerati sessualmente anomali dalla società[[3]].
Le caratteristiche essenziali delle parafilie sono infatti rappresentate da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti che in generale riguardano oggetti inanimati, situazioni particolari o atipiche, la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del patner, persone non consenzienti o, nel caso specifico, bambini. La parola “pedofilia” è spesso male interpretata. Secondo il “Grande dizionario della lingua italiana” (Utet), “La pedofilia è una deviazione sessuale in cui si manifesta un interesse erotico per fanciulli impuberi maschi o femmine, talora limitato al desiderio o al tentativo di seduzione, oppure unito a esibizionismo, a sadismo, a feticismo”. Sottolineiamo la parola “impuberi”: il pedofilo ha interesse per bambini che non sono ancora arrivati alla pubertà; ciò non esclude, tuttavia, che, per esempio nella famiglia, il comportamento pervertito non continui nei confronti di bambini divenuti adolescenti. “Pedofilia” non è sinonimo di pederastia o di omosessualità. “Pederastia” significa avere rapporti sessuali con ragazzi. Tale termine, ora in disuso, veniva usato di solito nella letteratura italiana con un significato spregiativo, indicando il rapporto erotico fra una adulto e un adolescente. Mentre la parola “pederastia” ha quindi un significato ben preciso, la parola “pedofilia” indica una serie di comportamenti che l’adulto ha, o richiede, nei confronti del bambino, usandolo ed eccitandolo per eccitarsi sessualmente: qualche volta pedofili, gravemente turbati psichicamente, non si limitano a carezze, masturbazione o fellatio ma arrivano persino a pretendere di penetrare il bambino, con conseguenze a volte gravi, date le differenze anatomiche. Ma questo non deve trarre in inganno: il pedofilo sa usare metodologie invasive violente con tecniche e metodologie mirate a non lasciare segni apparentemente evidenti. Quando la pedofilia è anche incesto, le conseguenze della violenza sul bambino sono particolarmente devastanti. Le statistiche rivelano che i pedofili appartengono per lo più alla cerchia intima del bambino. Come abbiamo visto dai risultati del monitoraggio, spesso sono parenti stretti, come il padre, la madre o entrambi i genitori, nonni, zii, cugini, fratelli maggiori: quindi persone in cui il bambino aveva riposto la propria totale fiducia e che lo hanno tradito, invece di fornirgli uno scudo protettivo. Il padre, e la madre, o comunque un familiare, che sa e tace, e che magari sconfessa le confidenze del bambino aumentano colpevolmente la sua disperazione. La pedofilia, come dimostrano anche le è praticata da individui con caratteristiche diverse: anziani, adulti e giovani, incolti ma anche colti. Non esiste una tipologia del pedofilo così come non esiste un unico tipo di pedofilo la pedofilia è un tratto multifattoriale in cui entrano in gioco aspetti mentali, istituzionali, di attività, di educazione sessuale, di violenza, di controllo delle pulsioni. Esistono però fattori che potremmo definire facilitanti, senza però essere determinanti:
- l’essere stati violentati oppure trattati con crudeltà durante l’infanzia, in particolare dai propri genitori (per vincere l’angoscia di essere in balia di una persona che umilia e abusa, un bambino può prendere a modello il proprio oppressore e desiderare di avere il suo potere; questa “identificazione con l’aggressore” lo porterà in seguito ad adottare lo stesso tipo di comportamenti questa volta, però, da una posizione di forza). Molti condannati per pedofilia hanno dichiarato di essere stati vittima di abusi durante la loro infanzia. Tuttavia, fortunatamente, una grande percentuale di vittime di violenza riesce ad essere un adulto ed un genitore rispettoso dei diritti dei bambini ed anzi, questi adulti, molto spesso dimostrano doti di sensibilità e responsabilità nei confronti dei minori superiori a chi la violenza non l’ha subìta;
