lunedì, marzo 31, 2008

PINO LA MONICA


L'EDUCATORE ATTUALMENTE IN CARCERE PER ABUSI SESSUALI
Niente domiciliari per l'educatore accusato di pedofilia
Questa volta - secondo il Gip - potrebbe ripetere gli abusi per telefono. Il giovane trasferito al carcere di Modena .Il giudice per le indagini preliminari Cristina Beretti ha negato gli arresti domiciliari all'educatore e regista reggiano accusato di abusi sessuali su bambine della scuola media di Coreggio. Non tanto il pericolo di fuga, quanto quelli di reiterazione del reato e soprattutto di inquinamento delle prove sono state le motivazioni che hanno spinto il gip alla decisione. L'educatore infatti, prima che per lui scattassero le manette, avrebbe contattato telefonicamente una delle ragazzine che lo hanno denunciato. 'Se fosse ai domiciliari - ha detto il gip - sarebbe impossibile controllare totalmente i suoi movimenti telefonici'. La Monica inoltre da oggi si trova nel carcere di Modena: l'educatore in passato ha curato un progetto teatrale alla Pulce e in virtù dei legami instaurati con i detenuti si è deciso per il suo trasferimento. Il pm Rita Pantani ha annunciato la volontà di effettuare gli incidenti probatori, con l'interrogatorio alle ragazzine che accusano il giovane
( Max Frassi)

COSA FARE AI PEDOFILI ??


Si parla tanto in questa campagna elettorale di castrazione chimica dei pedofili. Ignorando o non sapendo, che non è assolutamente una certezza, anzi. Guardando a quei paesi dove è stata testata la castrazione chimica è fallita per molte ragioni. Innanzitutto i pesanti effetti collaterali dei farmaci che arrecano danni quali l’arresto cardiaco o l’ictus, rendendo il paziente difficilmente “guaribile”, sempre se stiamo, ovviamente, nel fantascientifico campo della cura del pedofilo. Dopo sei mesi però il paziente che eventualmente regge suddetta terapia esce dal letargo dove era stato collocato e può tornare ad agire. Poiché quei farmaci non hanno più alcun effetto. Si fa largo allora la possibilità della castrazione fisica. Ma dagli USA, nello specifico dall’unità crimini sui minori della prestigiosa F.B.I. veniamo a sapere che, ancora una volta prove alla mano, il pedofilo castrato, una volta reinserito nella società civile andrà a replicare sui bambini quanto da lui subito. In sintesi togliamo al mondo un abusante e restituiamo un potenziale assassino.
Ultima ma non ultima la pena di morte. Alzi la mano che non ci ha mai pensato. Omettendo qualsivoglia remora etico/morale la pena di morte è, come le varie castrazioni, inutili. Peggio. Aumenta la pericolosità del predatore. Poiché in quegli stati dove lo si è punito in quel modo, era solito uccidere le proprie vittime per evitare di avere testimoni. Cosa fare allora? Viste le cronache basterebbe un sano buonsenso davanti a un bimbo abusato e la certezza di una durissima pena per il suo abusante.
( Max Frassi )

sabato, marzo 29, 2008

UN MONDO DI LADRI


Sventato un furto ad un corriere
Stamane poco dopo le 12, in piazza del Popolo a Savona, ho avuto la piccola ma gradevolissima sensazione di sventare un furto ai danni di un corriere: ero appena uscito dal palazzo della amministrazione provinciale e sotto il sole, percorrevo via 4 novembre in direzione mare.

Noto a circa una cinquantina di metri, un furgone di colore chiaro, parcheggiato in doppia fila, senza particolari contrassegni, da cui scende un ragazzo con una uniforme di una grande azienda che effettua trasporti, il giovane addetto scarica dei colli e si allontana con il materiale da consegnare.

Nel mio campo visivo entrano improvvisamente due ragazzi, vestiti alla moda casual, dall’eta’ apparente di 16 – 17 anni, capelli corti , curati nell’aspetto. Uno rimane a distanza ad osservare il corriere, che nel frattempo era entrato in un esercizio commerciale, l’altro come una donnola, apre il portellone posteriore del mezzo, afferra due scatole di medie dimensioni e correndo si allontana.

Realizzo ,immediatamente, che si tratta di una coppia di ladri, il palo e l’esecutore materiale, inizio a correre verso il ladro chino nel furgone, gridando per richiamare il corriere che era dentro il negozio…il palo, vistomi, scappa immediatamente, mentre l’esecutore materiale, tenta di allontanarsi, con le due scatole, che pero’ lo appesantiscono troppo, le lascia e continua la fuga…. Veloce come un levriero, fuggendo a gambe levate, abbandona anche un paio di cesoie con cui, presumo, avrebbe tagliato l’imballo dei colli rubati…. mentre io chiamo con il cellulare il 113, arriva trafelato il corriere, gli spiego la cosa e lui si mette all’inseguimento del giovane ladro, lo raggiunge e per tutta risposta il giovane ladro tenta di colpirlo con un pugno, nasce una colluttazione nel corso della quale, qualche sventola raggiunge il criminale che pero’ riesce a far perdere le proprie tracce..
Arriva una volante della polizia di stato, a cui spiego il fatto.
Il risultato positivo e’ stato che il furto non ha potuto avere corso e i ladri, una volta tanto, hanno dovuto battere in ritirata. Il giovane corriere mi ha raccontato che pochi giorni fa, per aprirgli il furgone gli hanno segato un lucchetto in acciaio e che uno dei bersagli preferenziali dei ladri, mordi e fuggi, sono proprio i corrieri, i cui mezzi vengono scassinati mentre gli addetti sono ad effettuare la consegna, magari a pochi metri di distanza, con un tempismo ed una velocita’ pazzeschi.

mercoledì, marzo 26, 2008

UCCIDE UN CANE PER ARTE. UNO DEI TANTI CRIMINALI CIRCOLANTI....

