sabato, maggio 31, 2008

UNA TRAGEDIA DA NON DIMENTICARE


Erano le 10,45 di una mattina di maggio, la tragedia nel punto in cui corso Tardy e Benech s'incrocia con corso Viglienzoni. La vittima è Federica Barbiero, 28 anni, di Cengio, da due anni in servizio nei vigili urbani di Savona. Era in pattuglia sulla moto. Con lei c'era il collega Daniele Gallino che la precedeva di poco. Stavano coadiuvando i carabinieri in un servizio di scorta della colonna di mezzi dell'esercito che dall'autostrada si dirigevano verso il porto per imbarcarsi per la Sardegna. I militari venivano da Vercelli, erano su camion e fuoristrada mimetici. Una parata che si ripete ogni tre mesi. Una parata che ieri, a pochi metri dal Letimbro, non ha fatto sorridere ma solo rabbrividire e tremare.La dinamica è stata semplice e choccante. La vigilessa procedeva con la sirena accesa in direzione Letimbro. All'altezza di via Petrarca, una traversa del corso, è stata toccata dalla Punto verde che si stava immettendo in senso opposto, verso Legino. Alla guida dell'auto c'era una savonese di 65 anni, Olga Iacoponi, residente in via Fontanassa. Procedeva piano ma la sua manovra ha dovuto fare i conti con la presenza in doppia fila di un Doblò bianco che ostruiva la visuale (di un varazzino, Lorenzo D.). L'anziana si è allargata un po' invadendo la corsia opposta. Questione di centimetri: è bastato uno spigolo del muso della Punto per sfiorare la moto in arrivo e far perdere l'equilibrio alla centaura. L'ha urtata nel bauletto sinistro. Federica Barbiero è caduta in avanti finendo proprio sotto la ruota del camion Iveco che le correva a fianco. L'autista, un casertano di 23 anni (Antonio Di Vico), non si è neppure accorto di schiacciarla. É proseguito ignaro. Ma il corpo esanime della giovane ha bloccato tutti i camion che seguivano. E ha gelato il sangue di tanti passanti e automobilisti. È morta sul colpo.Per terra c'era sangue, materia celebrale, il casco schiacciato, il blocchetto delle multe, pezzi di moto. In pochi secondi sono arrivati i soccorsi ma per la vigilessa era tardi, aveva il cranio schiacciato, forse non si è neppure accorta di morire. Il suo corpo è stato coperto da un lenzuolo verde. Vicino è rimasta una chiazza di sangue e la moto. In tasca aveva il cellulare che è continuato a suonare. Tutt'intorno il nastro biancorosso per isolare la scena. Ancora intorno tanta gente sotto choc, impressionata, anche rabbiosa: "Ci voleva il morto per capire che in questa zona il traffico è già caotico, non serve pure l'esercito..".Il collega di pattuglia ha intuito la tragedia dal rumore. Lo stesso altri vigili e carabinieri che erano in zona e sono accorsi. La guidatrice della Punto è scesa dall'auto tremante. Si è messa le mani nei capelli, non l'ha più levate. Un dolore indicibile il suo: sapere di aver interrotto una vita è una sensazione che uccide. L'età acerba della vittima l'ha uccisa un'altra volta. Non è bastato l'arrivo del marito e di un'amica. "Oddio, oddio - ripeteva in lacrime - non l'ho vista, proprio non l'ho vista, oddio...". E lo stesso il militare dell'Iveco. "Non ho sentito nulla, non mi sono accorto, non volevo...".Su corso Tardy e Benech è calato il lutto. La Polstrada ha fatto i rilievi, i dipendenti comunali si sono attrezzati per rimuovere il cadavere, decine di vigili sono arrivati sul posto con gli occhi lucidi e il desiderio di risvegliarsi da un brutto sogno. Ma era tutto vero purtroppo. In segno di lutto il vicesindaco Franco Lirosi ha interrotto la riunione di giunta che era in corso. Il comandante dei vigili Igor Aloi è tornato da fuori città e tratteneva a stento le lacrime. Per familiari e amici, soprattutto di Cengio, il giorno più brutto è iniziato con una telefonata. Il resto è stato dolore e sofferenza. Non dimentichiamola


venerdì, maggio 30, 2008

IL CONVEGNO IN PROVINCIA






Nella mattinata di stamane , presso la sala Nervi della Provincia di Savona, si e' svolto il convegno per commemorare la giornata delle Foibe e dei profughi italiani della Dalmazia e dell'Istria.


Erano presenti tre relatori, Pirina, Monti Bragadin e Volk, la apertura e' stata fatta dall'assessore Ferrando e dal Presidente Delfino.


Circa 80 i presenti, per la maggior parte studenti delle scuole medie superiori, i quali hanno ascoltato con interesse un argomento a loro, molto sconosciuto come le Foibe e i profughi. E' stato anche proiettato un fimato di TG2 dossier che ha illustrato in modo semplice ed esauriente il fenomeno , e le atrocita' connesse a questa parte della storia contemporanea che pochi conoscono.


Molto interessante la relazione di Monti Bragadin che come dicente universitario e' stato all'altezza della sua fama, obiettivo, pacato e chiaro.


Molto corale con il cuore l'intervento di Pirina, che ha illustrato senza enfasi le ragioni e le problematiche delle foibe, che tante vittime hanno mietuto fra gli italiani in Dalmazia e in Istria, vedi la foiba di Basovizza.


L'intervento di Volk e' stato molto interessante, anche se non lo condivido assolutamente .


