sabato, gennaio 31, 2009

L'ORRORE DEI BIMBI DEGLI ORFANOTROFI MOLDAVI


Chisinau -


I moldavi non hanno né gioielli, né oggetti di valore da vendere. E allora mettono sul mercato l’unica cosa che possiedono: gli organi. In fondo si può vivere anche con un rene solo e quei tremila euro di ricompensa servono a mandare avanti la famiglia per più di un anno. O a pagare il viaggio clandestino per raggiungere l’Italia con documenti falsi. Ecco allora che, a Chisinau, donne e uomini salgono sui pullman. Destinazione: Istanbul, il gran bazar dei reni, il crocevia di un mercato atroce, dove si incontrano malattia e povertà. Si fanno operare illegalmente nelle cliniche private turche, mettono in tasca il denaro e se ne ritornano a casa, con la schiena a pezzi. Uno via l’altro. A gestire la tratta di esseri umani, come denuncia il Censis, è un’organizzazione criminale diramata tra Moldavia e Turchia e di cui fanno parte vari medici. Clamoroso il caso di Yusuf Sonmez, detto l’Avvoltoio, che qualche anno fa fu processato per le sue operazioni illegali. Come lui sono in tanti a operare di nascosto con staff clandestini e in condizioni igieniche pietose.Il sospetto più atroce è che nel giro della vendita di organi ci finiscano pure i bambini. Niente di più facile in Moldavia, dove vivono i figli di nessuno. Dove i bimbi vengono rinchiusi in orfanotrofi lager e dimenticati lì dai genitori per anni, per sempre. Le direttrici degli Internat - così si chiamano gli istituti dell’infanzia - non si fanno tanti problemi a vendere i loro piccoli ospiti ai criminali turchi. Cosa importa se poi finiscono su una strada costretti a prostituirsi o se diventano vittime del traffico di organi? Tanto nessuno andrà a cercarli. Una mamma su tre in Moldavia è costretta ad abbandonare i figli per andare a lavorare all’estero. I bambini spesso fanno una brutta fine e già prima la vita in orfanotrofio non è semplice: si dorme in stanzone comuni con i letti in fila, peggio che in caserma. Si può fare la doccia solo in orari e turni decisi dai grandi. Si gioca in spazi comuni, si mangia in spazi comuni. Sempre e soltanto in orari prefissati. Le botte sono all’ordine del giorno. «In Moldavia - spiega un assistente sociale - picchiare i bambini è un modo per educarli. I piccoli non si rendono nemmeno conto che quella è violenza, per loro è normale». A pochi importa se poi i bimbi spariscono nel nulla. Sono tanti, dieci in più o dieci in meno è uguale. «Tanti bimbi cercano di scappare - racconta Cezar, dell'associazione Child Rights - e proprio per questo vengono portati in orfanotrofi sperduti nelle campagne e il più possibile lontani da casa».Da anni la Moldavia fa crescere i suoi figli così, con insegnanti che li vendono per poche centinaia di euro o li sfruttano, nella migliore delle ipotesi, per zappare il giardino di casa. I trafficanti fanno affari d’oro: comprano bimbi senza nome, li passano di mano in mano, fino ad obbligarli a donare gli organi. Perché i «copii» (bambini in moldavo) finiscono così e crescono in questi postacci anche quando hanno una famiglia? Nella maggior parte dei casi perché i genitori sono all'estero o non sono in grado di accudirli. Spesso il papà è alcolizzato o, nelle migliore delle ipotesi, è partito per la Russia come carpentiere. E la mamma è in Italia a cercare fortuna o a finire nei guai, L'80 per cento delle famiglie moldave vive molto peggio: in villaggi dimenticati da Dio, in baracche umide senza pavimento e senza vetri alle finestre. L’orfanotrofio non viene visto come un’anticamera alla donazione di organi ma come un modo per proteggere i piccoli. E allora ecco che i bimbi vengono tirati su tutti allo stesso modo, come se non avessero ognuno la sua personalità. «Non hanno fiducia in se stessi - racconta Maria, psicologa dell'infanzia -. Iniziano a fumare prima di aver compiuto i dieci anni, fanno pipì a letto fino ai nove. Hanno tante fobie, troppe». Disegnano omini tristi, che piangono, come loro. Sono oltre 70mila i bambini che crescono da soli, dimenticati. Il governo moldavo si è prefissato di dimezzare il numero entro il 2010, ma i volontari scuotono la testa: «Sono solo cifre scritte sulla carta. Il ministero non è interessato a chiudere gli Internat». I pericoli maggiori minacciano le adolescenti: ci vuole un nulla perché finiscano a prostituirsi, ad accogliere gli europei negli appartamenti del centro di Chisinau. Capita anche che sia il loro stesso fratello a venderle alle organizzazioni criminali. Sesso, organi, è uguale, tutto porta soldi dove i soldi non ci sono.È il mondo delle associazioni non governative l'unico a cercare di spezzare quest'incubo e salvare i bambini da un destino di sofferenza e sopraffazione. Tanti volontari, insieme ai preti ortodossi della chiesa di Bessarabia, hanno avviato vari progetti sociali per aiutare i bambini a vivere in dimensioni più umane, per evitare atrocità e traffici di minori. L'associazione Diaconia ha scelto di recuperare la dimensione della famiglia, anche per gli adolescenti che una famiglia non ce l'hanno. Come? Ad esempio con gli appartamenti sociali. Ce n'è uno a Orhei, vicino a Chisinau, dove ora vivono, come fossero sorelle, sei ragazzine uscite dagli orfanotrofi. E, con tutta probabilità, salvate da brutti giri di prostituzione. Imparano a gestire il denaro, la casa e il tempo libero. Per ricominciare, un giorno. Senza andare, da grandi, a donare volontariamente un rene per pagare la bombola del gas e scaldare casa.


da Il Giornale

mercoledì, gennaio 28, 2009

IL POVERO CAVALLO DI SCAFATI ( SALERNO)

Incredibile: da Striscia la notizia di oggi 28 gennaio 2009, un povero cavallo adulto, viene tenuto ristretto in prigionia forzata in un box in muratura, con due piccole aperture come finestrotti, senza poter uscire e muoversi come natura comanda . E' un fatto vergognoso che grida vendetta.
Il cavallo deve essere tolto all'indegno proprietario e rimesso in liberta'. Inviamo mails di protesta al Comune di Scafati ( Salerno) perche' intervenga.

martedì, gennaio 27, 2009

E' MORTO IMPROVVISAMENTE IL CANTANTE MINO REITANO


MILANO (Reuters) - Il cantante Mino Reitano è morto questa sera nella sua casa, a 64 anni. Lo riferiscono i media locali, precisando che Reitano era malato da tempo.
I funerali del cantante, che lascia moglie e due figlie, si svolgeranno giovedì pomeriggio nella chiesa di Agrate Brianza, dove Reitano viveva.
Calabrese d'origine e interprete della canzone nazional popolare, Reitano iniziò la sua carriera da giovanissimo, ricevendo riconoscimenti e realizzando concerti in tutto il mondo.