- l’essere stati bambini isolati che si sono sentiti esclusi dagli altri bambini e adolescenti che hanno invidiato la vitalità dei loro coetanei (da adulti possono tentare di possedere, plagiare e di catturare quegli stessi bambini di cui hanno ammirato e invidiato la vitalità);
- l’aver vissuto in ambienti familiari disgregati, non necessariamente degradati;
- l’aver assistito ad azioni violente e distruttive su familiari senza aver avuto la possibilità di intervenire a migliorare la situazione o di curare in qualche modo le proprie e altrui ferite psicologiche.
Secondo molti psicologi e psichiatri i pedofili avrebbero una personalità immatura, problemi di relazione o sensi di inferiorità che non consentono loro di reggere un rapporto amoroso adulto, “alla pari”: individui con disturbi narcisistici e fragile stima di sé, si focalizzano sui bambini perché possono controllarli e dominarli e con loro non provano sentimenti di inadeguatezza.
La maggior parte dei pedofili cerca di non maltrattare i bambini che riesce ad avvicinare, sia per l’attrazione che provano nei loro confronti, sia perché non sono animati da impulsi, a loro dire, malevoli e sia perché cercano di evitare che essi possano parlare, lamentarsi o svelare il crimine. Secondo diversi psicanalisti bisogna sottolineare la pedofilia vera e propria: per quanto distorta, deviata, patologica, l’attrazione che il “vero” pedofilo prova per il bambino, non è solo sessuale. E’, a suo modo, una forma d’amore in cui c’è affetto, tenerezza, comprensione anche se l’incapacità dell’adulto di contenere le pulsioni sessuali può rappresentare, per il bambino, un grosso rischio psicofisico. Il pedofilo può usare violenza ad un bambino con modalità subdole e meschine che sono lontane dal comune senso del termine inteso dalla collettività. Inoltre, la violenza psicologica, la coercizione, il plagio, diventano un tranello per ottenere la fiducia e l’inconsapevole consenso dei bambini: una trappola tesa dal pedofilo che imprigiona le piccole vittime in un senso di colpa che a volte dura per tutta la vita. I pedofili più “buoni”, sono paradossalmente anche i più pericolosi perchè si mimetizzano con perfida astuzia tra la cosiddetta gente "perbene".
Metodi di Cura
Il pedofilo è un perverso; quello che lui definisce “amore” per il bambino è un’ossessione che lo rende recidivo per cui, anche quando finisce in prigione, non appena esce, ci ricasca. Da questa considerazione emerge pressante la necessità di individuare delle metodologie di cure che puntino, da un lato, a “recuperare” il soggetto e, dall’altro soprattutto a garantire la tutela del bambino.
Le terapie sperimentate e in corso di valutazione seguono due strade non alternative:
1) psicologica: la pedofilia è un disturbo della sessualità ma, come è noto, la sessualità è un’espressione dell’affettività e cioè della capacità del singolo di stabilire relazioni sentimentali, quindi si impone la necessità di analizzare la personalità del pedofilo al fine di promuovere la rimozione di quegli ostacoli che ne hanno bloccato lo sviluppo affettivo e dunque sessuale. Questo lo si può fare con la psicoterapia, una relazione terapeutica che permetta al pedofilo di “rielaborare” la propria vita infantile. La maggior parte dei pedofili, però, non sono collaborativi: sono pochi quelli che accettano di farsi curare, molti non si considerano per nulla malati o deviati anzi rivendicano la legittimità dei loro approcci sostenendo che c’è abuso solo quando c’è costrizione violenta. La camaleontica capacità di mimetizzarsi, astutamente affinata nel corso della loro vita, riesce a confondere gli stessi conviventi, parenti, amici, conoscenti e a volte gli stessi professionisti. Rarissimi sono i casi di ammissione di colpevolezza, anche di fronte a condanne divenute esecutive. Nel complesso, la riconversione dei pedofili è un lavoro tutt’altro che semplice.