Ricevo, oggi 23 giugno inoltre dal Signor Volk una lettera che pubblico per intero dopo averla scannerizzata. In tale lettera vengo minacciato di azioni legali, pertanto la pubblico sul mio blog di seguito come jpeg e la trascrivo di seguito per una piu' esatta comprensione, e faccio le mie scuse per il termine negazionista che ho usato nei confronti del Volk. Ecco la lettera A/R
Signor Nicolick
il 30 maggio lei ha scritto sul suo blog ( http//nicolickblog.blogspot.com/ ) un commento (ora presente alla pagina http://nicolickblog.blogspot.com/2008_05_01_archive.html) sulla conferenza "la tragedia delle foibe", tenutasi quella stessa mattina presso la sala Nervi della Provincia di Savona, alla quale sono stato uno dei relatori. In tale commento lei scrive a propisito del mio intervento : "L'intervento di Volk e' stato negazionista. Lo storico, che propende per negare le foibe come fenomeno di massa, ha anche negato l'esodo dei profughi italiani, ribadendo in buona sostanza che la festa del ricordo e' una cosa inutile e da eliminare". Al di la' della sua personale comprensione e interpretazione del senso del mio intervento, ritengo falsa, diffamatoria e gravemente lesiva della mia dignita' personale e professionale la definizione da lei perentoriamente attribuita al mio intervento. Perche' non solo non nego la realta' del fenomeno che molto approssimativamente si definisce come "foibe" ovvero infoibamenti, ma sono da anni impegnato a fare piena luce su quella vicenda che e' ben lungi dall'essere stata chiarita nei suoi vari aspetti.
Sostengo -in cio' in perfetto accordo con la totalita' della storiografia piu' seria e accreditata, che il fenomeno non ebbe caratteristiche di pulizia etnica e che le cifre reali delle vittime sono di molto inferiori- anche in questo confortato dall'opinione della gran parte degli storici che si sono occupati seriamente dell'argomento-di quelle sostenute dalle organizzazioni degli esuli/profughi, nonche' da politici, pubblicisti e storici. Ed e' poi tanto piu' falsa se riferita all'esodo ( anche ) degli italiani, che non solo non nego, ma al quale ho dedicato un libro intero. Mi pare chiaro quindi che l'uso di tale termine ha il solo scopo di screditarmi preventivamente.
Come lei ben sapra' i termini negazionismo e negazionista sono legati da un nesso inscindibile con la Shoah e i crimini nazisti piu' in generale. In tutte le definizioni di negazionismo ( ovvero negazionista ) tale termine e' infatti sempre legato alla negazione dello sterminio nazista.
Essere equiparato a personaggi che cercano di negare la realta' delle sterminio nazista e riabilitare quel criminale regime e' per me non solo screditante e ingiurioso, ma addirittura infamante. Ho infatti un nonno che dai nazifascisti e' stato impiccato, un prozio fucilato e uno zio deportato. Tale accostamento lede inoltre la mia dignita' professionale di storico. Ed e' tanto piu' offensiva per il mio impegno professionale e civile nel campo della ricerca sulla deportazione nazista e della difesa dei valori dell'antifascismo e del antinazismo.
Ho tra le altre cose, svolto diverse ricerche sulla storia del lager nazista triestino della Riseiera di San Sabba-Monumento nazionale, sono presidente della Associazione Promemoria per la difesa dei valori dell'antifascismo e dell'antinazismo, socio dell'associazione degli ex partigiani ANPI e collaboro da anni con l'associazione degli ex deportati nei lager nazisti ANED di Trieste.
Per queste ragioni le chiedo di pubblicare sul suo blog, con la stessa evidenza e spazio riservati al commento in cui sono espressi i giudizi sopra esposti, questa mia con una sua smentita di tali giudizi e le dovute scuse nei miei confronti. Nel caso non ottemperasse a tale mia richiesta, o non lo facesse in maniera da me ritenuta soddisfacente, entro 6 giorni dalla data di ricevimento della presente, non avro' altra scelta, per tutelare la mia dignita' e onorabilita' personali e professionali, che quella di adire a vie legali.
In fede
Alessandro ( Sandi )Volk
segue firma


giovedì, maggio 29, 2008

il giorno 30 maggio la commemorazione delle vittime delle foibe

finalmente il giorno 30 maggio alle ore 9 presso la sala nervi della provincia di savona avra' luogo la commemorazione delle vittime delle Foibe, e' una mia piccola vittoria di cui ringrazio i miei colleghi della minoranza, perche' i veterocomunisti non volevano la commemorazione...ho ricevuto anche delle minacce...

CLICCA SUL COLLEGAMENTO PER VEDERE LA NOTIZIA SUI GIORNALI WEB

http://www.ivg.it/2008/05/28/savona-giornata-di-commemorazione-delle-foibe/

http://www.savonanotizie.it/scheda.php?idart=10451

VEDI LE MINACCE RICEVUTE, CLICCA SUL LINK

http://www.ivg.it/2008/02/07/savona-sms-ingiurioso-al-consigliere-provinciale-nicolick-per-odg-sulle-foibe/

sabato, maggio 24, 2008

NON DIMENTICHIAMO JACOPO


La tragica morte di Jacopo Armellino, uno dei misteri piu’ crudi e tristi di Savona

Maggio 1997

Ricorre il giorno 27 maggio un terribile anniversario.

Maggio 1997, suona la campanella dell’intervallo in una classe del biennio di un prestigioso e antico Liceo di Savona. L’estate sta maturando, piena di promesse per i giovani studenti che sciamano dalle aule verso i corridoi per consumare la merenda.

Jacopo, un giovanissimo e sensibile studente, inizia anche lui l’intervallo …che non terminera’ mai: infatti , precipita dalla finestra del liceo e muore sfracellato sull’asfalto di una delle vie centrali di Savona. L’insegnante e i compagni diranno di non aver visto nulla, perche’ tutti assiepati attorno alla cattedra e quindi impossibilitati a guardare verso la finestra. Un tonfo orribile fa correre gente in strada.