PRESI I CRIMINALI STUPRATORI RUMENI






















Hanno tra i 20 e i 23 anni, due erano arrivati da poco in Italia. Non hanno precedenti. Vittima: «Fine dell'incubo»
Sono stati traditi dal cellulare rubato alle vittime i romeni arrestati per la violenza sessuale sulla ragazza di 21 anni a Guidonia e l'aggressione al suo fidanzato. La banda è composta da quattro giovani tra i 20 e i 23 anni. Uno di loro, il più giovane, ha confessato, ma per la conferma definitiva delle responsabilità si attendono i risultati delle indagini dei Ris sulle tracce biologiche lasciate nell'auto dove è avvenuta della violenza. Due degli arrestati sono arrivati in Italia da poche settimane, gli altri da più tempo: tutti erano ospiti presso connazionali e non vivevano in campi nomadi. Sono accusati di violenza sessuale e rapina aggravata.

TELEFONINO RUBATO - I carabinieri hanno stretto il cerchio grazie alle intercettazioni telefoniche e bloccato i quattro vicino a Guidonia, mentre stavano probabilmente tentando di allontanarsi. I romeni sono stati traditi dal telefonino rubato alla ragazza violentata: uno di loro ha cambiato la scheda, usando però il cellulare rubato per fare una chiamata in cui ha detto di essere in partenza per Padova insieme ai complici: dopo l'intercettazione, nella notte è scattato il blitz dei carabinieri che li hanno fermati al casello autostradale di Tivoli intorno alle 23.30. «È la fine di un incubo, ringrazio i carabinieri» ha detto a caldo la vittima. La ragazza, ancora sconvolta per l'aggressione, ha ringraziato i carabinieri: «È fatta giustizia: ora non faranno più male a nessuno, non faranno a un'altra donna quello che hanno fatto a me». La Procura di Tivoli potrebbe disporre un confronto tra la ragazza vittima dello stupro e gli arrestati: la ragazza potrà vedere i romeni ma loro non potranno vedere lei. Accertamenti anche su tutte le armi e gli indumenti sequestrati durante il blitz.
NESSUN PRECEDENTE PENALE - Durante la conferenza stampa al comando regionale dei carabinieri, è stato detto che i quattro non hanno precedenti penali e non avevano un impiego fisso. Presi inoltre due fiancheggiatori, anche loro senza precedenti. Sono sei dunque i romeni fermati: quattro per aver violentato la giovane impiegata, due per favoreggiamento. «Non manca nessuno» ha detto il procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy, sottolineando che gli elementi di prova raccolti attraverso pedinamenti e intercettazioni «sono molto, molto solidi. Sarà poi la procura a chiedere la convalida dei fermi e il gip a valutare gli elementi di prova». «La criminalità romena nell'hinterland della Capitale è tra le più presenti e aggressive - ha aggiunto De Ficchy -. Siamo sorpresi del fatto che in pochi anni i romeni hanno espresso una cultura criminale notevole rispetto ad altre etnie».
«PARTIVAMO DA ZERO» - Vittorio Tomasone, comandante provinciale dei carabinieri di Roma, ha parlato dell'importante ruolo svolto dalla vittima della violenza: «In questa indagine partivamo da zero. Il racconto lucido della vittima ci è servito come punto di partenza per definire le caratteristiche fisiche dei violentatori e ci ha fornito informazioni sulla loro presunta nazionalità». «La ragazza, appena ha saputo del fermo dei presunti violentatori, ha espresso la sua soddisfazione per poi sciogliersi in un pianto» ha detto Tomasone, definendo lo stupro una «vicenda odiosa che ha ferito non solo Guidonia ma tutta l'Italia».
LA FOLLA TENTA IL LINCIAGGIO - Rabbia della folla all'uscita dalla stazione dei carabinieri di Guidonia dei sei romeni fermati per lo stupro: da parte di alcuni cittadini c'è stato un tentativo di linciaggio. «Maiali, bastardi» e «Consegnatelo al padre della ragazza»: frasi come queste sono state urlate dalle decine di persone, per lo più ragazzi, che hanno tentato di aggredire il romeno scortato dai carabinieri fino alla gazzella. Si sono radunati dopo che qualcuno con un sms ha avvisato i conoscenti e questi altri con il passaparola: «Hanno catturato la mandria». L'auto dei militari è stata colpita dalla folla con ombrelli, calci e pugni. «Se spostano qui il campo rom del Casilino 900 animeremo una guerra, li spostassero ai Parioli» ha detto un cittadino.

lunedì, gennaio 26, 2009

UNA MATTINA, MI SONO SVEGLIATO, OH BELLA CIAO...E HO TROVATO L'INVASOR








Vedendo questi personaggi alla pecorina, sul sagrato di una Chiesa, simbolica , come il Duomo di Milano mi sovviengono le parole di una notissima canzone partigiana, che si attaglia perfettamente all'occasione.....


"Una mattina mi son svegliato,o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!Una mattina mi son svegliatoe ho trovato l'invasor."

INDIGNAZIONE


Indignazione

Leggo su LA STAMPA si domenica 25, a pag. 69, un articolo a firma Angelo Fresia che tratta della situazione di Albenga a seguito dei recenti episodi criminosi i cui protagonisti accertati sono extracomunitari.
Nell’articolo, esponenti della maggioranza di sinistra, che amministra Albenga, tentano in modo maldestro di tranquillizzare la popolazione Ingauna a fronte di una ondata senza precedenti di reati, particolarmente odiosi, che colpisci i singoli cittadini, sempre compiuti nella stragrande maggioranza da stranieri extracomunitari, che da anni hanno praticamente colonizzato la piana di Albenga.
In particolare, mi ha profondamente colpito e indignato, una breve ma pesante, dichiarazione di un esponente delle Istituzioni , Presidente del Consiglio Comunale, che testualmente dichiara : “l’immigrazione nordafricana sta causando effetti negativi nettamente minori rispetto a quella meridionale nel dopoguerra” e poi prosegue “…la cui criminalità provocò uno stillicidio di omicidi e risse..”

Distogliere l’attenzione da cio’ che sta accadendo, in Albenga e in tutta Italia,per gettare colpe e discredito su Italiani, oramai anziani e incapaci di difendersi, non e’ assolutamente corretto.
In questo modo, inoltre si fa a ledere l’onorabilita’ di migliaia di cittadini Italiani, che fra mille difficolta’, emigrarono nella loro stessa Nazione, dal sud al nord, unicamente per cercare lavoro. Emigrare da una regione all’altra era ed e’ un diritto sancito dalla Costituzione Italiana, negli anni 50 – 60 ed in seguito, soprattutto se chi lo fa e’ un Cittadino Italiano.
Forse il Signor Papalia non e’ al corrente che nel 1861 c’e’ stata l’Unità d’Italia, con annessi e connessi.

Un omicidio e’ sempre un omicidio, indipendentemente da chi lo commette, Abele soffre e muore e Caino ammazza e spesso, purtroppo, continua a farlo impunito.