2) farmacologica: a) con antidepressivi, antiossessivi e antifobici: il pedofilo ha un’ideazione coatta, meccanica: tutto gira attorno all’idea di trovare un bambino e di usarlo affettivamente e sessualmente. E’ un’ideazione che difficilmente riesce a contenere. Da questo punto di vista, il pedofilo, è dunque un’ossessivo e da questo punto di vista andrebbe trattato con gli antidepressivi, che bloccano le pulsioni ossessive, modulano l’ansia, diminuendo la libido e stabilizzano l’umore;
b) con antiandrogeni: il testosterone è un ormone che non è preposto solo allo sviluppo e al mantenimento delle caratteristiche sessuali maschili. Entra in gioco anche nel controllo degli impulsi sessuali, nell’aggressività, nei processi cognitivi, nelle emozioni e nella caratterizzazione della personalità. E’ fondamentale il suo contributo ai desideri, alle fantasie, ai comportamenti sessuali e alle loro deviazioni. Ridurne la secrezione, o inibirla del tutto, può perciò aiutare a tenere sotto controllo gli impulsi parafilici. Questo risultato è noto anche come castrazione chimica.
Castrazione Chimica (nostra opinione)
Secondo l'OMS(Organizzazione Mondiale della Sanità) la pedofilia è una vera e propria *malattia ed è quindi necessario curare e rieducare secondo gli esempi di legislazioni come quella inglese e danese. La cura da preferire è la psicoterapia, suggerita come assai efficace, risultando invece barbara la castrazione chimica. Tuttavia bisogna riflettere sui metodi che risultino più appropriati per raggiungere lo scopo primario: la tutela dei soggetti più indifesi e primi fra tutti le vittime, i Bambini. E' già successo, ad esempio, che gli autori degli abusi sui minori siano poi risultati degli impotenti, ma questo non ha loro impedito di compiere violenza. Non ci si deve fermare al concetto di violenza comunemente inteso per quanto riguarda il pedofilo: questo può abusare di un bambino anche senza l'uso dell'organo sessuale. Appartengono alla cronaca e alle testimonianze episodi di abusi sui minori in cui l'abusante si "compiaceva" anche solo a guardare, a far compiere ad altri, a fotografare, oppure ad usare violenza con corpi estranei e oggetti. Esistono donne, anche se appartenenti ad una bassissima percentuale, condannate per atti di pedofilia. Il pedofilo si eccita anche solo annusando la pelle di un neonato. Ci sono diversi aspetti controversi, che non possono essere passati sotto silenzio, all'uso della castrazione chimica. Il primo, di ordine medico: sappiamo che l'assunzione di sostanze chimiche incide sulla libido fintanto che la cura sussiste, per poi cessare ogni effetto in seguito alla sospensione della terapia. Quindi o il trattamento prosegue per tutta la vita del pedofilo oppure risulta inefficace. II secondo aspetto investe proprio gli aspetti psico-motivazionali. Negli Stati Uniti una persona giudicata pericolosa o malata può scegliere un iter di riabilitazione che prevede sia l'intervento farmacologico sia la psicoterapia. Potrebbe quindi rivelarsi una scelta di comodo per abbreviare la detenzione; mentre si sa quanto sia imprescindibile la motivazione personale al cambiamento. E tale motivazione può eventualmente sorgere solo dopo un periodo riparatore e "giustamente congruo" (detentivo, coatto, tso ecc.) in rapporto all'effettivo danno causato. Il terzo punto critico, forse per noi tutti il più complesso, riguarda gli aspetti etici. Nel bene e nel male anche le opinioni più caute, rispecchiano la cultura di appartenenza. Oltreoceano se una cosa funziona la si adopera con entusiasmo: rischi e danni, sempre che siano contenibili, passano in secondo piano. In Europa, ed in Italia in particolare, invece in genere si è più attenti, talvolta si rischia addirittura l'inconcludenza per voler sviscerare una questione. In questo caso specifico, però, mi pare doveroso interrogarsi più approfonditamente: