sabato, agosto 30, 2008

Nasce il reato di stalking, fino a 4 anni per i molestatori ossessivi








Il molestatore, l’assassino, il violentatore, raramente ha un volto sconosciuto. La maggior parte delle molestie è commesso da conoscenti, parenti, amici, ex fidanzati o fidanzate, ex mariti o ex mogli.
E frequentemente si tratta di violenze annunciate dalle telefonate ossessive, da SMS anonimi , dai pedinamenti, dalle minacce, da un’invadenza degli spazi personali che si fa sempre più pressante. In gergo si chiama stalking (in inglese persecuzione, pedinamento). “Atti persecutori”, così sono definiti nel disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri: saranno un vero e proprio reato, non più un fastidio contro il quale era inutile appellarsi. Fino a 4 anni di reclusione le pene previste, fino all’ergastolo se le minacce si concretizzano e la vittima muore. La proposta è stata portata in Cdm dai ministri della Giustizia Angelino Alfano e da quello delle Pari Opportunità Mara Carfagna. “L’introduzione del reato di stalking mette l’Italia al passo con gli altri paesi che hanno già legiferato in proposito” ha detto Carfagna, “la tutela delle vittime delle molestie insistenti è necessaria per la prevenzione di violenza sessuale e omicidi passionali”.
Da una recente ricerca citata dal guardasigilli Alfano “risulta che su 300 crimini commessi tra partner o ex partner, l’88% ha come vittime le donne e, nel 39% dei casi, si tratta di crimini annunciati poiché si consumano dopo un periodo più o meno lungo di molestie'’. Un’attività persecutoria che attualmente è punita con sanzioni penali modeste.Per l’Osservatorio nazionale stalking le molestie in un caso su due sono a opera di ex mariti, ex conviventi, ex fidanzati, ma possono essere compiute anche da conoscenti, colleghi o estranei: almeno il 20 per cento di italiani, soprattutto donne, ne sono stati vittime dal 2002 al 2007. Nel provvedimento varato, si stabilisce che “il reato consiste ‘nel porre in essere minacce reiterate o molestie con atti tali da creare nella vittima un perdurante stato di ansia o paura o un fondato timore per l’incolumità propria o di persona legata da relazione affettiva o a costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita'’.I limiti della pena sono stati adeguati alla gravità del reato (da uno a quattro anni) e possono essere aumentati ‘’se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata alla vittima da relazione affettiva'’. La pena inoltre è aumentata da un terzo alla metà ‘’se il fatto è commesso ai danni di un minore'’, se a compierlo è una persona armata o mascherata, e, infine, si tratta di una violenza ‘’di gruppo'’.

venerdì, agosto 29, 2008

LA DEMOCRAZIA E LA LIBERTA' SECONDO FIDEL CASTRO


























Guai per Gorki Aguila, un cantante molto conosciuto a Cuba. Il leader del gruppo “Porno Para Ricardo“, noto per le sue posizioni anti Castro, lunedi’ scorso e’ stato infatti arrestato dalla polizia cubana. Per lui l’accusa e’ di pericolosita’. Le sue canzoni, le sue parole contro Fidel Castro e il fratello Raul non piaciono molto alle autorita’.
Sia Gorki Aguila che il suo chitarrista sono stati fermati mentre stavano registrando una canzone nella casa del cantante. Gli altri componenti del gruppo rock cubano hanno cosi’ dato la notizia al mondo intero: “la polizia castrista ha arrestato Gorki Luis Aguila Carrasco, leader del gruppo ‘Porno Para Ricardo’, mentre si accingeva a registrare le ultime canzoni del prossimo disco del gruppo“.
Questo e' il concetto di liberta' e di democrazia presente a Cuba. Speriamo che muoia presto e che torni la liberta' a Cuba




giovedì, agosto 28, 2008

PEZZI DI M.........CHE ASSASSINANO GLI ANIMALI



un gruppo di sei ragazzi ha massacrato a pietrate un cucciolo di cinghiale a Calice Ligure, nell’entroterra di Finale.

L’episodio, è accaduto lunedì sera e dopo una breve indagine gli autori del gesto sono stati identificati dal corpo forestale dello Stato della stazione di Calice.
Sembra che i ragazzi si siano accorti della presenza del cucciolo in prossimità del paese e abbiano iniziato a scagliargli contro alcune pietre, sino a quando uno di loro ne ha tirato una più grossa, che l’ha ucciso. Sull’episodio è stata inviata un’informativa alla magistratura, che ha poi trasmesso gli atti, per competenza, alla procura del tribunale dei Minorenni di Genova.

Questo e' l’ennesimo episodio in ordine di tempo dopo quello avvenuto il mese scorso poco distante, sulla spiaggia di Varigotti, dove un gruppo di giovani ha ucciso un piccolo pesce usandolo come palla da ping pong


Questa crudeleta' verso gli animali indica una subcultura ed una protervia senza fondo
ancora piu' schifosa e preoccupante perche' gli autori sarebbero ragazzini

lunedì, agosto 25, 2008

GHERSI ED UGAZIO : DUE CASI UGUALI


Lo scempio della Giuseppina Ghersi a Savona e la strage della famiglia Ugazio , Galliate , provincia di Novara. Due fatti molto simili.

Due efferati crimini , due facce della stessa orrenda medaglia. E’ importante fare chiarezza per costruire un approccio adeguato a due scabrissime vicende , accadute la prima nel 45 e la seconda nel 44. Si tratta a tutti gli effetti di stragi del tutto estranee ai valori, alle necessita’, ai contenuti operativi stessi della Lotta per la Liberazione e che nulla hanno da spartire con la vera Resistenza. Anzi, proprio su questo equivoco e’ stata costruita una disgustosa cappa di omerta’ e rimozione per fatti che hanno come unico denominatore la violenza piu’ bestiale. Crimini orrendi di cui si conoscono in entrambi i casi i colpevoli, sfuggiti come al solito alla giustizia degli uomini, purtroppo molto lenta ed imperfetta, se non addirittura cieca, sorda e muta.