Uccide cane per ‘arte’, Guillermo Habacuc Vargas si scusa
Roma. Biennale a rischio per Guillermo Habacuc Vargas, lo ‘'peudoartista'’ 50enne del Costa Rica che ha messo in mostra un cane randagio, legato in un angolo della sala, lasciandolo morire di fame e sete. Oltre 150.000 persone da tutto il mondo, in pochissimi giorni, hanno espresso la propria indignazione verso quella che, secondo loro, non può essere certo considerata un'opera d'arte.A quanto pare Vargas avrebbe pagato dei bambini affinché catturassero un cane per poi utilizzarlo come 'opera d'arte' che consisteva appunto nel guardare l'agonia e la sofferenza fino alla morte. Ai visitatori sarebbe stato vietato di portare cibo e acqua e chiunque cercava di avvicinarsi per accudire l'animale veniva allontanato in malo modo con insulti. Sopra il cane morente, una scritta fatta di croccantini con la frase: ‘Eres lo que lees’ (‘Sei quello che leggi'). Secondo l’’artista’ lo scopo era quello di testimoniare l'indifferenza dell'essere umano nei confronti di altri esseri viventi. In un'intervista rilasciata a la 'Nación', ha dichiarato: "Lo scopo del lavoro non era causare sofferenza alla povera innocente creatura, bensì illustrare un problema. Nella mia città natale, San Josè, Costa Rica, decine di migliaia di randagi muoiono di fame e malattia e nessuno dedica loro attenzioni. Ora, se pubblicamente mostri una di queste creature morte di fame, come nel caso di Nativity, ciò crea un ritorno che evidenzia una grande ipocrisia in tutti noi. Nativity era una creatura fragile e sarebbe morta comunque su una strada". Fatto sta che il cane, secondo quanto riferisce Leonor Gonzalez, editore del supplemento culturale di ‘La Prensa’ in Nicaragua, sarebbe morto il giorno seguente a quello in cui sono state scattate le foto. Diversa la versione della galleria nicaraguense che ha ospitato l’allestimento, secondo la quale l'artista avrebbe trovato il cane in un vicolo e l'avrebbe portato nella galleria senza che fosse previsto. Secondo loro, inoltre, sarebbe stato correttamente alimentato per tutto il tempo tranne le tre ore della mostra. Il cane non è poi morto ma secondo loro è "scappato" in un momento di disattenzione.Ma i dubbi restano. Come è possibile che la galleria non abbia imposto a Vargas di liberare il cane? E ancora: è possibile che nessuno sia andato lì con prepotenza – anche violenza – per portarsi via l’animale? Per di più l’artista è stato scelto per rappresentare il suo Paese nella ‘Biennale Centroamericana 2008’ che si terrà in Honduras. In quest’ultimo caso, almeno, qualcosa si è mosso. Le ire di associazioni animaliste e di cittadini di ogni parte del mondo hanno fatto sì che un rappresentante della Biennale abbia contattato Vargas, mediante lettera scritta in cui è stato espresso lo sconcerto riguardo la pubblicità negativa ricevuta da ‘Sei quello che leggi’ ed è stata messa in dubbio la legittimità dell'ammissione come eccellente artista e rappresentate. A questo punto l’artista ha chiesto pubblicamente scusa e promesso che non riproporrà mai più simili progetti. Vargas, in un comunicato diffuso via web afferma che ‘Sei quello che leggi’ non verrà più chiamata "opera d'arte", in segno di rispetto verso quanti si sono sentiti offesi. Ha ammesso l'errore ed ha affermato che avrebbe dovuto salvare il cane invece di lasciarlo morire. E chiede a tutti di accettare le sue scuse.“Far soffrire e uccidere un cane lasciandolo morire di fame per far comprendere un problema come quello del randagismo è certamente un modo perverso per informare l'opinione pubblica – dichiara Massimo Comparotto, presidente dell'
OIPA Italia (Organizzazione internazionale Protezione animali) - In verità quest'opera 'artistica' è solo l'ennesimo esecrabile squallido tentativo per far parlare di sé per riempire una galleria d'arte. Josè Morales, vice presidente del 'Special Unit for Animal Protection and Rescue' ha commentato: "Il cane è stato legato senza cibo, non capisco come ciò possa essere considerato arte". Raymond Schnog, presidente della 'Humanitarian Association for Animal Protection', ha condannato l'atto definendolo pura crudeltà, "non comprendo come un animale possa essere stato lasciato morire di fame sul pavimento mentre una frase sulle pareti era stata composta usando cibo".Queste organizzazioni stanno studiando il caso per presentare un ricorso davanti al tribunale locale.

martedì, marzo 25, 2008

FACCIA DI BRONZO O INGENUITA' ??


Pochi giorni fa ho ricevuto una telefonata del "responsabile" provinciale del partito che a luglio mi ha espulso. Il gentile signore mi chiedeva , in sostanza, una disponibilita' ad autenticare, in qualita' di consigliere provinciale, delle firme ai gazebi del partito in oggetto.

N.B. proprio quel signore aveva ratificato la mia "cosidetta" espulsione dal movimento politico in cui ho militato per 16 anni, adducendo come motivazioni una sfilza di "imputazioni", tra cui anche quella di aver avallato firme false.....

Come si puo' chiedere ad un espulso, di autenticare delle firme, se proprio l'espulsione si basava
anche sull'autentica di firme false ??

Il signore che mi ha telefonato, per farmi questa originale richiesta, soffre di amnesia ? E' una faccia di bronzo ? E' un ingenuo ? o peggio ?............



I PEDOFILI NON CAMBIANO.....


Come cantava Mimì, "Gli uomini non cambiano"...
Molesta la madre e 25 anni dopo la figlia
IL CASO.
Un pensionato è stato denunciato per violenza sessuale dall’ufficio minori della questura.
Venticinque anni fa, quando era una bambina, l’aveva molestata sessualmente. Ora lo stesso uomo l’ha rifatto con sua figlia di 9 anni. È uno spaccato terribile quello che emerge da un’indagine della polizia che nei giorni scorsi ha denunciato il pensionato N. D., 75 anni, che vive nell’hinterland della città (le iniziali sono a tutela delle parti offese, che altrimenti sarebbero riconoscibili). A segnalare in questura la squallida vicenda una donna vicentina di 36 anni che ha scoperto quanto era avvenuto alla figlia leggendo il suo diario: quelle frasi le hanno riportato alla memoria quanto era accaduto a lei tanto tempo fa.
In febbraio la vicentina si era rivolta all’ufficio minori di viale Mazzini.
«Voglio denunciare un amico dei miei genitori. È un pensionato ed ho scoperto che mette le mani addosso a mia figlia, toccandole le parti intime in modo morboso». La donna, angosciata, ha spiegato che da qualche tempo sua figlia era triste, scontrosa, piangeva senza motivo. Leggendo il diario ha scoperto che le prime morbose attenzioni risalivano ancora alla primavera del 2007. Per questo la mamma aveva rassicurato la figlia, e con delicatezza aveva cercato di capire cosa fosse successo. La bambina ha spiegato che quando andava dai nonni materni incontrava anche il pensionato, che è un loro vicino di casa e amico di lunga data. Quando loro due erano soli, lui la molestava sessualmente, senza che i nonni sapessero nulla. All’udire queste oscenità, la madre si è ricordata che lo stesso era successo a lei, quando aveva più o meno l’età di sua figlia. Anche 25 anni fa N. D. frequentava la casa dei suoi genitori, dove lei viveva, e in alcune occasioni quando erano soli aveva approfittato di lei, che non ne aveva mai parlato con nessuno perché si vergognava. Ai poliziotti dell’ispettore capo Serafino Santoro ha spiegato poi di aver deciso di affrontare, con coraggio, quel pensionato, e di avergli rinfacciato davanti ad alcune persone il suo comportamento da codice penale. L’uomo non ha negato, ma ha cercato di minimizzare l’accaduto: «Cosa vuoi che siano quattro palpatine...». I poliziotti a quel punto si sono messi in moto. Hanno sentito le persone presenti a quel colloquio che ne hanno confermato in toto il contenuto. Non solo: hanno raccolto la testimonianza di persone vicine alla famiglia, che hanno parlato del comportamento singolare per una bambina di 9 anni che vive in un contesto apparentemente sereno. Nei giorni scorsi, hanno trasmesso la denuncia in procura: il pensionato è accusato di violenza sessuale continuata - gli episodi sono più d’uno - su minorenne. Per quanto riguarda le molestie subite dalla madre, il tempo ha ormai cancellato il reato che è andato prescritto. Il pm Giorgio Falcone valuterà se interrogare il pensionato. «Questo episodio richiama la necessità - spiegano dalla questura - di mantenere un’attenzione massima verso i figli sia da parte dei genitori che della scuola, per capire se dietro atteggiamenti di chiusura non si nascondano problemi gravi o abusi sessuali».