La prima ad accorrere sul posto, e’ una donna, agente in servizio della polizia municipale che tenta invano di prestare i primi soccorsi. Il povero Jacopo e’ caduto da una dozzina di metri. Il suo giovane corpo e’ posizionato in modo scomposto e stretto tra due autovetture parcheggiate. E’ deceduto quasi immediatamente.
Il padre del ragazzo e’ un politico serio ed onesto, che ha ricoperto anche l’incarico di assessore e vice sindaco del Comune di Savona. Avvisato, accorre, affranto dal dolore.

Dal momento della morte, inizia una lunghissima inchiesta, stretta tra due e diversissime ipotesi investigative : il ragazzo si e’ buttato di sua spontanea volonta’ e l’atra ipotesi molto piu’ grave e pesante: e’ stato spinto da uno o piu’ compagni di classe con cui stava litigando.

La famiglia di Jacopo esclude immediatamente l’ipotesi del suicidio e chiede con determinazione di proseguire le indagini per fare piena luce sulla tragica morte del figlio, appena quindicenne.

Qualcuno afferma che le testimonianze vengono pilotate, non si sa da chi, e l’inchiesta si orienta in modo pregiudiziale verso l’ipotesi della caduta accidentale oppure un’altra cosa molto piu’ triste come il suicidio.
Una giovanissima vita e’ andata perduta. E a tutt’oggi, nonostante l’archiviazione del caso da parte della magistratura, dopo anni, i dubbi e le perplessita’ su questa morte, inspiegabile, pesano come macigni sulla vicenda.

Il ragazzo indossava un presidio ortopedico che lo imbustava strettamente limitandolo nei movimenti. Davanti alla fatidica finestra, era posizionato un banchetto scolastico, quindi era materialmente impossibile per il povero Jacopo, avvicinarsi al davanzale, sporgersi, scavalcarlo e cadere nel vuoto senza intervento di qualcuno. Inoltre il ragazzo non aveva mai manifestato propositi di morte o di autolesionismo. Jacopo era un ragazzo normale, come tanti, pieno di speranze e con tanta voglia di crescere e imparare.

L’ipotesi della caduta accidentale o volontaria, venne favorita dagli inquirenti, qualcuno, politicamente, avallo’ e spinse questa tesi, in pieno spregio della famiglia e del povero ragazzo, che venne bollato come troppo timido, troppo fragile e quindi a rischio di compiere gesti incoscienti.

Ci fu una guerra di perizie sulla traiettoria dei corpi sottoposti alla legge della gravita’…..

E’ molto probabile che qualcuno con cui il giovane spesso litigava, aiuto’, al di la’ delle proprie intenzioni, il ragazzo a precipitare, ma il caso fu archiviato e nel frattempo : la classe di Jacopo termino’ il ciclo senza di lui, molti andarono all’universita’, altri entrarono nel mondo del lavoro, qualcuno dell’ambiente scolastico fece carriera politica a sinistra.

Mentre Jacopo moriva una seconda volta e poi una terza e poi una quarta…..mentre la sua famiglia vedeva la Verita’ calpestata, vivendo con grande dignita’ questo immenso dolore.
Qualcuno tento’ anche di spillare dei soldi ai genitori, illudendoli che avrebbe trovato delle testimonianze sul fatto: ma erano solo squallidi personaggi in cerca di spiccioli…

Sono trascorsi dodici anni, da quella mattina di maggio, molte testimonianze sono andate perse, sfocate nel calderone del tempo.

Il giorno 27 p.v. presso la Chiesa di San Pietro a Savona, i genitori del ragazzo, che non si sono mai arresi, faranno officiare una messa in ricordo del figlio. Io ci saro’, per testimoniare che credo in loro e soprattutto credo in un ragazzo che amava la vita e non l’avrebbe mai lasciata di propria volonta’.
CLICCA SUL LINK PER VEDERELA NOTIZIA SU SAVONANEWS

mercoledì, maggio 21, 2008

IL REFRAIN DELLA MARSIGLIERE...MOLTO ATTUALE




Aux armes, citoyens,Formez vos bataillons,Marchons, marchons !Qu'un sang impurAbreuve nos sillons !



Anche lo strumento in foto potrebbe essere usato per alcuni reati odiosi ed infami : stupro, abuso di minori....




martedì, maggio 20, 2008

LA MIA RICHIESTA DI CANONIZZARE LA PICCOLA GHERSI APPARSA SUL GIORNALE, CLICCA SUL LINK E TI APPARE LA PAGINA IN PDF

http://robertinonicolick.googlepages.com/SANTALAPICCOLAGHERSI.pdf

OCCHIO AI ROM




Roberto Nicolick
Consigliere Provinciale Savona
Cell. 339 7111701 E-Mail robertonicolick50@alice.it
http://nicolickblog.blogspot.com/
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Allarme in Valbormida

Ricevo segnalazioni, preoccupatissime e molteplici di Cittadini residenti in Valle Bormida.
Inerenti ad una grave situazione di rischio e minaccia alla sicurezza personale.

Da alcuni giorni, una Golf, di colore grigio chiaro, con inizio targa BC….., targa che corrisponderebbe ad un’altra vettura, forse una yaris di altra citta’, sta girando per i centri abitati della Valle Bormida, svaligiando le case isolate.

Gli occupanti di questa autovettura sembrano due nomadi o comunque stranieri extracomunitari, stanno attualmente battendo la zona di Plodio in modo specifico, dove hanno messo a segno alcuni furti in case isolate.

Agiscono preferibilmente nella pausa del pranzo, studiano le abitudini dei residenti dove intendono attaccare, prediligono le case senza cani da guardia e abitate da anziani soli o in coppia e comunque piu’ vulnerabili, uno rimane in auto con il motore acceso, l’altro scende e con la scusa di proporre una vendita agli abitanti si intrufola all’interno della abitazione, fa razzia di denaro e preziosi e quindi scappa a bordo della auto, guidata dal complice che parte sgommando facendo perdere le proprie tracce.

La gente che abita nelle ville e nelle case isolate ha paura, di subire una rapina, al momento non vi sono stati gesti violenza verso chi abita in queste abitazioni, ma non e’ da escludersi in futuro.