Inviterei il Presidente del Consiglio Comunale di Albenga a pesare meglio le sue parole, vista la sua posizione istituzionale, a chiedere scusa, per la sua dichiarazione, ai Cittadini Italiani che dal Sud vennero ad Albenga per lavorare e soprattutto ad avere un colloquio con il genitore di una delle due ragazze, Giorgia Arrighetti e Monica Esposito rispettivamente di 19 e 23 anni, scannate da un branco di Marocchini dediti allo spaccio di droga.

Questo genitore, Eugenio Arrighetti, vive ancora adesso un dolore feroce e senza fine per quello che accadde a sua figlia Giorgia , all’epoca di 19 anni, che per morire ci mese, tra inaudite sevizie piu’ di due ore.
Mi pare scorretto e inumano fare comparazione per stabilire a chi vada la medaglia d’ro o l’argento per chi commette piu’ reati. Tuttavia sputare sentenze su milioni di Italiani, perché meridionali, mi mette profondamente a disagio.

Roberto Nicolick

venerdì, gennaio 23, 2009

CESARE BATTISTI

ALCUNE NOTIZIE PER RINFRESCARE LA MENTE SULLE GESTA DI CESARE BATTISTI, PLURIOMICIDA.




QUI NELLA FOTO SEGNALETICA









Pierluigi Torregiani, gioielliere
AMMAZZATO
(luogo e date dell'attentato)
Milano, 16 febbraio 1979
(luogo e date di morte)
Milano, 16 febbraio 1979
(descrizione attentato)
Pierluigi Torregiani la sera del 22 gennaio 1979 è in una pizzeria con i suoi gioielli portati ad una dimostrazione televisiva, ma nel locale entrano dei rapinatori. Torregiani è minacciato, reagisce con la sua arma e ne consegue una sparatoria che conta morti e feriti.Il 16 febbraio successivo davanti al suo negozio un commando terrorista lo aspetta. Nel conflitto a fuoco che si genera muore lo stesso Torregiani ed il figlio Alberto, che lo accompagnava, viene ferito gravemente e rimarrà paralizzato.Lascia la moglie Elena e tre figli.
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(rivendicazione, autori)
L’uccisione fu compiuta dai Proletari Armati per il Comunismo.

(stato processuale)
Cesare Battisti viene arrestato come mandante dell’omicidio di Torregiani e riconosciuto colpevole dell’omicidio di Sabbadin, condannato all’ergastolo, evade e tuttora è latitante, prima in Francia e poi in Brasile.





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Sabbadin Lino, commerciante
Nato a S. Maria di Sala (Venezia), il 28 settembre 1933

(luogo e date dell'attentato)
S. Maria di Sala (Ve), 16 febbraio 1979

(luogo e date di morte)
S. Maria di Sala (Ve), 16 febbraio 1979
(descrizione attentato)
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Lascia la moglie Amalia Spolaore e tre figli: Adriano, Adriana e Roberta.


(rivendicazione, autori)
In segno di solidarietà alla "piccola malavita" che "con le rapine porta avanti il bisogno di giusta riappropriazione del reddito e di rifiuto del lavoro, i terroristi dei PAC (Proletari armati per il comunismo) uccidono a Milano Pierluigi Torregiani e a Mestre Lino Sabbadin.

Il processo ai PAC individua e condanna quale esecutore materiale dell'assassinio di Lino Sabbadin, Cesare Battisti

Andrea Campagna, guardia di Pubblica Sicurezza in servizio presso l'ufficio Digos del Raggruppamento guardie di P.S. di Milano. Medaglia d'oro al valor civile alla memoria conferita il 24/09/2004.
(luogo e date di nascita)
Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (CZ), 18 agosto 1954
(luogo e date dell'attentato)
Milano, 19 aprile 1979
(luogo e date di morte)
Milano, 19 aprile 1979
(descrizione attentato)
L’agente Campagna viene ucciso in un agguato sotto il portone della abitazione della sua ragazza, in Via Modica, con parecchi colpi di pistola in pieno volto, mentre si accingeva a salire sulla propria autovettura, dopo aver espletato il turno di servizio.
(biografia)
Trascorre la sua infanzia in Calabria fino all’età di 11 anni. Nel 1965 emigra con tutta la famiglia a Milano. Nel 1972 manifesta la volontà di voler fare il servizio di leva come Agente di Polizia dove vi rimarrà fino al fatidico giorno dell’attentato.
(rivendicazione, autori)
L’attentato viene rivendicato dai Proletari Armati per il Comunismo.
(stato processuale)
Al processo Pietro Mutti, pentito dei PAC, accusa Cesare Battisti di aver direttamente eseguito l'assassinio.











Mi domando se qualcuno in Italia, conoscendo il simbolo e la bandiera del partito del presidente Luìs Inàcio Lula da Silva e del ministro della giustizia Tarso Genro abbia avuto qualche dubbio sulla vicenda del terrorista Cesare Battisti: una bella stella rossa a cinque punte che vi mostro puntualmente.



Ed anche la sua storia è veramente istruttiva: tra le varie organizzazioni politiche brasiliane che parteciparono alla sua fondazione troviamo quel Partido Revolucionário Comunista che per un certo periodo di tempo fu clandestino, forse in omaggio alla componente "rivoluzionaria" del suo nome.





PRC che ebbe come portavoce nientemeno che quel simpaticone di Tarso Genro ! Si, si, proprio il ministro attuale, che fu pure il sindaco di Porto Alegre che volle quel Forum Sociale che vide la partecipazione del fior fiore dei no-global mondiali, tra cui i soliti Caruso e Casarini nostrani ed il presidente della regione toscana, Claudio Martini, ma anche Folena con 13 Ds, Agnoletto e Bertinotti,oltre a ben 6 ministri francesi dell' allora governo Jospin. Con tanto di campeggio intitolato a Carlo Giuliani.



Intanto ben 4 morti giacciono sottoterra, grazie al piombo del brigatista e i parenti li piangono, ascoltando le schifesse garantiste. Ma fra compagni ci si aiuta.....

martedì, gennaio 20, 2009

I Morti Dimenticati.: L' Eccidio di Cadibona

I Morti Dimenticati.: L' Eccidio di Cadibona

UN PEZZETTINO DI STORIA LIGURE PER CONSTATARE CHE I COMUNISTI NON CAMBIANO...