domenica, marzo 23, 2008

LA STRANA TUMULAZIONE DEL CAPO DELLA BANDA DELLA MAGLIANA

E’ sempre lì la tomba di Enrico De Pedis, sempre nella cripta di Sant’Apollinare, il sepolcro di uno dei capi della banda della Magliana, dentro una basilica, a du e passi da piazza Navona e dal Vaticano. E’ ancora li? Si, dovrebbe, anche se la chiesa risulta invisibile sotto l’armatura di legno di un lungo restauro e il portone si schiude solo all’ora delle messe, ma la cripta, quella no, da otto anni è inaccessibile, una porta sbarra le scale. Storia romana, mistero romanissimo. La basilica di Sant’Apollinare è una maestosa chiesa settecentesca. De Pedis è l’uomo che attraversò, ai comandi, le due fasi della banda della Magliana, quella dei sequestri, delle scommesse, della droga e poi quella degli affari con Cosa Nostra, con la camorra, con i neofascisti e con Flavio Carboni, Francesco Pazienza, forse la P2 di Gelli, il Banco Ambrosiano di Calvi, lo Ior di Marcinkus.. De Pedis, detto Renatino, lo spararono a morte venerd’ 2 febbraio, all’ora di pranzo, in via del Pellegrino, Campo de’ Fiori.La trasmissione “Chi l’ha visto?”, condotta da Federica Sciarelli, riprende lunedì questa vicenda oscura, se solo si pensa che secondo il diritto canonico “i cadaveri non siano seppelliti in chiesa, se non si tratti del Romano Pontefice o di Cardinali o di Vescovi”. Fu la giornalista Antonella Stocco a rivelare sul “Messaggero” l’esistenza della tomba nella basilica, 9 luglio 1997. E prima c’era arrivata la magistratura, il giudice Andrea De Gasperis, che aveva incaricato la DIA di indagare. Nel frattempo – due anni dopo la sepoltura – l’Opus Dei aveva acquistato il palazzo che contiene la basilica. Il legame tra De Pedis e Sant’Apollinare data al 1988, anno del suo matrimonio con Carla Di Giovanni, avvenuto appunto nella basilica. In quell’occasione – secondo la signora – Renatino disse “Il giorno che mi ‘tocca’, piuttosto che al cimitero mi piacerebbe essere portato qui…”.Il funerale di De Pedis, che non aveva ancora 36 anni, viene officiato da monsignor Piero Vergari, rettore della basilica. Quattro giorni dopo la morte violenta il corpo viene tumulato al Verano, ma il 23 marzo la vedova chiede la “estumulazione”. Poco tempo prima don Piero Vergari aveva scritto al cardinale Poletti, vicario di Roma, chiedendo l’autorizzazione per l’accoglimento nei sotterranei di Sant’Apollinare: “Il defunto è stato generoso nell’aiutare i poveri che frequentano la basilica, i sacerdoti e i seminaristi, e in suo suffragio la famiglia continuerà ad esercitare opere di carità…”. Il 24 aprile le spoglie di De Pedis, approdano in basilica.Dal ’90 al ’97 solo Carla De Pedis possiede le chiavi del cancello che chiude la cappella nella cripta. Poi il caso esplode. Dichiara il novo rettore di Sant’Apollinare: “Se fosse accertato ciò che si dice di Enrico De Pedis, sarebbe imbarazzante”. E prosegue: “Non sta a noi scegliere le salme: questa si, questa la mandiamo via”.Passano otto anni senza nuove. Anzi, l’unica è che quei gradini verso la cripta non possono più essere scesi. Lunedì “Chi l’ha visto?” aprirà un altro capitolo, il collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi: il giorno in cui la ragazza, figlia di un dipendente vaticano, sparì (22 giugno 1983) era stata a lezione nel Pontificio Istituto di Musica Sacra, proprio nel palazzo di Sant’Apollinare. Un anonimo, pochi giorni fa, ha telefonato alla redazione di “Chi l’ha visto?”. “Volete risolvere il caso di Emanuela Orlandi? Guardate dentro la tomba di De Pedis…”