non dobbiamo accontentarci di interventi di castrazione, chimica ma pur sempre castrazione. Tutto ciò evoca pratiche oscurantiste, poco in linea con una civiltà evoluta. Ci vogliono invece interventi più efficaci. Riteniamo sia improcastinabile la necessità di informare e formare gli individui sulla cultura dell'infanzia, le relazioni familiari, attraverso tutti i canali disponibili, dalla scuola alla famiglia ai mass media in genere. Bisogna creare, su tutti i mezzi di comunicazione, compreso Internet, ma anche e soprattutto tra i giovani una cultura di prevenzione che diventi barriera insormontabile alla diffusione del fenomeno e a possibili contatti tra i pedofili. Si deve imparare ad ascoltare i ragazzi, ma soprattutto saper dialogare coi loro problemi e le loro ansie in problematiche di disturbo che prescindono dallo specifico della pedofilia per i pericoli di media violenti ed erotici, messaggi negativi veicolati, dalla pubblicità alla stampa, dalla TV a Internet, ampliando le possibilità di intervento per una controcultura, contro la strumentalizzazione e mercificazione del bambino. Inoltre, poichè il pedofilo è normalmente lucido e responsabile delle proprie azioni, bisogna aumentare il controllo, rafforzare le indagini e rendere le pene molto più severe, ma soprattutto concretizzare la certezza della pena, non esclusivamente in carcere, come ad esempio interdirli in perpetuo dalla curatela, potestà e da qualsiasi possibile contatto con i minori, sia in ambito familiare che sociale. Obbligarli, con trattamenti obbligatori, a terapie, studi e analisi che siano fonte di conoscenza per gli esperti professionisti in modo da mettere in atto strategie di prevenzione a favore dei minori. Infine, ma prioritario in ordine di importanza, il nostro obiettivo principale deve essere la protezione dei bambini, prima che si verifichino le violenze. La pedofilia al momento non ha cure efficaci che possano garantire una reale "guarigione" e la percentuale di recupero dei pedofili tentata sia in Europa che nel mondo è bassissima, pari al 3-5%. Gli unici tentativi di contenimento del fenomeno oggi disponibili sono la conoscenza e la prevenzione. Ed in questo la famiglia e la scuola sono le più importanti sedi di formazione. Sicuramente sarebbe più "comodo", per molti, aderire a simili teorie, perché ad effetto immediato, anche se non risolutivo, mentre risulta molto più impegnativo e coinvolgente un'azione formativa e preventiva anche se, a lungo termine a nostro avviso molto più incisiva. Considerando che, secondo vari studi ed esperienze, è assodato che sia dannosissimo per i bambini subire violenza durante l’infanzia, la società ha sicuramente il dovere di tutelarsi da questi pericolosi criminali. Ma anche se la proposta di castrazione chimica fosse accettata, metteremmo in atto una strategia comunque tardiva ed inconcludente perché in ogni caso tale intervento, che non previene, sarebbe possibile a danno già causato. Come per tutte le azioni di tutela minori, se pur in alcuni casi competenti e professionali, che si occupano solo della “presa in carico” del minore vittima di violenza, anche questo genere di azioni risultano insufficienti ed inadeguate. E' quindi doveroso non sprecare tempo in ricerche a soluzioni chimiche ma intervenire in quei meccanismi che la nostra mente umana fa scattare quando non sappiamo controllare le nostre ansie, le nostre paure pregiudicando qualsiasi seria “prevenzione” atta a proteggere i bambini.
N.B.:
*Secondo una sentenza della Cassazione, la pedofilia non è una malattia mentale che attenua la capacità di intendere e volere: la pedofilia, come modifica dell'oggetto sessuale in direzione dei minori, pur presentando ordinariamente carattere di abitualità, ai fini penali non esclude né attenua la capacità di intendere e volere e, di conseguenza, la penale responsabilità per abusi sessuali contro i minori.