Facciamo un piccolo passo indietro per parlare di quello che accadde quaranove anni fa a Genova. Era da poco nato il Governo Tambroni, un monocolore DC appoggiato dal MSI. Troppo per chi covava ancora nell'anima l'odio di quindici anni prima e che ancora sognava una rivoluzione proletaria. Tutto ebbe inizio alle quattro del pomeriggio del 30 giugno 1960, quando le squadre che guidavano un corteo di almeno cinquemila persone, reduci dal comizio tenuto da Sandro Pertini in piazza della Vittoria, attaccarono a freddo le camionette della «Celere» schierate lungo la via XX Settembre, a protezione dell'Hotel Bristol, dove erano asserragliati i delegati al congresso nazionale del Msi, con Michelini, De Marsanich, Almirante, Servello e tutti gli altri dirigenti di quel partito che per la prima volta dalla sua fondazione giocava un ruolo determinante nella politica nazionale.
Dopo il comizio di Pertini in piazza della Vittoria, nel corso del quale l'allora senatore del Psi (e direttore del quotidiano Il Lavoro) aveva duramente attaccato polizia e carabinieri, accusandoli di «trescare con i fascisti», il corteo degli attivisti del Pci, formato in gran parte dagli operai portuali della Culmv (Compa-gnia Unica Lavoratori Merci Varie), si diresse verso piazza De Ferrari. Tra essi, alcune centinaia di ex partigiani dei GAP, un mitra per ogni tre (a uno il calcio, a uno il caricatore, a uno la canna). Giunti all'altezza del caffè Borsa, i dimostranti, perfettamente organizzati in squadre di dieci uomini ciascuna, incominciarono ad afferrare tavolini e sedie del bar e a scagliarli con estrema violenza contro gli occupanti delle jeep della polizia. Appena iniziati i caroselli della «Celere» del Battaglione di Padova, particolarmente addestrato per affrontare le sommosse di piazza, i «camalli» estrassero dalle cinture dei pantaloni i temibili «ganci» (arnesi di ferro appuntiti e ricurvi con i quali, in porto, venivano afferrate le cime delle navi), e presero a piantarli nelle schiene, ma - quel che è peggio - nelle guance dei ragazzi della polizia. Poi, uno strappo violento, ed ecco una scapola squarciata, un braccio a penzoloni e, purtroppo, un volto devastato da parte a parte. E deturpato per sempre.Quella tremenda giornata finì con 73 poliziotti ricoverati all'Ospedale San Martino, di cui una trentina con il volto perennemente sfregiato. I Poliziotti non potevano sparare perchè le armi della Polizia erano senza pallottole; era stato ordinato così dal Ministro dell' Interno Giuseppe Spataro al Questore Dottor Lutri. Questo perchè la sinistra democristiana, da Moro a Fanfani, era contraria al Governo Tambroni. Mentre i Carabinieri, al tempo referenti al Ministero della Difesa, erano sì armati ma dislocati distanti. Per questo Togliatti, sempre informato dalla sinistra DC, diede ordine di non attaccare i CC. E così avvenne.
Ad un certo momento una decina di «camalli», afferrato un maggiore della polizia, sembrava volessero affogarlo nella fontana. Gli mettevano la testa sott'acqua, poi, quando il poveretto stava per asfissiare, lo rialzavano per fargli riprendere fiato. La tortura durò una buona mezz'ora. L'indomani mattina, su l'Unità, campeggiava in prima pagina la foto della scena con questa didascalia: «Un gruppo di compagni salva un ufficiale della polizia caduto nella fontana di De Ferrari».
Dopo questa giornata, falsamente popolare,come ancora la sinistra vorrebbe farci credere, il Governo Tambroni fu costretto a dimettersi.

lunedì, gennaio 19, 2009

PACIFICAZIONE ED EQUIPARAZIONE










































In questi ultimi mesi si sta discutendo, in sedi piu’ o meno qualificate, del problema relativo alla equiparazione tra le formazioni partigiane e i militari della Repubblica Sociale Italiana.
Dalla data fatidica del 25 aprile 1945, sono passati ben sessantaquattro anni, il che non e’ poco, decenni trascorsi tra sempre piu’ stanche e deserte rievocazioni dell’anniversario della Liberazione, con partecipanti che arrivano in ambulanza e si muovono sulla sedia a rotelle in compagnia di una flebo. A volte mi chiedo se tutto questo reducismo spinto all’oltranza , alla luce di tante scomode verita’, oramai emerse e sotto gli occhi di tutti, sia giustificato.

Ricerche storiche, supportate da migliaia di testimonianze, hanno diradato una colpevole e comoda nebbia che nascondeva verità pesanti e conformiste. Si sa che la storia la scrivono i vincitori, e che dopo la Liberazione, oltre alle vendette piu’ o meno personali, potentissime lobbie politiche hanno scatenato la storiografia ufficiale ed addomesticata, narcotizzando e mummificando le coscienze di tantissimi.

Tornando alla richiesta, sempre piu’ pressante, della equiparazione tra partigiani e “repubblichini”, mi sembra che i tempi siano maturi; un disegno di Legge e’ quasi pronto ed affronterà il suo iter nelle sedi più adeguate, già molti “gendarmi della memoria” si stanno stracciando le vesti, lanciano le loro grida allo scandalo che un Governo di Centro – Destra sta per creare.
Dove sta o starebbe lo scandalo, presunto? Leggendo la storiografia ufficiale, si rimane stupiti dall’enorme numero di partigiani che subito dopo il 25 aprile 45, appare all’orizzonte ! forse e’clonazione ?
Un’altra cosa , anomala : questo numero enorme di partigiani, e’ rilevato solo al nord, in assenza quasi completa di Forze Militari Alleata, e dove peraltro dopo il 25 aprile 1945 e negli anni a seguire, avvengono con sistematicità, omicidi singoli e multipli, sparizioni di centinaia di persone, in un solo colpo, fosse comuni vengono aperte, riempite e ricoperte, nello spazio di una sola notte ! Nessuno viene risparmiato…basta essere semplicemente sospettati di appartenenza o collaborazione con la R.S.I. e avviene prima il prelevamento, poi l’interrogatorio e quindi….la sparizione del “cattivo” soggetto.
Addirittura tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1948, in Italia si assistette alla giustizia sommaria di più di un centinaio di sacerdoti, colpevoli - nella maggior parte dei casi - di aver stigmatizzato dal pulpito “le ruberie e gli eccidi compiuti dai partigiani” o di essersi opposti “alla politicizzazione in senso comunista della Resistenza”.
Sanguinose vendette personali, catalogate come “atti di guerra” accadono a maggio – giugno – luglio – agosto 1945 e a seguire sino agli anni 50, in assenza completa degli organi tradizionali che dovevano tutelare la convivenza civile, la Legge e’ assente oppure guarda da un’altra parte e se indaga viene colpita anch’essa !
Personaggi , difficilmente catalogabili, vestono da prima l’uniforme da repubblichino e poi quella da partigiano …faranno una grande carriera politica nella prima repubblica...
Molti fascisti, agiati e ricchi, o definiti come tali, spariscono, e altri , non fascisti, si arricchiscono improvvisamente ! Stupri e altre atrocità del genere, si susseguono senza sosta, consumate su presunti fascisti, presunte spie fasciste, presunti gerarchi fascisti, parenti stretti o amici delle precedenti categorie.

Di fronte a questo Far West, dove il diritto scompare e dove l’incertezza della vita era ben presente, come si puo’ a tutt’oggi distinguere il buono dal malvagio ? Come possono o come hanno potuto gli storiografi ufficiali affermare che i cattivi erano tutti da una sola parte ?
Non esiste una soluzione. La quasi totalità dei colpevoli di tante atrocita’, consumate falsamente nel nome di un Ideale, sono defunti. Tantissime tombe sono vuote, e i parenti non sanno dove piangere. Tante Verità devono ancora venire a galla e solo ultimamente molte coscienze illuminate si pongono degli interrogativi…

Per porre un qualche rimedio a questo immane fardello di dolore, esiste una unica strada percorribile, che porterà, non subito ovviamente, alla pacificazione e che servirà a creare una cultura ed una mentalità aperta e …diversa.