LE LIQUIDAZIONI DEI PARLAMENTARI USCENTI


È dura, davvero molto dura. Reinserirsi nella vita sociale, dopo essere stati parlamentari, dev’essere uno di quei traumi paragonabili soltanto alla morte del coniuge o alla separazione. Svegliarsi la mattina nello stesso letto di sempre, senza avere giù magari l’auto blu con autista che aspetta, senza corse a sirene spiegate e palette brandite nelle corsie preferenziali, e le riunioni importanti in commissione, e le sedute in aula con i commessi pronti ad accorrere per ogni piccola difficoltà. E l’ufficio nei prestigiosi palazzi romani con segretarie e assistenti (i cosiddetti portaborse), e i frettolosi ma congrui pranzetti al ristorante interno, e la pennichella ritagliata magari nell’appartamento di servizio (solo per la top class parlamentare) o nel medesimo ufficio. La sauna in fretta e furia sotto l’aula di Montecitorio. Per non parlare delle faticosissime e stressanti missioni di studio all’estero. Che vitaccia.Tutto svanisce così, di botto. Per colpa di un destino cinico e baro, dell’irriducibile nemico politico che riesce a soffiarti la poltrona quando meno te l’aspetti, quando sei distratto o solo attratto dall’avvenente commessa che ti guarda con gli occhioni blu. Ti volti e sei fuori, non ricandidato o candidato in un posto senza speranza. Sono quasi duecento i depennati dalla lista, molti di più quelli che non ce la faranno a tornare dopo il 13 aprile. Cosa fai, allora? Non sai a che santo votarti (e soprattutto chi ti voti). Dev’essere per questo che i previdenti uffici di Camera e Senato hanno previsto un piccolo aiutino per il «reinserimento nella vita sociale». Così si chiamava l’indennità, ma oggi si preferisce puntare su una più fraterna «indennità di solidarietà». D’altronde chi ti aiuta, quando il mondo sembra crollarti addosso? La solidarietà del Palazzo, secondo i malevoli una solidarietà di «casta».Cifretta che certo non risolve i problemi, e che dipende dal numero di legislature consecutive svolte (sei mesi più un giorno conta per un anno intero). Un regalino post-pasquale, che per i nomi più noti e navigati arriva a qualche centinaio di migliaia di euro, e per i peones a qualche decina di migliaia. L’indennità corrisponde alla liquidazione dei comuni mortali, ma con una sostanziale differenza: è esentasse, ovvero senza trattenuta alla fonte, in quanto i soldi risultano accantonati soltanto dal parlamentare (leggi dal contribuente). L’ottanta per cento dell’indennità lorda (grosso modo sui 12mila euro mensili), moltiplicata per il numero di anni di «vitaccia» consecutivi Usciti finalmente dalla gabbia del Parlamento, come se fosse quella di Regina Coeli, alcuni dei «pezzi da novanta» avranno un omaggio che li aiuterà al «reinserimento nella vita sociale». La «top ten» vede in testa Armando Cossutta (345.744 euro), seguito da Clemente Mastella (307.328 euro), Alfredo Biondi (279.792 euro), Luciano Violante (271.498 euro), Vincenzo Visco e Sergio Mattarella (234.050), Willer Bordon (201.684 euro). Non si tema per la sorte di alcuni nomi noti: avendo saltato qualche legislatura, li hanno già presi.In totale, considerando per ora solo i non ricandidati, le uscite per l’«assegno di solidarietà» dovrebbero attestarsi oltre quota 5 milioni per Palazzo Madama e oltre quota 7 milioni per Montecitorio. Tremano però già gli uffici di Senato e Camera, in attesa dei «trombati» del 13 aprile: la cifra è destinata ad arrivare alle stelle e viene stimata complessivamente vicina ai 30 milioni di euro.Tali «trattamenti di fine rapporto» provengono da una trattenuta alla fonte sulle indennità lorde dei parlamentari (il 6,7%, ossia 804,4 euro al mese per i senatori e 784,14 euro per i deputati). Sempre di denaro pubblico si tratta, visto che le indennità sono corrisposte dalle Camere, ossia dall’intera cittadinanza. Una mole di denaro, anche questa per le liquidazioni, che pare non bastare mai. Tanto che ci si interroga sulla sostenibilità di bilancio del sistema. Alla Camera, considerato l’alto numero di deputati, non sembrano esserci particolari preoccupazioni. L’attivo del Fondo di solidarietà a fine 2006 superava i 200 milioni di euro dei quali 43 milioni su conto corrente e 26,5 milioni investiti in gestioni patrimoniali del Monte dei Paschi di Siena e di Intesa San Paolo. Diverso il discorso per il Senato: nel bilancio preventivo 2007 non sono stati accantonati trasferimenti al fondo di solidarietà visto l’assegno da 8,7 milioni staccato nel 2006 per coprire 14,6 milioni di trattamenti. La liquidità a fine 2006 era di solo 682mila euro. Palazzo Madama non separa le gestioni dell’assegno di solidarietà da quelle per l’assistenza sanitaria (per la quale si devolve un altro 4,5% dell’indennità lorda mensile). Di qui le difficoltà che probabilmente indurranno il prossimo consiglio di presidenza a deliberare un nuovo utilizzo del fondo di riserva. I senatori «pensionati», infatti, non lesinano cure mediche, per le quali è previsto un rimborso (7,8 milioni nel 2006). Da nazione di poeti, santi e navigatori a Paese di ex parlamentari in salute. Che Dio salvi la regina, e pure l’alfiere.
( da Il giornale del 23 marzo 08)


21 marzo 2008 la Processione





La mia cassa :
Deposizione nel sepolcrodi Antonio Brilla - (Savona 1813 - 1891)m. 2,25 x 2,40 x 1,8522 portatoriL'opera fu scolpita nel 1866 e in quello stesso anno portata per la prima volta in processione in sostituzione di una cassa più antica con il solo Cristo morto, andata perduta.Il gruppo - il più pesante di tutta la sfilata (circa 18 q.li) e 'portato' contemporaneamente da 22 persone - si compone di sei personaggi, tre ritratti in piedi (Nicodemo, la Maddalena e la Madonna), mentre S. Giovanni e Giuseppe d'Arimatea sono reclini sul corpo del Cristo, la cui morte è resa evidente dal colorito verdastro.Il Brilla sembra qui bloccare l'istante che segue la Deposizione dalla Croce eseguita dal Martinengo assestando le figure, là disposte secondo uno schema piramidale, nella struttura a semicerchio che ne equilibra le masse.E’ stata restaurata nell’anno 2004.




Il Cireneo si avvicino' al Cristo che trascinava la Sua Croce e lo aiuto'.......


martedì, marzo 18, 2008

I VIGILI DEL FUOCO FREGATI


Ieri ho avuto modo di parlare con dei vigili del fuoco, non permanenti, molto delusi e amareggiati per un fatto gravissimo che li va a danneggiare, in sintesi ecco il problema :

E’ stata indetta una procedura selettiva, approvata nel 2006, riservata al personale volontario del vigili del fuoco, che alla data del primo gennaio 2007, risulti iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni e abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio, eta’ non superiore ai 37 anni, le domande pervenute al ministero sono state ben 14 mila.

In seguito alla approvazione della finanziaria , i requisiti, in corso d’opera, sono stati modificati: i 120 giorni di servizio richiesti inizialmente senza scadenza di termine, vengono ora richiesti nell’ultimo quinquennio, cioe’ dal 2001 al 2006, in questo modo e’ stata fatta una scrematura di ben 6500 domande in tutta Italia.

Coloro che hanno presentato la domanda , si sono sentiti presi in giro, visto che questa modifica e’ avvenuta in corso d’opera, a concorso gia’ avviato e a domande gia' presentate.

I vigili del fuoco provvisori, da ben 17 anni erano in attesa di questa opportunita’. Dopo aver svolto il servizio di leva nel corpo dei VVFF, dopo aver risposto successivamente alle chiamate come volontari, per sostituire i vigili permanenti, in ferie, o assenti per malattia, o per migliorare il personale carente, visti anche i pensionamenti che non hanno avuto un naturale turn over.

I provvisori , nei momenti di maggior bisogno, come per gli incendi, calamita’naturali come alluvioni e quant’altro, ricevono come ringraziamento un sonoro schiaffo in faccia. Prima l’amministrazione del corpo dei VVFF, illude e poi mortifica, centinaia di trentenni, ritenute a torto gia’ vecchii ed obsoleti, quando si puo’ aspirare a diventare vigile volontario mediante un corso si sole 120 ore, fino a 45 anni.