I fatti sono questi: 27 Aprile del 45, guerra finita.
Pinuccia Ghersi, tredici anni, di Savona, quartiere delle fornaci, aveva scritto tempo addietro a scuola un componimento in cui elogiava con toni ingenui il capo del fascismo. La cosa arriva alle orecchie di tre componenti della cosiddetta polizia partigiana comunista, i quali, arrestano i genitori della ragazzina e sotto tortura li constringono a rivelare dove si trova Pinuccia. I tre criminali la sequestrano e per tre giorni la seviziano e la stuprano ripetutamente. Alla fine , ebbri del loro delirio animalesco le sparano un colpo in testa e la abbandonano presso il cimitero di Savona.
A tutt’oggi due del terzetto di delinquenti sopravvivono, immersi nella demenza senile, anche se a suo tempo si erano vantati di cio’ che avevano compiuto.

La famiglia Ugazio, di Galliate, Novara, viveva in campagna, il loro sostentamento arrivava dalla coltivazione dei campi e dalle poche bestie che tenevano. Il nucleo era composto da Giuseppe Ugazio e dalle due figlie Cornelia di 21 anni e Mirka di 13, coetanea della povera Pinuccia Ghersi due angeli accomunati nel destino tragico e orrendo.
Il Giuseppe, aveva l’incarico di responsabile del fascio locale, una colpa gravissima agli occhi di venti “partigiani”, 82° brigata d’assalto garibaldi “osella”,che a fine agosto del 44, si presentano dal poveretto e lo sequestrano, poi vanno a prendersi le due ragazze, quindi raggiungono una cascina isolata, la Negrina, posta tra Galliate e Novara. In mezzo alle risaie.
E’ sera, i venti animali consumano una ricca cena , innaffiata da grandi bevute di vino, poi i balordi legano ad un albero il padre delle ragazze e lo colpiscono a calci e pugni sino a fargli esplodere gli organi interni. Il tutto davanti agli occhi terrorizzati delle due figlie. Il Giuseppe muore per emoraggia interna.
Morto il padre, i venti “partigiani” stuprano ripetutamente, per tutta la notte le due ragazze. Lo scempio della tredicenne e della ventunenne dura circa sette ore.
All’alba le ragazze sono in coma e vengono sepellite ancora vive. Un partigiano, tale Spagnolini, ha raccontato che qualcuno del branco, sentendo le ragazze ancora vive anche se in coma, decide di spaccare il cranio alla piu grande con il calcio del mitra e alla piccola spezzano la carotide con una scarpata sull’esile’ collo.

Un tremendo ed ingiusto destino postumo accompagna le povere vittime di queste due stragi: L’omerta’ e il silenzio hanno fatto da cappa di piombo per coprire, rimuovere, insabbiare e quando il fango ha cominciato ad uscire dal pentolone, ecco la giusta motivazione: si e’ trattata di una regolare esecuzione, La Pinuccia Ghersi era addirittura una spia fascista che girava armata e le due povere sorelle Ugazio erano anch’esse spie al soldo dei fascisti.
Ma, se eramo spie non era meglio processarle invece che stuprarle per sette ore di seguito ? E perche’ alla Pinuccia Ghersi, dopo lo stupro, qualcuno spezzo’ un ditino per poter sfilare un anello d’oro ?? Era forse un esproprio proletario ??
Non e' che ci troviamo di fronte a degli psicopatici assassini ??

UNA SOLUZIONE ADEGUATA E IGIENICA

MI SPIACE ENORMEMENTE LEGGERE E SAPERE CHE GIOVANI TREDICENNI O DONNE ADULTE; IN TUTTI I LUOGHI E TUTTI I TEMPI; VENGONO STUPRATE E VIOLENTATE FINO ALLA MORTE, QUINDI HO UNA UMILE PRPOSTA :
PER TUTTI GLI STUPRATORI DI RAGAZZINE O DONNE, DI QUALSIASI TEMPO , ETNIA, EPOCA...ECCO UNA SOLUZIONE ADEGUATA :
NON INQUINA, FUNZIONA MANUALMENTE PER FORZA DI GRAVITA', DI USO SEMPLICE, PRECISA E DIRETTA, DI LUNGA DURATA, ORNAMENTALE, NON CONSUMA ENERGIA ELETTRICA, NON SERVE MANODOPERA SPECIALIZZATA, MOLTO DETERRENTE... FORSE SAREBBE LA SOLUZIONE ADEGUATA PER GLI STUPRATORI...
DA SOMMINISTRARE CON CURA


A GENOVA CONTINUANO LE AGGRESSIONI SESSUALI AI DANNI DI GIOVANISSIME


GENOVA MARASSI


Ha attirato una ragazzina di 14 anni in un anfratto di corso De Stefanis, nel quartiere genovese di Marassi - offrendole una bibita e regalandole cinque euro «per una ricarica» - poi l’ha costretta a toccarlo nelle parti intime. Per questo, Fortunato Vigilanti, un uomo di 79 anni, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile del comando provinciale di San Giuliano.
L’episodio di violenza è avvenuto intorno alle 19.30 di sabato: la ragazzina, residente nella zona, era uscita di casa per fare la spesa alla Basko; il suo aggressore l’ha “agganciata” proprio fra le corsie del supermercato: «Perché non vieni con me? Ti offro qualcosa al bar qui fuori», le avrebbe detto. Lei accetta e i due vanno al bar; quando escono, l’anziano le chiede di fare ancora due passi assieme, le allunga una banconota da 5 euro («così ti ricarichi il telefonino») e la convince a seguirla in una traversa poco battuta di corso De Stefanis.
A quel punto, lontano da occhi indiscreti, l’uomo si abbassa i pantaloni e costringe la giovane vittima a toccarlo nelle parti intime; lei scoppia a piangere e corre via: i carabinieri - avvertiti dal fratello, chiamato dai commessi della Basko - l’hanno trovata nel supermercato, rannicchiata in un angolo, con i cinque euro ancora stretti nel pugno.
L’uomo, ancora in zona dopo l’arrivo dei militari, viene riconosciuto dalla bambina e arrestato in flagranza di reato: «Le ho solo offerto da bere», cerca di giustificarsi. Ma ora è rinchiuso nel carcere di Marassi, accusato di violenza sessuale aggravata.