Chiedo alle forze dell’ordine, in modo particolare alle Stazioni locali dei Carabinieri di avviare una attenta attivita’ di prevenzione
Roberto Nicolick
Consigliere Gruppo Misto Provincia di Savona

lunedì, maggio 19, 2008

NON ABBEVERIAMOCI ALLE FONTI UFFICIALI


Per anni, circa sessanta, la cultura ufficiale ci ha propinato, in Italia, la cosidetta cultura favolistica - resistenziale, secondo la quale i buoni erano soltanto i partigiani, magari solo quelli comunisti, e i cattivi erano esclusivamente i fascisti.

Milioni di giovani si sono avvicinati alla pastoia del conformismo comunista, comodo e tranquillizzante, ma era un insieme di bugie preconfezionate, tese a creare un insieme di cervelli da portare all'ammasso....meno male che oltre ai cadaveri scomodi che vengono ricordati, il coraggio di dire anzi di urlare la Verita' sta arrivando nelle vene di menti illuminate..



DEGRADO CONTINUO


Giorni fa ho segnalato questo rottame abbandonato in una aiuola dei giardini pubblici di Savona, Corso Colombo, ma evidentemente nessuno ha trovato il tempo di spostarlo.....


ECCO ALCUNE FOTO DELLA VISITA DEL PAPA A SAVONA






Nonostante la pioggia e il solito odio qualunquista, dei pochi cretini e ignoranti, la folla era strabocchevole.
Tutti i post comunisti erano presenti a omaggiare il Papa, e questo mi ha fatto sorridere. Anche la Provincia, di sinistra, ha esposto uno striscione di saluto, anche se i neo comunisti e RFC sono presenti in giunta.....
Tuttavia, in una panetteria di Savona, un idiota, forse anche furbo, affermava, che questo Papa aveva un passato di nazista. Secondo questo tipo quindi, tutti i tedeschi, da Rosa Luxemburg in giu', erano stati nazisti, tutti gli italiani sono mafiosi e via cosi' dicendo...

venerdì, maggio 16, 2008

RICHIESTA AL SANTO PADRE









Richiesta Formale di Processo di Canonizzazione della giovane Giuseppina Ghersi, uccisa a Savona nell’aprile del 45.

Santo Padre,

in occasione della Sua visita nella citta’ di Savona, mi permetto di avanzarLe da Credente, una precisa richiesta:

come gia’ accadde in una famoso evento, mi riferisco al 5 luglio del 1902, in cui ci fu un tentativo di violenza e un assassinio nella persona della giovanissima Maria Teresa Goretti che successivamente il 24 giugno 1950, venne canonizzata da Pio XII .

Le chiedo con umilta’ e tuttavia con determinazione, di valutare , con gli adeguati strumenti conoscitivi e di indagine, se esistano le condizioni per un analogo processo di canonizzazione per la, allora tredicenne, Giuseppina Ghersi, rapita, violentata e uccisa da tre uomini, che al momento , aprile 1945, indossavano la divisa di partigiano. Al momento questi tre uomini , di cui uno deceduto per cause naturali, non hanno mai espresso pentimento Cristiano per i loro gravissimi atti.

La mia umile richiesta parte da una serie di valutazioni mie e di testimonianze dell’epoca che , a mio modesto parere, potrebbero avere un peso determinante nella questione in oggetto e suffragare la mia richiesta.

Roberto Nicolick

giovedì, maggio 15, 2008

LA BIMBA DI 14 ANNI DI BUSCEMI ( da Republica )





NISCEMI (Caltanissetta) - "Abbiamo perduto la testa. L'abbiamo perduta quando ci ha detto: sono incinta di uno di voi". Il fidanzato di Lorena e i suoi due compagni hanno confessato. Prima qualche ammissione, tante contraddizioni, poi la verità. A soffocare, bruciare e gettare nel pozzo legata a un masso Lorena Cultraro, 14 anni di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, sono stati tre minorenni, 17, 16 e 15 anni. La ricostruzione e alcune impronte trovate sul luogo del delitto li hanno messi all'angolo. LE FOTO Uno dei tre ragazzi fermati era seguito dai servizi sociali del comune di Niscemi. Uno frequentava il liceo di Niscemi, ma in locali diversi da quelli dove si trova la classe dell'istituto tecnico commerciale di Lorena; gli altri due ragazzi lavorano nei campi agricoli assieme ai rispettivi familiari. "I tre ragazzi - ha detto il sindaco di Niscemi Giovanni Di Martino - appartengono a famiglie normali, il padre di uno di loro era tornato dopo un periodo trascorso all'estero per lavoro". Quel maledetto 30 aprile, Lorena accetta di uscire ancora una volta in compagnia dei tre. Raggiungono un casolare abbandonato, un posto conosciuto molto bene da uno degli indagati, perché il nonno possiede un appezzamento di terreno lì vicino. In scooter arrivano fino alla stradella di Vallo Giummarra e fino al casolare degli orrori, con l'obiettivo di spassarsela. Era accaduto in altre occasioni, in una sorta di gioco assurdo e crudele: non era la prima volta che il fidanzato la "cedeva" agli altri due compagni. "Consenziente" ripetono i tre ai carabinieri sapendo che la povera Lorena non potrà contraddirli. Questa volta però Lorena ha fatto la terribile ammissione: "Sono incinta e di uno di voi". Poi la frase che ha fatto scattare la molla omicida: "Lo dirò che è stato uno di voi".