Finche’ esistera’ il terribile ed osceno, preconcetto che uccidere un Fascista e’ stato un bene, non si potra’ avere rispetto per l’avversario, e qualsiasi gesto di odio, anche il piu’ efferato sarà giustificabile e giustificato.


L’unica strada percorribile e’ che , prima, una Legge dello Stato dia equiparazione Legislativa e di Status, tra i Partigiani e i “Repubblichini”, a seguito di una Legge concepita in modo corretto e finalmente equo, si getteranno le basi per un mutuo e reciproco anche etico
Rispetto tra due diversi ed opposti combattenti, dismettendo ed estinguendo un odio che ha sempre generato altro odio. Ci vorrà del tempo, ma i muri devono scomparire.

Roberto Nicolick

CUBA - IRAN : CONNESSIONE E TERRORISMO











Di Ninoska Perez Castellon








“I popoli ed i governi di Iran e Cuba possono mettere gli Satati Uniti di America in ginocchio”Fidel Castro



Il terrorismo internazionale è un male che attacca senza fare distinzioni.E’ un vincolo che unisce quelli che usano la morte e la distruzione come strumenti per seminare terrore tra i popoli che intendono soggiogare.I bersagli sono, di solito, vittime innocenti usate per lasciare prova tangibile della loro capacità di arrecare danno. Il terrorismo contemporaneo è uno sforzo mirato a smontare e, al limite, a distruggere l’ordine democratico stabilito. Il suo potere si basa sul grado di freddezza con cui si porta a termine il crimine. Non stiamo parlando di gruppi isolati o di azioni scollegate tra di loro, bensì di una rete internazionale, solidamente strutturata nella quale si ritrovano diverse chiavi di lettura del fenomeno. Mascherate da ideologie o religioni, condividono profondi nessi con il più nefasto dei sentimenti: l’odio.
“Sopra ogni cosa dobbiamo mantenere vivo il nostro odio ed alimentarlo fino al parossismo”, queste sono le parole del guerrigliero Ernesto Che Guevara poco prima della sua morte. Il suo messaggio di addio instava all’uso dell’odio come strumento di lotta. “ L’odio intransigente verso il nemico che porta l’essere umano al di là delle sue limitazioni e lo fa diventare una fredda e selettiva macchina per uccidere”.
Il macabro messaggio diventò credo ufficiale di ogni cubano inviato a lottare in guerre internazionaliste e nella filosofia di ogni movimento guerrigliero contemporaneo.
Durante gli ultimi 40 anni il terrorismo internazionale ha avuto un nefasto padrino nella figura di Fidel Castro.