GENOVA SANPIERDARENA


S’è appostato dietro una colonna, in compagnia di un complice, in attesa di una possibile vittima. Quando una ragazzina di 15 anni è passata di lì, l’ha tirata a sé, trascinata in un portone e ha dato inizio alla violenza: la tocca, le infila una mano sotto la canottiera, cerca di spogliarla, di sfilarle le mutandine. L’amico, poco distante, osserva tutto.

L’episodio di violenza, il secondo a Genova in meno di 48 ore, è andato in scena in via Buranello (Sampierdarena) intorno alle 17 di domenica; a salvare la ragazzina - di origine ecuadoriana - uscita con un’amica per una passeggiata, è stata la zia, che per puro caso passava da quelle parti. La donna, superato lo choc iniziale, ha incominciato a gridare, ha pure incassato un calcio e un pugno dai due aggressori, ma è riuscita a interrompere la violenza.
Arrivate sul posto in pochi minuti, due volanti della polizia sono riuscite a rintracciare e raggiungere i malviventi, che si erano dati alla fuga: hanno qualche precedente penale, forse erano ubriachi. L’uomo che ha messo le mani addosso alla ragazzina (G.N., 44 anni) è stato arrestato, con l’accusa di violenza sessuale; il complice, denunciato a piede libero per minacce e per atti contrari alla pubblica decenza.


da il sito de IL SECOLO XIX


domenica, agosto 24, 2008

IL MARTIRIO DELLA FAMIGLIA UGAZIO, UNA CASO TERRIBILE E ANALOGO A QUELLO DELLA PICCOLA GIUSEPPINA GHERSI





























Riporto una terribile cronaca accaduta ad agosto del 1944, molto simile se non copia carbone del tremento omicidio della povera Giuseppina Ghersi. Il fatto che riporto, tratto dal sito l-ultima crociata, gronda orrore e perversione.
IL MARTIRIO DELLA FAMIGLIA UGAZIO
Augusto Pastore

La tragedia della famiglia Ugazio vien voglia di scriverla con l'inchiostro rosso. Un rosso sangue. E ci vorrebbero anche le tonalità espressive di Eschilo per rendere con chiarezza l'atmosfera allucinante nella quale venne consumata una strage orribile che lascia increduli, inorriditi. Le malvagità della sporca bestia umana toccano vertici sconosciuti alla bestia stessa. certo che al cospetto del calvario di Mirka, Comelia e Giuseppe Ugazio la più maledetta iena proverebbe un moto di sgomento.
Galliate è un grosso centro agricolo-industriale, posto ad una decina di chilometri da Novara. Si allunga a levante, fino alle rive del Ticino.
In questo pezzo di valle padana l'inverno è rigido, umido: una cappa pesante di nebbia avvolge tutto. D'estate l'afa, stagnante e le zanzare fanno attendere il calare del sole come una benedizione del Padreterno. Allora la gente esce di casa e si siede sui gradini. Aspetta il ristoro di un filo d'aria.
Anche la sera del 28 agosto 1944, dopo una giornata arroventata, a Galliate si aspettava il sollievo del tramonto.
Giuseppe Ugazio, un brav'uomo di 43 anni, segretario del Fascio locale, si intratteneva con alcuni amici presso la trattoria S. Carlo. Discuteva della guerra, delle terrificanti incursioni sul ponte del Ticino spaccato in due dalle bombe inglesi.
Cornelia, la figlia di 21 anni, simpatica e bella studentessa in medicina, si era recata da conoscenti che l'avevano pregata per alcune iniezioni.
Mirka, l'ultima creatura di Giuseppe Ugazio, era saltata sulla bicicletta e si divertiva a pedalare forte con la gioia innocente dei 13 anni!
Ma in quella sera del 28 agosto 1944, il destino di Mirka, Cornelia e Giuseppe Ugazio si compie. Una accolita di uomini, usciti dalla boscaglia, come lupi famelici attendono i tre.
Con un pretesto qualsiasi distolgono Giuseppe Ugazio dalla compagnia degli amici, poi, camuffati da militi della R.S.I. in borghese, fermano Cornelia. Mirka, la dolce bambina di 13 anni con le trecce avvolte sulla nuca e il vestitino bianco a fioroni rosa, viene spinta dalla camionetta in corsa sul bordo della strada. La raccolgono in fretta, senza dare nell'occhio, accorti come una banda di bucanieri. Una sporca e nodosa mano le comprime la bocca mentre l'automezzo si rimette in marcia. Il tragico appuntamento per le tre vittime è fissato presso la tenuta «Negrina», un cascinale isolato a mezza strada tra Galliate e Novara. Sono le 21 della sera del 28 agosto 1944, un cielo calmo, dolce, pieno di stelle. Dalle risaie si alza il concerto gracidante delle rane: alla tenuta «Negrina» incomincia invece la sarabanda, la macabra giostra. I partigiani, una ventina circa, hanno tanta fame e sete, ma per fortuna il pollaio è portata di mano e la cantina a due passi. Un festino in piena regola per tutti quanti ad eccezione dei tre prigionieri. La piccola Mirka piange ed invoca la madre. Cornelia, dignitosa come la donna di Roma di fronte alla orde barbariche, sfida con gli occhi quel banchetto di forsennati. Papà Ugazio è cereo in viso: avverte la tragedia immane che pesa nell'aria.
Il vino ha raggiunto l'effetto e a calci e a pugni la turba di delinquenti spinge Giuseppe Ugazio nel boschetto adiacente la tenuta. Lo legano ad un fusto, gli spengono i mozziconi di sigarette sulle carni e, sotto gli occhi terrorizzati di Mirka e di Cornelia, lo finiscono a pugni in faccia e pedate nel basso ventre. Il calvario dura più del previsto perché la fibra fisica dell'Ugazio resiste. La gragnuola di pugni infittisce, i calci si fanno più decisi. Ora si ode soltanto il rantolo: «Ciao Mirka, ciao Cornelia» e Giuseppe Ugazio spira.
Adesso inizia l'ignobile. Sono venti uomini avvinazzati su due corpi indifesi. Mirka è una bambina e non conosce ancora le brutture degli uomini degeneri. Dapprima non comprende, non sa, poi tenta un'inutile resistenza. Cornelia si difende ma è sopraffatta. Sette ore di violenze ancestrali, sette ore di schifo e di urla. Poi l'alba. Mirka e Cornelia non respirano più. Conviene togliere di mezzo i cadaveri e ritornare nella boscaglia. Si scavano venti centimetri di terra e si buttano le vittime. Le zolle fredde al contatto delle carni riaccendono un barlume di vita e i due corpi sussultano ancora. Ma è questione di un momento per i partigiani: a Cornelia spaccano il cranio con il calcio del mitra e sul collo di Mirka, la bambina, si abbatte uno scarpone che la strozza. La tragedia è finita. All'orizzonte si alza il sole, il sole insanguinato del 29 agosto 1944.
, a soli otto mesi dalla totale liberazione.