martedì, novembre 24, 2009

TRAVAGLIO A PROCESSO, PER LE ACCUSE AI GENITORI DI VIKA


Travaglio a processo per le accuse ai «genitori» di Vika



Maria Chiara e Alessandro Giusto tornano in tribunale. Ma non sul banco degli imputati dal quale sono già scesi con un’ampia assoluzione dall’accusa del sequestro di Vika-Maria. Questa volta sono loro ad accusare. Il prossimo 15 dicembre saranno protagonisti dell’udienza preliminare nei confronti di Marco Travaglio, il giornalista e scrittore che hanno denunciato per diffamazione a mezzo stampa proprio per gli attacchi subiti a seguito della vicenda della bimba bielorussa. Travaglio, nel suo libro «La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire la notizia per non disturbare le opinioni», stampato a Padova (per questo il processo si terrà in Veneto), scrisse che la famiglia di Cogoleto si era resa responsabile di «sequestro di minorenne con plagio». Tra i passi offensivi anche quello in cui Maria Chiara e Alessandro vengono definiti «coppia sterile», come se questo fosse il movente del «sequestro». Senza peraltro contare che dopo la vicenda-Vika i Giusto hanno avuto un maschietto, a dimostrazione della gratuità di certe illazioni sulla «fuga» di Vika. «Un episodio - ha scritto ancora Travaglio nel libro - che lascerà tracce indelebili sulla psiche della bimba, addirittura indotta a esibirsi in un video alla al-Zarqawi in cui chiedeva di tornare da mamma e papà (che non sono i suoi, non sono tali), dava in escandescenze e minacciava un suicidio che qualcuno le aveva sciaguratamente suggerito per forzare la mano alle autorità e ottenere un’adozione non dovuta e nemmeno prevista». Il 15 dicembre Travaglio, il censore degli indagati dovrà iniziare a difendersi da indagato. E sarà l’ennesima volta.


da IL GIORNALE del 25 novembre 2009

LA RESISTENZA SPORCA DI SANGUE : IL PADRE DI FAMIGLIA FUCILATO SOLO PERCHE' ERA UN SECONDINO


lunedì, novembre 23, 2009


























Il 17 novembre del 1946, cadeva a Savona, nell’adempimento del proprio dovere il Commissario Amilcare Salemi.



All’indomani del 25 aprile 1945, iniziò per Savona e i Comuni limitrofi, Vado Ligure, Valleggia e Quiliano un periodo di oscurità istituzionale, costellata da abusi e soprusi, da moltissimi omicidi e ruberie , sparizioni di persone, addirittura di intere famiglie ingoiate nel buio, vendette causate da antichi rancori. Erano veri e propri anni di piombo.
Esecuzioni sommarie, violenze di ogni tipo, attentati dinamitardi stavano eliminando i principi basilari della convivenza civile. Il tutto avveniva sotto gli occhi terrorizzati dei Savonesi e delle Autorità dell’epoca impotenti ad arginare il fenomeno.
Questa sanguinosa escalation non accennava a diminuire , inoltre compiacenti silenzi e sospette collusioni non contribuivano a fermare la scia di sangue anzi la implementavano.
Gruppi di partigiani comunisti, in genere sempre le stesse e conosciute persone, armati ed organizzati militarmente , condizionavano la vita nel Savonese a loro piacimento. I cittadini onesti, che formavano comunque la stragrande maggioranza della popolazione, temevano fortemente per i loro beni , prima e in secondo tempo e per la loro vita e quella dei loro cari.

L’ufficio Affari Generali del Ministero degli Interni, a fronte di questa grave situazione, nel 1946, decise di inviare un funzionario , impermeabile ai condizionamenti politici, con il difficile incarico di guidare la Squadra politica della Questura di Savona, all’epoca infestata da numerosi poliziotti ausiliari, in concreto ex partigiani comunisti, i quali non portavano a termine le opportune indagini sugli omicidi in oggetto, altrimenti avrebbero dovuto indagare ed arrestare in massa i loro compagni di fede politica. Salemi è nato a Rota Greca, un piccolo centro del Cosentino, laureato in Giurisprudenza passa un concorso per entrare nella amministrazione della Pubblica Sicurezza e dimostra di avere la stoffa dell’investigatore, addirittura effettua indagini sulla sparizione dell’oro di Dongo.