Perdono la testa i tre ragazzi e pensano che devono metterla a tacere. L'aggrediscono a calci e pugni, le strappano i vestiti, anche il reggiseno trovato bruciacchiato nel casolare. Poi usano un cavo elettrico per strangolarla. Ma non basta: per cancellare le prove pensano che sia meglio bruciarla e, legato al cadavere un masso, la lasciano cadere nel pozzo davanti al casolare, credendo di averla fatta sparire per sempre. Pensano questo mentre prendono la strada per il paese tornando alla vita di sempre. "Era una ragazza allegra e tranquilla", ricorda il padre Giuseppe, 36 anni, imbianchino e vigile del fuoco volontario. "Lorena sembrava non avere problemi ma, sono certo, non era incinta". Erano stati i genitori a denunciare la scomparsa della figlia il 30 aprile scorso. Credevano fosse la classica "fuitina", la fuga d'amore. Era stato rintracciato anche il fidanzato di Lorena ma durante i primi interrogatori aveva giurato di non sapere nulla della sua scomparsa. Stamane, i compagni dell'istituto commericale frequentato dalla ragazza e i loro professori sono scesi in strada, per un corteo spontaneo, un modo semplice e sincero per mostrare solidarietà ai genitori di Lorena e lo sconcerto che è piombato sul paese dopo il ritrovamento del cadavere della loro amica. Lo slogan gridato dai giovani è: "Fuori i mostri di Niscemi". Sugli striscioni hanno scritto: "Giustizia" e "Lorena, hai pagato con la vita per la tua ingenuità".


mercoledì, maggio 14, 2008

LETTERA ALLA PICCOLA GIUSEPPINA GHERSI


Cara Pinuccia,
TI scrivo per dare un piccolo sollievo alla tua Anima. Nella speranza che dove Tu ora sei, una visione piu' oggettiva e distaccata, Ti consenta di non soffrire piu' come in vita hai dovuto fare...
Da settimane il velo di piombo che era stato disteso da complici e gregari, consapevoli o inconsapevoli, utili idioti o bestie con il culto dell'odio, sulla Tua terribile morte si sta squarciando, cio' accade anche per un piccolo e umile contributo da parte mia.
Cio' che mi ha reso triste e disgustato sono state le orribili sofferenze e sevizie che assassini , nel nome di una presunta liberta', hanno progettato, e poi voluto infliggerTi con sadico piacere...
Pinucca, Tu non meritavi tutto questo. Tu eri una semplice adolescente di tredici anni, una bimba che probabilmente, in un'epoca di poche certezze, credevi in un ideale, molto, molto imperfetto. Il Tuo contributo piccolissimo e minimo al ideale imperfetto in cui credevi, Ti ha fatto affrontare immeritatamente, precocemente ed inutilmente, un Calvario di sofferenze inumane.
Una bimba di tredici anni non deve morire e soprattutto non deve morire in questo modo, in ogni epoca, in ogni paese, in ogni "contesto", una adolescente di tredici anni, deve giocare, deve vivere con i propri affetti famigliari, deve andare a scuola senza paura di essere rapita all'uscita da crominali bestiali, deve poter affacciarsi sulla finestra della vita e provare a correre incontro alle proprie legittime aspettative...quelle appunto di una tredicenne...
Ma la cosa piu' bestiale, piu' odiosa ...è stato il voler pervicacemente, sempre dai soliti strumenti ottusi e, oramai rottamati, dalla storia, darti una etichetta, definirti una cosa che TU, piccina, non puoi neppure lontanamente, pensare di essere..una spia..
Questi personaggi, arrivati dal medioevo, beneficiati dai loro compagni di strada, dopo essersi aggiustati la dentiera hanno sputato il loro tradizionale odio...tentando di assassinarti una seconda volta...
non ci sono riusciti, il tuo ricordo, piccola Giuseppina, e' luminoso, squarcia l'oscurita' assassina che ti vuole ingoiare...le menti libere e coraggiose, si muovono con forza...i tuoi assassini, quelli ancora vivi, e i loro sodali, stanno annegando nella pozza del loro odio tribale...e Tu piccina sarai ricordata dalle menti realmente umane e Libere.
Ti prego solo da dove Tu sei ora, di ricordarTi di coloro che come me, affrontano qualche piccolo rischio per dare luce ad un evento orribile come il Tuo, la cui memoria cosi' tanto da fastidio.
Tuo Roberto

IL DEGRADO URBANO DELLE AREE VERDI A SAVONA


DA GIORNI QUESTO ROTTAME DI CICLOMOTORE SENZA TARGA, GIACE ABBANDONATO IN QUESTA AIUOLA, SPERO CHE QUALCUNO DI COLORO CHE PERCEPISCONO LA PREBENDA DA ASSESSORE PER LE AREE VERDI O PER LA COMMISSIONE QUALITA' , 20 MILA EURO, SI FACCIANO CARICO DI TOGLIERLO..


Autoadesivi ingiuriosi per il Papa a Savona
Qualche personaggio in crisi di astinenza di intelligenza e spinto dal solito furore distruttivo, ha attaccato in giro per Savona, qualche decina di auotadesivi ingiuriosi per il Santo Padre, in occasione della Sua visita Pastorale che avra’ luogo a Savona il 17 p.v.
Questi adesivi di colore bianco, formato A 5, sono stati attaccati su cabine telefoniche, cassette postali e cabine di attesa dei bus in giro per Savona.
Il contenuto di questi adesivi e’ decisamente inquietante :
nel primo c’e’ di lato Giordano Bruno che brucia sul rogo con accanto una figura di un religioso con bastone pastorale e croce al collo, che ammonisce e in un fumetto afferma : e ricorda che Dio e’ amore! Che ti serva di lezione ! In testa al foglietto campeggia la scritta : LE RELIGIONI UCCIDONO.
Il secondo autoadesivo e’ molto piu’ pesante ed offensivo :
appare su di esso il Papa con i sacri paramenti, il cappello papale ( mitria) in atto di benedizione a lato una mano che impugna una siringa e la scritta gigantesca : MORTO UN PAPA SE NE FA UN ALTRO.
E’ chiaro l’odio e il rancore che questi autoadesivi vogliono produrre e diffondere. Si tratta senza dubbio di intelligenze limitate, di persona con devastanti problemi psicologici, di frange molto limitate come numero ma molto capaci di rancore e odio profondo. Bisogna vigilare su questi personaggi sinistri e tristi affinche’ non abbiano a turbare l’incontro del Santo Padre con le migliaia di Savonesi.
Roberto Nicolick
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martedì, maggio 13, 2008