Sono scosso e commosso per la sorte delle giovani vittime di tanta ferocia. Chiamare bestie gli assassini e- una offesa alle bestie.

COPPIA DI TURISTI OLANDESI IN BICI, AGGREDITI DA DUE BESTIE RUMENE


Turisti rapinati e stuprati


Fermati due pastori rumeni ( le due bestie sono quelle nella foto )

Una coppia di turisti olandesi aveva deciso di passare la notte in una tenda nelle campagne di via Portuense, a Roma, ma sono stati picchiati e violentati da due pastori rumeni. Marito e moglie sono stati prima rapinati di 1.500 euro, poi picchiati selvaggiamente e infine a turno i due pastori hanno abusato della donna.


una vacanza trasformata in un'avventura da incubo. I due olandesi che la scorsa notte sono stati aggrediti a bastonate da due pastori rumeni a Roma erano infatti in viaggio per l'Europa in bicicletta.I due malviventi, già fermati, dopo aver rapinato la coppia, che per la notte si era accampata in una tenda alla periferia della Capitale, i due hanno violentato a turno la donna, di 52 anni, fuggendo poi a piedi.



I FERMATI Paul Petre, 32 anni, e Andrei Vasile Bohus 20, hanno colpito i due olandesi con mazze che usavano per governare il loro gregge di 200 pecore. E' stata la stessa coppia, P.V.M., 56 anni, informatico, e M. A. W., casalinga, di 52, a riconoscere i due romeni fermati tra le sei persone individuate dai militari per risalire ai responsabili dell'aggressione. Per il turista olandese, quella vissuta è stata "una esperienza terribile", ma è anche consapevole che "Roma non è quella che ha vissuto stanotte".


LE FERITE A raccogliere la sua testimonianza è stato il vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo che gli ha fatto visita nell'ospedale San Camillo di Roma dove l'uomo e la moglie sono stati ricoverati per gravi lesioni e fratture multiple. La donna ha subito varie ferite e fratture al volto, in particolare alla mandibola. Per il marito la prognosi è di 30 giorni.


IL RICONOSCIMENTO Ad inchiodare i due aggressori sono stati gli indumenti sporchi di sangue trovati in una delle due roulotte dove vivevano in compagnia di altri quattro connazionali a circa tre chilometri di distanza da dove è avvenuta l'aggressione.


LA RICOSTRUZIONE I due coniugi olandesi, in Italia da circa 10 giorni e arrivati da poco nel Lazio per visitare le località del litorale in varie tappe, ieri pomeriggio avevano deciso di fermarsi in via Portuense perché stanchi. Vicino a una casa diroccata hanno cominciato a montare la tenda quando si sono avvicinati i due pastori: a quel punto la coppia di turisti ha domandato loro se era possibile fermarsi lì per la notte, i pastori li hanno rassicurati e si sono allontanati con il gregge. Intorno alla mezzanotte, però, Petre e Bohus, armati di mazze, sono tornati alla tenda, hanno bussato e dopo aver chiesto del denaro agli olandesi, li hanno aggrediti. Dopo averli picchiati, li hanno rapinati di circa 1.500 euro, quindi, mentre uno dei due bloccava il marito, l'altro abusava della moglie, poi si sono scambiati i ruoli. Il marito ha trovato, però, la forza di spingersi sulla strada per chiedere aiuto.


Dal sito di Repubblica.it


SAREBBE INTERESSANTE LA CASTRAZIONE DEI DUE CRIMINALI, PRIMA DEL CARCERE DURO, OVVIAMENTE

LA PRIMAVERA DI PRAGA 21 AGOSTO 1968
























Le splendide foto sono di Josef Koundelka, Magnum Contrasto, tratte dal Kata web
La stagione delle riforme in Cecoslovacchia ebbe bruscamente termine nella notte fra il 20 ed il 21 agosto del 68, quando una forza stimata fra i 200.000 e i 600.000 soldati e fra 5.000 e 7.000 veicoli corazzati invase il paese. Il grosso dell'esercito cecoslovacco, forte di 11 o 12 grandi unita' obbedendo ad ordini segreti del Patto di Varsavia, era stato schierato alla frontiera con l'allora Repubblica Federale di Germania, per agevolare l'invasione e impedire l'arrivo di aiuti dall'occidente.
L'invasione coincise con la celebrazione del congresso del Partito Comunista Cecoslovacco, che avrebbe dovuto sancire definitivamente le riforme e sconfiggere l'ala vetero - comunista. I comunisti cecoslovacchi intenzionati a dare una svolta democratica al paese, furono costretti dal precipitare degli eventi a riunirsi clandestinamente in una fabbrica, ed effettivamente approvarono tutto il programma riformatore, ma quanto stava accadendo nel paese rese le loro deliberazioni completamente inutili. Successivamente questo congresso del partito comunista cecoslovacco venne sconfessato e formalmente cancellato dalla nuova dirigenza fantoccio imposta da Mosca a governare del paese.

I paesi democratici dovettero limitarsi a proteste verbali, poiché era chiaro che il pericolo di confronto nucleare al tempo della Guerra Fredda non consentiva ai paesi occidentali di sfidare la potenza militare sovietica schierata ai confini dell'occidente europeo , inoltre la Cecoslovacchia era nella zone di influenza sovietica.