Basta solo dirigere lo sguardo a 90 miglia a sud della Florida per trovare un paradiso per terroristi e fuggitivi che vivono sotto la protezione del regime cubano.Alla luce dei fatti piu recenti, come l’arresto di Ana Belèn Montes, funzionaria del Dipartimento della difesa (il Pentagono per intenderci) degli Stati Uniti, accusata di essere una spia di Cuba e arrestata dieci giorni dopo gli attacchi dell’11 Settembre, sorgono serie domande.
Che ruolo gioca Fidel Castro nella vendita di informazioni ai paesi terroristi? Gli arresti e le condanne di cinque spie (nella realtà sono 11 ma non ne è stata fatta menzione alcuna *) della chiamata Rete Avispa e le ammissioni di colpevolezza da parte dei rimanenti sette membri hanno chiarito che piu che spiare gli esuli cubani la priorità per Cuba era avere informazioni sulle basi militari americane e l’introduzione di armi attraverso le isole della Florida.
L’isola di Cuba per la sua privilegiata vicinanza agli Stati Uniti continua ad essere un trampolino per il contrabbando.
Un giorno prima degli attacchi contro le Torri Gemelle ed il Pentagono è stata pubblicata la notizia dell’arresto di quattro cittadini cinesi responsabili traffico di esseri umani, che, al costo di 60.000 dollari a persona introducevano clandestini in territorio americano facendoli passare per Cuba ed altre isole dei caraibi. Un altro fatto degno di nota: tre cittadini afgani arrestati nelle isole Cayman sono stati accusati di essere entrati in territorio americano in modo illegale, provenienti da Cuba.Ancora piu preoccupante è la testimonianza di un disertore afgano che si allenava in uno dei campi di Osama Bin Laden nelle montagne di Kunar. Costui ha testimoniato circa la presenza di armi chimiche e mercenari sudanesi, libici e cubani.Come non credere che Fidel Castro sia ancora una pedina chiave nell’aiuto logistico al terrorismo internazionale?E’ molto probabile che la disinformazione fornita dalla spia Belen Montes abbia cambiato la percezione generale facendo credere che Castro non rappresenti una minaccia per gli Stati Uniti. Invece il suo arresto subito dopo i fatti dell’11 Settembre evidenziano che la percezione è cambiata.Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano che disegna i profili dei protagonisti del terrorismo mondiale include Cuba nella lista degli stati connessi con il terrorismo.Il segretario di stato americano alla difesa Donald Rumsfeld ha parlato alla rete televisiva CBS lo scorso anno per evidenziare il collegamento: “sappiamo quali stati figurano nella lista dei paesi terroristi, l’Irak è uno di questi, come la Siria, la Corea del Nord, Cuba e anche la Libia”. Sappiamo che questi stati hanno fornito protezione ed assistenza a organizzazioni terroristiche per portare a termine azioni in altri paesi”.Il segretario Rumsfeld ha puntualizzato che questi paesi sono molto attivi in programmi di guerra chimica e batteriologica.Osama Bin Laden è considerato il principale responsabile del crimine che è costato la vita a più di 6000 cittadini civili l’11 Settembre. Ma fatti come questi sono il risultato delle azioni di estremisti che hanno trovato formazione, allenamento, e supporto economico e professionale in una ampia rete internazionale terrorista.
Per piu di 40 anni Cuba è stata una pedina chiave in tale rete del terrore.
Il recente arresto dell’ “ambasciatore” dell’esercito irlandese Niall Connolly, inviato a collaborare con la guerriglia colombiana ha reso pubblico il fatto che il terrorista irlandese Sien Fein da cinque anni vive ed opera a Cuba e ha contattato la guerriglia colombiana con l’aiuto dei servizi segreti cubani. Il ministro degli esteri spagnolo, senza preoccuparsi degli interessi degli investitori spagnoli sull’isola, ha accusato L’Avana di dare asilo e supporto logistico ai terroristi baschi dell’ETA.Ieng Sary, uno dei capi dei Khmer Rossi, responsabile dell’assassinio di piu di due milioni di cambogiani, ha comprato una fattoria a Cuba per scappare dalla giustizia e “vivere in pace”.L’FBI ha denunciato che Cuba ospita, come minimo, 77 ricercati dalla giustizia americana.La visita di Fidel Castro a maggio del 2001 nei paesi arabi e le sue provocatorie dichiarazioni contro il governo americano, danno la prova del ruolo che ancora oggi Cuba gioca come epicentro del terrorismo internazionale.
Secondo il giornale Ettelaat, Fidel Castro è stato ricevuto da centinaia di studenti dell’Università Tarbiate-Modarres a Teheran, che urlavano: “guerriglia! Guerriglia!”. La risposta del padrino del narco-terrorismo è stata, secondo il giornale Kayhan: “Solo rimane uno Sha nel mondo, e quello Sha è l’imperialismo americano……..vicino alla mia patria. E’ uno Sha sfruttatore, e così come quello dell’Iran è stato abbattuto, anche questo Sha cadrà”.
Il collegamento cubano con il terrorismo internazionale nacque agli inizi degli anni sessanta. Sotto la copertura di medici e insegnanti migliaia di cubani furono inviati in Algeria.
Solo due anni più tardi ci fu il golpe marxista in quella regione.
Il nuovo leader di Zanzibar si appropriò dell’isola africana nel 1964 dopo aver trascorso tre anni allenandosi a Cuba con i suoi uomini.John Okello scatenò un massacro paragonabile a quello di Fidel Castro quando prese il potere nel 1959. Attraverso il terrore Cuba contribuì a creare una solida base operativa per penetrare nel continente africano dando così inizio all’esportazione di guerriglieri a poco prezzo, per cortesia di Fidel Castro.In Guinea i consiglieri cubani erano i “genizaros” che accompagnarono Francisco Macias Nguema fino al termine del suo regno del terrore, responsabile della morte di 50 mila dei 350 mila cittadini della ex colonia spagnola.Nell’estate del 1968 si allargò il raggio d’azione.L’Unione Sovietica, che grazie ai generosi sussidi economici tolse a Cuba la sua autodeterminazione, chiese a Fidel Castro di consegnare le redini della sua politica al Cremlino e di mettere i suoi servizi segreti a disposizione del K.g.b.. Proprio durante quell’estate, i comunisti arabi riuniti a Mosca, ricevettero l’ordine di infiltrare spie nel movimento armato palestinese.Il padrone sovietico impartiva gli ordini e Cuba li eseguiva, rendendo il suo territorio terreno di addestramento di terroristi delle piu varie tendenze e nazionalità.Le basi per queste operazioni sovversive si crearono nel gennario del 1966.Alla Conferenza Tricontinentale all’Avana, alla quale assistettero 513 delegati rappresentanti di 83 gruppi del terzo mondo: alla base vi era la convinzione di intraprendere la lotta armata contro l’imperialismo; Fidel Castro apriva le porte di Cuba al terrorismo con il suo appoggio incondizionato a tutti i movimenti rivoluzionari del mondo.Da quel momento il nuovo fronte era un’organizzazione, con sede a Cuba, di solidarietà con i paesi africani, asiatici e latinoamericani, conosciuta col nome di OSPAAL. Il suo primo segretario generale fu il rinomato assassino Osmany Cienfuegos. La sua crudeltà nel rinchiudere piu di 100 prigionieri in un camion chiuso ermeticamente e la conseguente morte per asfissia di molti di questi, gli conferiva tutti i titoli per questo nuovo incarico.La sinistra radicale d’Africa, Europa, Asia, Nord e Sud America, è rimasta unita a benedire Fidel Castro nel suo avvilente linguaggio della violenza.Vennero scatenati disordini in Francia, Germania, nelle Università degli Stati Uniti e in Turchia. Il rumore delle armi scosse anche il Giappone con in testa l’estremista Zengakuren. Scoppiò la violenza nei territori baschi ed in Irlanda del Nord.
In ogni singolo focolaio è stata provata la presenza cubana.