BUON COMPLEANNO ISRAELE







13 mag.- Israele celebra i suoi 60 anni di esistenza. Nonostante la sua storia travagliata, o forse proprio per questo, i cittadini israeliani festeggiano con partecipazione questa ricorrenza. Notevole la somma stanziata per l’occasione, 140 milioni di shekel, che corrispondono a circa 26 milioni di euro, da molti giudicata eccessiva visti i problemi interni del Paese. Di diverso avviso Tamara Cesana, coordinatrice del Com.It.Es di Israele, da sette anni trasferitasi “per ragioni ideologiche”, come le ha definite lei stessa, nel Paese mediorientale. “Non mi risulta che siano stati fatti festeggiamenti così grandiosi. – ha affermato – Certo ci sarà la visita di personalità molto importanti come Gorge W. Bush, Tony Blair ed altri al palazzo del Congresso di Gerusalemme, ma molti degli spettacoli e degli eventi che si sono tenuti in questi giorni sono stati organizzati e tenuti da volontari”. La festa per l’anniversario della Dichiarazione di indipendenza è cominciata mercoledì sera, in base a quanto previsto dal calendario ebraico, mentre per il resto del mondo sarà il 15 maggio. Se siano stati o meno spesi troppi soldi diventa una questione irrilevante di fronte ad una partecipazione sentita da parte della popolazione. “Gli stessi artisti che si sono esibiti nel giorno dell’indipendenza – ha aggiunto Cesana - quando si sono tenuti i maggiori festeggiamenti, hanno rinunciato a percepire un compenso”. Uno Stato che riesce ad essere amato dai suoi cittadini, esempio raro di fronte all’individualismo che colpisce molti Paesi occidentali, spiegabile forse da quello stato di conflitto perenne in cui ci si trova a vivere, con un nemico sempre alle porte, che unisce e rende solidali. Questo però non sarebbe un aspetto propriamente positivo, sarebbe una aggregazione in negativo, dettata dalla paura. Sebbene Beniamino Lazar, presidente del Com.It.Es di Israele, ammetta che “questa è una motivazione plausibile” e sottolinei come “la partecipazione al giorno dell’indipendenza di Israele non è poi così diversa rispetto a quanto avviene in Italia”, la fedeltà alle istituzioni trova anche altre ragioni. “Nel 1948 – ha spiegato – c’erano solamente 600 mila ebrei in questa regione e pertanto nessuno immaginava che si sarebbe riusciti a creare uno Stato che potesse poi raggiungere l’attuale livello economico”. Anche Miriam Toef Della Pergola, giornalista emigrata in Israele nel 1968, ha sottolineato come la gratitudine del popolo israeliano verso le proprie istituzioni sia dovuta al fatto che “ci si rende conto del grado di progresso ottenuto. E’ un paese in cui, nonostante il problema della sicurezza, tutto sommato si vive bene. C’è stato un notevole miglioramento rispetto a 20 anni fa, ora Israele è ai primi posti al mondo nell’hi-tech, lo standard economico è molto elevato”. Anche Cesana ribatte su questo punto affermando di essere venuta in Israele per seguire “i miei figli che si sono trasferiti perché qui ci sono molte più opportunità che in Italia”. Un sentimento paragonabile al mito della carovana statunitense, non fondato pertanto su elementi negativi, di esclusione, ma al contrario sulla soddisfazione per quanto creato. Ed infatti la parola ‘nuovo’ è il leit motiv che compare nelle risposte degli intervistati. “Abbiamo creato una nuova società, una nuova lingua, partendo dall’ebraico antico” così giustifica l’entusiasmo del popolo israeliano verso il proprio Stato Lazar, il quale aggiunge che “il giorno dell’indipendenza ci sentiamo uniti nei successi di questo Stato”. Il tema della guerra, però, ritorna immancabilmente e d'altronde è impossibile che non sia altrimenti in un Paese che dalla sua fondazione non ha praticamente mai cessato di combattere. Anche se, spiega Lazar, "nel giorno dell'indipendenza non si tiene la parata militare per evitare che gli sia attribuito un carattere militaresco" i successi di Israele sono resi ancora più grandi proprio dal clima di tensione in cui sono avvenuti. “Nonostante la crisi, la guerra – spiega Beniamino Lazar – Israele è nato ed è progredito, questo è un miracolo”. Appena si forza la mano su questo punto, si citano le numerose critiche che l’opinione pubblica di molti Paesi riversa contro Israele, ecco che i suoi cittadini lo difendono con forza. Cesana, un figlio ufficiale dei paracadutisti, ribatte alle accuse verso Israele di “essere uno Stato guerrafondaio” spiegando che in realtà “l’esercito ha un alto livello di moralità, basti pensare che mio figlio non ha mai sparato un colpo”. Anche Lazar pur ammettendo che “alcune critiche sono legittime” accusa che altre volte sono semplicemente “figlie dell’antisemitismo”. Una critica la rivolge ai media esteri che “non forniscono una visione completa di quanto avviene in questa area. Spesso danno notizia delle risposte israeliane senza però citare i precedenti attacchi palestinesi”. Se la storia di Israele è stata un successo sia per il semplice fatto che si possa parlare di storia di uno Stato, sia per il grado di ricchezza ed il livello di vita raggiunto, è però vero che dal punto di vista della sicurezza rimane un fallimento. Anche Della Pergola ha ammesso che “questo è un tema sempre più sentito dalla popolazione. Si possono vincere tutte le guerre che si vuole, ma se non si riesce a vincere la pace non serve a nulla”. Allora forse si sarebbe potuto fare diversamente? “E come – ha risposto ironicamente Lazar – fondando Israele nel deserto del Sahara. Nel ’48 i Palestinesi non ci hanno riconosciuto e ci hanno attaccato, così come i Paesi confinanti”. Uno Stato nato da una guerra che afferma di “voler cercare di convivere”, ma che non rinuncia a difendersi con ogni mezzo. “Ci siamo ritirati dalla striscia di Gaza due anni fa, ma i Palestinesi continuano a lanciare missili contro Israele” afferma Lazar. “I nostri ospedali sono pieni di Palestinesi, pagati dal servizio sanitario” fa eco Cesana. Israele festeggia i suoi 60 anni di esistenza ed oggi più che mai considera ciò un suo diritto inviolabile.