Dopo l'occupazione si verificò un'ondata di emigrazione, stimata in 70.000 persone nell'immediato e di 300.000 in totale, che interessò soprattutto cittadini di elevata qualifica professionale. Gli emigranti riuscirono in gran parte ad integrarsi senza problemi nei paesi occidentali in cui si rifugiarono.
La fine della Primavera di Praga aggravò la delusione di molti militanti di sinistra occidentali nei confronti del comunismo, e fu uno dei motivi dell'affermazione di idee meno ottuse e rigide in seno ai partiti comunisti occidentali. L'esito finale di questa evoluzione fu la dissoluzione di molti di questi partiti.


Purtroppo i carri armari sovietici se ne andranno solo dopo 25 anni dalla sventurara Cecoslovacchia.




Ci fu anche l'episodio eroico e clamoroso di Jan Palach , giovane universitario impegnato politicamente,che si diede fuoco in piazza San Venceslao per protestare contro l'invasione Sovietica.


sabato, agosto 23, 2008

LA STRAGE DEL CANALE CAVOUR A GREGGIO ( VC)







In un precedente articolo ho fotografato l'ex manicomio di Vercelli, nel cui interno, con vari barbari mezzi, vennero massacrati 140 repubblichini, fucilati, bruciati vivi oppure, tanto per cambiare schiacciati sotto le ruote di un camion. La data era nella notte tra il 12 e il 13 maggio 45.



Il capo degli psicopatici maccacratori era "Gemisto", al secolo Francesco Moranino, Comandante della 182° brigata Garibaldi, responsabile nel solo basso vercellese di ben 837 assassini e per premio futuro Onorevole della Repubblica Italiana ( SIC ), il quale presenzio' in prima persona al massacro.



Una parte dei repubblichini una ventina, pero', vennero portati a Greggio, un piccolo paesino a circa 20 chilometri da Vercelli, fatti scendere dai camion , furono allineati sul parapetto del ponte che scavalca il canale Cavour, li' i mitra dei partigiani comunisti, sgranarono la loro litania di morte, i corpi degli uccisi furono gettati nelle acque limacciose del canale per essere ritrovato dopo circa un mese, in uno stato pietoso, alle chiuse di Beveri, Novara.


Ecco le foto del ponte, del canale e della lapide. Qualcuno ha nascosto la corona che i parenti nella ricorrenza della strage portano sul cippo. Si sa, odio e rancore sono difficili da estirpare.


Anche qualche anno fa ci fu un atto di vandalismo nei confronti della lapide. Normale atto di ferocia, postumo.





martedì, agosto 19, 2008

UNA MEDAGLIA D'ORO UN POCHINO STRANA


Aprile 1945, storia di una medaglia d’oro concessa con grande facilita’

ANTEFATTI


Dopo il 25 aprile la pulizia etnica delle “spie Fasciste o dei collaborazionisti”, prosegue a tamburo battente, a Savona e in Provincia. Il ritmo delle eliminazioni e’ incalzante, talmente rapido da causare nervosismo e stress da superlavoro nei partigiani comunisti che assumono l’ambito incarico di fare parte dei plotoni della morte.
Anche il boia, piu’ tencico e professionale, puo’ inciampare in pericoli, come accadra’ in effetti.

Savona, e’ il 26 aprile 1945., ore 12 circa, Muraglione di cinta della Fabbrica Servettaz – Basevi, in Viale Dante Alighieri, dove attualmente c’e’ la voragine della piscina scoperta. Il luogo e’ un sito abituale dove verranno passati per le armi, dagli squadroni della morte comunisti, centinaia di savonesi, rei o senplicemente sospetti di essere fascisti. Cio’ accadra’ per circa un mese.
Sotto il sole del mezzogiorno , quattro uomini stanno con le spalle al muro, uno di loro, con abiti borghesi, alto e magro, ha il viso devastato, pieno di sangue, qualcuno, poche ore prima, gli ha brutalmente amputato il naso e i padiglioni delle orecchie, visibilmente sotto schock per le ampi ferite sangionanti, fa fatica a stare in piedi, gli altri tre, scalzi, hanno addosso una uniforme , grigioverde con delle mostrine sulla camicia. E’ la divisa della San Marco, sul capo non portano il classico basco. Anche i loro visi sono pesti e tumefatti.
Il civile privo di naso e orecchie, si chiama Attilio Mongolli, 33 anni, e’ lo zio della povera Giuseppina Ghersi, rapita, stuprata e ammazzata dalla polizia partigiana di Savona, in prima persona, dal famoso partigiano “TONI” e da altri due psicopatici.
I quattro al muro, stanno per essere fucilati.

Davanti a loro, mitra imbracciati, il gruppo di fuoco dei partigiani comunisti, li comanda un “ufficiale”, dal viso rapace e spietato, un ex autista della Regia Marina, poi commissario politico, nonche’ comandante di un distaccamento partigiano “rosso”. Le armi vengono puntate, il caporione impartisce l’ordine di sparare… improvvisamente uno dei condannati ha uno scatto, inizia a correre in un tentativo di fuga disperata, il suo gesto coglie di sorpresa il plotone dei boia…il caporione, fa pochi passi in direzione del fuggitivo, tenta di afferrarlo e…fatalmente, va a trovarsi sulla linea di tiro di un partigiano del plotone di esecuzione che, inopportunamente, lascia andare una raffica . Il capo stramazza a terra, segato in due dalle pallottole, ancora in vita, ma per poco. Si tratta di fuoco amico, molto frequente in condizioni di confusione.
Soccorso dai suoi compagni, morira’ dopo due giorni di sofferenza in ospedale. Questi i fatti, nudi e crudi.
E’ stato un incidente, che pero’ i partigiani trasformeranno in un atto di eroismo, con una sapiente regia e il solito castello di menzogne che i comunisti sanno costruire con competenza. Innanzi tutto viene falsato il calendario dei fatti, poi si decide a tavolino che il morto e’ caduto in azione alla testa dei suoi valorosi partigiani. Non e’ concepibile che ci scappi il morto tra partigiani. Sarebbe un errore da ammettere, deve prevalere la tesi ufficiale.