Il clima omertoso e terroristico, nel Savonese. era pesantissimo. In questa situazione molto scabrosa e pericolosa, il Commissario Amilcare Salemi , di anni 40, giunge a Savona, in missione dalla Questura di Lecco , ed inizia a operare con efficacia. Salemi è anche inattaccabile dal punto di vista ideologico, infatti in passato, in qualità di funzionario di polizia, ha salvato molti ebrei dalla deportazione verso i campi di sterminio nazisti, quindi nessuno può lanciare a Salemi l’ usato ed abusato insulto di “fascista”, perché Salemi non lo è assolutamente.
La sua efficienza crea moltissimi problemi alle bande di brigatisti rossi ante litteram ,che temono di perdere la supremazia sul territorio e decidono di fermare Salemi prima che arresti i responsabili dei numerosi omicidi.
Dopo diverse missive anonime in cui lo si minaccia di morte ma che non spaventano il Commissario, qualcuno decide di agire, si pianifica e si progetta l’azione mortale, si fanno sopraluoghi nei punti più strategici e adeguati a effettuare un attentato al Commissario ,aspettando l’occasione più propizia che infatti arriva : Il 16 novembre 1946 all’ora di cena, mentre il Commissario è isolato e con la guardia abbassata.
E cosi’ accade, Salemi, tutte le sere va a cena, nel ristorante dell’Hotel Genova in Piazza del Popolo , una zona centrale di Savona. Il killer impugna una pistola con silenziatore, calibro 7,65, usata con perizia, in diverse occasioni, per ammazzare persone pericolose per gli interessi vitali degli ex partigiani, si introduce in un ingresso adiacente all’hotel, apre una porticina di servizio, entra alle spalle del funzionario, chino sul tavolo intento a cenare, prende la mira e lo colpisce alla schiena, con un solo colpo.

La pistola con il silenziatore fa appena uno schiocco, udito a malapena dalla proprietaria dell’albergo. Salemi, ha il tempo di rendersi conto che gli hanno sparato e di maledire il proprio vile assassino e poi si accascia dopo aver chiesto aiuto alla Signora Teresa presente in sala.

Mentre Salemi viene assassinato presso l’hotel Genova, qualcuno all’interno della Questura, forza i cassetti della scrivania del Commissario e asporta tutte le carte investigative prodotte da Salemi nel corso delle sua infaticabili indagini : in fondo era questo che si voleva, proteggere un folto gruppo di criminali , colpevoli di centinaia di omicidi effettuati nell’immediato dopoguerra nel Savonese, tutti coperti da amnistia, ma controproducenti per l’immagine della Resistenza e dei suoi uomini.
Il Procuratore Generale Ettore Colonna, inizia l’istruttoria, in un ambito estremamente difficile e rinvia a giudizio un certo Pietro Del Vento, Sanremasco, malato di tubercolosi, personaggio controverso che dice tutto e il contrario di tutto, alterna periodi di grande agitazione psicomotoria e periodi di catalessi, insulta i giudici e fa diverse chiamate di correità verso altri suoi compagni di fede politica. E’ chiaramente un fattore di caos organizzato, messo nelle mani degli inquirenti per sviare le indagini. Il processo verrà portato avanti dal Dott. Sorrentino, un giudice coraggioso e capace. Il Del Vento accusato e processato successivamente per altri due omicidi, sarà anche internato negli O.P.C. di Montelupo Fiorentino e Di Reggio Emilia, e giudicato infermo di mente. Del Vento è uno strumento utile nelle mani di mandanti scaltri e malvagi, che a Savona, sono conosciuti e faranno carriera politica al riparo da noie giudiziarie.
Altri due personaggi già noti per altre vicende , ex partigiani comunisti, Genesio Rosolino e Bisio Dalmazio, saranno assolti per insufficienza di prove giudiziarie. Del Vento morirà di TBC, portando nella tomba i suoi segreti.

Una luminosa figura e’ la vedova del Commissario Salemi, Concetta Pasquino, che si costituisce parte civile e che presenzia alle udienze accompagnata dai tre piccoli figli, guardando in faccia l’assassino presunto di suo marito, nonostante le solite minacce di stampo mafioso non defletterà per questo, come invece altri faranno per paura.
Un particolare toccante : al termine dei processi, chiederà alla Questura di Savona di poter riavere gli abiti del marito..
Lo Stato tributerà al povero Commissario i Funerali di Stato, era il minimo che poteva fare per il proprio fedele servitore, vissuto senza paura e caduto con onore colpito alle spalle come solo i vili sanno fare.