lunedì, maggio 12, 2008

L'ECCIDIO DI PORZUS: PARTIGIANI ROSSI CONTRO PARTIGIANI LIBERI


Il 7 febbraio 1945 un gruppo di partigiani comunisti appartenenti ai GAP di una delle Brigate Garibaldi, capeggiati da Mario Toffanin (Giacca), raggiunse il comando della Gruppo delle Brigate Est della Divisione partigiana Osoppo, situato presso le malghe di Porzûs, comune di Faedis, Friuli orientale, con l'obiettivo di arrestarne e fucilare i membri.
L'accusa di Giacca nei confronti della Osoppo era quella di osteggiare la politica di collaborazione con i partigiani iugoslavi capeggiati da Josip Broz Tito, la non redistribuzione agli altri gruppi partigiani delle armi che venivano passate alla Osoppo dagli angloamericani e, soprattutto, di trattare con tedeschi e fascisti della Decima Mas per impedire l'annessione del Friuli della Venezia Giulia e dell'Istria alla Jugoslavia.
Secondo le direttive del Comando generale del Corpo volontari della libertà del Nord Italia, emanate nell'ottobre 1944, ogni tentativo di trattativa con i nazifascisti era da considerare come tradimento e quindi, essendo in tempo di guerra, da punire con la condanna a morte per fucilazione. Nessuno dei supposti contatti della Osoppo con i fascisti e la Decima Mas di Borghese si sarebbe comunque concluso con un accordo.
La Brigata Osoppo aveva dato rifugio a Elda Turchetti, una giovane donna che Radio Londra aveva indicato più volte come spia per i nazisti, dopo che alcuni informatori inglesi avevano avuto segnalazioni su una sua presunta amicizia con soldati tedeschi. Dopo alcuni mesi di custodia presso i partigiani della Osoppo era stata ritenuta innocente da un processo effettuato dagli stessi l'1 febbraio del 1945. Il rifugio dato a Elda Turchetti fu il casus belli che giustificò l'azione degli uomini di Mario Toffanin.
Il comandante della Gruppo delle Brigate Est della Divisione partigiana Osoppo, era Francesco De Gregori detto "Bolla", zio del cantautore romano Francesco De Gregori, che venne subito ucciso insieme al commissario politico del Partito d'Azione Gastone Valente (detto "Enea") e ad un giovane, Giovanni Comin (detto "Gruaro", che si trovava in zona perché voleva arruolarsi nella brigata). Altri sedici partigiani furono imprigionati e fucilati nei giorni successivi dopo processi sommari: tra questi Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. Ne vennero assolti soltanto due che passarono poi nei GAP.


Dopo l'esecuzione Mario Toffanin e i suoi sottoposti, Aldo Plaino e Vittorio Iuri, stilarono una relazione indirizzata non agli organi della Resistenza, come ci si sarebbe aspettato vista l'accusa di tradimento e di aver trattato come le forze nazi-fasciste, ma solo alla Federazione comunista di Udine e al Comando del IX Corpus Sloveno, in cui sostenevano che l'esecuzione aveva avuto "pieno consenso della Federazione del partito" e in cui accusavano i partigiani della Osoppo di essere dei "figli di papà" i cui comandanti in punto di morte avrebbero inneggiato al fascismo.[1] Mentre invece avrebbero solo rinnegato la bandiera comunista.[citazione necessaria]
Il commissario politico delle brigate Garibaldi in Friuli, Mario Lizzero, appena venuto a sapere dell'eccidio, in un primo tempo propose la condanna a morte per Toffanin e i suoi uomini, ma questi successivamente verranno solo destituiti dalle loro posizioni di comando nei GAP. I dirigenti della federazione del PCI di Udine (Ostelio Modesti, segretario, e Alfio Tambosso, vice segretario), sosterranno che la responsabilità dell'azione era da imputarsi interamente a Toffanin, che non avrebbe interpretato correttamente gli ordini, anche se poi il PCI ne faciliterà il trasferimento in Jugoslavia. Una commissione d'inchiesta del CNL, presieduta dallo stesso Ostelio Modesti, e di cui facevano parte un rappresentante per la Osoppo e uno per la Garibaldi, non giunse a nessuna conclusione e il 25 aprile la questione passò in secondo piano.[1]
Il 23 giugno 1945 il Comando Divisioni Osoppo presentò una denuncia al Procuratore del Re di Udine e 6 anni dopo, nell'ottobre 1951, avrà il via il processo, presso la Corte d'Assise di Lucca. Nel 1954 vi è la sentenza, trentasei dei responsabili dell'eccidio, tra i quali il gappista Mario Toffanin "Giaca" furono processati e condannati a 777 anni complessivi di carcere: tra questi Toffanin, Plaino e Iuri furono condannati all'ergastolo e Ostelio Modesti, il segretario del PCI di Udine, venne condannato a trent'anni di carcere (ne sconterà poi nove). I condannati vennero poi liberati in seguito a varie amnistie, l'ultima delle quali avvenuta il 15 maggio 1973.[1]
Mario Toffanin, condannato in contumacia in quanto scappato nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, dopo l'ultima amnistia del 1975 non tornerà in Italia, dovendo ancora scontare altre pene per diversi reati non legati alla lotta di liberazione che non erano stati amnistiati, ma non vi tornerà neppure nel luglio del 1978, quando sarà graziato dal Presidente Sandro Pertini da poco insediatosi al Quirinale e morirà in Slovenia il 22 gennaio 1999. Toffanin negli anni successivi alla fuga si dichiarerà sempre certo del tradimento della Brigata Osoppo: ribadirà più volte la correttezza delle sue azioni e continuerà ad accusare gli uomini della Osoppo, tra le altre cose, di aver inglobato al proprio interno molti uomini appartenenti a gruppi fascisti, di aver collaborato attivamente con gli uomini della RSI e di aver spesso trattenuto le forniture di armi e attrezzature inglesi che secondo gli accordi spettavano alla Garibaldi.[1]
A De Gregori fu riconosciuta la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. [2]
Giovanni Padovan, detto "Vanni", commissario politico della divisione Garibaldi-Natisone, a proposito della strage dichiarerà:
« L'eccidio di Porzus e del Bosco Romagno, dove furono trucidati 20 partigiani osovani, è stato un crimine di guerra che esclude ogni giustificazione.
E la Corte d'Assise di Lucca ha fatto giustizia condannando gli autori di tale misfatto. Benché il mandante di tale eccidio sia stato il Comando sloveno del IX Korpus, gli esecutori, però, erano gappisti dipendenti anche militarmente dalla Federazione del Pci di Udine, i cui dirigenti si resero complici del barbaro misfatto e siccome i Gap erano formazioni garibaldine, quale dirigente comunista d'allora e ultimo membro vivente del Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli", assumo la responsabilità oggettiva a nome mio personale e di tutti coloro che concordano con questa posizione. E chiedo formalmente scusa e perdono agli eredi delle vittime del barbaro eccidio.Come affermò a suo tempo lo storico Marco Cesselli, questa dichiarazione l'avrebbe dovuta fare il Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli" quando era in corso il processo di Lucca. Purtroppo, la situazione politica da guerra fredda non lo rese possibile. »