La dottrina del libro rosso di Mao Tse Tung e la logorroica retorica di Fidel Castro contaminavano le menti dei giovani e nel frattempo a Beirut, George Habash inaugurava un nuovo stile di terrorismo mandando un commando a dirottare un aereo di El Al a Roma, dove un altro protetto di Fidel Castro, lo stravagante miliardario Giangiacomo Feltrinelli, faceva pubblicamente appello alla guerra di guerriglia.A Rio de Janeiro, Carlos Maringhella pubblicò il mini manuale della guerriglia, e L’Avana si incaricò della sua distribuzione. Fidel Castro riceveva migliaia di tecnici sovietici che imponevano la volontà del Cremlino.Fra i piu importanti vi era Victor Simenov il quale fu messo a capo della Direzione Generale della controintelligenza cubana (DGI).Tutti i movimenti terroristi internazionali dell’epoca avevano un debito con L’Avana. Tutti ricevevano addestramento a Cuba nonché aiuti economici e logistici nelle ambasciate cubane in tutto il mondo.Un colonnello del K.g.b., certo Vadim Kotchergine fu incaricato di fare in modo che Fidel Castro non mettesse in atto le sue volontà di distruzioni apocalittiche.La richiesta di Castro a Nikita Kruschev di lanciare missili verso gli Stati Uniti durante la Crisi di Ottobre, era un avvertimento per i sovietici a non lasciare libertà di movimento al “pazzo caraibico”.
Nei primi anni settanta, un disertore della DGI, Orlando Castro Hidalgo, testimoniò davanti al Senato americano. Castro Hidalgo illustrò la complessa rete d’appoggio che offriva Cuba tramite le sue ambasciate ai movimenti terroristici.Denaro, biglietti aerei, alloggio, passaporti e visti erano solo alcune delle agevolazioni che Cuba dispensava generosamente, mentre la sua popolazione era vittima della povertà, ufficializzata dalla tessera di razionamento.Più tardi il suo superiore comandante e capo della missione cubana in Francia, Armando Lopez Orta, un generale della DGI che operava con il nome in codice di “Archimede”, fu espulso dalla Francia per aver dato appoggio logisitico a Carlos Ilich Ramirez, il noto terrorista venezuelano (ricordatevi la nazionalità e fate il paio con chavez) detto “lo sciacallo”. Le ambasciate cubane in tutto il mondo alimentavano una complessa rete di terroristi e iniziarono anche ad attuare un reclutamento su larga scala.Un altro ufficiale della DGI, Adalberto Quintana si rendeva importante per lo sviluppo di una complessa rete che si espandeva per il mondo molto velocemente. Le “Brigadas Venceremos” vennero create con lo scopo di destabilizzare il “nemico del nord”. Migliaia di studenti americani furono addestrati all’arte di creare caos in grande scala, nel fomentare rivolte e azioni violente. Esistono documenti che che raccolgono le lezioni che venivano impartite a Cuba nei campi di addestramento: gli ingenui americani venivano illusi di fatti come in mancanza d’armi un pezzo di legno con un chiodo può essere efficace come una pistola.Più tardi sarebbero stati i sandinisti e i palestinesi coloro che avrebbero goduto le maggiori attenzioni per quanto riguardava l’addestramento. I militari che portarono il terrore in Nicaragua nell’epoca sandinista furono tutti addestrati a Cuba.Poi sarebbe arrivato Yasser Arafat insieme a George Habash all’Avana per creare le basi di quello che sarebbe stato l’inizio di una lunga e continua cooperazione cubana con i movimenti palestinesi e i regimi terroristici medio orientali che ancora oggi sono al potere. La complessa rete d’appoggio offerta dalle ambasciate cubane alla Siria ed al Libano è servita da ombrello per i gruppi terroristici del medio oriente.Negli Stati Uniti l’allora ambasciatore cubano all’Onu, Ricardo Alarcon, appoggiava apertamente i palestinesi. L’ambasciata cubana a Cipro si incaricava di sommistrare armi all’OLP.Nel 1978 come documentato dalla stampa libanese, arrivarono i primi “consiglieri” cubani nei campi di addestramento dell’OLP.Nello stesso anno l’agenzia Reuters confermava che migliaia di adepti dell’OLP riceveva addestramento a Cuba.Era il risultato dell’accordo firmato da Castro e Arafat per la cooperazione militare e la fornitura di armi ai territori palestinesi.Fidel Castro non tardò a manifestare per l’ennesima volta il suo antiimperialismo denunciando gli accordi di Camp David qualificandoli di “tradimento” ( e la spinta della sinistra mondiale li fecero naufragare quando sembrava che la pace fosse a portata di mano, ndr).Un anno dopo il giornale inglese The Economist rivelava prove inconfutabili circa la cooperazione tra Cuba ed OLP per offrire addestramento ai guerriglieri.Questa volta lo scenario sarebbe stato il centro america. Ancora la piaga dei conflitti armati che minacciava l’emisfero occidentale aveva le sue origini all’Avana.Nello Yemen del sud si era creato un altro fronte di cooperazione con Cuba.Ricevevano addestramento di guerriglia da istruttori cubani i tedeschi de Baader Meinhof fino ai giapponesi, turchi, iraniani, armeni, curdi, italiani e francesi.In Algeria si sono create condizioni simili per l’addestramento del fronte Polisario con l’aiuto di personale cubano sotto le spoglie di medici e maestri.Nel 1980 quando Muammar Gheddafi accolse sotto la sua protezione i terroristi baschi 150 istruttori cubani vennero incaricati di addestrare i baschi che ancora oggi seminano terrore in Spagna.La cooperazione di Cuba con la Siria e Libano si sarebbe rivelata importante nella destituzione dello Sha di Persia in Iran.Le attività giunsero al punto che, secondo il giornale svizzero Journal de Geneve, dei missili Sam trasportati a bordo di navi sovietiche insieme a un contingente che sbarcò nel paese arabo con passaporti falsi, permessi di lavoro e ottima conoscenza dei dialetti e delle abitudini dei diversi paesi della zona.Cortesia di Cuba, molti di loro erano stati perfettamente addestrati nell’arte della guerriglia urbana, la lotta nel deserto, operazioni di demolizione e sabotaggio a installazioni petrolifere etc.Queste tattiche, più tardi, sarebbero state insegnate ai guerriglieri colombiani delle FARC (Fuerzas armadas revolucionarias colombianas) e all’ELN Esercito di liberazione nazionale che ancora oggi mantengono attive basi a Cuba.In quel periodo sorgono in tutta Cuba campi che sono stati utilizzati per l’addestramento di diversi gruppi latinoamericani come i Montoneros argentini, i Tupamaros uruguaiani e Sendero Luminoso in Perù.In meno di 3 mesi si rendeva un giovane inesperto in un’autorità nell’uso di esplosivi, sabotaggi e guerriglia urbana.Ancora una volta Cuba era responsabile dello spargimento di sangue nel continente americano. E negli anni 80 l’esportazione del terrore prese una piega militarista quando le truppe cubane giunsero in Africa e nei paesi arabi.Fonti della NATO a Bruxelles informarono che tra i cadaveri recuperati nello Yemen del Nord c’erano dei cubani.Più tardi il conflitto angolano lasciò una scia di morte e devastazione con l’aiuto di truppe cubane.Fidel Castro, come Osama Bin Laden è un elemento dannoso che si nutre dell’odio per imporre le sue terribili dottrine.Entrambi pretendono dominare le società libere attraverso il terrore. Entrambi hanno passato le frontiere dei loro feudi per diffondere il terrore nell’umanità.Nell’ultimo vertice Iberoamericano a Panama, il presidente del Salvador, Francisco Flores ha avuto il coraggio di affrontare il dittatore cubano e di ricordargli la sua responsabilità nell’aver sparso tanto sangue nel Salvador mentre tanti altri presidenti codardi sono rimasti zitti.Il presidente George W. Bush ha detto che questa guerra contro il terrorismo perseguiterà e punirà i colpevoli e i loro complici.
C’è una frase che turba in modo particolare il dittatore cubano: “o sono con noi o sono con i terroristi” (il governo italiano ha fatto la sua scelta).L’enorme file di Fidel Castro indica che al comandante restano pochi amici.
Miami, FloridaSettembre 2001