Sono passati esattamente 63 anni da quella sera, e nessuno dei giovano o dei meno giovani savonesi, conosce questa storia, una storia che racconta di un medioevo oscurantista e malvagio che lasciò tracce sanguinose senza tuttavia riuscire a piegare le coscienze libere di chi credeva nella Libertà. Dobbiamo ringraziare gli uomini come Amilcare Salemi che hanno dato tutto, compresa la loro vita, per nutrire le speranze in un futuro migliore.
Roberto NICOLICK

giovedì, novembre 05, 2009

SIGNOR GORBAGIOV TIRI GIU QUEL MURO



IO DRAGONE DEL QU QLUX QLAN


Nicolick "io gran dragone del Ku Klux Klan per caso"


E' arrivata presso la nostra redazione la mail di Roberto Nicolick nella quale replica a uno spiacevole episodio che lo ha visto diventare un protagonista inconsapevole del Ku Klux Klan e che pubblichiamo qui di seguito.

Vi spiego, come, attraverso l’uso distorto della Verita’ o meglio solo di alcune Verità, disposte ed organizzate, come meglio conviene, si può infilare in testa a chiunque il cappuccio bianco con i buchi per gli occhi e farlo assurgere quasi al grado di gran Dragone del Klan. Ecco il fatto:

Ricevo ieri pomeriggio una telefonata da una persona, che si qualifica, anche attraverso una mail, come Federico Mello, giornalista di un nuovo quotidiano a tiratura nazionale, in giro da poche settimane.

Mi racconta che sta facendo una inchiesta sul Ku Klux Klan in Italia! Afferma che esiste un sito della suddetta organizzazione in cui vi è un link al mio blog, Nicolickblog, il quale modestamente vanta circa 70 mila visite.

Costui, aggiunge che il sito del KKK e’ linkato anche sul mio blog, quindi me ne chiede la ragione. Spiego che in occasione di diverse lettere minatorie anonime giuntemi nel corso del mio mandato in Provincia, più di un anno fa, il sito del KKK, che all’epoca aveva un nome un pò fantasioso, qualcosa sul tipo i cavalieri bianchi etc. aveva pubblicato la notizia, con sentimenti di solidarietà, linkando per primo il mio blog.

Ad un primo esame, all’epoca, il sito era pittoresco, artigianale, limitatissimo nei contenuti e nella grafica e pareva privo di pericolosità.

Per ricambiare, e non trattandosi di siti che propagandano la pedopornografia o appelli deliranti al terrorismo, ho linkato il blog in oggetto, sull’elenco di quelli cosiddetti amici, in mezzo ad altri 15 blog e, francamente l’ho lasciato nel dimenticatoio, sino alla telefonata del Federico Mello.

A seguito di questa telefonata, ho immediatamente rivisto il blog della setta e l’ho trovato aggressivo, delirante, razzista, xenofobo e violento, pertanto ho deciso di rimuoverlo dall’elenco dei siti amici in quanto non compatibile con i contenuti del mio blog che sono, all’opposto, di informazione, denuncia sociale e civica pur sempre in uno spirito di moderazione e di civiltà.

Però, sul quotidiano su cui dovrebbe scrivere Federico Mello, trovo invece, un articolo a firma di Giampiero Calapà, che in modo disarticolato, disordinato e sciatto, e soprattutto scarsamente professionale, miscela un insieme di verità, banalità e soprattutto inesatte con lo scopo di farmi apparire per quello che in realtà non sono: un affiliato del KKK?? Un reclutatore di aspiranti membri? Un diabolico infiltrato della setta nella società civile?? Un razzista che incendia le Croci?

A completare il quadro, a destra del ridicolo articolo a firma Calapà, un box in cui in poche righe si accredita ai membri del KKK, di annoverare tra i suoi miti Alessandro Magno e il suo amico Efestione, presentato il tutto in chiave omosessuale. Accostando erroneamente il mondo Gay per natura libertario e non violento a quello della setta che ha dimostrato nel corso degli anni una incredibile tendenza alla violenza anche verso gli omosessuali, come peraltro scrive l’articolista poche righe prima.

