martedì, maggio 12, 2020

Gli omicidi di Carlo Pernigotti, del figlio Attilio e di Giovanni Romairone e Carlo Rovetta

Gli omicidi di Carlo Pernigotti, del figlio Attilio e di Giovanni Romairone e Carlo Rovetta


Ovada 9 maggio 1945


La sera del 9 maggio 1945 il rag. Prof. Carlo Pernigotti di 54 anni , noto industriale filandiero di Ovada e il figlio Attilio di 20 anni furono assassinati a colpi di rivoltella sulla piazza di quella città. La famiglia Pernigotti con sede commerciale a Genova gestiva due stabilimenti, uno a Ovada e l'altro a Campo Ligure per un totale di 500 operai, Pernigotti, era stato come tutti gli Italiani iscritto al partito fascista ed aveva ricoperto anche la carica di Podestà di un piccolo comune del Monferrato, ma non aderì a Salò, anzi durante la guerra civile fu largo di aiuti verso i partigiani. Anzi fu depredato in tutto e per tutto dai cosiddetti “patrioti”.

La famiglia Pernigotti proprietaria del Cotonificio Pernigotti fu largamente taglieggiata dai partigiani dell'Ovadese per un importo totale di 150 milioni di lire dell'epoca.

La sera del 15 marzo 1944 un numeroso gruppo di persone armate invase la loro villa , in quel momento erano presenti Carlo Pernigotti e il figlio Attilio, pilota di aerei, in compagnia del fattore della tenuta Carlo Rovetta e dell'agricoltore Carlo Romairone, essi riuscirono a dimostrare la loro non appartenenza alla RSI e non ebbero altro danno che vedersi depredare di gioielli, denaro e oggetti vari per un importo di parecchi milioni. Altri milioni in denaro e indumenti fu costretto a versarli il giorno dopo al CLN di Ovada.

Al povero Romairone invece, andò malissimo , egli era stato segretario del fascio a Tagliolo, nonostante avesse quasi 70 anni, fu preso la sera dell'incursione nella villa dei Pernigotti e trascinato via sotto la minaccia delle armi, il giorno successivo fu trovato cadavere in un campo a Belforte Monferrato. Ma non era ancora finita. Pochi giorni dopo la liberazione Carlo Pernigotti, apprese che un deposito di stoffe da lui costituito in un convento di suore, era stato svaligiato dai soliti noti. Insieme con il figlio, Attilio, si recò al CLN di Alessandria per protestare , in quel luogo gli fu assicurato che quella “requisizione” non era stata autorizzata dai comandi partigiani di zona e che in futuro non sarebbe più stato oggetto di altre molestie.

A garanzia della loro incolumità, il CLN ordinò ad un ufficiale medico, il dott. Goria di accompagnare i Pernigotti nel viaggio di ritorno a casa. Appena giunti a Ovada, scesi dall'auto nella piazza centrale di Ovada, tre uomini in bicicletta con il volto travisato da larghi fazzolettoni, uno di loro tenne il medico sotto la minaccia di una pistola mentre gli altri due scaricavano le loro armi sui due Pernigotti che cadevano morti a terra.

Le detonazioni furono udite anche lontano e le udì la povera moglie del Prof. Carlo, Anita Berretta, che giunse di corsa , presagendo quello che era accaduto, urlando disperata si gettò sui corpi di suo marito e del figlio ancora caldi mentre i tre criminali si allontanavano di gran carriera, ovviamente nessuno in piazza riconobbe i tre assassini. La sera del 24 giugno, la cascina dei Pernigotti di cui era fattore Carlo Rovetta ricevette un'altra incursione di uomini armati, il Rovetta che era un uomo coraggioso rifiutò di consegnare i valori di cui era custode e anch'esso fu assassinato.

Dopo tutto questo sangue innocente sparso, il comando partigiano tentò di giustificare dei volgari omicidi, affermando che Carlo Pernigotti era ostile alla resistenza e che era stato emanato un ordine generico di “giustiziarlo”, dimenticando che anche il figlio era stato ucciso, colpito alla schiena, nonostante fosse partigiano del Gruppo Rinnovamento Nazionale, e che Romairone e Rovetta erano stati assassinati perchè si opponevano alle ruberie.

In realtà gli omicidi erano stati consumati per permettere ai quattro criminali di godere di ben 150 milioni di lire dell'epoca , infatti la situazione economica di qualcuno di loro da miserabile divenne florida.

La vedova di Carlo Pernigotti, Anita Berretta assieme alla fidanzata di Attilio, Rina Villa , non si dettero pace fino a che i presunti assassini dei loro cari, furono trascinati in tribunale.

Alla sbarra alla C.A di Alessandria,, Salvatore Pusateri, ferroviere, da Ovada mandante, esecutori materiali, Giacomo Ferrando da Rocca Grimalda, Maurizio Barigione da Ovada, Giuseppe Marenco da Ovada. In un primo tempo i quattro omicidi furono coperti dalla amnistia, ma la Cassazione ordinò il rinnovo della istruttoria e nell'aprile del 1954 si svolse il processo di fronte alla C.A. Di Alessandria che si concluse con una condanna per omicidio volontario a 20 anni, pena condonata interamente e poi confermata in cassazione, ma questa sentenza definiva i quattro partigiani, colpevoli di omicidio ed apriva la strada ad una causa civile che si concludeva nel 1964 con la condanna nei confronti dei quattro ex partigiani a pagare in solido 113 milioni alla famiglia Pernigotti.



1 commento:

  1. Articolo stupendo che denuncia finalmente le atrocità partigiane, spesso camuffate da "atti di guerra" invece nella realtà meri omicidi compiuti da criminali bolscevichi.

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