Inoltre, molte degli ingiustamente esclusi, avevano correttamente e preventivamente avvisato il datore di lavoro di una immediata partenza per il corso di addestramento. Cosi’ molti di loro si sono trovati senza lavoro, perche’ sostituiti in vista della chiamata da parte del Ministero.

Questa manovra, profondamente ingiusta, decisa in modo anomalo, facente parte dell’ultima infausta finanziaria 2008, e’ a conoscenza di ben pochi addetti ai lavori, colpisce migliaia di persone, che per anni hanno dato tempo, risorse e una fetta della loro vita al Corpo dei Vigili del Fuoco.

Occorre una immediata e corretta correzione di rotta, la presente nota e' sta indirizzata anche al ministero competente, al comando prov. del VVFF, e al Presidente Claudio Scajola

lunedì, marzo 17, 2008

UN SONDAGGIO ELETTORALE

Sondaggio Politico-ElettoraleVerso le elezioni politiche 2008Pubblicato il 17/3/2008.
Autore:
QUAERIS
Committente/ Acquirente:
QUAERIS SRL
Acquirente:

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Criteri seguiti per la formazione del campione:
Sondaggio realizzato a livello nazionale su un campione rappresentativo della popolazione residente dai 18 anni in su, segmentato per sesso ed età.
Metodo di raccolta delle informazioni:
Interviste personali e telefoniche con metodologia C.A.T.I.
Numero delle persone interpellate e universo di riferimento:
600 interviste. Universo di riferimento: popolazione maggiorenne residente.
Data in cui è stato realizzato il sondaggio:
Tra il 5/3/2008 ed il 13/3/2008
QUESTIONARIO
QUESITO n.1
Domanda : Circa le prossime elezioni politiche, Lei:.
Risposta: Ha deciso chi votare (17,8); Ha deciso il partito(43,2%); Ha deciso lo schieramento (9%); Sono incerto (30,0%)
QUESITO n.2
Domanda : Quali sono le questioni più importanti per Lei che dovranno essere affrontate sul territorio (dato area Nord Est).
Risposta: Salari e pensioni (24,8%); Imposte/tasse che continuano ad aumentare (21,9%); Andamento dell'economia nazionale (19,7%); Occupazione (17,6%); Sicurezza personale (8,5%); L'immigrazione clandestina (6,6%); Ambiente (4,6%)
QUESITO n.3
Domanda : Fra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi, chi preferirebbe come prossimo Presidente del Consiglio? (Dato Area Nord Est).
Risposta: Berlusconi (44%); Veltroni (39%); Sono indeciso (10,4%) Nessuno dei due (6,6%)
QUESITO n.4
Domanda : Intenzioni di Voto.
Risposta: Popolo delle Libertà (37,0 %); Lega Nord (6,0%) MPA (1,0%) ; Partito Democratico (32,0%) Italia dei Valori (4,0%); La Destra (3,5%) ; Unione di Centro ( 7,0%) ; Partito Socialista (1,5%) ; Sinistra Arcobaleno (6,5%) Altri partiti (1,5%)

sabato, marzo 15, 2008

IL BOIA GEMISTO














































L’eccidio dell’Ospedale psichiatrico di Vercelli
Nei giorni dal 23 al 26 aprile 1945 si erano concentrate a Vercelli tutte le forze della R.S.I. della zona, circa 2000 uomini, che andarono a costituire la Colonna Morsero, dal nome del Capo Provincia di Vercelli Michele Morsero. Tale colonna partì da Vercelli alle ore 15 del 26 aprile, dirigendo verso nord per raggiungere la Valtellina. I reparti che costituivano la colonna erano : Il 604° Comando Provinciale GNR Vercelli Comandato dal Colonnello Giovanni Fracassi, la VII^ B.N. “Punzecchi di Vercelli, parte della XXXVI^ B.N. “Mussolini” di Lucca, CXV° Btg “Montebello”, I° Btg granatieri “Ruggine”, I° Btg d’assalto”Ruggine”, I° Btg rocciatori (poi controcarro) “Ruggine”, III° Btg d’assalto “Pontida”. La colonna raggiunse Castellazzo, a Nord di Novare, la mattina del 27 aprile e, dopo trattative, la sera decise, dopo molte incertezze, di arrendersi ai partigiani di Novara dietro promessa di essere trattati da prigionieri di guerra. Il 28 aprile i prigionieri vengono condotti a Novara e rinchiusi in massima parte nello stadio. Subito cominciarono gli insulti e i maltrattamenti e il 30 cominciarono i prelevamenti di gruppi di fascisti dei quali non si ebbe più notizia. Lo stesso accadde nei giorni successivi insieme a feroci pestaggi. Il 2 maggio Morsero viene portato a Vercelli e fucilato. Intanto sono giunti gli americani che tentano di ristabilire un minimo di legalità. Ma il Corriere di Novara dell’8 maggio parla di molti cadaveri di fascisti ripescati nel canale Quintino Sella. Finché il 12 maggio giungono da Vercelli i partigiani della 182^ Brigata Garibaldi di “Gemisto” cioè Francesco Moranino che prelevano circa 140 fascisti elencati in una loro lista. Questi uomini saranno le vittime della più incredibile ferocia. Portati all’Ospedale Psichiatrico di Vercelli saranno, in buona parte massacrati all’interno di questo. Le pareti dei locali dove avvenne l’eccidio erano lorde di sangue fino ad altezza d’uomo. Altri saranno schiacciati in un cortile da un autocarro, altri fucilati nell’orto accanto alla lavanderia, altri, pare tredici, fucilati a Larizzate e altri ancora, infine, portati con due autocarri e una corriera (quindi in numero rilevante) al ponte di Greccio sul canale Cavour e qui, a quattro a quattro, uccisi e gettati nel canale. Nei giorni successivi i cadaveri ritrovati nei canali di irrigazione alimentati dal canale Cavour furono più di sessanta.
Solo il giorno 13 maggio, domenica, gli americani prenderanno il controllo dei prigionieri ed eviteranno altri massacri. Era già pronta la lista dei prigionieri da prelevare quello stesso giorno alle ore 18.
