La farsa deve essere completata e si va poi associare nel pentolone anche il movimento politico in cui milito, il PDL, il Presidente della Provincia di Savona che anche lui viene intervistato per telefono e non si riesce, purtroppo, a trovare mia nonna, altrimenti sarebbe l’en plein.

A seguito di questo tristissimo articolo in molti mi hanno telefonato per assicurarmi la loro solidarietà sapendo che sono una persona moderata e corretta, quindi questo “piccolo” quotidiano ha ottenuto l’effetto opposto, quello di fare avvicinare ancora di più la gente alla mia persona.

Fino a poche ore fa non sapevo neppure come si scrivesse o pronunciasse il nome di qella famigerata setta e uno dei miti della mia giovinezza è stato Martin Luther King.

Poi mi viene anche da riflettere sulla tempistica sospetta dell’articolo :

Il link era presente da più di un anno, perché solo ora viene portato all’onore della cronaca? Forse perché il mio libro che va a tangere la mitologia resistenziale sta vendendo alla grande? Perché il Giornale, quotidiano serio e corretto, sta pubblicando con regolarità i miei editoriali sulla guerra civile?? Perché oggettivamente sono una persona per bene che da fastidio?

Forse esiste una volontà di delegittimare le voci fuori dal coro. Ma gli è andata male non hanno raggiunto lo scopo di tacitarmi.



Roberto Nicolick

lunedì, novembre 02, 2009

AVVERTENZA

DAI SITI AMICI E' STATO ELIMINATO UN INDIRIZZO CHIARAMENTE RAZZISTA E VIOLENTO.
LA SUA PRESENZA NELL'ELENCO ERA , UNICAMENTE, DOVUTA AD UN GESTO DI CORTESIA PLURALISTICA VERSO QUESTO SITO, ELIMINATO DA IERI 2 NOVEMBRE 09, DOPO UNA PIU' ATTENTA ANALISI DEI CONTENUTI DEL SITO IN OGGETTO, INFATTI, SI E' APPURATA LA SUA INCOMPATIBILITA' AD ESSERE PRESENTE NEL NICOLICKBLOG.
I GESTORI DEL SITO ELIMINATO, AVEVANO ESPRESSO ,PIU' DI UN ANNO FA, SOLIDARIETA' PER LE MINACCE RIPETUTE CHE IGNOTI AVEVANO INVIATO AL SOTTOSCRITTO DA SEMPRE IMPEGNATO NELLA LOTTA PER LA LIBERTA' E LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI E CIVILI, A QUESTA UNICA RAGIONE QUESTO ERA DOVUTO IL LINK DEL BLOG ELIMNIATO.

QUESTO PER QUANTO MI COMPETE.
ROBERTO NICOLICK

IL MIO FILM PREFERITO, ANTI RAZZISTA E ANTI KKK


Nel giugno del 1964, in un piccolo centro della Contea di Nashuba, nel Mississippi, scompaiono misteriosamente tre giovani militanti del movimento dei diritti civili - due bianchi ebrei ed un nero. L'F.B.I. invia sul posto due agenti: Anderson, dai modi diretti e sbrigativi, ex sceriffo nel Mississippi ed ottimo conoscitore della realtà locale, e Alan Ward, proveniente dall'Università di Harvard, rispettoso delle regole della legge ma ignaro dei gravi problemi del sud. I due, ostacolati nelle indagini sia dalla polizia locale sia dalla popolazione nera che teme le rappresaglie del Ku Klux Klan, accentrano i loro sospetti sul sindaco Tilman e sul vicesceriffo Pell, la cui insofferente moglie, avendo svelato i soprusi del marito ad Anderson, consente a questi di trovare i cadaveri dei tre scomparsi. Ottenute, con i suoi discutibili metodi, ulteriori prove dei legami tra le autorità ed i membri del Ku Klux Klan, Anderson riesce a far processare e condannare tutti i responsabili.