giovedì, gennaio 15, 2009

ROLANDO RIVI, UN SEMINARISTA MODENESE ASSASSINATO DAI VALOROSI PARTIGIANI COMUNISTI












IL MARTIRIO DI ROLANDO RIVI




( un fatto analogo alla Pinuccia Ghersi)












Scrive oggi un sacerdote di Reggio che ha conosciuto Rolando: "Il Seminario (a Marano e quello singolare, condotto nella sua parrocchia in quei mesi) l'ha preparato - attraverso la sua corrispondenza - al martirio".Il giorno di Pasqua, durante le Messe, Rolando suona l'organo accompagnando i canti. Riceve Gesù nella Comunione. In sacrestia, il parroco gli dice: "Sei stato bravo, Rolando! Per tutti i servizi fatti nella settimana santa, accetta questo piccolo dono... E che il Signore ti benedica", e gli mette in mano una minuscola somma.Si sente nell'aria qualcosa di nuovo. C'è ancora guerra, ma tutti sentono che volge alla fine.
Nei giorni successivi, Rolando non manca mai alla Messa e alla Comunione. Poi, tornato a casa, esce con un libro sotto braccio e va a studiare presso un boschetto non lontano dalla sua abitazione.Il 10 aprile, martedì dopo la domenica in Albis, al mattino presto, è già in chiesa: si celebra la Messa cantata in onore di san Vincenzo Ferreri, che non si è potuta celebrare il 5 aprile, giorno anniversario, essendo l'ottava di Pasqua. Suona e accompagna all'organo i cantori, tra i quali c'è anche il papà. Si accosta alla Comunione e si raccoglie in preghiera a ringraziare il Signore. Prima di uscire, prende accordi con i cantori, per "cantare Messa" anche l'indomani.
Esce di chiesa. Ha l'anima in festa, perché ha ricevuto Gesù Eucaristico, che lo illuminerà per tutta la giornata e... gli darà la forza necessaria per compiere un lungo doloroso "viaggio" che lui ancora non sa. È già il Viatico per la vita eterna.Torna a casa. I suoi genitori vanno a lavorare nei campi. Rolando, con i libri sottobraccio, si reca come al solito a studiare nel boschetto a pochi passi da casa.
Indossa, come sempre, la sua veste nera. Inseparabile veste nera: la sua gloria.A mezzogiorno, non vedendolo ritornare, i genitori lo vanno a cercare. Tra i libri, sull'erba trovano un biglietto: "Non cercatelo. Viene un momento con noi, partigiani". Il papà e il curato di San Valentino, don Camellini, in forte ansia cominciano a girare nei dintorni alla ricerca del ragazzo. Che cosa sarà mai capitato?...
Alcuni partigiani comunisti lo hanno portato nella loro "base". Rolando capisce con chi si trova. Quelli lo spogliano della veste talare che li irrita troppo. Lo insultano, lo percuotono con la cinghia sulle gambe, lo schiaffeggiano. Adesso hanno davanti un ragazzino coperto di lividi, piangente. Così era stato fatto un giorno a Gesù.
Per tre giorni, nelle mani di quegli uomini senza-Dio.
Una valanga melmosa di bestemmie contro Cristo, di insulti contro la Chiesa e contro il Sacerdozio, di scherni volgari si abbatte su di lui, povero piccolo. Quindi - secondo quanto hanno detto alcuni testimoni - l'orrore della flagellazione sul suo corpo puro di ragazzo. E l'indicibile, che non possiamo raccontare.
È la sua "via Crucis", prima del Calvario.Rolando, innocente, piange e geme come un agnello condotto al macello, prega nel suo cuore e chiede pietà. Tuttavia, nella sua anima, posseduta da Cristo, è forte e sereno. Qualcuno si commuove e propone di lasciarlo andare, perché è soltanto un ragazzo e non c'è motivo o pretesto per ucciderlo. Ma altri si rifiutano: "Taci, o farai anche tu la stessa fine". Prevale l'odio al prete, all'abito che lo rappresenta.Decidono di ucciderlo: "Avremo domani un prete in meno"!
Scende la sera ormai. Lo portano, sanguinante, in un bosco presso Piane di Monchio (Modena).




Davanti alla fossa già scavata Rolando comprende tutto. Singhiozza, implora di essere risparmiato. Gli viene risposto con un calcio. Allora dice: "Voglio pregare per la mia mamma e per il mio papà.Si inginocchia sull'orlo della fossa e prega per sé, per i suoi cari, forse per i suoi stessi uccisori. Due scariche di rivoltella lo rotolano a terra nel suo sangue. Un ultimo pensiero, un ultimo palpito del cuore per Gesù, perdutamente amato... Poi la fine.
Quelli lo coprono con poche palate di terra e di foglie secche. La veste del prete diventa un pallone da calciare; poi sarà appesa, come trofeo di guerra, sotto il porticato di una casa vicina.




Era il 13 aprile 1945, ricorrenza del giovane martire sant'Ermenegildo (+ 585 d.C.), venerdì, come quando Gesù si immolò sulla croce. Rolando aveva quattordici anni e tre mesi.

sabato, gennaio 10, 2009

OMICIDI ASSURDI E PENE ASSURDE




Un uomo perseguita una sua ex fidanzata e in ultimo la scanna per strada con 40 coltellate, la povera ragazza ha appena 34 anni.
La pena per questo omicidio orrendo e feroce e' appena di 16 anni e 8 mesi.
VERGOGNA.....


giovedì, gennaio 08, 2009

I RICERCATORI NEI CASSONETTI


I ricercatori dei cassonetti

Capita sempre piu’ spesso di assistere a questo strano e triste spettacolo : un uomo, anziano o giovane che rovista nei cassonetti della “rumenta”, cerca, fruga quasi in procinto di cadere dentro, poi dopo una decina di minuti di laboriosa ricerca, ne rispunta, vittorioso, con quello che trova. Questo signore che ho fotografato in centro a Savona, in Corso Italia, davanti alla maggiore banca della citta’, ha frugato e rimescolato nei rifiuti per una quindicina di minuti, indifferente al gelo, ai passanti incuriositi, finche’ ha trovato un vecchio capo di abbigliamento che ha subito portato via. E’ uno spettacolo che desta in chi lo vede molta pena, ma il viso di questo “ricercatore” non esprime tristezza solo stanchezza ed indigenza.

Roberto Nicolick

mercoledì, gennaio 07, 2009

UNA ANZIANA MUORE A CAIRO; IN SOLITUDINE E AL FREDDO










La morte di una anziana e la sua solitudine dopo

A Cairo Montenotte, in località Carnovale, una donna settantenne e’ morta, da sola, in una casa fatiscente, questo il fatto. Anche il magistrato ha chiuso il caso, decretando la morte naturale. Forse il freddo intenso, avrà aiutato il decesso, forse le non buone condizioni di salute avranno accelerato le cose.

Resta il fatto triste che la povera donna, capacissima di intendere e di volere, era sola, in una casa da cui non si poteva muovere per acquistare gli alimenti e le medicine. Infatti pare che i vicini si recassero ad acquistare il necessario.

Alcuni interrogativi, tuttavia sorgono spontanei: come e’ possibile in un comune di 14 mila anime, possa accadere che una donna, arrivi al punto di morire, senza che le strutture socio – assistenziali intervengano in qualche modo, prima del tragico accadimento , in chiave di prevenzione.

In questi piccoli centri abitati, a maggior ragione in un piccolo conglomerato di case, come in effetti Carnovale e’, come puo’ accadere che una povera donna, arrivi al punto di morire , addirittura nelle feste natalizie.
In un posto dove tutti sanno tutto di tutti, dove dovrebbero esistere i rapporti di vicinato, buoni o cattivi che siano, dove la gente usa ancora il dialetto, dove il campanile e’ ancora il centro fisico ed ideale del borgo, possono succedere queste terribili cose? E soprattutto e' normale che succedano ?.

Possibile che nessuno abbia allertato i servizi sociali ? Possibile che i Servizi Sociali del Comune di Cairo Montenotte, non avessero avuto la necessaria e sollecita attenzione per casi di questo tipo ? Che potrebbero apparire perlomeno a rischio ? Possibile che nessuno conoscesse il vissuto, la storia e i rischi che questa povera donna stava per attraversare ?

Ritengo che in un paese civile , queste cose non debbano accadere, non puo’ essere che una donna, anziana e malata, debba morire sotto Natale, in piena e triste solitudine, al freddo, senza nessuno che Le dia una minima parola di conforto, senza neppure i conforti religiosi.

Provo un grande smarrimento di fronte a questo fatto, ma anche molta rabbia.

Questa donna e’ morta sole e anche da morta e’ rimasta sola, un fatto gia’ lontano e dimenticato frettolosamente, mentre la gente si prepara all'ennesimo rito del consumismo, i saldi natalizi. Questa morte, considerata accidentale pesa sulle coscienze.

Roberto Nicolick