FRANCESCO MORANINO :








La Corte di assise di Firenze, nel 1956, appurò la responsabilità di Moranino e della sua formazione partigiana comunista e condannò Francesco Moranino detto Gemisto all'ergastolo.Le motivazioni della sentenza descrivono Moranino attore di ”un comportamento ispirato ad una faziosità politica, ed ai metodi usati, rivelatori di un'assoluta mancanza di umanità che hanno raggiunto i limiti di uno spietato cinismo”.La sentenza di condanna all'ergastolo per i descritti crimini contro pretese “spie fasciste” e contro le loro mogli, fu confermata dalla Corte d'Assiste d'Appello nel 1957.Francesco Morarino detto Gemisto, militante stalinista “duro e puro”, era nato a Tollegno, nel Billese, il 15 gennaio 1920 da una famiglia di operai, ed era già stato arrestato nel 1940 per attività antifasciste ed inviato al confino, ove aveva potuto entrare in contatto con uomini di spicco del partito come Amendola e soprattutto Giancarlo Pajetta.Non scontò mai la condanna all'ergastolo. Fu fatto fuggire dall'organizzazione comunista “Soccorso Rosso”, e riparò in Cecoslovacchia, ove lavorò a “Radio Praga”, dando anche la sua voce a trasmissioni di propaganda stalinista “in lingua italiana”. Fu graziato dal Presidente Saragat, e tornò in Italia, ove il PCI lo accolse a braccia aperte. Fu eletto deputato della Repubblica , nelle liste del Partito Comunista Italiano di Luigi Longo, alle elezioni politiche del maggio 1968. Un onorevole ergastolano, assassino patentato e simbolo della connivenza del partito comunista togliattiano - stalinista con le bande di assassini che nel Vercellese come a Porzus, e in molte altre parti d'Italia, ovviamente per la “sacrosanta” causa “democratica” e “progressiva” del comunismo, avevano compiuto crimini inauditi contro i partigiani democratici ed altri antifascisti, e/o contro le loro famiglie.
















Oggi pomeriggio sono andato a Vercelli a visitare il manicomio dove avvene la strage, oggi abbandonato e invaso dalle erbacce, solo una parte e' sede dell'ARPA e del 118, per il resto e' un abbandono totale...nell'aiuola di fronte al manicomio c'e' un piccolo e modesto cippo, in ricordo di 140 morti.....incredibile , come la memoria umana sia limitata dall'odio









































UN SEX OFFENDER



SPECIALE QUARK. LO STUDIO DELLA SPECIE
Torniamo ad occuparci dell’unica razza di bestie che vorremmo vedere estinta,
entrando nel loro mondo e cercando di capirli meglio.
Il predatore di cui vi parlo oggi peraltro ha anche un storia italiana. Dato che visse da noi a Milano a partire dal maggio del 2003, proveniente dalla Repubblica Ceca, salvo poi mollare tutto e di punto in bianco far ritorno negli Stati Uniti, dove tutt’ora vive allo stato brado.
Pertanto la prima domanda che facciamo è: qualcuno l’ha conosciuto? Se lo ricorda? Fateci sapere…


Il suo (vero) nome è “David Alway” ma all’epoca già si faceva chiamare “Lindsay Ashford”. Potreste però averlo conosciuto, ma lo dubito, anche come
“Amator Puellularum”, uno dei tanti nomi d’arte che si è dato.
Tra le sue caratteristiche l’amare che la gente come il sottoscritto parli (male) di lui.
Gode nello stare al centro dell’attenzione e difendendo la sua specie di appartenenza si è ritagliato un piccolo spazio di visibilità nell’invisibile di internet, dando (nella sua mente) senso ad un’esistenza inutile alla razza umana ed utile solo a quella dei Predatori di bambini. Come lui.
Per presentarvelo meglio riporto lo stralcio di un’intervista radiofonica, fatta in America.

Intervistatore: Lei pensa che una bimba di 5 anni sia sufficientemente in grado di capire per essere consenziente ad una attività sessuale?
Lindsay: Una bimba di 5 anni comprende l’amicizia.
E comprende quindi anche l’affettività.
I.: Vale anche per un bimbo di 2 anni?
Lindsay: un bimbo di due anni conosce il piacere (sessuale).
I.: Quindi entrambi possono essere consenzienti a fare sesso?
Lindsay: Possono acconsentire ad attività che recano loro piacere.
I.: Può farlo un bimbo di 6 mesi?
Lindsay: Io sono sicuro che un bambino di 6 mesi abbia la piena comprensione di ciò che per lui è fonte di piacere, quindi la risposta è sì.
I.: Quindi un bimbo di 6 mesi può acconsentire a fare del sesso con un adulto.
Lindsay: Un bimbo di 6 mesi può consentire ad attività che reputi dargli piacere.

LETTERA DI UNA FIGLIA AD UNA MAMMA


LETTERA APERTA AD UNA “MADRE”…
<< È tanto che non ti scrivevo, che non prendevo carta e penna per dirti quello che a voce non riesco a dire… Cazzo quante cose ho da dirti ora… Perché mi hai fatto questo?? Perché hai sempre fatto finta di niente, perché gli hai permesso di farmi tutto questo? Perché mi hai messa al mondo se poi dovevi lasciare uno stronzo libero di distruggere la mia vita, perché sei stata ai suoi cazzo di giochi? Perché non ti sei mai anche per un attimo scomposta quando entravi in camera mia e vedevi cosa stava succedendo? Chi è l’uomo che hai sposato? In base a cosa ami un uomo del genere? Chi sei tu per essere chiamata mamma?? In tutta la mia vita non sono MAI stata così incazzata, sdegnata, schifata… tu non mi hai protetta, non hai MAI fatto niente per aiutarmi, per salvarmi. Hai contribuito a rovinarmi al vita e con i tuoi silenzi e la tua indifferenza hai lasciato che facessi da puttana a mio padre e ai suoi amici come se fosse la cosa più normale del mondo… ma perché? Io voglio sapere perché, mi devi dire perché, perché cazzo mi guardavi ancora come se la colpa fosse mia, come se fossi gelosa di quello che c’era tra me e lui… potevi prendertelo… a me non interessava, sai cosa interessava a me? Ti sei mai chiesta cosa io volessi veramente? Non era molto quello che vi avrei chiesto, certo sarebbe stato più semplice di quello che mi avete dato… a me bastava poter giocare come fanno tutte le bambine, vestirmi come tutte le bambine e fare quello che tutte le bambine fanno… non dovermi vestire con felpa e tuta “perché a 8 anni la maestra non ti può mica vedere quei lividi, poi la mamma e il papà vanno in prigione e tu vai in orfanotrofio da sola e per colpa tua anche XX rimane senza genitori” e io dovevo stare attenta a 6, 7, 8, 9 anni a non far vedere niente, a non giocare con bambini più grandi che potessero capire, a non avvicinarmi troppo alle maestre, a stare zitta e buona in classe così passavo inosservata… VAFFANCULO…, vi ho protetti per 18 anni, sono stata zitta per 18 cazzutissimi anni e dopo essermi presa un sacco di botte e non solo, dovevo anche reggere il peso dei tuoi sguardi, le tue ripicche del cazzo, perché? Adesso basta, sono io a non volerti più chiamare mamma, tu non sei mia mamma, sei solo la persona che per 18 anni mi ha vestita e mi ha fatto mangiare, permettendo a suo marito di picchiarmi e di togliermi quei cazzo di vestiti che mi compravi… una madre è così, una madre ti protegge, ti vuole bene e per te fa qualsiasi cosa, una madre non sta con un uomo del genere, scappa e si porta la figlia dietro, una madre non entra in una stanza e vedendo la figlia chinata sul padre che la tiene per i capelli e ansima e suda e gode perché la costringe a fargli un pompino dice “fate piano perché devo dormire”, una madre non se ne va, piuttosto uccide il marito, piuttosto fa non so cosa ma salva la figlia… tu non sei una madre, non so cosa sei ma sono sicura che non sei una madre. Se io avessi visto XX che ti dava uno schiaffo ti avrei protetta, mi sarei messa in mezzo, ti avrei portata via per sempre da lui, sarebbe bastato uno schiaffo… … eppure io non sono una mamma, non so cosa voglia dire avere un figlio, non ho 50 anni e non sono nessuno per potermi ribellare a un padre, ma l’avrei fatto, chiunque l’avrebbe fatto, chiunque avrebbe lottato per difendere una persona alla quale vuole bene… tu no, perché? Non mi vuoi bene? Ho fatto qualcosa? Ti ho delusa in qualche modo? O forse volevi troppo bene a lui per fermarlo? Ma se io non sono mai stata nessuno per voi perché sono nata? Perché non avete abortito? Perché non mi avete dato via? Mi potevate abbandonare, far adottare, uccidere, sarebbe stato meglio, per tutti, eppure mi avete fatta nascere e crescere per questo? Il mio scopo era quello di soddisfare lui e i suoi amici?>>
“Stella”