Ovviamente i fascisti non potranno testimoniare l’accaduto, perche’ il lavoro sporco del plotone di esecuzione, sara’ completato e quindi, si sa che i morti non possono parlare. Gli unici autorizzati a dare testimonianza, sono i fucilatori, che in quattro e quattrotto, imbastiscono una bella storia edificante da Libro Cuore, tipo piccola Vedetta Lombarda o Piccolo Tamburino Sardo… e creano l’eroe. A cui viene attribuita la relativa medaglia d’oro e soprattutto un vitalizio per la famiglia.
In pratica, il morto per incidente, e’ ufficialmente caduto in un violento scontro a fuoco con soverchianti forze fasciste, anche se si era il 26 aprile!! E il regime era oramai sciolto, morto e defunto !

La motivazione della medaglia d’oro e’ decisamente impressionante, tuttora visibile sul sito della Marina Militare, nonostante il signore avesse abbandonato l’arma nel 43, per fuggire in montagna :

“Valoroso combattente della libertà fu tra i primi e tra i migliori organizzatori e animatori della lotta partigiana. Le innumerevoli ed ardite azioni di sabotaggio, il leggendario coraggio in tanti combattimenti e la risolutezza dimostrata in dure e difficili circostanze di guerra, gli procurarono larga e chiara fama tra i combattenti della Liguria. Nei giorni della insurrezione generale, combattendo alla testa dei suoi uomini, venne gravemente ferito e sul letto di morte mantenne patriottico ed esemplare contegno.”
Ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa tragica.



Ecco fatto. Ai “fascisti” morte e piombo, invece, ai partigiani comunisti, tanta gloria e tanto oro. Il corpo dell’eroe sara’ tumulato nel camposanto di Zinola al Sacrario dei Partigiani.

E per completare l’opera, l’amministrazione comunale di Savona, comunista, con grande saggezza e in pompa magna, per premiare e ricordare i suoi figli migliori, intitolera’ pochi anni dopo, una pubblica via a questo autentico e puro eroe della lotta di liberazione.

Nessuno dice che le fucilazioni degli sventurati, che il decorato comandava davanti al muro di cinta della Servettaz, erano arbitrarie, illecite e senza alcun tipo di processo preventivo e quindi senza nessuna condanna capitale comminata da qualsiasi tipo di giuria.

Erano solo dei barbari e terribili assassini, una vera e propria pulizia etnico – politica, a danno di chiunque, giovane o adulto, maschio o femmina, fosse stato anche minimamente sfiorato dal sospetto di essere fascista. Ma nessuno se lo ricorda.

Molti dei vecchi ex partigiani , tutti savonesi, presenti al fatto, sono morti, ultraottantenni, sempre con la bocca cucita, portando con se nella tomba questo segreto, il partigiano che sparo’ ammazzando il capo , pur senza volerlo, e’ morto recentemente di vecchiaia, anch’esso non ha mai fiatato.

Sto pensando alla medaglia d’oro piena di polvere, esposta con dubbia fierezza in qualche teca di vetro ma soprattutto penso ai soldi indebitamente percepiti, dal 45 ad oggi, dalla famiglia dell’”eroe, che dovrebbero tornare all’erario, se la cosa fosse provata. E questo mi provoca un piccolo brivido di piacere. Nella vita non si sa mai

RN






sabato, agosto 16, 2008

DIVERSE CITTA', DIVERSE PANCHINE, DIVERSE FILOSOFIE DI INTENDERE L'ACCOGLIENZA




In questi giorni di vacanza ferragostana, ho girato per l'Europa, in particolare mi hanno colpito le panchine, si ! proprio quell'arredo urbano che troviamo nelle aree a verde pubblico, un po in tutte le citta' del mondo. Quelle panchine su cui vanno a sedersi i pensionati, i bimbi con la mamma, i turisti e purtroppo , spesso anche i barboni, i balordi, i tossici rubando lo spazio agli altri. Poi vi sono i piccioni che senza troppo allontanarsi, lasciano cadere il guano sulle panchine, impedendo di fatto agli umani degli altri due gruppi di sedersi. Ecco tre esempi di panchine fotografate in tre diverse citta', una molto lontana, Londra, l'altra subito dopo il confine italo svizzero del Simplon Pass, Zermatt, e l'altra ancora molto vicina, Savona, Piazza del Popolo, danno una idea chiara e precisa della filosofia dell'accoglienza, del come si intende l'arredo urbano e della ordinaria manutenzione. In una panchina , quella di zermatt, vi sono delle scritte, in 4 lingue in cui si porge il benvenuto all'ospite, in quella londinese vi e' inciso il nome del donatore....in quella di Savona solo schizzi e chiazze di guano a testimoniare l'incuria e il degrado palpabili.

COLPI AGLI UTENTI DELLA STRADA : CASISTICA E DIFESA






Incidenti a parte, l'auto è il luogo più sicuro dove stare? Niente affatto: in un'Italia sempre più afflitta dal problema sicurezza, anche l'abitacolo della propria macchina può essere violato da ladri e malfattori, magari con voi al volante.Ecco i trucchi più utilizzati e i consigli per non cascarci.


Taglio del pneumaticoSe trovate la gomma della vostra auto sgonfia, guardatevi bene intorno prima di cambiarla. Una vera e propria tecnica criminale consiste infatti nel ripulire l'auto del malaccorto che armeggia con il crick senza aver chiuso portiere e bagagliaio.Se poi siete in movimento, può capitare che malintenzionati scooter-dotati vi buchino la gomma con un punteruolo e poi vi affianchino per avvertirvi. Non scendete dal veicolo finché non si sono allontanati e magari chiamate subito la polizia.


Finto incidenteVi possono venire addosso con un'altra macchina, oppure, non visti, lanciarvi contro un corpo contundente. Voi scendete dall'auto e, da solo o in compagnia, il malvivente vi rapina.Come evitarlo? Se chi vi trovate di fronte non vi convince, restate barricati in macchina e chiamate la polizia. O, se proprio dovete scendere, lasciatevi alle spalle un veicolo ermeticamente chiuso.