sabato, maggio 10, 2008

ODIO VERSO LA VISITA DEL PAPA A SAVONA


La solita intolleranza per la presenza del Papa in una comunita'.
Mentre a Savona fervono i preparativi per accogliere degnamente la Visita del Santo Padre, i soliti idioti non mancano di dare segno della loro inutile e stupida esistenza: qualcuno ha infranto il cristallo di una bacheca in pieno centro a Savona. Il perche' e' facile da comprendere, dentro a questa bacheca vandalizzata, installata tra Via Paleocapa e Via Mistrangelo, sono affissi due manifesti con foto che pubblicizzano la viisita del Papa nella citta' di Savona.

Chi compie questi gesti e' in primis un intollerante ed un violento perche' vuole impedire una presenza benefica per una comunita', poi e' e' un vile perche' ha sicuramente commesso questo gesto non visto da nessuno e poi e' uno stupido perche' va a rinfocolare odio e intolleranza sopiti nel buio del medioevo e tuttora vivi nella sua mente.

Savona e' piena di manifesti di questo genere, anche molti esercizi commerciali hanno esposto nelle loro vetrine lo stesso manifesto con il Papa in atto di benedire, dobbiamo quindi aspettarci un analogo gesto di intolleranza per tutte le bacheche e vetrine di dove e' esposto il viso del Santo Padre ?

giovedì, maggio 08, 2008

ANCORA ORCHI



Varese - Un uomo di 50 anni, un frate laico, è stato arrestato dagli investigatori del commissariato di Polizia di Busto Arsizio (in provincia di Varese) con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata su una ragazza di età inferiore ai 14 anni. Secondo quanto si è appreso, l’uomo, conosciuto e stimato dalla famiglia della ragazza, aveva proposto alla giovane un "percorso mistico di preghiera" che avrebbe potuto farla giungere alla santità. In realtà, stando ai risultati dell’indagine, l’educatore, durante queste sedute, approfittava sessualmente della ragazzina. Il frate laico è anche accusato di produzione e detenzione di materiale pedopornografico ritrovato in un computer nella sua abitazione.
Percorso mistico Il frate laico, appartenente all’ordine religioso secolare francescano, aveva convinto i genitori di una ragazzina ad affidargli la figlia sostenendo che la ragazzina era stata prescelta per sconfiggere il demonio. Ha cominciato così con lei un percorso mistico che avrebbe elevato l’adolescente al ruolo di "angelo". L’uomo, fermato ieri pomeriggio dai poliziotti dell’ufficio minori e della squadra investigativa del commissariato di Busto Arsizio e condotto in carcere dove si trova in stato isolamento, avrebbe consumato le violenze, durate qualche mese, da settembre a novembre dello scorso anno, durante queste sedute spirituali. Nel corso della perquisizione domiciliare nell’abitazione del frate laico sono stati trovati e sequestrati tre personal computer portatili contenenti centinaia di file con immagini pedo-pornografiche e foto che ritraggono la minore nelle parti intime. L’operazione è stata coordinata dal pm Roberto Pirro della procura della Repubblica di Busto Arsizio.
Non è francescano Non è un frate francescano l’uomo fermato con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata su una ragazza di età inferiore ai 14 anni. Lo afferma padre Roberto Ferrari, ministro provinciale dei frati minori della Lombardia. "Smentisco categoricamente - dice padre Ferrari - la notizia, diffusa da alcuni organi di stampa, secondo la quale la persona indagata a Busto è un frate francescano".


mercoledì, maggio 07, 2008

LA VECCHIA AEROSTAZIONE



























OGGI COME COMMISSIONE CONSILIARE DELLA PROVINCIA ABBIAMO VISITATO L'AEROPORTO PANERO DI ALBENGA..LA MIA ATTENZIONE E' STATA ATTRATTA PERO' DALLA VECCHIA AEROSTAZIONE, VI SONO ENTRATO E OSSERVATE COSA VI HO TROVATO...