Stop. Mi fermo qua. La lettera continua per altre sei pagine, scritte a mano, fittissime, stracolme di dolore, di quel male ricevuto e mai placato, di quei sensi di colpa che non lasciano tregua e anzi fanno sentire te colpevole per ciò che hai subito, per questo sofferto sfogo sotto forma di missiva.
Sono certo che questa lettera resterà la testimonianza di un giorno passato in cui ad un angelo sono state tagliate le ali.
Ma quelle ali oggi stanno ricrescendo ed a quel passato è stato tolto, giustamente, il diritto di continuare a nuocere.
Ti vogliamo bene. Con tanta stima.

giovedì, marzo 13, 2008

LA GIUNTA DELLA PROVINCIA DI SAVONA NON VUOLE COMMEMORARE LA GIORNATA DEL RICORDO





La giunta provinciale di Savona rifiuta la “Giornata del Ricordo”

In aperta contraddizione alla Legge, e alle decisioni unanimi , condivise e prese nelle apposite commissioni dei Presidenti dei Gruppi, la giunta della provincia di Savona, getta la maschera e mostra il suo vero volto, massimalista e vetero comunista, non vuole assolutamente solennizzare la giornata del Ricordo che era il 10 febbraio , le motivazioni chiaramente pretestuose sono: vicinanza delle elezioni politiche, scarsa opportunita’, possibili strumentalizzazioni.

E ciliegina sulla torta: al di la’ di tutte le scuse ufficiali mormorate a mezza bocca da una degli asseessori piu' stalinista che mai, la giunta dichiara che non intende finanziare in alcun modo la giornata del Ricordo, preferisce spendere il denaro pubblico in modi piu’ effimeri e pubblicitari: manifesti con il faccione del Presidente Bertolotto, stampa ed invio di magazine a quintalate, siti web che santificano la personalita’ del Presidente etc….



Nonostante che il 10 gennaio ultimo scorso i presidenti dei gruppi di minoranza , Nicolick, Bracco, Bellasio e Manieri hanno presentato un ODG per impegnare la giunta della provincia di Savona, a commemorare la giornata del ricordo, a proposito del fenomeno storico delle Foibe e dei profughi della Dalmazia e dell’Istria.

Nonostante che la discussione e l’approfondimento di questo ODG, sono state convocate diverse commissioni dei presidenti dei gruppi, con un alto costo della politica;

nonostante che la conclusione, unanime sia stata che si sarebbe fatto, entro marzo un convegno pubblico pluralistico, aperto anche agli studenti delle superiori, con la partecipazione di relatori qualificati.

Nonostante che esista una Legge dello Stato, la Legge 30 marzo 2004, n. 92, “Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati".


Quindi, non solo , non si rispetta una legge dello stato, ma si sottovaluta e si tende a fare passare sotto silenzio tutti i morti ammazzati delle foibe, li si vuole dimenticare, come se fossero rifiuti da sotterrare e di cui scordarsi in fretta. E’ una vergogna ! In pratica la giunta savonese, non vuole che questo ricordo venga consegnato nelle mani dei giovani, vuole che un complice e comodo oblio scenda su tutti quei morti, sull’esodo di migliaia e migliaia di Italiani che dovettero fuggire dalle loro case e abbandonare i loro averi.

La giunta non rispetta il lavoro lungo ed approfondito della commissione dei presidenti dei gruppi, di tutti i gruppi politici che fanno parte del Consiglio, disprezza la delibera dei presidenti, per un puntiglio che vuole negare il rispetto della legge e del ricordo dei morti.
Ma c’e’ di piu’, oltre a non voler celebrare la giornata del Ricordo, la Giunta della Provincia di Savona, in controtendenza con tutti gli altri enti locali della Liguria, non ha neppure ricordato la giornata della Memoria, la Shoah. Si tratta di una distrazione e di negligenza oppure di qualcosa d’altro ???

martedì, marzo 11, 2008

LA CORRIERA DELLA MORTE: UN ALTRO ECCIDIO DEL 1945 SU CUI FARE LUCE










l’11 maggio 45 nel pomeriggio circa alle 17, avvenne l’eccidio di Cadibona, meglio noto come il fatto della corriera della morte. A circa 10 chilometri da Savona, in direzione di Altare, vengono massacrati a raffiche di mitra 38 prigionieri “fascisti” da parte di partigiani comunisti , buttati come dei fantocci inanimati in un canalone a breve distanza dalla strada stale n. 29 del colle del Cadibona, riesumati nel 1953, a ben otto anni di distanza, questo e’ sintomatico del clima degli anni post bellici: intimidazioni, violenze, pestaggi, minacce gravissime verso tutti coloro che volevano illuminare un eccidio di questa portata. Ovviamente tutti i responsabili furono dentificati, processati ed AMNISTIATI grazie alla splendida e geniale idea del Ministro della "giustizia" Palmiro Togliatti.....
Una donna che era sulla corriera della morte e che scampo’,racconta : “…le donne piu’ giovani furono subito violentate, gli uomini percossi….all’alba dell’11 arrivarono da Savona molti partigiani incaricati di portare in citta’ i prigionieri fascisti…fummo caricati tutti, una cinquantina, sulla corriera guidata da un borghese non partigiano…lungo la strada , ogni tanto il bus si fermava , veniva fatto scendere un prigioniero fascista che veniva passato per le armi…. Poco distante dal centro abitato della cittadina famsa per le industrie vetrarie, gli uomini furono fatti scendere ad un curvone , la curva della morte poi il bus riparti’ verso Altare, dove le donne furono fatte scendere e chiuse nella scuola elementare…e liberate in seguito a Savona..”
Mentre le donne erano segregate nell'edificio scolastico, gli squadroni della morte facevano il loro lavoro da boia....
Ecco la cronaca di quel giorno in sintesi. i 38 sventurati a Cadibona,sono tuttora sepolti nel cimitero di Altare detto delle Croci Bianche.

venerdì, marzo 07, 2008

LEGGE ISTITUTIVA DELLA GIORNATA DEL RICORDO









Legge 30 marzo 2004, n. 92

"Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004


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Art. 1.