Botta allo specchiettoUn classico. Il motociclista apparentemente malaccorto vi affianca e vi storta lo specchietto. Voi tirate giù il finestrino per risistemarlo e quello con destrezza vi sfila l'orologio o strappa il navigatore dal cruscotto. Consigli: mai montare il navigatore alla vostra sinistra, guardatevi attorno prima di tirare giù i finestrini.Furto con destrezzaSe avete la (pessima) abitudine di guidare con oggetti di un certo valore sparsi per la macchina, assicuratevi almeno di avere ben chiuso portiere e finestrini.Ricordatevi che se vi rubano il computer portatile o le chiavi di casa, il danno si "moltiplica", nel senso che i ladri possono così accedere a vostri dati personali o direttamente all'appartamento. Ovviamente, attenzione particolare se avete una cabrio: in questo caso lasciare oggetti sui sedili è oltremodo incauto.


AutostopAlla situazione classica, quella in cui un autostoppista sale in macchina e vi rapina, pare se ne sia aggiunta una più aggiornata che colpisce gli automobilisti maschi. In questo caso a chiedere il passaggio è una donna, generalmente giovane e attraente, che una volta a bordo minaccia di denunciarvi per tentata violenza carnale o atti di libidine. Molti ci cascano e preferiscono pagare piuttosto che passare dei guai.


Finto feritoSe vedete qualcuno riverso per strada, magari con una moto o una bici rovesciata accanto, è vostro dovere (stabilito dalla legge) fermarvi e prestargli soccorso. Capita però che si tratti di un inganno e che il finto ferito, di solito con complici, vi rapini. Che fare? Prima di scendere dall'auto chiamate forze dell'ordine e ambulanza. Si spera che arrivino prima che vi succeda qualcosa.



Infine, se si preferiscono le due ruote, occhio alla "spallata". Se al semaforo vi si affianca una moto con due persone a bordo, siate circospetti: uno dei due potrebbe darvi una botta facendovi cadere e poi filarsela con la vostra moto in compagnia del complice.


Da Virgilio.

INCIDENTE SULLA AUTOSTRADA GE - SV




Incidente sulla autostrada Genova – Savona, in direzione del capoluogo Savonese, un centinaio di metri poco prima dell’autogrill di Varazze. La scena e’ drammatica : nell’incidente accaduto poco dopo le 17, sono rimasti coinvolti alcuni autoveicoli e uno scooter. Chi ha avuto la peggio e’ uno degli occupanti del mezzo a due ruote, che viene soccorso dal guidatore del motociclo e dagli altri automobilisti. E’ probabile che lo scooter in fase di sorpasso abbia urtato di striscio le altre vetture, perdendo il controllo , il passeggero deve aver perso la seduta e , penso sia caduto rovinosamente a terra, invece lo scooter deve aver proseguito la corsa per fermarsi una decina di metri piu’ avanti. Alle 17,15 i soccorsi non erano ancora arrivati sul posto.


Il 22 luglio di due anni fa, accadde la stessa cosa a me. A causa di di un aauto che non rispetto' la precedenza, persi il controllo dello scooter: la passeggera, la mia all'epoca fidanzata si fratturo' una vertebra e io mi scorticai in largo e in lungo. Conservo ancora delle cicatrici da quel giorno, sulla pelle e nell'animo.

giovedì, agosto 14, 2008

IL CASO ESTERMANN - TORNAY- ROMERO








































La notte tra il 4 e il 5 maggio del 1998, alla vigilia del Giuramento delle nuove reclute tra le Guardie Svizzere, una violenta tragedia scuote il Vaticano. Alois Estermann, 44 anni, da sole nove ore nominato capitano di quel corpo storico, e la moglie venezuelana Gladys Meza Romero, 49 anni, vengono trovati morti insieme al vicecaporale Cédric Tornay, 23 anni. Le indagini sull'accaduto si chiudono in meno di 24 ore, un tempo davvero troppo rapido per spiegare un evento così cruento e così complesso. Secondo cui Tournay, colpito da un raptus, uccide la coppia, infine si suicida. Inutili i ripetuti tentativi, da parte della stampa non reticente e del foro difensivo della famiglia Tornay, di riaprire le indagini. Tutto porterebbe a riconsiderare la goffa ricostruzione effettuata da Gianluigi Marrone, il responsabile vaticano delle indagini. Soprattutto l'autopsia di Tornay restituisce la certezza che la giovane guardia non si sia suicidata. Per non parlare del passato di Estermann, il quale secondo alcune fonti sarebbe coinvolto nell'affaire Emanuela Orlandi.

sabato, agosto 09, 2008

LE INNOCUE COLONNINE DI MONTECHIARO ( AL )




Queste strane colonnine a base quadra, sono piazzate in numero di 4, a Montechiaro d'Acqui un ridente paesello di circa 582 abitanti, della provincia di Alessandria tra Bistagno e Merana, sono messe a coppie, alle estremita' del rettilineo, lungo circa un chilometro, sui cui lati sorge l'abitato. Le colonnine non sono messe li' per gioco, ma per controllare la velocita' del mezzi che transitano e penso anche per fotografare chi supera la velocita' consentita. Dalle fessure, poste in sommita', gli obiettivi ed i flash sembrano minacciare gli automobilisti indisciplinati. Su alcuni muri , prima di arrivare a Montechiaro, una mano ignota ha scritto : BOICOTTIAMO MONTECHIARO...sara' qualche guidatore sanzionato ??

SCOMPARSI: UN FENOMENO IMPONENTE


Questa foto e' affissa in vari punti di Genova, indica la scomparsa di un uomo anziano, e chiede informazioni per ritrovarla.
Ma, quante sono le persone che scompaiono in Italia ???
23545 !!!!!