1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

2. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.
3. Il «Giorno del ricordo» di cui al comma 1 è considerato solennità civile ai sensi dell’articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260. Esso non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in giorni feriali, costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.
4. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Art. 2.

1. Sono riconosciuti il Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma. A tale fine, è concesso un finanziamento di 100.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004 all’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), e di 100.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004 alla Società di studi fiumani.

2. All’onere derivante dall’attuazione del presente articolo, pari a 200.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.
3. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 3.

1. Al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, nonché ai soggetti di cui al comma 2, è concessa, a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7, comma 1.

2. Agli infoibati sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento.
3. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia.

Art. 4.

1. Le domande, su carta libera, dirette alla Presidenza del Consiglio dei ministri, devono essere corredate da una dichiarazione sostitutiva di atto notorio con la descrizione del fatto, della località, della data in cui si sa o si ritiene sia avvenuta la soppressione o la scomparsa del congiunto, allegando ogni documento possibile, eventuali testimonianze, nonché riferimenti a studi, pubblicazioni e memorie sui fatti.

2. Le domande devono essere presentate entro il termine di dieci anni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Dopo il completamento dei lavori della commissione di cui all’articolo 5, tutta la documentazione raccolta viene devoluta all’Archivio centrale dello Stato.

Art. 5.

1. Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è costituita una commissione di dieci membri, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o da persona da lui delegata, e composta dai capi servizio degli uffici storici degli stati maggiori dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri, da due rappresentanti del comitato per le onoranze ai caduti delle foibe, da un esperto designato dall’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, da un esperto designato dalla Federazione delle associazioni degli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, nonché da un funzionario del Ministero dell’interno. La partecipazione ai lavori della commissione avviene a titolo gratuito. La commissione esclude dal riconoscimento i congiunti delle vittime perite ai sensi dell’articolo 3 per le quali sia accertato, con sentenza, il compimento di delitti efferati contro la persona.

2. La commissione, nell’esame delle domande, può avvalersi delle testimonianze, scritte e orali, dei superstiti e dell’opera e del parere consultivo di esperti e studiosi, anche segnalati dalle associazioni degli esuli istriani, giuliani e dalmati, o scelti anche tra autori di pubblicazioni scientifiche sull’argomento.

Art. 6.

1. L’insegna metallica e il diploma a firma del Presidente della Repubblica sono consegnati annualmente con cerimonia collettiva.

2. La commissione di cui all’articolo 5 è insediata entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e procede immediatamente alla determinazione delle caratteristiche dell’insegna metallica in acciaio brunito e smalto, con la scritta «La Repubblica italiana ricorda», nonché del diploma.
3. Al personale di segreteria della commissione provvede la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Art. 7.

1. Per l’attuazione dell’articolo 3, comma 1, è autorizzata la spesa di 172.508 euro per l’anno 2004. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.

2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
3. Dall’attuazione degli articoli 4, 5 e 6 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

giovedì, marzo 06, 2008

DATI SUI PEDOFILI IN CARCERE


I DATI DEI PEDOFILI IN CARCERE.
Al fronte della nuova emergenza pedofilia il Ministero di Giustizia ha dato i numeri ufficiali sui detenuti pedofili italiani.
I pedofili incarcerati sono al momento ben 1.322. Tra questi 400 stranieri e ben 98 donne (ma qualcuno non diceva, parlando dei casi di abusi nelle scuole materne italiane che non esiste la pedofilia al femminile? - mah forse ricorderò male io).
La regione che ospita nelle proprie carceri il numero maggiore di predatori di bambini è la Lombardia. Seguono Sicilia (204), Piemonte (145), Lazio (112) e Campania (106).
289 sono in attesa di giudizio e 129 sono appellanti, 71 ricorrenti e 819 hanno una condanna definitiva. 14 sono invece internati.
L’età invece è la seguente:
323 nella fascia tra i 30 e di 39 anni, 321 tra i 40 e di 49 e ben 262 tra i giovani nella fascia 21 – 29 anni.
Un dato a margine ha a che fare con internet:
5 miliardi di dollari è il giro di affari del business della pedofilia.

lunedì, marzo 03, 2008

COSE CHE ACCADONO IN ARABIA SAUDITA





Washington, 5 dicembre 2007 - Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, si è arrabbiato quando ha saputo della vicenda di una ragazza vittima di uno stupro in Arabia Saudita che è stata condannata al carcere e a 200 colpi di frusta per essere stata insieme a un uomo che non le era parente.


A una domanda sul caso durante una conferenza stampa, Bush ha dichiarato: "Il mio primo pensiero è stato questo: se succedesse a mia figlia? Come reagirei? Ho provato irritazione contro chi ha commesso il crimine e contro lo stato che non sostiene la vittima".
Bush, tuttavia, ha detto di non aver fatto conoscere direttamente al re saudita Abdullah, suo alleato, il suo punto di vista. Ma ha aggiunto: "Egli conosce la nostra posizione forte e chiara".


La vittima, conosciuta soltanto come "la ragazza di Qatif" dal nome della sua città nell'Arabia Saudita orientale, è stata in un primo momento condannata, nel novembre 2006, a diversi mesi di carcere e a 90 frustate per essere stata da sola in un'auto con un uomo che non era suo marito o suo parente. I due sono stati aggrediti da sette uomini che hanno stuprato entrambi. La ragazza ha presentato appello e la condanna le è stata raddoppiata: sei mesi di carcere e 200 frustate.


Ieri, Amnesty International ha rivelato che un avvocato saudita, Abdul Rahman al-Lahem, che aveva criticato la sentenza e a cui era stato vietato di rappresentare la vittima, si è visto ritirare la licenza di legale e deve ora rispondere dell'accusa di aver "insultato il Supremo Consiglio Giudiziario e di aver disobbedito alle regole e ai regolamenti" del sistema giudiziario. Rischia la radiazione.