In Italia si cercano 23.545 persone comunemente definite scomparse.
Le denunce complessivamente sono 74.712 ma 51.166 persone sono rientrate in famiglia dopo le denunce. Sono i dati diffusi dal commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, Rino Monaco, che ha tenuto al Viminale una conferenza stampa. Delle 23.545 persone scomparse, 7.890 sono italiani maggiorenni, 1.757 italiani minorenni, 5.935 stranieri maggiorenni e 7.963 stranieri minorenni. A questi vanno sommate 2.161 persone scomprse all’estero: 100 italini maggiorenni, 11 italiani minorenni, 1.504 stranieri maggiorenni, 546 stranieri minorenni.
Monaco ha fornito inoltre le cifre relative alla sottrazione di minore da parte di uno dei due genitori: 136 nella fascia d 0 a 10 anni. Tredici sono invece i minori vittime di azioni delittuose e fra queste c’è Emanuela Orlandi e Angela celentano. I minori scomparsi e ritrovatio cadaveri sono stati 8 e fra questi i fratelli Pappalardi di Gravina in Puglia. Un dato emerge in maniera macabra: in Italia ci sono 467 cadaveri non identificati “ospitati” nei vari istituti di medicina legale. Per Giuliano Amato in materia di persone scomparse “siamo all’anno zero, più qualche mese”, perché una legge specifica doveva essere fatta e non c’è stato il tempo.
“Speriamo — ha concluso — che questa legislatura duri cinque anni così il Parlamento avrà tempo per fare una legge sulle persone scomparse”. Tra le tante inziative auspicate dal commissario straordinario c’è la creazione di un sito Internet dedicato, accertamenti sul Dna, l’utilizzo di apparati elettronici per rintrattacciare le persone a rischio, la costituzione di una banca dati delle persone scomparse, l’inserimento dei dati biometrici sulla crta d’identità, l’istituzione di un numero verde.
FONTE AGI

L'EDITORIALE DI HARRY HU , tratto da IL GIORNALE DI OGGI 9 AGOSTO IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI DI PECHINO




Non lasciatevi incantare dal gioco delle ombre. Mao è ancora qui. La Cina resta un sistema imperiale. Eterno. Una dinastia ne rimpiazza un’altra. Quando le persone soffrono di fame basta dire alla gente: capovolgiamo la dinastia al potere e avremo il cibo e la terra. E quella salta, subito sostituita da un’altra. Lo strumento ideologico indispensabile di questo sistema sono nazionalismo e patriottismo. Se vuoi lavorare con l’Impero devi ubbidire, sotto l’Impero non riesci a distinguere il governo, il Paese, la popolazione e il regime. Basta essere patriottico e nazionalista, allora vuol dire che sei fedele all’Impero e per questo degno di servirlo. Si tratta di un’antica e fortissima tradizione cinese. Nel 1911 Sun Yat-sen ha fatto una repubblica cancellando l’Imperatore. Ma era solo una nuova dinastia. Dopo una serie di guerre in Cina, nel 1949 Mao Zedong istituisce una nuova repubblica e finché non muore è lui il nuovo Imperatore. Mao era potentissimo, aveva il controllo assoluto sulle terre, sulla vita di tutti i cittadini, sull’apparato militare, su ogni cosa. Ha istituito il sistema dei laogai, i campi di rieducazione attraverso il lavoro, i gulag cinesi. Negli anni 80 la Cina, sopravvissuta a Mao, inizia a stabilire una nuova repubblica. Una nuova società. Ancora una volta una nuova dinastia. Deng Xiaoping, in fondo, lo aveva capito: non mi interessa se il gatto sia bianco o nero, basta che cacci il topo. Non mi interessa il sistema basta raggiungere il fine. Mao aveva scelto due successori: Jiang Zemin e Hu Jintao. Jiang dopo è diventato potente, ma ha dovuto dimettersi e lasciare il potere ad Hu. Ora Hu è il leader e ha diviso il Paese: la Cina economica e la Cina politica. Due scatole cinesi. La Cina politica resta fedele a Mao. La Cina economica, invece, lo ha rinnegato. Sono tornati gli investimenti stranieri. È nato un ceto imprenditoriale locale. Ma chi controlla mercato e industria? Il partito. Sempre lui, sempre gli stessi uomini. Forse un giorno la gente si stancherà e cambierà di nuovo partito, dinastia, ma questo non significa che la Cina si trasformerà in un Paese libero e democratico. Anche se il sistema comunista crollasse la Cina non diventerà una società democratica, non conosce nemmeno la strada.Ancora una volta sarà il nazionalismo a giocare un ruolo importante. Ecco perché il regime ha regalato alla gente questo spettacolo che inorgoglisce il popolo cinese davanti al mondo. Oggi la maggior parte dei giovani appoggiano il comunismo, il governo, perché fa intravvedere un futuro di prosperità e progresso. Il problema è che questi ragazzi non sanno cosa sia veramente il comunismo. Se provi a chiedere cosa sono i laogai non sanno cosa rispondere, non ne hanno mai sentito parlare. Non sanno neppure di Tiananmen. L’ultima dinastia ha aperto le porte, un varco nella Grande Muraglia: viaggi, mondo, informazione. Ha messo in scena il suo spettacolo pirotecnico, lasciando venir fuori dal buio i volti antichi della tradizione e un futuro meraviglioso. Ma l’Occidente non deve farsi incantare da queste magie. Il regime ha chiuso Mao nella sua scatola politica. E ha illuminato la scatola economica. Lì l’antico dittatore è solo un’ombra, ma nel Paese reale, all’interno dell’altra scatola, il maoismo è ancora vivo.




Harry Wu*




Dissidente cinese,fondatore della Laogai Foundation




domenica, agosto 03, 2008

CROLLA CON LE MICROMINE IL PONTE SUL POLCEVERA






SPETTACOLARE


Oggi pomeriggio, intorno alle 14, a Genova, alla foce del Polcevera era in programma la demolizione di una delle campate del ponte ferroviario che collega le due rive, oramai furi uso. Un gruppo di artificeri ha provveduto con un attento lavoro di preparazione a minarlo nei punti critici. Alle 14,10 sono esplose le microcariche che oltre a far crollare la campata metallica di ponente hanno fatto fuggire i gabbiani dal torrente. Un particolare curioso : nel momento dell'esplosione teleguidata, e' arrivato il gruppone dei ciclisti della gara Genova - Pontedecimo. Sono passati in mezzo alla polvere dell'esplosione. Moltissimi i curiosi e i turisti.